Il mercato elettrico che verrà: i trend del futuro energetico

Saremo sempre più consumatori e produttori evoluti, pronti a sfruttare la tecnologia digitale: queste quanto emerso dall’appuntamento di Althesys dedicato ai nuovi modelli di produzione e consumo del mercato elettrico.

La transizione verso le rinnovabili, l’apertura del mercato elettrico prevista per il 2019, la digitalizzazione, la spinta verso l’efficienza energetica sono alcuni degli aspetti che delineeranno il futuro energetico.

“Il mercato elettrico – ha sottolineato Alessandro Marangoni, ceo di Althesys – si appresta a vivere un cambiamento senza precedenti non solo per l’addio al regime di maggior tutela e la riforma tariffaria, che stanno già ridefinendo il mercato, ma anche per la transizione guidata alle rinnovabili, con 50 GW già pianificati in Europa dalle maggiori utility al 2025, e che accompagneranno il futuro energetico del nostro Paese”.

L’energia in futuro sarà molto diversa: le grandi centrali saranno sostituite gradualmente da una proliferazione di piccoli impianti prevalentemente alimentati da rinnovabili, si assisterà a uno sviluppo crescente della generazione distribuita grazie a smart grid e sistemi di stoccaggio sempre più efficienti.

Il nuovo protagonista sarà il prosumer (produttore e consumatore), chiamato a produrre energia oltre che a utilizzarla. Crescerà l’efficienza energetica, consentendo un miglior utilizzo anche a fronte di consumi elettrici in aumento.

Driver tecnologico: Internet of Things

Anche dal punto di vista della tecnologia, con la convergenza tra ICT e digitale, produrre e consumare energia sarà diverso, e cambieranno i settori coinvolti: energy e grid, building e city, manufacturing e mobility.

Il driver tecnologico è l’Internet of Things (IoT) supportato dall’aumento dei dispositivi connessi e delle diverse applicazioni: basti pensare alla diffusione della home automation, del concetto di smart home in attesa di espandersi verso un nuovo modello di area urbana, la cosiddetta smart city.

In tutto questo entra in gioco la mobilità elettrica che si sta diffondendo in tutti i paesi e che comporterà un cambiamento in termini di potenza impegnata, oltre ovviamente alla necessità di strutturare la rete stradale e le città con stazioni di carica veloci e intelligenti.

Moduli fotovoltaici: corso CEI su testing e valutazione di conformità

Il prossimo 2 luglio, a Milano, si terrà Seminario “Nuovi riferimenti normativi per testing e valutazione di conformità di moduli fotovoltaici” con l’obiettivo di approfondire gli aggiornamenti relativi alla Norma CEI EN 61215 (serie) e alla Norma CEI EN 61730 (Parte 1 e Parte 2).

Il seminario organizzato dal CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano, in collaborazione con RSE Ricerca Sistema Energetico pone l’attenzione sull’affidabilità dei prodotti e sulla loro differenziazione.

Durante la mattinata saranno discussi gli aspetti relativi all’utilizzo delle norme di prodotto (moduli fotovoltaici), tenendo conto che, mentre l’applicazione della Norma CEI EN 61215 ha carattere di volontarietà per dimostrare la qualità del prodotto, la rispondenza alla Norma CEI EN 61730 – essendo norma europea armonizzata ai sensi della Direttiva Bassa Tensione, per le prescrizioni di sicurezza – è un requisito sufficiente a garantire la presunzione di conformità alla Direttiva BT, giacché il “prodotto” modulo fotovoltaico, per essere immesso sul mercato comunitario, deve essere dotato di marcatura CE.

Informazioni pratiche per partecipare

Il seminario si svolgerà a Milano il 2 luglio 2018, dalle ore 9.30 alle ore 13.00, presso la sede del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Via Alfonso Corti 12.

La partecipazione è gratuita previa iscrizione obbligatoria fino ad esaurimento posti. È possibile iscriversi online compilando la scheda dal sito CEI alla voce Eventi > Seminari e altri Convegni entro il 1 luglio 2018.

