Illuminazione pubblica in chiave smart

illuminazione pubblica in chiave smart 2Dare il via a un nuovo modo di concepire e vivere le nostre città, coniugando illuminazione, sicurezza, valorizzazione architettonica e comfort, il tutto in una prospettiva di risparmio energetico è possibile grazie all'illuminazione pubblica in chiave smart.
 
Il termine illuminazione fa correre il pensiero alle luci di abitazioni, uffici, negozi e locali che si vivono e frequentano. Difficilmente si pensa all'illuminazione urbana, senza la quale, tra l'altro, la percezione e vivibilità degli spazi cambia radicalmente.
Eppure l'IP – acronimo di illuminazione pubblica – interessa una parte consistente dei consumi annuali di energia elettrica, calcolata in circa 6 TWh. Valori che rendono quanto mai urgente procedere a una sua profonda riqualificazione, tanto più se si considera che il costo dell'energia elettrica in Italia è tra i più alti d'Europa.
 
Qualche idea su come risolvere questa problematica è emersa al convegno organizzato da Assil a Milano, presso la Casa dell'energia e dell'ambiente, e dedicato alla “Illuminazione urbana intelligente. Strumenti e tecnologie smart per una gestione efficiente degli impianti di pubblica illuminazione”.
Riqualificare però non significa solo “ristrutturare” il parco impiantistico italiano ma ammodernarlo, puntando a un'illuminazione che, oltre ad essere funzionale, sia anche intelligente. L'IP può essere infatti il punto di partenza ideale per lo sviluppo di una smart city. Ciò significa costruire un nuovo modello di infrastruttura in cui l'energia sia on demand, ovvero in grado di rispondere alle esigenze specifiche dei cittadini e del momento, e i cui capisaldi siano la gestione dell'illuminazione, il monitoraggio e la connettività di diversi impianti e servizi.
 
illuminazione pubblica in chiave smart 1Fantascienza? Niente affatto, esempi ne esistono già sul territorio italiano, come il progetto City 2.0 – Smart Ring per la realizzazione a L'Aquila di una rete di pali intelligenti tutt'attorno alla città. Gli SmartEye –questo il nome dei nuovi pali– sono in grado di raccogliere dati e informazioni dall'ambiente circostante, rielaborandoli e gestendoli in base ai bisogni dell'utenza, attraverso una dimmerazione dinamica. Ciò significa non solo rispondere in maniera puntuale alle necessità della città in termini di illuminazione, ma assicurare un risparmio energetico che può arrivare sino al 30%. Il progetto, che coinvolge anche Enea, è stato finanziato dal Miur (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) con 3,5 milioni di euro.
 
Di riqualificazione IP si parla però già da tempo, i Pric (Piani regolatori dell'illuminazione comunale), obbligatori in molte Regioni italiane, ne sono un esempio, per altro non sempre di successo. Oggi occorre trovare strumenti più efficaci. Un Piano della luce o progetti di riqualificazione integrale dell'illuminazione sono quelli suggeriti al convegno. L'essenziale è che siano basati su una corretta diagnostica e un'attenta progettazione, e che considerino ogni aspetto del progetto, dalla sua opportunità sino alla sua ricaduta sull'intero sistema.
 
In tutto questo però, la difficoltà maggiore resta delle singole municipalità che devono fare i conti con una capacità finanziaria spesso limitata. Una soluzione si può trovare nella collaborazione tra Comuni, magari sfruttando la costituzione degli enti di aria vasta voluta dalla legge Delrio n. 56 del 2014, oppure attraverso una gestione associata di più Comuni dei progetti di efficientamento luminoso.
Dal punto di vista finanziario le soluzioni suggerite al convegno potrebbero essere il Partenariato pubblico privato (Ppp), formule contrattuali come il leasing pubblico, finanziamenti tramite terzi (Ftt) ed Esco, le Energy service company, in grado di farsi carico dell'investimento e della gestione dell'intervento. (RQ)
 
 

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