Living Now BTicino: il made in Italy che fa la differenza

La nuova linea civile di BTicino Living Now – per impianti tradizionali e smart – è realizzata interamente in Italia nel centro di sviluppo, produzione e design per le linee civili di Varese e nello stabilimento di Erba, dove viene sviluppata la tecnologia.
Su Living Now l’azienda ha investito per costruire un progetto innovativo, un processo frutto di un lavoro interdisciplinare, che ha portato alla realizzazione di un sistema produttivo tecnologicamente avanzato.

Paolo Cortinovis, ingegnere gestionale e responsabile di produzione dello stabilimento di Varese, ci ha accompagnati alla scoperta di un contesto produttivo organizzato secondo le logiche della Lean Production. BTicino già nel 2001 ha adottato questa filosofia industriale – che consiste nel fare di più con meno – ottimizzando dunque le tutte le risorse.

“In questo quadro rientra anche la scelta di tenere scorte e magazzini al minimo, senza accumulare in attesa di vendita e lavorando just in time secondo gli ordini. – spiega Cortinovis – Non sulle previsioni, ma sulla domanda reale di mercato. Inoltre il processo produttivo si conclude entro due giorni dall’arrivo della commessa”.

Proprio a Varese vengono prodotte sia le serie civili, sia i componenti elettromeccanici e le placche estetiche per l’Italia e per i mercati esteri.

“BTicino opera nel settore elettrico e nelle relative infrastrutture, civili e industriali. Si tratta di una realtà che rappresenta la storia del nostro paese: dall’interruttore salvavita degli anni Sessanta alle soluzioni nate per garantire sicurezza, comfort e benessere fino alla casa connessa e smart in grado di rispondere alle esigenze quotidiane” sottolinea Cortinovis.

Ricerca e sviluppo nei minimi dettagli per Living Now

Linea produttiva Bticino VareseLiving Now è un perfetto connubio tra innovazione tecnologica e design Made in Italy: per raggiungere questo risultato sono state necessarie 100.000 ore di sviluppo e 15.000 di prototipazione.

“Nulla è stato lasciato al caso, l’obiettivo è la perfezione per ogni placca, supporto, componente. – aggiunge Cortinovis – Proprio per questo sono stati realizzati 180 nuovi stampi e centinaia di test di collaudo, nel caso dei prodotti connessi, in gabbie di Faraday isolate dal punto di vista elettromagnetico. Tutti gli impianti produttivi, compresi quelli di controllo qualità, sono stati interconnessi a sistemi di gestione ed elaborazione dati e sono in grado di gestire milioni di prodotti finiti all’anno”.

Grazie alla realizzazione di tre nuove linee d’assemblaggio e alla modifica di altre cinque già esistenti, tutti gli impianti produttivi e quelli di controllo qualità sono intelligenti e interconnessi a sistemi di gestione elaborazione dati, in un contesto di Industria 4.0.
Durante il processo di assemblaggio tutti i pezzi prodotti vengono controllati direttamente dalla macchina; si utilizzano robot per i movimenti particolarmente complessi e le marcature e le simbologie vengono verificate con sistemi di visione artificiale. I semilavorati viaggiano poi su carrelli che le macchine sono in grado di riconoscere.

Qualità ed eccellenza nel solco della tradizione

Placca Living Now BTicinoCon Living Now, BTicino ribadisce la propria capacità di innovare il design e di coniugarlo con una grande cultura d’impresa, tecnologica e produttiva.

Per i componenti dei dispositivi, dei supporti e delle finiture sono stati selezionati nuovi materiali plastici – di derivazione automotive – che offrono prestazioni termomeccaniche simili a quelle delle leghe leggere con una resistenza fino a sei volte superiore a quella di prodotti analoghi.

Per le parti estetiche, sono state introdotte nuove leghe a base di policarbonato, che garantiscono un’estetica finemente opaca, stabilità al colore nel tempo, un’elevata resistenza all’abrasione e un tocco con effetto “soft”.
Per le molle e le clip di fissaggio viene impiegato un tecnopolimero resistente alle sollecitazioni meccaniche.

Forte di una lunga storia alle spalle, fatta di grande innovazione e costante ricerca di funzionalità e design, BTicino ha deciso di investire per portare sul mercato un prodotto che raccogliesse con continuità il successo di Living e offrisse al settore dell’installazione elettrica un sistema innovativo per design e tecnologia, in grado di soddisfare le esigenze di oggi e di domani. Un sistema tradizionale, connesso e smart che rappresenta una reale opportunità di crescita per tutti i professionisti della filiera.