Efficienza energetica, avanza l’Italia

Parlare di progresso dell’efficienza energetica in Italia significa guardare più in là degli oltre 3,7 miliardi di euro di investimenti attivati nel 2017 grazie agli ecobonus e un risparmio stimato di 112 ktep/anno. Tutto questo grazie alle 421.997 richieste di detrazione fiscale del 65% per interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare esistente.

Sono dati certo positivi, ancor più se confrontati con quelli del già ottimo 2016 in cui erano stati registrati investimenti per 3,3 miliardi per 95 ktep/anno risparmiati.
Il Rapporto annuale sull’Efficienza energetica 2018 dall’ENEA mostra altri segnali incoraggianti che hanno permesso di fare decisi passi avanti in questo senso. Vediamoli, allora.

Efficienza energetica, i numeri della crescita

efficienza energetica avanza ItaliaNel report dell’Agenzia Nazionale si leggono altri dati incoraggianti: per esempio i 5,8 milioni di Titoli di Efficienza Energetica emessi, che hanno consentito un risparmio di quasi 2 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

Ci sono poi le 43.227 richieste mediante il meccanismo del Conto Termico, corrispondenti a oltre 180 milioni di euro di incentivi, dei quali 62 milioni di euro relativi a interventi di efficienza energetica della Pubblica Amministrazione.

Vanno anche segnalati i 10 milioni di contatti raggiunti attraverso la seconda annualità del Programma Triennale di informazione e formazione (ex art. 13, D.Lgs 102/2014).

Il presidente ENEA Federico Testa, nell’introdurre il rapporto, ha parlato di un 2017 caratterizzato da importanti segnali che hanno permesso all’Italia di progredire sulla strada dell’efficienza, grazie a provvedimenti e strumenti strutturali messi in campo per superare varie barriere che rendevano molto complessa l’attuazione delle politiche nazionali specifiche.

Merito in primis della SEN, la Strategia Energetica Nazionale che, secondo il suo parere: “ha delineato per il settore edilizio, ritenuto il più critico anche a livello europeo, un percorso a lungo termine di riqualificazione del parco edifici, l’ottimizzazione delle detrazioni fiscali e l’utilizzo del Fondo Nazionale per l’efficienza energetica, meccanismo quest’ultimo pensato per ridurre le incertezze negli investimenti e stimolare i finanziamenti bancari.”

Lo stesso Testa ha ricordato i provvedimenti a vantaggio dei condomini e indirettamente ai soggetti che vivono nella difficoltà di non poter sfruttare altrimenti i benefit fiscali legati al fare efficienza – circa un cittadino italiano su dieci è in questa condizione. Tali provvedimenti a oggi non risultano sufficientemente sfruttati, ma esistono: per questo, ribadisce lo stesso presidente ENEA, va promossa una campagna di comunicazione che metta in luce questi benefici in modo che possano essere colti in modo sempre più diffuso.

Siamo a più di metà strada, ma non la PA…

Partiamo dal dato riguardante la domanda di energia primaria che nel 2016 è stata di 154,7 Mtep, in calo dello 0,9% rispetto al 2015, in linea con la decrescita dell’ultimo decennio, l’Italia mostra valori d’intensità energetica primaria inferiori sia alla media dei 28 Paesi UE che dei Paesi appartenenti alla Zona Euro.

In termini di approvvigionamento energetico le fonti fossili rappresentano ancora la maggior quota, con l’80% circa della domanda di energia primaria; va detto, però che nel 1990 rappresentava il 94% e oggi l’apporto del gas naturale (37,5%) è più elevato rispetto al petrolio (35,7%). Cresce la quota di consumo da fonti rinnovabili, in costante aumento, arrivata a pesare per il 16,8% nel 2016.

Rapporto annuale sull’Efficienza energetica

Venendo invece al tema dell’efficienza energetica, le misure incentivanti e le normative stringenti hanno portato a risultati incoraggianti. Segnala a proposito il rapporto: “rispetto all’obiettivo per il periodo 2011-2020, previsto nel PAEE 2014 e coerente con la SEN 2013, i risparmi energetici conseguiti al 2017 sono stati pari a poco più di 8 Mtep/anno, equivalenti a quasi il 52% dell’obiettivo finale.”

