Digitalizzazione, l’arma in più per l’efficienza energetica

Federico Frattini, vice direttore Energy & Strategy Group spiega perché sia utile la digitalizzazione per rendere smart ed efficiente edilizia, energia e industria

La digitalizzazione avanza non solo nell’energia, ma anche nel settore edilizio/immobiliare e nel manifatturiero. Con tassi di rendimento annui che variano dall’11 all’89% per lo smart building, a tassi variabili dal 21 a 68% per la smart energy e dal 9 a 49% per la smart manufacturing stiamo assistendo a una fase cruciale. Quella, cioè, in cui «le tecnologie sono mature e sono sostenibili economicamente con o senza sistemi di incentivazione». A dirlo è Federico Frattini, professore ordinario alla School of Management del Politecnico di Milano e vice direttore del gruppo di ricerca Energy & Strategy Group, che ha da poco pubblicato il Digital Energy Report.

Federico FrattiniUn documento che analizza lo stato di avanzamento della digitalizzazione. E che mostra uno scenario di luci e di ombre sul tema. Il perché lo spiega bene il docente milanese: “Siamo di fronte a un potenziale, ma anche a un rischio: da un lato si assiste a un’enorme opportunità, dall’altro c’è ancora molta strada da fare quanto a priorità di investimento anche a livello culturale, specie nel comparto dell’imprenditoria medio-piccola e nel settore building e manufacturing. Il problema attuale è che gli investimenti in digitalizzazione vengono spesso considerati in second’ordine rispetto a quelli riguardanti il cuore del processo. Siamo anche in una fase di attesa vigile, come comprova l’interesse per la cybersecurity e per la sicurezza delle informazioni, in particolare nel settore energetico. Si percepisce una certa preoccupazione in materia di protezione e di controllo dei dati, rafforzata anche da ciò che porterà la definitiva attuazione, il prossimo anno, del Regolamento europeo per la protezione dei dati personali. Un altro ostacolo al pieno sviluppo della digitalizzazione è costituito dalla poca chiarezza e comprensione in materia di gestione e valorizzazione dei dati. Infine, l’offerta ancora non si è strutturata e articolata chiaramente”.

La smart manufacturing può contare sul piano Industria 4.0 ma anche su un quadro normativo che incentiva efficienza energetica ed evoluzione tecnologica. È così anche per la smart building e la smart energy?

Per quanto riguarda gli incentivi, il quadro è chiaro e interessante sia per il manufacturing sia per il building, decisamente meno nel ramo energy e ancor meno nel lato smart grid. Non così a livello regolatorio: infatti, pur esistendo le norme, non c’è altrettanta attenzione a metterle in pratica e controllare la loro applicazione.

La diffusione delle smart grid sarà influenzata maggiormente dalla digitalizzazione o dalla diffusione dei prosumer?

Nel comparto specifico, la diffusione del digitale è imprescindibile: il problema che emerge, a mio avviso, è anche in questo caso a livello normativo. C’è un’evoluzione culturale che porta a ragionare non più come individui isolati, ma come membri di una comunità. Tuttavia non c’è un quadro regolatorio tale da permettere a queste comunità di affermarsi.

L’IoT quanto contribuirà allo sviluppo della digitalizzazione dell’energia?

L’Internet of Things è il supporto infrastrutturale che permette di raccogliere dati dagli oggetti e dai dispositivi interconnessi. Considerato in questo modo, il suo ruolo in avvenire sarà fondamentale e abilitante: non si può, infatti, parlare di analytics, di manutenzione predittiva e di argomenti simili senza che si diffonda prima un’infrastruttura IoT.

Quanto potranno giovarsi le energie rinnovabili dalla digitalizzazione?

Dalla trasformazione digitale le fonti rinnovabili potranno giovarsi nel rendere la generazione distribuita davvero sostenibile a livello di sistema Paese. Il vero punto essenziale nel concetto di digital energy, specie per quanto riguarda le rinnovabili, è che tramite il digitale si potrà integrare opportunamente in rete un sistema complesso come quello italiano, sdoganando la generazione distribuita e frammentata, che potrà così divenire una componente essenziale del mix energetico dell’Italia.

Nel report si è accennato al valore della digitalizzazione nell’efficientamento energetico sul retrofit in edilizia. Ma quanto potrà essere utile in termini di riqualificazione energetica del costruito?

In generale la digitalizzazione avrà benefici su tanti aspetti che comprendono l’efficienza energetica degli edifici, ma anche il revamping degli impianti. Non dimentichiamo mai che l’Italia, in termini di patrimonio immobiliare, è uno dei Paesi che sconta una netta prevalenza di immobili nati prima di qualsiasi normativa in tema di efficienza energetica. Pertanto, il digitale ha un potenziale molto interessante perché, tra le tante tecnologie utili a fare efficienza in modo innovativo, è quella meno invasiva.

A proposito, quali sono le tecnologie più interessanti?

Da un’analisi effettuata su un centinaio di imprese che avevano svolto interventi significativi di efficientamento energetico emergeva che in più di due terzi dei casi erano conseguenza di un investimento in architetture digitali base, limitate cioè a visualizzare in tempo reale i consumi e, al massimo, a un benchmarking basilare. Già solo questo aspetto permette grandi spazi di manovra ed è maggiormente capace di innescare un circolo virtuoso in termini di miglioramento.

Qual è la conclusione che si può trarre dal report?

Quello che abbiamo definito il paradosso della digital energy. Il fatto che oggi offrano maggiori rendimenti sull’investimento le architetture più elementari e basilari, in grado di ottenere benefici misurabili nel breve termine ma non sufficientemente adatte ad abilitare delle funzionalità innovative circa i dati e la loro valorizzazione che invece le architetture più complesse garantiscono.

Tuttavia queste ultime scontano oggi una diffusione molto limitata perché hanno un costo addizionale dell’investimento non ripagato dagli extra benefici tangibili che assicurano: da qui il paradosso che delinea un rischio di digitalizzazione delle filiere dei consumi energetici con una prospettiva di breve periodo incapace però di innestare quel salto di qualità in termini di competitività da tutti atteso dall’Industry 4.0 e da innovazioni simili. Il problema si riscontra trasversalmente in ogni settore analizzato.

In dieci anni di attività dell’energy & strategy group quali sono stati i principali trend di evoluzione nel settore energy, building e manufacturing in termini di innovazione?

Personalmente, guardando dal lato building, è il settore dove si è assistito a uno scollamento più sensibile tra le normative promulgate in termini di innovazione ed efficienza energetica, con le attese suscitate, e i risultati ottenuti.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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