Guida sulla contabilizzazione del calore

La contabilizzazione del calore permette di calcolare i consumi diretti di energia di ogni singola unità immobiliare, anche se facente parte di un edificio con impianto centralizzato
Guida sulla contabilizzazione del calore

Si parla di risparmio energetico ormai da alcuni anni, anche in virtù degli obiettivi europei con scadenza 2030 e 2050, anno in cui si dovrebbe raggiungere la neutralità climatica. Ridurre le emissioni significa anche consumare meno energia e rendere interi settori dell’economia molto più efficienti di quanto lo siano ora.

L’edilizia è toccata in pieno da questa necessità, soprattutto se si considera che circa il 70% degli edifici è stato costruito prima della normativa sull’efficienza energetica. Anche se il Governo ha stanziato diversi fondi per favorire la riqualificazione energetica del patrimonio esistente, si è ancora lontani da risultati davvero soddisfacenti. Tanto che le recenti Raccomandazioni del Consiglio UE sul Programma nazionale di riforma 2022 dell’Italia sottolineano aspetti critici, tra cui la dipendenza energetica da pesi esteri e la temporaneità delle misure adottare per favorire l’efficienza energetica dell’edilizia.

In questo quadro, è chiaro che la contabilizzazione del calore negli edifici con sistema di riscaldamento centralizzato è risultata essere una necessità imprescindibile per ridurre i consumi energetici.

La normativa sul risparmio energetico e sull’efficienza

La storia della normativa europea in materia di efficienza energetica inizia negli anni ’90, con la cosiddetta Direttiva SAVE, emanata per ridurre le emissioni di biossido di carbonio. In Italia, invece, le prime tracce risalgono a più di 15 anni prima, quando la Legge 373/76 definì una serie di norme per contenere i consumi energetici degli edifici per il riscaldamento.

Sono poi seguite diverse altre norme e leggi, anche molto note, come la Legge 10/91 o l’EPBD del 2002 (e successivi aggiornamenti). Quando si parla di contabilizzazione del calore, però, è necessario attendere il 2012, quando la Direttiva 2012/27/UE introduce in modo esplicito il tema della contabilizzazione e pone l’obiettivo di ridurre i consumi energetici del 20% entro il 2020. In realtà, già la Legge 10 aveva introdotto il tema della ripartizione delle spese in base al consumo registrato, ma non si era a tutti gli effetti data definizione della contabilizzazione e introdotto un obbligo.

La Direttiva, invece, introduce l’obbligo per ogni Stato membro di garantire che i singoli utenti possano contare su contatori individuali che rilevano in modo preciso i propri consumi.

Infatti, la contabilizzazione del calore è trattata all’art. 9, dove si specifica: “Nei condomìni e negli edifici polifunzionali, riforniti da una fonte di riscaldamento/raffreddamento centrale o da una rete di teleriscaldamento o da una fonte centrale che alimenta una pluralità di edifici, sono installati contatori individuali per misurare il consumo di calore o raffreddamento o di acqua calda per ciascuna unità, se tecnicamente possibile ed efficiente in termini di costi.

Nei casi in cui l’uso di contatori individuali non sia tecnicamente possibile o non sia efficiente in termini di costi, per misurare il riscaldamento sono usati contabilizzatori di calore individuali (i ripartitori dei costi del calore, n.d.r.) per misurare il consumo di calore a ciascun radiatore.” La Direttiva è poi stata recepita in Italia con il D.Lgs. 102/14, che imponeva l’obbligo di adeguarsi alle nuove regole entro il 31.12.2016, con la previsione di multe per gli inadempienti.

contabilizzazione del calore

Aggiornamenti normativi successivi

Nel 2018 è uscita una nuova versione della UNI 10200 “Impianti termici centralizzati di climatizzazione invernale, estiva e produzione di acqua calda sanitaria – Criteri di ripartizione delle spese di climatizzazione invernale, estiva e produzione di acqua calda sanitaria”, fornisce le modalità di ripartizione delle spese per l’energia consumata per riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria. Anche in questo testo si ribadisce la distinzione tra prelievo di calore volontario (consumi) e involontario (perdite di rete di distribuzione).

Inoltre, nel 2020 è stato emanato il D.Lgs 73/2020, in adempimento alla Direttiva 2018/2002 e che aggiorna il testo precedente del 2014. Tra le novità, c’è anche quella che riguarda la ripartizione delle spese, che elimina i riferimenti alla UNI 10200 e introduce un criterio secondo cui i consumi volontari pesano almeno il 50% delle spese connesse ai consumi fatturati. La quota rimanente può poi essere suddivisa in base ai millesimi, alle superfici, alle cubature o alle potenze installate. Infine, tutti i sistemi installati dopo il 25 ottobre 2020 devono permettere anche la lettura da remoto.

valvola termostatica

Che cos’è e a cosa serve la contabilizzazione del calore

La contabilizzazione del calore consente di misurare l’energia prelevata volontariamente da ciascun appartamento in un edificio dotato di impianto centralizzato. Lo stesso discorso vale anche per tutte le abitazioni allacciate a un sistema di teleriscaldamento.

Prima dell’introduzione dell’obbligo della contabilizzazione del calore, infatti, il funzionamento centralizzato non permetteva il controllo dei consumi delle singole utenze e la ripartizione dei costi avveniva mediante alcuni calcoli, ad esempio basati sui millesimi di proprietà.

Ma alla contabilizzazione del calore, che avviene mediante appositi dispositivi che misurano i consumi, è fondamentale abbinare un sistema di termoregolazione. Infatti, favorire la gestione autonoma dell’energia da un lato aumenta il comfort, dall’altro il risparmio energetico e, per gli utenti, anche economico. Ognuno consuma solo in base alle proprie necessità, pagando effettivamente la sola energia utilizzata.

La contabilizzazione del calore, del resto, più che rendere efficiente un edificio, porta ad una responsabilizzazione dell’utente, che si sente motivato nel prelevare energia in modo più attento e razionale, dato che le spese sono direttamente imputabili alla singola unità immobiliare.

Oltretutto, un impianto centralizzato con contabilizzazione del calore e, allo stesso tempo, regolazione autonoma assicura anche più vantaggi rispetto ad un impianto autonomo, che ha costi di installazione e gestione maggiori.

Le spese gestionali di un impianto centralizzato si suddividono tra i condomini e si sommano alle spese per il consumo di energia volontario, a cui si aggiunge un’ultima quota dovuta alle perdite di distribuzione (dette anche consumo involontario).

Come avviene la contabilizzazione del calore

La contabilizzazione del calore indiretta è utilizzata principalmente negli impianti di riscaldamento a colonne montanti (distribuzione verticale). Si tratta della tipologia più diffusa perché utilizzata fino al 1980, realizzata con montanti verticali che distribuiscono il fluido termovettore ai radiatori dei vari appartamenti posti sui diversi piani.

La contabilizzazione indiretta si realizza mediante l’installazione su ciascun radiatore dei ripartitori e valvole termostatiche, che misurano il calore emesso dai corpi scaldanti in maniera indiretta.

La Direttiva, però, obbliga l’utilizzo della contabilizzazione diretta, cioè un contatermie per ogni unità abitativa, quando tecnicamente possibile, ad esempio negli edifici di nuova costruzione.


Articolo aggiornato – Prima pubblicazione marzo 2016

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Gaia Mussi

Laureata in Progettazione Tecnologica e Ambientale, da sempre appassionata ai temi della sostenibilità e della tecnologia. Collabora come copywriter con portali, magazine e aziende per la creazione di contenuti inerenti il campo dell’edilizia, della sostenibilità e del risparmio energetico
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