Resilienza del sistema elettrico, sfide e opportunità

Il sistema elettrico affronta cambiamenti climatici e cyber minacce grazie alla resilienza, un tema sempre più rilevante, evidenzia Stefano Besseghini l’amministratore delegato e presidente RSE
resilienza del sistema elettrico

Le reti elettriche sono le macchine più grandi mai realizzate. Ma anch’esse affrontano criticità e contingenze: non c’è solo l’invecchiamento degli impianti, ma anche la necessità di gestire la generazione da fonti rinnovabili non programmabili (in particolare, fotovoltaico ed eolico).

A ciò si aggiunge il fenomeno dei cambiamenti climatici, che hanno reso più probabili eventi meteo estremi. Solo in Italia si stima che i costi legati ai disservizi per cause meteorologiche siano dell’ordine di 300 milioni di euro l’anno. Inoltre, negli ultimi anni si sono accentuate le minacce per la cybersecurity.

Il rischio di blackout è dietro l’angolo, anche se nel nostro Paese si deve andare indietro al 2003 per uno stop di proporzioni nazionali. Tuttavia, negli anni, a livello locale si sono registrati diversi altri stop considerevoli. Lo scenario raffigurato induce a mantenere alta la guardia, curare e prevedere, valutare i rischi e progettare strategie tali da ridurre il rischio e gestire gli scenari d’emergenza.

Tutto questo è riassumibile in una parola: resilienza. Un concetto che è alla base di uno studio approfondito da parte di RSE, intitolato Resilienza del sistema elettrico curato e pubblicato da RSE – Ricerca sul Sistema Energetico, società controllata dal GSE.

Stefano Besseghini RSE“La resilienza è un tema che sta diventando molto rilevante – ha affermato Stefano Besseghini, amministratore delegato e presidente di RSE, in occasione della presentazione – perché è il più evidente dimostratore del fatto che il concetto di sistema così come si pensava un tempo è superato. Oggi si disarticola, creando nuovi spazi e nuove possibilità”.

Certo, un sistema composto da molte interfacce prevede anche più punti di debolezza. Perciò “è importante che tutte queste interfacce rispondano a una logica che non è solo quella di sicurezza, ma anche di collaborazione al fine di garantire l’erogazione del servizio anche in condizioni estreme”, evidenzia Besseghini. Lo stesso concetto di resilienza va al di là del significato assunto in ingegneria, ovvero la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. È un concetto che ha che fare con l’essere adattativi e, quindi, smart.

La resilienza, quindi, è ben più che un concetto meccanico o fisico: ha a che vedere con la nostra vita quotidiana. Per questo cerchiamo di approfondire con l’ad e presidente di RSE alcuni dei temi emersi.

L’Italia, nel contesto europeo, si mostra adeguatamente preparata e pronta in termini di resilienza del sistema elettrico?

Direi proprio di sì e per due motivi: la rete nazionale ha un livello di automazione, controllo e gestione delle cabine primarie e secondarie tra i più elevati a livello europeo e la ricerca guasti in Italia è un servizio ben strutturato.

Il progetto di telegestione, che conta su più di 30 milioni di contatori smart, ha indotto un processo di automazione del sistema diffuso a livello nazionale di ottimo livello medio. L’Italia, quindi, non ha alcun problema a confrontarsi con gli altri Paesi europei; anzi, nel contesto internazionale alcune cose può anche insegnarle.

L’apporto delle energie rinnovabili autoprodotte rappresenta più un problema o una sfida in tema di resilienza?

Le rinnovabili rappresentano certamente un contributo ad abbassare la dipendenza energetica e rendere il sistema più resiliente. Offrono un contributo distribuito sul territorio: è possibile concepire già oggi, sia pure a livello teorico, che delle zone in disservizio si possano alimentare mediante una rete di rinnovabili presenti sul territorio.