Tali obiettivi sono stati favoriti per il 37% dal meccanismo d’obbligo dei Certificati Bianchi e per oltre un quarto dalle detrazioni fiscali.

Rapporto annuale sull’Efficienza energetica ENEAMa, rispetto al traguardo del 2020, a che punto siamo?

Il residenziale ha in pratica già oggi raggiunto l’obiettivo atteso al 2020 (al 99,2%); per l’industria siamo a metà (49%) mentre siamo ancora indietro se guardiamo ai trasporti (30,7%) e ancor più al terziario (17, 5%).

Ed è in quest’ultimo comparto che rientra l’amministrazione pubblica, che ha potuto contare quest’anno su 62 milioni di euro per interventi di efficientamento nelle proprie strutture tramite il “Conto Termico”.

A guardare dati e obiettivi, stride la situazione degli immobili pubblici: la superficie interessata a interventi di riqualificazione, in termini di interventi già realizzati, in programmazione o pianificati è poco sopra il 3%.

Rapporto annuale sull’Efficienza energetica ENEA

Efficienza energetica nell’industria

Per quanto riguarda l’industria, la cui voce assomma a livello europeo al 98% dei consumi di energia finale (UE a 28 Stati membri) è da evidenziare l’aumento della spesa per la voce ricerca e sviluppo energetica in Italia, passata da 926 milioni di euro nel 2014 a più di 1,5 miliardi nel 2015 con un incremento del 65%, in particolare nel settore privato e largamente dovuta al contributo dell’efficienza energetica. Tale voce, nel 2015 rappresentava da sola oltre il 54% della spesa, un valore più che quadruplicato dal 2007.

A questo riguardo il rapporto ENEA segnala che: “l’efficienza energetica assieme alle fonti rinnovabili e le tecnologie per la conversione, la trasmissione, la distribuzione e lo stoccaggio di energia rappresentano circa i tre quarti della ricerca energetica italiana, quota più che raddoppiata negli ultimi 9 anni.”

Rapporto annuale sull'Efficienza energetica

Il ruolo della SEN nell’efficienza energetica italiana

L’ENEA sottolinea il ruolo della SEN nella transizione energetica italiana, promuovendo l’obiettivo del 30% di risparmio energetico: grazie alla Strategia energetica nazionale saranno attivati investimenti per 175 miliardi di euro, di cui 110 miliardi riguarderanno l’energy efficiency.

I suoi intendimenti sul settore residenziale sono positivi: si veda l’ampliamento del campo di interventi del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica, “varato a marzo 2018, in modo da sostenere interventi che necessitano di un elevato investimento iniziale, stimolandone i finanziamenti da parte degli istituti di credito”, ricorda il rapporto, segnalando inoltre che il provvedimento prevede di ottimizzare il meccanismo dell’Ecobonus.

Altrettanta attenzione è posta per migliorare l’efficienza degli edifici pubblici, come pure nel settore industriale, potenziando e semplificando il meccanismo d’obbligo dei Certificati Bianchi e puntando sul Piano Impresa 4.0 e proseguirà la promozione dell’efficienza energetica nelle PMI, attraverso bandi di cofinanziamento degli audit energetici e dei sistemi di gestione dell’energia.

Altri provvedimenti virtuosi sono previsti anche in tema dei trasporti, puntando a ridurre il ricorso alla mobilità privata incentivando la transizione verso la smart mobility e il trasporto pubblico locale. Altre indicazioni importanti arrivano anche per la logistica.

Utility, vincere le sfide con la digitalizzazione

La transizione energetica è un fatto acquisito: da un modello dove l’energia elettrica è generata in modo centralizzato, trasmessa e distribuita via cavo fino agli utenti finali si è passati a un modello decentralizzato grazie alle energie rinnovabili generate da più player.

In pratica si è passati da un modello unidirezionale a un modello ramificato, come un’autostrada a più corsie con tante uscite.

Negli ultimi 100 anni il sistema era stabile ora siamo passati a un sistema dove è necessario considerare la flessibilità e la non programmabilità delle fonti rinnovabili implementando soluzioni in grado di rendere questo nuovo modello stabile, affidabile e soprattutto evoluto.

Saul FavaOra è necessario per le utilities trasformare queste sfide in reali opportunità come sottolineato da Saul Fava, VP Strategic Marketing & Digital Transformation di Schneider Electric in un articolo pubblicato su “Management delle Utilities e delle Infrastrutture” di Agici.

Ma quali sono le azioni da mettere in atto per affrontare le sfide della transizione energetica?

Sicuramente le utility hanno il dovere di trasformare profondamente se stesse, pensare a nuove strategie di business e soprattutto competere con nuove figure, i prosumer (produttori e consumatori di energia) che producono, utilizzano l’energia che hanno prodotto e immettono in rete quella in eccesso. In questo quadro un ruolo importante viene giocato dalla digitalizzazione che, nel caso delle utility, deve includere il rapporto con il cliente e le sue nuove esigenze.

Pianificare e implementare iniziative di digitalizzazione è un compito complesso ma necessario: ogni azienda dovrà trovare la soluzione adatta in funzione delle caratteristiche della rete, del mercato che serve, dei vincoli operativi o normativi a cui sia soggetta.

La strada verso la digitalizzazione

Bisogna partire da una reingegnerizzazione sia delle infrastrutture, sia delle logiche di servizio che includano una trasformazione all’insegna di quelle tecnologie che vengono chiamate “disruptive”.

Questo comporta che il nuovo modello distributivo sia in grado di bilanciare risorse tradizionali e fonti rinnovabili in maniera dinamica e flessibile. Le utilities sanno che è necessario incrementare e diversificare gli investimenti in infrastrutture e sistemi e, nello stesso tempo, rafforzare le strategie di fidelizzazione degli utenti.

La sfida passa attraverso alcuni elementi cardine:

infrastrutturaLa trasformazione digitale passa dall’integrazione IT/OT

Questo significa puntare sul digitale e facilitare l’adozione di tecnologie in grado di trasformare il modello energetico in un sistema più efficiente, sicuro, sostenibile e flessibile. In questo contesto come quello descritto le utilities possono diventare un riferimento a livello nazionale e internazionale, ma è fondamentale una chiara agenda di trasformazione digitale in grado di valorizzare le potenzialità dell’Internet of Things.

Questo nuovo ecosistema energetico complesso, decentralizzato e con numerose risorse rinnovabili da gestire richiede figure professionali specializzate e competenze specifiche.

Per gestire i cambiamenti a livello di sistemi e pratiche IT/OT è necessario adottare un approccio agile: il “trucco” sta nel trovare l’equilibrio giusto, così che il sistema IT preesistente resti in grado di reagire in modo flessibile ai cambiamenti introdotti senza creare impatti operativi sull’ambiente OT.

Schneider Electric, grazie a EcoStruxure, è in grado di completare il processo di convergenza tra OT (Operation Technology) e IT (Information Technology) gestendo efficacemente le informazioni per ottimizzare sia il lato produzione sia il fronte dei consumi energetici, altro tassello chiave dell’ecosistema smart.

In questo scenario finalizzato alla decentralizzazione e alla digitalizzazione, le reti elettriche stanno cambiando pelle. E le utilities?

Questo processo sta trasformando le utilities in veri e propri direttori d’orchestra per le smart cities. Acqua, luce, gas, energia sono beni primari come la gestione dei rifiuti e del traffico, dei parcheggi e dei trasporti. A livello di infrastrutture e di gestione di tutti questi processi, l’uso di sensori e sistemi di controllo avanzato consente alle utilities di giocare un ruolo di primo piano.

Nuove opportunità nascono dalla gestione con sistemi di monitoraggio e controllo basati su standard e protocolli aperti, su sistemi di data management e su soluzioni di advanced analytics che consentono di valorizzare l’ampio patrimonio informativo generato dai sistemi e proteggere i dati con sistemi di cyber security specifici per le smart grid.

Schneider Electric fornisce una risposta concreta dalla produzione e dall’integrazione locale ai confini della rete, bilanciando il fabbisogno e la domanda con EcoStruxure Grid attraverso tre livelli di innovazione:

Ecostruxure

Quali le possibilità offerte?

Teoricamente infinite come piani di sviluppo e resilienza delle reti, riconfigurazioni automatica dei guasti, ottimizzazione degli assetti per una riduzione delle perdite di rete e un’analisi delle stesse.

Nel settore dell’acqua, l’ottimizzazione spazia da modelli per la previsione della domanda d’acqua e simulazione dell’assetto di rete idrica alla gestione integrata della pressione di rete e delle perdite fino a soluzioni relative a pompaggi e riempimenti di bacini con set-point che inseguono la domanda reale.

Pensando invece in ottica Smart City è possibile ottimizzare costi e tempi di intervento tecnici nei cantieri, o garantire servizi innovativi, broadcasting, sistemi di sicurezza interattivi per il viaggiatore, fino alla predisposizione di infrastrutture per gestire i nuovi trend tecnologici come i veicoli a guida autonoma.

Senza dimenticare reti integrate con soluzioni dedicate alla telemetria e automazione, con protocolli per la cyber security.

Schneider Electric raccoglie la sfida con EcoStruxure, l’architettura e piattaforma tecnologica interoperabile che combina energia, automazione e software e che offre maggiore sicurezza, affidabilità, efficienza e connettività

Enea e Federcasa pensano alla riqualificazione residenziale

Più efficienza energetica dall’innovazione tecnologica e dalla collaborazione tra istituzioni, enti e cittadini: il protocollo d’intesa siglato a metà giugno tra Enea e Federcasa punta alla riqualificazione residenziale attraverso la sperimentazione di materiali innovativi e l’attuazione di specifiche strategie per la riduzione di consumi energetici, vulnerabilità sismica e costi di gestione nel patrimonio edilizio pubblico.

In qualità di rappresentante degli ex Istituti autonomi case popolari (IACP), infatti, Federcasa riunisce 90 enti e aziende che operano sul territorio italiano e gestiscono oltre 760 mila alloggi, la metà dei quali realizzata prima del 1980 e quindi classificata come altamente energivora.

“Questa collaborazione permetterà di misurare i risparmi conseguibili con interventi di efficientamento energetico particolarmente importanti in edifici popolari molto energivori costruiti negli anni 50, 60 e 70 – spiega il presidente di Enea Federico Testa -. I risultati ottenuti, opportunamente divulgati, potranno fungere da vero e proprio acceleratore per ciascun operatore coinvolto e per il sistema nel suo complesso. Noi siamo pronti per passare alla fase operativa”.

Dalla riqualificazione residenziale con Federcasa, risorse contro la povertà energetica

Anche Luca Talluri, presidente di Federcasa, accoglie positivamente l’accordo, sottolineando come gli attuali incentivi e agevolazioni non si possano considerare sufficienti per l’avvio di un organico programma di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio legato alle case popolari.

“Se si considera che gli oltre due milioni di utenti dell’edilizia residenziale pubblica rappresentano la classe più debole della società, ridurre la spesa energetica favorirebbe anche la lotta alla povertà energetica – evidenzia il presidente Talluri -. Attraverso la collaborazione con Enea ci prefiggiamo di costruire un percorso di approfondimento per sperimentare strategie di intervento con il miglior rapporto costi/benefici, favorire la formazione e l’aggiornamento dei progettisti delle strutture tecniche che si occupano di manutenzione straordinaria e, non ultimo, promuovere campagne informative sul corretto uso dell’alloggio e dell’edificio rivolte agli utenti finali”.

Le best practice e i frutti della collaborazione tra Enea e Federcasa per l’edilizia popolare saranno successivamente messi a disposizione di campagne informative dedicate ai protagonisti della riqualificazione energetica: Esco, istituti bancari, fornitori di servizi energetici, costruttori, produttori di materiali edili, inquilini e amministratori locali.

L’accordo tra Enea e Federcasa mira a promuovere strategie, competenze e buone pratiche per la riqualificazione degli edifici residenziali pubblici

Nasce la Carta per il fotovoltaico italiano

Firmata la Carta per il fotovoltaico, un’alleanza tra le maggiori aziende e associazioni per facilitare gli investimenti nel rinnovamento e potenziamento delle centrali solari.
Si tratta di una dichiarazione volontaria degli operatori, che si impegnano a seguire determinati princìpi per rinnovare e sviluppare gli impianti fotovoltaici.

La Carta si basa sui risultati di una ricerca di Althesys sviluppata in collaborazione con Enel Foundation, GSE e i maggiori player del settore, che quantifica le potenzialità dell’ammodernamento degli impianti utility scale, evidenziando i vantaggi.
È necessario investire, le ricadute economiche sono stimate in 11 miliardi di euro, quasi 20.000 nuovi addetti (tra diretti e indiretti) il potenziale occupazionale e riduzione delle emissioni di 12,8 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti.

“Il fotovoltaico italiano – ha sottolineato Alessandro Marangoni, ceo di Althesys e coordinatore della ricerca – è un perno degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. È necessario mettere mano al parco fotovoltaico italiano, recuperando la produzione persa a causa del decadimento tecnologico. La Carta per il fotovoltaico, sottoscritta dai principali operatori, significa garantire il rispetto degli obiettivi europei e nazionali su energia e clima, creare valore per le imprese e per l’intero sistema Paese.”

Lo studio rileva come il parco fotovoltaico italiano, nonostante un’età media compresa tra gli 8-10 anni, presenti criticità come il decadimento della produzione stimabile nel 2,2% annuo al 2016, ben superiore a quello fisiologico previsto al momento dell’installazione.

Con il forte calo dell’installato dopo la fine dei Conti Energia, la nuova potenza si limita a sostituire quella “perduta”: al 2030, la perdita totale sarebbe di 5.000 MW, pari al 25% della potenza esistente al 2017.

Gli impianti utility scale affetti da problematiche rappresentano il 40% del totale (2,5-3,3 GW), con un costo complessivo per l’ammodernamento che si aggirerebbe tra 220-270 milioni di euro. Circa 19 MW usciranno dall’incentivazione tra il 2029 ed il 2035, ma potranno continuare a produrre se mantenuti efficienti.

Come raggiungere i target? Innanzitutto, è necessario avviare un processo di ammodernamento del parco fotovoltaico utility scale con interventi di revamping e repowering.

Grazie al revamping si potrebbero recuperare fino a 4.000 MW di potenza al 2030, mentre il repowering può fornire 1.550-1.700 MW aggiuntivi. È necessario:

Parallelamente, è necessario creare le condizioni per nuovi impianti attraverso l’individuazione di “aree preferenziali”, un contesto normativo, strumenti di sostegno indiretto come super ammortamenti e tax credit.

I sottoscrittori della Carta per il fotovoltaico

ANIE Rinnovabili, ASI Azienda Solare Italiana, Eco-PV, EF Solare Italia, Elettricità Futura, Enel Green Power, Enerray, Esapro, Falck Renewables, Green Arrow, GSF Global Solar Fund, RTR, Tages, Terna.

Transizione energetica più vicina con il progetto europeo MEETMED

Le iniziative comunitarie a favore di fonti rinnovabili ed efficienza energetica fanno tappa nella zona mediterranea, con la recente firma del progetto europeo MEETMED (Mitigation Enabling Energy Transition in the Mediterranean Region), nato per favorire, grazie a un finanziamento Ue di 1,6 milioni di euro, la transizione energetica dei Paesi euro-mediterranei.

Il progetto biennale sviluppato dall’Associazione delle Agenzie Nazionali per l’Efficienza Energetica e le Fonti Rinnovabili dei Paesi del Mediterraneo (MEDENER) – attualmente guidata dalla “nostra” Enea -, e dal Centro Regionale delle Energie rinnovabili ed Efficienza Energetica (RCREEE) dei paesi arabi, punta al sensibile aumento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica a livello nazionale in tutti i paesi del Sud Est del Mediterraneo (SEM) entro il 2040, attraverso strumenti europei di cooperazione e politiche di vicinato.

L’Italia partecipa attivamente con Enea al progetto europeo MEETMED per la transizione energetica dei Paesi euro-mediterranei.

Il progetto europeo MEETMED in Italia: il ruolo di Enea

Le azioni previste dal progetto europeo MEETMED, al quale partecipano esperti provenienti da Marocco, Algeria, Tunisia, Giordania, Libano, Palestina, Egitto, Italia, Grecia, Francia, Spagna, e Portogallo, porteranno a inedite strategie energetiche, incentivando e attraendo nuovi investimenti, responsabili e sostenibili, anche mediante la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la formazione tecnica.

progetto europeo meetmed

Quanto al contesto italiano, Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) si dichiara pronta ad avviare iniziative tecnico-scientifiche, di formazione e di comunicazione, sia in ambito energetico sia ambientale, e a realizzare studi e analisi di mercato.

Lo conferma Dario Chello, responsabile del Servizio Unione Europea e Organismi internazionali di Enea, in occasione del lancio del progetto MEETMED: “L’Italia è fortemente impegnata nella cooperazione internazionale multilaterale che interessa la regione euro-mediterranea e presidia proattivamente due delle tre piattaforme tematiche che implementano il processo dell’Unione per il Mediterraneo di Barcellona, quella del mercato elettrico allargato (Terna) e quella di energie rinnovabili ed efficienza energetica (Enea). In questo quadro che va vista la nostra partecipazione al progetto MEETMED, che è il primo passo di un cammino difficile, ma realistico, per una transizione energetica della regione”.

Investire nella formazione: una giornata in Socomec

Formazione e investimento sulle nuove generazioni sono due capisaldi della Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR) di Socomec: l’incontro “Una giornata in Socomec” testimonia proprio l’impegno nei confronti dei professionisti di domani.

Grazie a quest’evento, gli alunni di una classe 5° dell’istituto A. Rossi di Vicenza hanno avuto la possibilità di trascorrere una giornata nella sede di Isola Vicentina, con l’opportunità di conoscere l’azienda e di seguire delle docenze in tema di elettronica e soft skills tenute direttamente dai dipendenti di Socomec.

Socomec – nei mesi di giugno e luglio – aderirà al progetto di alternanza scuola-lavoro ospitando diversi ragazzi degli istituti tecnici e licei della zona: un’esperienza che unisce il sapere al saper fare.
Gli studenti saranno coinvolti nei diversi settori aziendali, come ad esempio Ricerca & Sviluppo, Amministrazione e Supporto & Assistenza tecnica.

Per i figli dei propri collaboratori di età compresa tra i 6 e i 13 anni, Socomec ripropone per il sesto anno consecutivo l’English Camp che si svolgerà all’interno delle scuole elementari di Isola Vicentina, a dimostrazione della presenza attiva dell’azienda sul territorio.

I 10 comandamenti della sicurezza digitale

Lo scenario globale di aziende e professionisti sempre più orientati a BYOD (Bring Your Own Device), smart working e comunicazione via social network complica il cammino della sicurezza digitale.

Una tendenza tradotta, nel panorama full digital italiano, in quella “pericolosa” costellazione di dispositivi fissi e mobili utilizzati da manager e dipendenti per operare, grazie ai servizi cloud, sia a livello aziendale sia in contesti personali.

A tracciare il fenomeno della “consomerizzazione“ degli strumenti digitali – e i relativi rischi in termini di sicurezza digitale -, Marco Bozzetti, presidente di AIPSI (Associazione Italiana Professionisti Sicurezza Informatica) e responsabile dell’Osservatorio Attacchi Digitali in Italia (OAD), giunto nel 2018 al decimo anno di elaborazioni.

Marco Bozzetti presidente di AIPSI“I servizi ICT in cloud o terziarizzati – spiega Bozzetti in occasione del primo SecSolutionForum, lo scorso 7 giugno a Milano -, consentono di intervenire da remoto, via internet, su sistemi informativi di aziende e pubbliche amministrazioni, social network, impianti di automazione industriale e ulteriori soluzioni IoT integrate a tali sistemi e composte da robot, sensori, telecamere e altri dispositivi sul campo. Spesso proprio questi “oggetti” connessi sono obsoleti, quindi molto vulnerabili e facilmente attaccabili”.

Sicurezza digitale fatta di persone

Da cosa dipendono, in concreto, i cyber attacchi? Il presidente di AIPI non ha dubbi nell’imputare la maggior parte delle “colpe” alle cattive abitudini del personale, sebbene lato tecnologico e manutenzione rimangano aspetti non trascurabili. Analizzando infatti i tre livelli di vulnerabilità – tecniche, umane e organizzative -, i problemi ICT legati a software, piattaforme collaborative, posta elettronica e dispositivi mobili risultano più facilmente arginabili, con adeguate soluzioni e competenze, rispetto ai limiti comportamentali di dipendenti e manager che quotidianamente utilizzano i sistemi digitali “consumerizzati”.

Scarsa conoscenza, imperizia, imprudenza degli utenti, accompagnate da carenze nella formazione delle risorse umane, nell’analisi dei rischi e nel monitoraggio delle procedure risultano così i principali nemici della sicurezza digitale.

Come resistere ai cyber attacchi? Segui i 10 comandamenti della sicurezza digitale

Partendo dal presupposto che la sicurezza digitale dipende in gran parte da noi e dalla scelta del management di affidarsi alle competenze multidisciplinari di professionisti certificati, Marco Bozzetti conclude lasciando al pubblico di SecSolutionForum i 10 comandamenti della sicurezza digitale:

1. La sicurezza assoluta non esiste
2. La Legge di Murphy è sempre vera, prima o poi qualche guaio arriva: bisogna essere preparati al ripristino
3. Il peggior nemico è la “falsa” sicurezza
4. La sicurezza è un processo continuo, per la parte tecnica come per quella organizzativa
5. La sicurezza globale deve essere calata nello specifico contesto dell’azienda/ente
6. Sensibilizzare, formare, addestrare costantemente sia gli utenti finali sia gli operatori-amministratori di sistema
7. A prescindere da soluzioni e modalità di intervento prescelte, spetta al top management dare un forte commitment, guidare i fornitori e dare il buon esempio
8. Prevenire, prevenire, prevenire: ma per far questo occorre misurare e controllare sistematicamente
9. La velocità e la complessità degli attuali attacchi richiedono processi di gestione della sicurezza automatizzati
10. La sicurezza ICT è come una catena: serve un corretto bilanciamento tra i diversi strumenti e misure adottati

Il cammino è tracciato, alle aziende non resta che seguirlo attuando le strategie necessarie a combattere efficacemente le presenti e future battaglie per la sicurezza digitale.

App Flir InSite semplifica e organizza le ispezioni termiche

Flir Systems presenta Flir InSite, una nuova app mobile e un nuovo portale web – di facile accesso, gestione e condivisione – per organizzare le informazioni relative ai clienti e ai dati delle ispezioni termiche.

app Flir InSite inspection-parametersIdeale per elettricisti, installatori e fornitori di servizi termografici professionali, Flir InSite permette di fornire una dimostrazione visiva del valore del servizio offerto ai clienti, inoltre consente di pianificare le ispezioni.

Funziona con le termocamere e gli strumenti Flir, raccogliendo tutte le immagini e i dati necessari per documentare l’esito dell’ispezione; fornisce aggiornamenti in tempo reale e consente di inviare immagini, e report attraverso un portale clienti sicuro e privato.

L’app Flir InSite include un registro degli account, dei siti e del patrimonio dei clienti.

Questo utile strumento aiuta anche a pianificare i percorsi ispettivi ottimali e provvede alla connettività con termocamere e misuratori dotati di funzionalità METERLiNK per associare immediatamente foto e dati al bene ispezionato.

Una volta completata l’ispezione è possibile condividere immagini, dati e consigli con il proprio team, con i clienti o gli iscritti al portale.
La App è scaricabile gratuitamente dall’Apple Store e dal sito web Flir.