In tema di Industrial Internet of Things (IIoT) in Italia siamo in una fase di pieno sviluppo. Lo certifica l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, evidenziando anche questo aspetto nella ricerca “Internet of Things: connessi o estinti!”.
Il Piano Nazionale Industria 4.0 ha contribuito a diffondere conoscenza sul tema e a far adottare soluzioni IoT nelle aziende. Come evidenzia lo stesso Osservatorio: “Se un anno fa i risultati della Ricerca mostravano una scarsa consapevolezza delle imprese italiane verso la digitalizzazione e l’ammodernamento tecnologico legato al paradigma dell’Industria 4.0, oggi la situazione è ben diversa: solo l’8% delle imprese dichiara di non conoscere il tema (25% nel 2016), circa un terzo ha partecipato a eventi e incontri di approfondimento e il 28% sta valutando come passare all’azione.”
Nell’analisi dei progetti di IIoT più diffusi in Italia a emergere ci sono innanzitutto quelli relativi al controllo dell’avanzamento della produzione (31% dei casi), alla manutenzione preventiva (28%), a un maggior supporto agli operatori nello svolgimento delle attività sulla linea (22%) e al material handling (20%).
Poco dietro si segnalano le soluzioni per garantire l’efficienza energetica nella fabbrica (17%) e un miglior controllo qualità nelle fasi produttive e di assemblaggio (14%). Manutenzione predittiva (11%), sicurezza sul lavoro (8%) e gestione del ciclo di vita dei prodotti (5%) pur tra le applicazioni meno diffuse, allo stesso tempo sono quelle che potrebbero avere impatti più rilevanti sui processi aziendali.
Questo il quadro, in sintesi, che in qualche modo certifica come l’IoT abbia incontrato l’industria italiana. Lo confermano anche le parole di Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things: “nella nostra analisi empirica i segnali sono estremamente positivi: i livelli di consapevolezza e di rilevanza di questa trasformazione sono elevatissimi anche grazie al Piano nazionale. Il numero di imprese che hanno stilato progetti in alcuni ambiti specifici è quasi raddoppiato negli ultimi 12 mesi e si registrano anche diverse Pmi impegnate in questo percorso di trasformazione, dimostrando che se c’è un vertice lungimirante la dimensione non è un ostacolo. E in prospettiva la situazione potrà solo migliorare ulteriormente anche grazie all’arrivo d’infrastrutture tecnologiche quali le reti, in grado di alimentare ulteriormente il progresso. Direi, quindi, che in questa prospettiva il bicchiere è mezzo pieno, anche qualcosa di più”.
Su questo punto sono decisamente più aperto, nel senso che tantissime imprese da noi studiate in questi anni avevano già cominciato ad attivarsi ben prima del Piano, per ragioni di competitività. Certamente esso ha costituito un’occasione importante per investire, nel rinnovamento degli asset oppure anche solo nel rinnovamento di alcuni software. Il Piano, inoltre, ha compreso in modo corretto il tema della formazione, ma le imprese sono consapevoli che devono procedere con o senza tale misura. Non credo però sia pensabile a una sua proroga ad libitum. Oltretutto, il costo di un macchinario o di un’infrastruttura è una piccola parte rispetto all’onere del cambiamento complessivo in termini organizzativi.
Le soluzioni attualmente più in voga, in termini di tasso di penetrazione, sono quelle frutto della combinazione tra IoT e Analytics, ambiti già di per sé inseparabili, così come molto forte è la possibilità di sfruttare le opportunità di cloud computing, relativamente al settore manifatturiero.
Più che un volano, è una necessità. Con le aspettative crescenti in termini di impiego delle informazioni e della necessità di saper prendere delle decisioni, l’AI diverrà essenziale, nel senso di capacità della macchina di prendere autonomamente alcune decisioni tipicamente affidate all’uomo. Non è però un percorso immediato o a breve termine: ci aspetta un lungo lavoro di comprensione del dato e di addestramento del software dedicato.