Certo, va vista anche l’altra faccia della medaglia: le rinnovabili inducono anche, per la loro intrinseca variabilità, a una necessità di gestione di entrata e uscita non sempre programmabile. E qui la resilienza gioca un ruolo molto importante.

Una delle minacce che incombono sul sistema elettrico è legato alla cybersecurity. Quanto è allarmante e quali sono le strategie di prevenzione adottate?

sistema elettricoÈ bene trattare l’argomento su due contesti differenti perché un problema è quello della cybersecurity per i grandi sistemi di trasmissione, un altro attiene invece alla distribuzione. Tradizionalmente la cybersecurity per gli operatori elettrici deriva da uno scenario molto differente da quello in cui ci si è mossi fino al recente passato, caratterizzato da sistemi verticali, proprietari, molto chiusi, con un grado di sicurezza intrinseca a monte.

Oggi anch’essi progressivamente vanno a interloquire con il “mondo internet”, più aperto a operatori estremamente eterogenei. Per questo la dimensione di cyber sicurezza esistente nel contesto Ict si propaga e va a interessare anche il mondo operativo dell’energia. Attualmente lavoriamo molto sulla possibilità di creare un collegamento tra Information technology e operation technology, ovvero tra capacità intrinseca dei sistemi informatici di difendersi e lo strato di informazione di competenza specifica del comparto operativo.

Il presupposto da cui partire è che siamo in grado di far evolvere in sicurezza i sistemi se creiamo una comunicazione e un’integrazione efficace tra questi due mondi, evitando il rischio di lavorare per compartimenti stagni. Da questo punto di vista il quadro è positivo, a livello nazionale e internazionale. In ogni caso, l’attenzione è elevata. C’è bisogno di un’opera continua di formazione sia dei professionisti del settore sia di chi sul fronte del mercato elettrico si sta affacciando da poco con caratteristiche e funzioni nuove.

Stiamo andando sempre più in direzione smart: smart city, smart grid… tutta questa “intelligenza” è una sfida, un’opportunità o un vincolo in termini di resilienza?

In realtà, l’interpretazione più corretta di smartness è quella che ha a che fare con la capacità adattativa, un aspetto pienamente collegato con la resilienza, che è la capacità di modificare il sistema in maniera più o meno automatica rispetto a uno stimolo esterno che interviene a modificarla.

L’interpretazione più diretta di smart è legata alla comparsa della generazione distribuita e al modo che il sistema si auto bilanci. Se quindi posso contare su una rete “intelligente”, ossia capace di adattarsi in maniera automatica nel momento in cui si palesa una minaccia straordinaria, avrà già una sua capacità intrinseca di evolvere verso una maggiore sicurezza. Quindi, è un’evoluzione necessaria e per certi versi naturale dei sistemi. Molto spesso, confrontandoci con gli operatori, sono loro stessi a sottolineare questo aspetto: per garantire la sempre crescente qualità del sistema e le maggiori richieste dell’utenza devono mettere in campo delle soluzioni di automazione e controllo sempre più spinte, attrezzandosi adeguatamente in modo che questo avvenga.

Altro tema è quello legato alla possibilità che l’architettura smart della rete sia in grado di offrire servizi addizionali; questa è un’opportunità e una sfida ulteriore.

Resilienza può far rima con efficienza, intesa come efficienza energetica?

Se volessi banalizzare direi di sì. Però, resilienza si accosta più facilmente a emergenza, contesto nel quale l’efficienza non è prioritaria. Infatti, in presenza di un disservizio, quindi di una situazione al di fuori dall’ordinario, occorre fare tutto il possibile per ripristinare l’alimentazione elettrica dove è stata interrotta.

Se invece rimaniamo nella sfera dell’ordinario, quindi in un contesto di attività di gestione e di prevenzione, allora la risposta è affermativa. Si può fare resilienza solo se c’è conoscenza del sistema, e quindi la capacità di adattarlo alle reali necessità contingenti, di conseguenza e inevitabilmente punto alla sua maggiore efficienza.

 

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.

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