Misurare, archiviare e analizzare i dati elettrici con Power Logic Energy Box V2

Power Logic Energy Box V2 è una soluzione tutto in uno per misurare, archiviare, analizzare tutti i dati elettrici dell’impianto di Schneider Electric, in grado di rispondere all’esigenza di una gestione veramente efficace dell’impianto elettrico.
Spesso manca la consapevolezza di come viene effettivamente utilizzata l’energia consumata e questo pregiudica l’efficientamento energetico e operativo.

Power Logic Energy Box V2 è uno strumento semplice e completo adatto al monitoraggio di applicazioni in edifici non residenziali di ogni genere.

Le caratteristiche di Power Logic Energy Box V2

visualizzazione dati Power Logic Energy Box V2Il dispositivo mette a disposizione una misurazione precisa grazie allo strumento di misura integrato iEM3555 con sonde Rogowski adatte ad un ampio range di correnti, da 50 a 5000 A. Viene fornito in modalità preconfigurata, in questo modo appena installato ed alimentato è pronto a misurare ed archiviare grandezze quali correnti, tensioni, energie, potenze, fattore di potenza.

Grazie a due porte Ethernet integrate e alla funzionalità di web-server è possibile consultare in modo semplice e in tempo reale i consumi e i dati elettrici dell’impianto, senza dover installare alcun software.
È possibile archiviare i dati su una memoria o un server esterno oppure scegliere la soluzione in cloud per avere tutti i dati sul portale EcoStruxure Facility Expert messo a disposizione da Schneider Electric.

Inoltre, il dispositivo è dotato di un’ampia memoria interna da 3,5 GB che consente di accedere allo storico dei dati, visualizzando l’andamento nel tempo delle principali grandezze elettriche.

Con i dati raccolti è possibile verificare le linee maggiormente energivore, identificare eventuali discrepanze nella bolletta o analizzare la ripartizione dei consumi per fascia oraria.
Per una maggiore comprensione è possibile visualizzati i dati attraverso grafici e analisi di confronto.

Power Logic Energy Box V2 incrementa il valore aggiunto di una soluzione di misurazione, archiviazione e analisi grazie alle registrazioni di informazioni aggiuntive utili al miglioramento dei processi manutentivi. La possibilità di attivare notifiche via mail personalizzabili, inoltre, rappresenta una funzionalità fondamentale per l’identificazione tempestiva di potenziali cause di fermo impianto.

Energy manager e buone notizie sul mercato dell’efficienza

Nati per obbligo di legge, ma sempre più diffusi anche in contesti facoltativi, gli energy manager sono tra gli attori principali della trasformazione efficiente di edifici, realtà commerciali e processi industriali.

Se infatti l’art.19 della legge 10/1991 obbliga le industrie con consumi annui superiori ai 10.000 tep e i soggetti di altri settori oltre i 1.000 tep alla nomina annuale di un tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia – altrimenti detto energy manager -, il Rapporto FIRE 2018 fotografa una generale maggiore attenzione delle imprese a efficienza energetica e sostenibilità ambientale, a cominciare dalle nomine. Nel 2017, infatti, gli energy manager nominati tramite le opportune procedure di accreditamento sono 2.315, dei quali 1.564 da soggetti obbligati e 751 da soggetti non obbligati, confermando un trend di crescita del 6% in quattro anni (per i soggetti obbligati) e dell’11% in 15 anni includendo anche le scelte facoltative.

“La crescita del numero degli energy manager nominati rappresenta un elemento positivo considerando le sfide che ci attendono per il contrasto ai cambiamenti climatici. Ottimo il dato del terziario, che continua a crescere, e buoni gli altri settori compresa la pubblica amministrazione, non sempre all’altezza del ruolo esemplare che dovrebbe ricoprire”, commenta Dario Di Santo, direttore FIRE (Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia), durante la presentazione del Rapporto, il 13 luglio a Roma negli spazi del MiSE.

Gestione energetica sostenibile: terziario al top, PA in lenta ripresa

Lo studio raccoglie dati incoraggianti in quasi tutti i settori, ma la vetta spetta al terziario, con il 30% di share e 785 nomine totali, seguito dall’industria, che ricopre il 28% delle nomine di energy manager nonostante la leggera flessione di quelle obbligatorie dai 466 addetti del 2016 ai 439 del 2017. Bene anche i trasporti, al 20%, e il settore forniture e servizio energia con il suo 11% sul complesso degli energy manager.

tipologia nomina energy manager

Da segnalare inoltre il lieve miglioramento rispetto all’anno precedente della Pubblica Amministrazione, da 121 a 132 nomine di addetti alla gestione dell’energia, e la presenza, sempre del 2017, di 40 piccoli Comuni che hanno provveduto alla nomina volontaria di tali figure professionali.

