Aperta la consultazione sulla Strategia energetica nazionale siglata dai ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente Carlo Calenda e Gian Luca Galletti.
Il documento di programmazione e indirizzo nel settore energetico ha individuato una serie di obiettivi e azioni in materia di sistema elettrico, rinnovabili, efficienza energetica, mercati oil-gas ma anche ricerca & sviluppo per traghettare il Paese al 2030 cercando di unire gli obiettivi della competitività dell’industria nazionale con gli impegni di Parigi a contrasto del surriscaldamento globale. La parola in questi giorni è passata ad associazioni e addetti al lavoro che avranno tempo fino alla metà di luglio per offrire il proprio contributo.
Come è noto, il nostro Paese dispone oggi di un sistema energetico che dipende dall’estero ed è basato principalmente su gas e rinnovabili, con il petrolio ancora indispensabile per i trasporti. Il futuro tracciato da questa strategia dovrebbe confermare questo trend con la produzione elettrica garantita dagli impianti a ciclo combinato e dalle rinnovabili la cui evoluzione è in rapida crescita (così come il ricorso ad azioni a sostegno dell’efficienza energetica). Ne conseguente la decisione di abbandonare, in misura parziale o totale, la produzione proveniente dalle centrali a carbone.
Questi indirizzi – come viene evidenziato nel documento – tengono conto di due fattori che appaiono decisivi in termini di programmazione: primo, la domanda elettrica nei prossimi 12 anni crescerà, ma non troppo. Il World Energy Outlook 2016 , stima un +18% al 2030, pari alla metà di quella registrata negli ultimi 15 anni (+ 36%), benché il tasso composto annuo di crescita del PIL sia stimato costante (3,7% sia nel periodo 2000-2014 che nel 2014-2030).
Emerge quindi un dato economico inedito: la relazione tra PIL e domanda energetica si sta indebolendo, complice anche il crescente livello di efficienza energetica degli impianti; secondo fattore è l’evidente progresso tecnologico compiuto sulle fonti rinnovabili e sui sistemi di accumulo – in termini di incidenza di costo sulla grid parity – che potrebbe presto risolvere il problema di poter disporre di prezzi energetici più concorrenziali, garantiti fino ad oggi solo dai combustibili più impattanti dal punto di vista climatico.
I temi chiave che guideranno le azioni della Strategia energetica nazionale sono dunque tre:
Per competere in Europa e nel mondo le nostre imprese devono combatte ad armi pari nei costi energetici perché ad oggi pagano il 25% in più dei colleghi. Il Governo punta così a ridurre il gap di prezzo e costo dell’energia rispetto alla Unione Europea. È bene ricordare che questa situazione è determinata anche dalla maggiore pressione fiscale che nel nostro Paese colpisce i prodotti energetici: nel 2015, ultimo dato disponibile, ogni tep di energia utilizzata era gravata da una imposta di 369 euro, un valore superiore del 58% alla media europea.
Ma il ministero dello Sviluppo economico punta soprattutto a mantenere la competitività delle produzioni industriali più energivore, grazie al nuovo regime tariffario per gli oneri di sistema e alle nuove agevolazioni sugli oneri per le energie rinnovabili destinati alle imprese a più alto consumo energetico. L’obiettivo, nelle intenzioni, è di salvaguardare le grandi produzioni nazionali dell’industria pesante e poter rilanciare così crescita e occupazione.
Se la domanda futura non risulta essere particolarmente in crescita almeno nel nostro Paese, è il capitolo contingenze stagionali a preoccupare i decisori. Per prevenire eventuali black-out da freddo invernale o da calure, la strategia punta ad intervenire su sicurezza, adeguatezza e flessibilità delle reti gas ed elettriche. La scadenza che più preoccupa è quella del 2025 laddove il ridimensionamento della potenza alimentata a carbone e la riduzione del ruolo del nucleare a livello europeo incideranno sul volume e sull’assetto degli scambi di energia.
La ricetta prevede di integrare il fabbisogno sostenendo il ricorso a rinnovabili elettriche, anche in forma di generazione distribuita (derivanti anche da forme aggregative) che potenziano e fanno evolvere le reti e i mercati verso configurazioni smart, flessibili e resilienti.
Torna ad emergere in questo ambito anche la necessità di un rapido avvio del capacity market per garantire l’adeguatezza del sistema, mantenendo la disponibilità della potenza a gas ancora necessaria, con priorità per quella flessibile e sollecitando nuove risorse (rinnovabili, accumuli, domanda attiva) per aumentare la flessibilità del sistema.
Il capacity market, che si prevede di avviare nel 2018, permetterà al TSO di approvvigionarsi di risorse a medio-lungo termine con procedure trasparenti, concorrenziali e complessivamente meno onerose per il sistema, garantendo allo stesso tempo agli investitori stabilità nel medio-lungo termine.
L’evoluzione del parco di generazione e degli assetti del mercato elettrico richiede il potenziamento e l’ammodernamento infrastrutturale delle reti, sia nella trasmissione che nella distribuzione. Sempre in ottica di garantire adeguatezza al sistema e ampliare il mercato, la SEN intende potenziare ulteriormente le interconnessioni con l'estero.
La gestione della sicurezza richiederà un maggiore coordinamento operativo e metodologico a fronte di una crescente interdipendenza tra i diversi mercati energetici nazionali.
Le analisi di scenario proposte dalla SEN evidenziano che l’Italia rispetterebbe gli impegni europei al 2030 con una quota di rinnovabili dall’obiettivo minimo del 27%, che si tradurrà, per il settore elettrico, nella copertura di almeno la metà del consumo con fonti rinnovabili.
Ma il vero salto di qualità proviene dall’evoluzione tecnologica: la maggiore maturità tecnologica ed economica consentirà, a partire dal 2020, di eliminare gli incentivi diretti sulla produzione per passare a politiche di sostegno, che faciliteranno gli investimenti, eliminando rigidità regolatorie e procedurali.
Tra questi sono considerati prioritari: