250 Milioni di euro è il valore che ha raggiunto la casa connessa in Italia nel 2017 segnando una crescita pari al 35%, un incremento che vede al primo posto le applicazioni legate alla Sicurezza che continuano a trainare il mercato, con sensori per porte e finestre in grado di rilevare tentativi di infrazione, videocamere di sorveglianza, serrature e videocitofoni. Seguono le caldaie e i termostati connessi per la gestione del riscaldamento, e a sorpresa gli elettrodomestici, con le lavatrici connesse, controllabili via App e dotate in alcuni casi di assistente vocale.
Questi alcuni dei dati che emergono dall’Ossservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano sulla Smart home.
“Tra i principali driver del mercato la possibilità di avere la propria abitazione sotto controllo, la maggiore comodità nello svolgere attività ricorrenti e il risparmio energetico – ha sottolineato Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio – La grande diffusione delle soluzioni in ambito Sicurezza testimonia come per il consumatore sia fondamentale avere tutto sotto controllo, con la possibilità di gestire la propria abitazione a distanza. Cresce anche l’attenzione del consumatore verso il risparmio energetico, in particolare per quanto riguarda l’acquisto di prodotti come caldaie e termostati connessi”.
Nonostante un mercato in forte crescita, sono diverse le barriere da superare come l’installazione dei prodotti, l’integrazione dell’offerta con servizi di valore e la scarsa riconoscibilità di molti dei brand che oggi sono sul mercato.
Il 2017 è stato un anno sicuramente positivo ma il processo di installazione degli oggetti smart risulta essere ancora una problematica: se sulla carta la maggior parte delle soluzioni disponibili sul mercato dovrebbe poter essere installato in autonomia dall’utente finale (il famoso DIY – Do It Yourself), alla prova dei fatti non è così e l’utente deve poi rivolgersi a un installatore specializzato, con conseguenti costi aggiuntivi.
L’altra nota dolente è sicuramente la carenza di servizi in grado di creare valore: solo nel 27% dei casi è presente almeno un servizio aggiuntivo come la gestione dei dati su cloud o l’invio di notifiche push qualora si verifichi una problematica o un evento non desiderato. Ma questi pochi servizi non sono in grado di soddisfare i bisogni dell’utente.
A livello internazionale la battaglia per la conquista del mercato si sta giocando sugli assistenti vocali intelligenti, gli home speaker: Amazon, Google e – con qualche ritardo – Apple.
Si tratta di veri e propri hub (concentratori) – dotati di altoparlanti, microfoni, display e un processore in grado di renderli intelligenti – che nascono per diminuire la complessità di connessione e per gestire un insieme di oggetti intelligenti eterogenei. Purtroppo in Italia li stiamo ancora aspettando.
In un futuro ormai prossimo il sistema sarà in grado di prevedere, personalizzare e configurare l’utilizzo in base alle esigenze dell’utente.
L’Intelligenza Artificiale consente sia di semplificare la gestione dei dispositivi connessi, sia di migliorare la gestione di prodotti e servizi offerti.
“Troppo spesso si tende a limitare l’ambito di azione della casa intelligente all’automazione di semplici funzionalità già esistenti o alla gestione remota di dispositivi domestici – ha osservato Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. L’Intelligenza Artificiale si candida a diventare la nuova “governante” della casa: un aiuto concreto e personalizzato per vivere meglio, abilitando servizi di valore che vanno dalla gestione dell’energia al supporto agli acquisti, dalla vigilanza all’individuazione della necessità di pulizie in occasioni speciali”.
Come sottolineato nel rapporto, il settore della Smart Home continua a essere caratterizzato da una eterogeneità di protocolli di comunicazione che rendono difficile la convergenza verso un’unica soluzione.
Da un lato i protocolli ereditati dalla domotica, principalmente cablati (ad esempio BACnet, LonWorks, KNX, X10, Universal Powerline Bus), dall’altro evolve la categoria dei protocolli radio IoT a corto raggio (ad esempio ZigBee, ZWave, EnOcean, Thread).
Parallelamente, le evoluzioni in ottica IoT dei protocolli general-purpose (come ad esempio WiFi HaLow, Bluetooth Low Energy 5.0) proseguono nel loro sviluppo, mentre il WiFi tradizionale continua a giocare un ruolo di primo piano per tutte quelle applicazioni e che non necessitano di autonomia dal punto di vista energetico o che richiedono ampie porzioni di banda di comunicazione (ad esempio per audio-video).
“Da un punto di vista tecnico, alle funzionalità inizialmente sviluppate è stata aggiunta la gestione di dispositivi smart in casa sfruttando l’integrazione di servizi cloud – ha evidenziato Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. Questo approccio consente di supplire alla mancanza di soluzioni nativamente interoperabili. Ma ci sono delle limitazioni, come il ristretto set di funzionalità a cui accedere e l’eccessiva dipendenza dalla stabilità della connessione Internet”.
La filiera tradizionale – composta da produttori, architetti, costruttori edili, distributori di materiale elettrico e installatori – mantiene un ruolo di leadership all’interno del mercato Smart Home, con una quota sempre consistente (70%), veicolando prodotti e servizi per circa 175 milioni di euro. Si rafforza però il ruolo degli altri canali di vendita, retailer online e offline, assicurazioni, telco e utility che riescono a rendere accessibile la casa connessa a un pubblico sempre più vasto.
Emergono due dati significativi:
Purtroppo però la filiera è ancora poco coinvolta e informata e spesso è una barriera per l’installazione di soluzioni per la casa connessa. La formazione è ancora una volta il perno su cui si gioca la diffusione della casa connessa.
“Il 2018 sarà un anno importante per le utility e le telco: la principale novità sarà data dalla possibilità di fare leva sulla crescente presenza di contatori elettrici (smart meter) di seconda generazione, la cui installazione è iniziata a gennaio 2017 e che consentiranno di raccogliere dati sui consumi energetici in tempo quasi reale (ogni 15 minuti), utili per abilitare nuovi servizi per la casa smart. – ha aggiunti Salvadori – Per quanto riguarda le telco la strada è tracciata: fiducia nel brand, forza commerciale e possibilità per l’utente di appoggiarsi alla rete cellulare, complementare e in alcuni casi più affidabile rispetto a quella WiFi, sono i punti di forza che permetteranno a questo canale di crescere”.