Innovazione tecnologica e ambiente, perché vanno integrati

La tecnologia, se applicata in maniera condivisa e attenta all'ambiente, fa bene alla salute, ma anche all'economia, come sottolineato da Laura Bruni di Schneider Electric al convegno organizzato da Kyoto Club

Innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale, se vanno di pari passo, producono vantaggi per le aziende, per le persone e per il territorio. È un binomio virtuoso che va condiviso in una logica d’integrazione per produrre rilevanti miglioramenti all’ambiente e far da leva per l’occupazione. È un concetto emerso in modo forte e chiaro dai vari relatori partecipanti al convegno “Imprese innovative all’avanguardia della transizione energetica e dell’economia circolare” organizzato da Kyoto Club, patrocinato e ospitato da Anci Lombardia.

Ambiente, efficienza, circular economy: i Comuni al centro dell’innovazione tecnologica

assemblea kyoto club La sede dell’appuntamento non è casuale e lo rileva Catia Bastioli, CEO di Novamont nonché presidente della onlus impegnata a divulgare temi green: «Gli enti locali hanno un ruolo centrale per il settore delle energie rinnovabili e dell’economia circolare».

Parere condiviso e sostenuto da Marco Granelli, assessore all’Ambiente e alla Mobilità del Comune di Milano, città ospitante, che sottolinea «l’urgenza di un cambio di passo» sui temi ambientali e della circular economy, che trovano eco e sempre maggiore riscontro nella sensibilità dei cittadini. Anzi «le politiche tese a migliorare la qualità dell’ambiente sono oggi ben accette, anzi spesso richieste da una fetta sempre più numerosa della popolazione», rileva.

È concorde anche Sergio Zanelli, vicepresidente dipartimento Ambiente dell’associazione nazionale dei Comuni italiani: «il risparmio e il riutilizzo non sono concetti nuovi, solo che spesso in passato si è applicato al prezioso inutile; oggi invece va applicato all’utile prezioso». Il riferimento va ad aria, acqua, terra, «risorse da utilizzare con parsimonia», valore da applicare nell’uso accorto dell’energia, del trasporto e in tanti altri comparti nodali.

Il valore della parsimonia e della bioeconomia

La parsimonia lega l’uso delle risorse, sempre più scarse, e le sfide da affrontare, di cui una è certamente la riconnessione tra il tessuto sociale e l’economia, in cui il territorio diventa un aspetto cruciale per assistere a una traduzione nel concreto. Non solo: il territorio, anche come nella sua accezione fisica di terreno, diventa fondamentale in quest’azione mirata all’ottimizzazione proficua del suolo.

Da qui il monito di Catia Bastioli, nel suo intervento: «quando si parla di bioeconomia, non occorre ragionare in termini di biomasse bensì sulla base del concetto di rigenerazione territoriale, ricollegabile al suolo, risorsa non rinnovabile e fondamentale». Occorre sviluppare una consapevolezza individuale e collettiva su questi temi, ma serve una collaborazione su progetti condivisi.

Non c’è tempo da perdere: «La crisi climatica in atto può essere superata solo grazie alla ricerca e all’innovazione applicata ai territori, con una decisa transizione verso la bioeconomia e la circular economy» sottolineando la grande opportunità che si apre per il “sistema Italia” già oggi all’avanguardia in vari settori, e che conta già su una filiera ampia, a proposito di bioeconomia, che può fungere da ponte virtuale e virtuoso tra più filiere.

Tecnologia e ambiente, un legame fondamentale anche grazie all’IoT

Il concetto trova pieno consenso da parte di Laura Bruni, direttore Affari istituzionali Schneider Electric e coordinatrice del Gruppo di Lavoro “Efficienza energetica” di Kyoto Club, per cui segue anche il tema ormai cruciale dell’Internet of Things.

Il suo intervento, intitolato “Verso l’Industria 5.0” vuole essere una provocazione che nasce «dalla consapevolezza che il provvedimento economico sull’Impresa 4.0 è stato certamente un volano importante per spingere l’innovazione tecnologica nel meccanismo produttivo italiano, ma Kyoto Club e Schneider Electric credono possa proseguire con un plus», che vede integrarsi innovazione e sostenibilità.

«Siamo consapevoli che gli investimenti che lasciano davvero traccia sono quelli green», afferma, sottolineando la confluenza naturale tra le migliori soluzioni tecnologiche, l’opportunità di fare filiera, lo sviluppo sostenibile a favore delle persone, delle città e delle imprese e la possibilità di contare su un mondo più vivibile ed eco-friendly.

Laura Bruni pone quindi l’attenzione su quattro punti forti, il primo dei quali è quello tecnologico. «In questo momento c’è una convergenza straordinaria tra le tecnologie operative che fanno capo all’automazione e all’elettrotecnica con l’informatica: è il mondo dell’Internet delle Cose, che offre ulteriori possibilità di coniugare, specie nella dimensione building, il benessere delle persone con le esigenze di fare efficienza energetica».

Secondo punto di attenzione è la sostenibilità, sempre più concepito come vantaggio competitivo, un’ulteriore opportunità per aziende e cittadini, che devono crescere in consapevolezza.

Il “fare sistema” è un ulteriore aspetto da considerare, in qualità di strumento straordinario per rendere la transizione energetica un’occasione per tutti.

Altrettanto fondamentale, il valore della formazione, in una logica integrata, in cui i professionisti di oggi e quelli di domani siano a conoscenza di ogni aspetto del processo produttivo. In ogni caso la forte spinta tecnologica deve conciliarsi con una scelta etica, sociale e ambientale, per produrre frutti duraturi.

La green economy fa bene, ecco quanto

Nel frattempo però conciliare tecnologia a scelte green è un’opportunità che buona parte delle aziende sembra aver recepito e fatto proprie come rileva Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, sottolineando la leva della green economy: «le imprese che hanno scommesso sulla green economy esportano di più, aumentano l’occupazione e oggi sono il 27% del totale; i 320mila green jobs pari a circa il 40% del totale dei nuovi posti di lavoro sono legati ad aziende che hanno fatto investimenti in campo ambientale».

Certo, le difficoltà ci sono, soprattutto legate all’esatta percezione dei vantaggi sia da parte dell’opinione pubblica sia, soprattutto, dai decisori politici.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.

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