L’energia complessivamente gestita dai soggetti con energy manager è pari a 86 Mtep, secondo una distribuzione geografica concentrata principalmente nel Nord Italia, dove la presenza di attività industriali e commerciali risulta più intensa. Le nomine volontarie vedono invece una partecipazione del centro-sud relativamente più ampia. Quanto all’inquadramento dell’energy manager, nel 70% dei casi si tratta di persone interne all’organizzazione, molto spesso impiegati, laddove FIRE auspica il maggior coinvolgimento di figure dirigenziali, che risultano invece in calo nel 2017 rispetto all’anno precedente.

Da energy manager a EGE, il passo è “certificato”

“Le altre buone notizie vengono dall’incremento di quelli certificati come esperti in gestione dell’energia (EGE), un aspetto importante soprattutto quando l’energy manager è un consulente esterno, e dall’incremento delle organizzazioni certificate ISO 50001 – aggiunge Di Santo -. La norma sui sistemi di gestione è un passo avanti sia per le aziende certificate, che ottengono negli anni un aumento dell’efficienza energetica molto più marcato e avviano una trasformazione delle competenze fondamentale per l’economia green, sia per il Paese, che beneficia delle ricadute multiple dell’uso razionale dell’energia”.

energy manager Fire

Dal Rapporto emerge un considerevole aumento degli energy manager esterni che hanno deciso di ottenere la certificazione EGE, passati da 34 a 182 in soli due anni. Inoltre, grazie al fatto che alcuni di questi operano in più realtà imprenditoriali o enti pubblici, il 32% delle nomine nel 2017 è sostanzialmente coperto da EGE. Il secondo aspetto commentato dal direttore FIRE riguarda invece il +8% dei soggetti che hanno scelto di avvalersi di un energy manager (a prescindere dall’obbligatorietà) e risultano al contempo in possesso della certificazione ISO 50001 per il proprio sistema di gestione dell’energia.

Nel positivo scenario delineato da FIRE non mancano infine le note dolenti, legate soprattutto all’inadempienza alla nomina degli energy manager da parte della Pubblica Amministrazione, in alcuni casi vicina a tassi del 70-90%, pur con l’eccezione della sanità, per la quale si stimano coperture maggiori anche considerando il carattere energivoro delle utenze.

Cosa fanno gli energy manager?

Le funzioni del tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia stabilite dalla sopra citata legge 10/1991 sono:

All’obbligo di legge si accosta la possibilità di nomina volontaria dell’energy manager, che avviene con le stesse regole di quella obbligata, ovvero entro il 30 aprile di ogni anno secondo le modalità stabilite da FIRE in accordo con la circolare MiSE del 18 dicembre 2014, che ha reso la Federazione soggetto attuatore delle nomine (dal 2016 tramite la piattaforma web Nemo).

L’operato degli addetti alla gestione dell’energia è infine collegato ad altre tre normative di riferimento:

D.Lgs. 192/2005: prevede che l’energy manager verifichi la relazione tecnica di progetto attestante la rispondenza alle prescrizioni per il contenimento del consumo di energia degli edifici e dei relativi impianti termici;

D.Lgs. 115/2008: richiede agli enti pubblici di nominare l’energy manager come controparte nell’ambito dei contratti di servizio energia;

D.M. 11 gennaio 2017 sui certificati bianchi: per l’accesso allo schema, proponente e titolare devono provvedere alla nomina dell’energy manager se sottoposti all’obbligo dell’art. 19 della legge 10/1991.

Tecnologie per raggiungere il giusto comfort e benessere in casa

Come si ottiene il giusto comfort in casa? In vari modi, e in ogni caso la tecnologia aiuta.
Un punto su cui lavorare per contare sul benessere abitativo è legato certamente a fattori quali: temperatura interna, giusto tasso di umidità dell’aria, ventilazione e ricambio, qualità dell’aria indoor.

Riscaldamento e raffrescamento

Per godere di un adeguato comfort, la temperatura ideale dovrebbe essere mantenuta attorno ai 18-21 °C d’inverno e intorno ai 23-25 °C d’estate.

Per gestire al meglio riscaldamento e raffrescamento, contando sul giusto risparmio energetico e un impatto ambientale quanto più ridotto ci ci sono varie opzioni: nel caso di nuova costruzione, le nuove disposizioni portano alla realizzazione di abitazioni nZEB che applicano, lo spiega l’ENEA nell’ultimo Rapporto sull’Efficienza energetica oltre a un cospicuo isolamento dell’involucro, un set ridotto di tecnologie: “pompe di calore elettriche (per lo più aria-acqua) e impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica è la combinazione più frequente, con la variante della caldaia a condensazione abbinata a impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria”.

Nel caso di ristrutturazione importante, e se l’impianto ha più di 15 anni, “è bene valutarne la sostituzione con nuove caldaie a condensazione o a biomasse, le pompe di calore, o con impianti integrati dove la caldaia è alimentata con acqua preriscaldata da un impianto solare termico e/o da una pompa di calore alimentata con un impianto fotovoltaico”.

In questi casi si può contare sull’ecobonus, se si tratta di un intervento complessivo di riqualificazione energetica o del 50%, se si tratta di una più semplice ristrutturazione edilizia.

Come è importante mantenere una certa temperatura d’inverno lo è anche d’estate. Qui entra in gioco il raffrescamento. Come intervenire in questo caso? Abbiamo visto quali tecnologie possano essere preziose in tal senso: tecnologia a inverter, raffrescamento a pavimento, pompe di calore, solar cooling.

Il giusto comfort con la ventilazione

Altra condizione basilare per contare sul benessere abitativo e il comfort è garantire adeguata ventilazione all’ambiente interno. A questo provvede un impianto di ventilazione meccanica controllata che garantisce il ricambio d’aria e regola il livello di umidità presente, impedendo tra l’altro la formazione di muffe. Oltre a ventilare, il sistema è dotato anche di appositi filtri per la depurazione dell’aria immessa.

Il sistema è particolarmente importante nelle abitazioni nuove o ristrutturate, dove l’isolamento è particolarmente curato ed è necessario un adeguato ricambio d’aria che però garantisca anche il recupero di calore e mantenga la temperatura ed eviti sprechi energetici.

Di soluzioni tecnologiche anche in questo caso ce ne sono molte, l’importante è che assolvano alla funzione per cui sono state realizzate e cioè:

Purificazione

Sia gli impianti di climatizzazione sia la ventilazione meccanica assolvono la necessità di una ottimale qualità dell’aria. Oltre a questi, sul mercato ci sono anche impianti specifici che rispondono a questa esigenza.

Provvedono, in generale, a filtrare l’aria presente rimuovendo polveri sottili e ultra sottili e allergeni; in alcuni casi (Philips Vitashield IPS , Snap by Elica) tramite opportuni sensori, provvedono a monitorare e a ricambiare automaticamente l’aria se si ravvisano condizioni mutate. Altri provvedono, tramite app, a fornire informazioni in remoto della qualità dell’aria (Dyson Pure Cool).

5 consigli Somfy per la casa connessa

Somfy, azienda attiva nell’ambito delle soluzioni innovative per l’home automation, ha realizzato un vademecum suddiviso in 5 punti per sfruttare al meglio le potenzialità che può offrire una casa connessa.

1 – Gestione della casa connessa da un unico dispositivo

Controllare da remoto attraverso uno smartphone, un tablet o un PC è facile e sicuro grazie a soluzioni di home automation.
Somfy con TaHoma consente di connettere e controllare tutta la casa – tapparelle, tende interne ed esterne, impianto di illuminazione, sistema d’allarme – attraverso una sola interfaccia.
TaHoma è compatibile con gli ecosistemi Amazon Alexa e Google Home grazie al linguaggio IFTTT regala diverse possibilità per la casa connessa.

Somfy Tahoma interfacciaIl sistema garantisce:

2 – Il pergolato connesso e intelligente

Se si dispone di un terrazzo è possibile installare un pergolato motorizzato, dotato di un pannello in tessuto pieghevole o avvolgibile, oppure con doghe regolabili, che consente di gestire facilmente la direzione dell’ombra e del sole. Connettendolo, inoltre, a un dispositivo per l’home automation, è possibile controllare a distanza lo stato della copertura in caso di maltempo.

Somfy propone il sensore solare wireless Somfy Sunis io che trasmette, via radio, il livello di luminosità solare a un punto di comando o a una motorizzazione per comandare in automatico una protezione solare.

3 – Motorizzare e connettere le tapparelle

Regolare la temperatura di casa in periodi di caldo intenso, senza doversi preoccupare di nulla, è possibile: basta motorizzarle per controllarle da remoto.
Inoltre, se vengono installati sensori per la temperatura o la luminosità è possibile programmarle per abbassarsi in modo da mantenere il fresco naturale della casa.
Somfy propone – in abbinamento al sistema Tahoma – il motore Somfy S&SO RS100 e il termo sensore da esterno Somfy Thermis che consentono di alzare e abbassare le tapparelle nel momento in cui la temperatura esterna raggiunge il valore impostato sull’App.

4 – Sicurezza con un sistema di allarme connesso

I dati dell’ultimo osservatorio sulla sicurezza di beni e persone non sono certo incoraggianti e soprattutto evidenziano che le persone sono alla ricerca di protezione per la propria abitazione. Installare un impianto di allarme connesso consente di avere la propria casa sotto controllo.
Le soluzioni Somfy Home Alarm o Somfy One+ consentono di rilevare un tentativo di effrazione e attivare la sirena prima che avvenga l’intrusione.
Attraverso Somfy One o la nuova Indoor Security Camera è possibile sorvegliare gli interni direttamente dallo smartphone.

5 – Sicurezza al top con una serratura connessa

Installare una serratura connessa consente di aprire e chiudere la porta direttamente attraverso uno smartphone. Questa soluzione è utile soprattutto se si ha necessita di far entrare qualcuno in casa e non si vogliono affidare le chiavi a nessuno. Inoltre, avere una serratura connessa consente di visualizzare gli accessi e controllare che la porta sia sempre chiusa.

Pensare green anche in vacanza: mobilità elettrica sul lago di Como

Dedicato a chi non vuole rinunciare, nemmeno in vacanza, a comportamenti “amici” dell’ambiente. Arriva da Como la nuova proposta che associa mobilità elettrica e turismo sostenibile per vivere in massima libertà, con soluzioni green, un territorio molto amato da italiani e stranieri.

Vacay, società del gruppo Micromegas che opera tramite il portale VacayItaly.it nell’offerta di servizi turistici, vacanze, strutture ricettive e tempo libero nell’area del lago di Como, ha presentato la nuova sezione e-mobility per il noleggio di automobili e biciclette elettriche.

Esperienze come muoversi in città, fare trail nelle aree extraurbane o semplicemente godersi una passeggiata immersi nella natura che circonda il capoluogo lombardo si trasformano così in una scelta sostenibile, smart, tecnologicamente avanzata ed economicamente conveniente.

6 punti a favore della mobilità elettrica nel turismo

vacay como mobilità elettricaCon una flotta composta da dieci Smart EQ fortwo e dieci Bad Bike Evo, noleggiabili tramite piattaforma web o apposito numero verde, Vacay sperimenta un’integrazione tra offerta turistica e mobilità sostenibile portatrice di innegabili vantaggi per gli utenti, l’ambiente e l’intero sistema ricettivo del territorio.

Ecco i 6 punti a favore della mobilità elettrica in vacanza:

“L’idea di aggiungere servizi di e-mobility nasce dalla volontà di soddisfare le esigenze dei clienti ospiti nelle nostre strutture ricettive, che sempre più spesso chiedono informazioni legate alla mobilità – spiega Guido Lombardi, socio fondatore di Vacay insieme ad Andrea Colombo, amministratore delegato della realtà comasca -. Anziché integrare alla piattaforma il noleggio dei tradizionali mezzi di trasporto, abbiamo deciso di avviare il servizio di mobilità elettrica. Una scelta sostenibile, per ora gestita privatamente, che speriamo possa diffondersi sul territorio con l’appoggio delle istituzioni locali”.

Il format oggi riservato all’area di Como, frutto di una collaborazione nazionale con il “big” dell’autonoleggio Athlon, è pronto a essere esportato in altre città italiane, per valorizzare l’offerta turistica del Belpaese stimolandone al contempo la coscienza green.

Esperienze turistiche sostenibili, noleggiando auto e bici elettriche, grazie a nuovi servizi di mobilità elettrica

La videosorveglianza nell’era dell’Internet of Things

In questi ultimi anni stiamo assistendo alla richiesta di protezione e le soluzioni di videosorveglianza stanno non solo rispondendo alle esigenze di sicurezza, ma anche a quelle connettività. La videosorveglianza, grazie alla diffusione dell’Internet of Things cambia pelle ed è in grado di trasferire informazioni ed elaborare dati. L’integrazione di tecnologie avanzate e soluzioni connesse apre scenari che vanno al di là della sicurezza in quanto tale proponendo infinite combinazioni che contribuiscono a ridefinire il confine tra pubblico e privato, tra privacy e necessità di protezione.

Massimiliano Troilo General Manager HikvisionÈ necessario che gli operatori si trasformino in Total solution provider: partendo dal supporto fisico devono riuscire a gestire tutte le esigenze del cliente integrando tecnologie diverse. La videocamera diventa di fatto un sensore e si prepara al passo successivo: l’intelligenza artificiale.

Per capire meglio questo scenario abbiamo parlato con Massimiliano Troilo, General Manager HikVision Italia e Vicepresidente Anie Sicurezza.

Parliamo di Internet of Things: come si sta trasformando il settore della videosorveglianza?

È necessario comprendere bene la definizione di Internet of Things (IoT) che può essere diviso in due grandi filoni: il primo – quello più accessibile – legato alle tecnologie semplici connesse, mentre il secondo legato ai Big Data.
Si può parlare di IoT se si utilizza semplicemente una videocamera per filmare qualcosa? Oppure si parla di Iot quando si crea una infrastruttura video in grado di generare dati che successivamente possono essere analizzati ed elaborati? HikVision è in grado di rispondere e soddisfare le esigenze poste dalla seconda domanda. Oggi parlare di videosorveglianza è riduttivo: c’è una convergenza tra sicurezza e automazione e ora si parla di un unico sistema integrato.

Il valore dei progetti integrati si sta spostando verso la parte software?

Immaginiamo una piramide: alla base troviamo, ad esempio, un citofono che fa solo il mestiere di citofono, appena sopra troviamo un dispositivo più evoluto in grado di chiamare il proprietario sul cellulare, se è presente una soluzione nella quale convergono delle telecamere o altri device del sistema di sicurezza allora abbiamo un sistema, un hub vero e proprio. Da qui il passo verso la realizzazione di un sistema integrato è breve grazie a un software di management o di videomanagement che gestisce tutto.

La punta della piramide è occupata dal software che ovviamente evolve e si trasforma integrando i dispositivi che vengono gestiti da uno smartphone.

Tutto questo per dire che i sistemi di oggi si compongono di livelli che partono dal basso dove troviamo la tecnologia e la tipologia di installazione e raggiungono l’apice attraverso l’integrazione con architetture client server, eccetera.

Si sente molto parlare di intelligenza artificiale: quale impatto ha sulla strategia di crescita dell’azienda?

Quelli elencati prima sono i tasselli di un percorso di crescita ambiziosa: l’intelligenza artificiale è il prossimo passo per creare librerie intelligenti composte di informazioni e dati che elaborati nella maniera più opportuna si trasformano in valore. I Big Data, i dati analizzati richiedono sforzi enormi e spesso ci si scontra proprio con la mole dei dati stessi. L’intelligenza artificiale ha il vantaggio di avere dati con una indicizzazione di classificazione trasformabili in informazione fruibile dall’utente.

Il focus è passato da prodotto a sistema: quale è la vostra visione ?

Io credo che il mercato sia cambiato e tuttora si sta trasformando: non si parla più di centrale d’allarme fine a se stessa, ma di hub che integra sicurezza, comfort benessere e nel quale la videoverifica diventa un must. I sensori del sistema di allarme integrano le funzioni domotiche convertendosi in dispositivi per la gestione e il controllo. La sicurezza diventa parte di un sistema scalabile integrato, unico.

Quello che ha descritto è ciò che rappresenta il total solution provider?

Sì, è esattamente quello: il vantaggio delle apparecchiature intelligenti risiede nella capacità di autoregolarsi. È necessario lavorare in modo che gli oggetti si integrino con facilità e in modo veloce senza l’intervento manuale.

La videosorveglianza da una parte deve proteggere i dati, dall’altra li deve trasferire, condividere e analizzare. Certo non è semplice perché la videosorveglianza in questo concetto di sistema integrato legge e riceve dati relativi alla sicurezza e al comfort ed è necessario conciliarli con la privacy.

Uno sguardo al mercato della videosorveglianza

Il mercato della videosorveglianza cresce molto nel numeri di dispositivi venduti e meno in termini di valore complessivo: diciamo + 25% per le quantità e + 5% per i fatturati. Nonostante la discesa dei prezzi penalizzi la crescita, è indiscusso il trend positivo legato ai sistemi di videosorveglianza; per quanto riguarda HikVision, la crescita è intorno al 30% annuo.

Sicurezza, videosorveglianza, Internet of Things, blockchain sono alcune delle tematiche che saranno al centro di Illuminotronica 2018 a Bologna (29, 30 novembre – 1 dicembre 2018)

Da Legrand Keor MOD, l’UPS che ridefinisce il concetto di modularità

Legrand presenta Keor Mod, il nuovo UPS modulare, efficiente – in modalità Eco sino al 99% – e flessibile adatto ad applicazioni critiche.

Design e soluzioni tecniche all’avanguardia: i colori chiari e le superfici i riflettenti contribuiscono a limitare l’illuminazione ambientale in locali tecnici (Data center) per ridurre i consumi in un’ottica green; mentre i componenti sono stati progettati per garantire il massimo dell’affidabilità e delle prestazioni, la facilità di installazione e di manutenzione.

Il modulo di potenza di Keor Mod è il più piccolo trifase sul mercato e consente di avere un UPS fino a 125 kW con autonomia interna oppure un UPS fino a 250 kW, in meno di 1 m2 di spazio con porta aperta.

Le caratteristiche di Keor Mod

Keor Mod è la soluzione per le applicazioni informatiche critiche come i Data Center grazie alla struttura che consente di soddisfare le esigenze del cliente in vista dell’evoluzione futura dell’infrastruttura IT:

La gamma si compone di due referenze:

Legrand Keor MODOgni unità può essere collegata in parallelo a unità uguali o differenti fino a raggiungere i livelli di potenza e/o ridondanza desiderati: 4 unità da 125 kW con batterie interne in parallelo, per una potenza complessiva del sistema di 500 kW (ridondanza N+1 pari a 475 kW in qualsiasi situazione di guasto).

Keor Mod consente di connettere in parallelo fino a 30 moduli di potenza anche collegando insieme cabinet con differenti numeri di moduli.

Cassetti con autonomia sino a 125 kW: ogni sezione è composta da 6 batterie che possono essere rimosse facilmente e in modo veloce grazie alla maniglia integrata.
Inoltre, il blocco antisfilamento meccanico evita l’estrazione totale del cassetto.

Keor Mod introduce il nuovo sistema Structure Energy Flow, eliminando tutti i cavi di collegamento all’interno del modulo di potenza. Le connessioni tra le sezioni di potenza avvengono attraverso la struttura che le unisce fisicamente a garanzia dell’affidabilità.

Il modulo di comunicazione è posizionato sul fronte e dispone di diverse interfacce di comunicazione: porta RS232, porta RS485, porta a livello logico, slot per interfaccia di comunicazione e porta USB.

Riduzione di ingombri e pesi: con una potenza di 25 kW e un ingombro di sole 2 unità, il modulo di potenza Keor Mod è la soluzione per spazi ridotti. Il modulo di potenza include PFC di ingresso, inverter a tre livelli, logica di controllo integrata e indipendente, caricabatterie, By-pass statico ed elettromeccanico.

Massima manovrabilità grazie a due maniglie ergonomiche per l’estrazione e l’inserimento.
Sicurezza elettrica e meccanica: un semplice “interruttore” frontale assicura la connessione e la disconnessione evitando qualsiasi manovra errata.

Rumorosità controllata: il controllo delle ventole di raffreddamento avviene in maniera indipendente e in base al carico o alla temperatura del singolo modulo di potenza.

Keor Mod è dotato di Led Status Bar (barra di stato multicolore) a codifica semaforica che consente un rapido controllo delle funzioni.

Display touch, orientabile

Il display touch screen offre un sinottico semplificato e interattivo ricco di informazioni, alert e impostazioni: tutte le icone sono attive in modo da facilitare la navigazione e la selezione della funzione da controllare.
La possibilità di poter orientare il display verso l’interno semplifica e velocizza le fasi di configurazione e manutenzione.

Mobilità elettrica: la strada è tracciata, ma ancora tutta da percorrere

La mobilità sta affrontando importanti cambiamenti volti a renderla più user friendly, ritagliata sui bisogni individuali e soprattutto più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Tantissimi i fattori che influenzeranno la mobilità del futuro: dalle innovazioni tecnologiche alla digitalizzazione dell’energia, dall’aumento della popolazione alla maggiore urbanizzazione…

In Europa è il settore dei trasporti e della mobilità a contribuire in modo significativo alle emissioni di CO2 e al consumo finale di energia. L’unione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni di CO2 con misure volte a limitare l’impatto ambientale ed energetico dei trasporti. Proprio in questo ambito la mobilità elettrica gioca un ruolo importante.

Nel 2017 le nuove immatricolazioni di auto full electric e ibrido plug-in hanno superato a livello mondiale 1.2 milioni di unità e si stima che il parco auto elettrico globale potrebbe oscillare tra i 9 milioni e i 20 milioni entro il 2020 e tra i 40 milioni e i 70 milioni entro il 2025. Questo a conferma che l’elettrificazione è una delle colonne portanti del futuro della mobilità.

In Europa la quota di mercato dei nuovi veicoli elettrici è attorno all’1% e si stima che nel 2030 costituiranno il 30% della totalità delle vetture. Il paese più virtuoso è la Norvegia, mentre fanalino di coda è l’Italia, dove la quota di mercato dei veicoli elettrici è solo lo 0,25% e rappresenta un quinto di quella degli altri grandi Paesi europei (poco più dell’1%).

Mobilità elettrica: non solo veicoli

E l’infrastruttura per la ricarica delle auto elettriche? L’Europa conta circa 100.000 infrastrutture di ricarica, suddivise fra punti pubblici e privati, mentre l’Italia ne conta circa 3.000 pubbliche, che ammontano al 20% del totale presente sul territorio nazionale, limitando le possibilità di accesso agli automobilisti, dato che il restante 80% è privato. Attualmente stanno però partendo diversi progetti che hanno l’obiettivo di aumentare considerevolmente il numero delle colonnine di ricarica per supportare al meglio la trasformazione in atto.

Le regioni più attive in termini di mobilità elettrica sono Lombardia, Lazio e Trentino Alto Adige, che da sole registrano oltre la metà dei veicoli full electric.

ricarica wall box Jaguar I-Pace

L’Alto Adige vanta un posizionamento come “green region” perseguito anche nel settore della mobilità attraverso un sistema strutturato che non si limita alla mera incentivazione, ma la integra in un progetto più ampio che ha come obiettivo quello di rendere l’Alto Adige una regione modello per una mobilità alpina sostenibile entro il 2030.

Un mercato in crescita

Non a caso è stata scelta Bolzano come cornice per la presentazione dei risultati della ricerca sulla diffusione dei veicoli elettrici commissionata da Jaguar Land Rover Italia al Center for Advanced Studies e all’Istituto per le energie rinnovabili di Eurac Research, in collaborazione con Alperia.

La scelta di intraprendere questa ricerca nasce dalla strategia di Jaguar Land Rover volta a sviluppare tecnologie innovative e offrire versioni elettriche per ogni vettura, a partire dal 2020.

Jaguar I-Pace colonnina di ricarica elettricaJaguar, infatti, propone il nuovo suv I-PACE, un veicolo totalmente elettrico che grazie all’innovativa batteria agli ioni di litio da 90 kWh offre un’autonomia di 480 km (nel ciclo europeo WLTP). Utilizzando un dispositivo di ricarica rapida a corrente continua da 100 kW è possibile ricaricare la batteria, da 0 all’80%, in appena 40 minuti, mentre con un classico wall box domestico a corrente alternata da 7 kW èpossibile raggiungere lo stesso livello di ricarica in poco più di 10 ore.

Una suite di funzioni intelligenti e di app per smartphone consente il monitoraggio dello stato di carica del veicolo, sia l’autonomia durante un viaggio.

I risultati dell’indagine

Il sondaggio di Eurac Research e Jaguar Land Rover parte dall’Alto Adige e prosegue studiando lo scenario a livello nazionale e internazionale, con uno sguardo alle prospettive future prendendo in esame la diffusione dei veicoli ibridi plug-in (PHEV) e veicoli elettrici a batteria (BEV).

Emerge come stiano crescendo le immatricolazioni di veicoli elettrici sul territorio, raddoppiate nel 2017 rispetto al 2016. Questa crescita è accompagnata da un piano di installazione di circa 5.000 colonnine da parte di Alperia (provider di servizi energetici a
360 gradi).

La popolazione considera la mobilità elettrica una scelta possibile, ma sono necessarie più informazioni su consumi e risparmi conseguibili, oltre alla necessità di un ulteriore ampliamento della rete infrastrutturale e l’ottimizzazione dei tempi di ricarica.

Per quanto riguarda i turisti, nonostante il 91,3% arrivi in Alto Adige in auto, la ricerca ha evidenziato come utilizzerebbero volentieri in loco mezzi alternativi.

la mobilità elettrica secondo Jaguar

Le barriere alla diffusione della mobilità elettrica

A livello nazionale, Eurac Research e Jaguar Land Rover hanno cercato di individuare le principali barriere all’acquisto che sembrano di natura tecnologica, economica e ambientale.

Quelle identificate da Jaguar Land Rover – e confermate dalla ricerca – sono: poche colonnine di ricarica, l’autonomia e i lunghi tempi di ricarica, i costi d’acquisto superiori ai modelli tradizionali, la produzione e lo smaltimento delle batterie stesse.

A tutto questo si aggiungono le barriere psicologiche: una delle leve più importanti per l’acquisto consiste nel mettere in luce il risparmio economico a lungo termine.

I plus dei veicoli elettrici

Autonomia batteria Jaguar I-PaceMa, in definitiva, com’è guidare un veicolo full electric come Jaguar I-PACE? La sensazione al volante è che lasci grande libertà all’autista: con il “piede leggero” è possibile ottenere una interessante autonomia, merito anche del sofisticato sistema di recupero dell’energia in rilascio e frenata, insieme a un elevato comfort di viaggio.

In caso di necessità, però, I-PACE è capace di offrire performance di assoluto rilievo. L’accelerazione e la ripresa sono quelle tipiche delle auto elettriche ad alte prestazioni: senza esitazione, a qualsiasi regime.

Pulita, ecologica e sicura, la I-PACE offre prestazioni sportive sostenibili, un’intelligenza artificiale (AI) di prossima generazione e la tipica praticità dei SUV cinque posti, che consentono a Jaguar di essere all’avanguardia nel settore delle auto elettriche.

Rimane l’ansia da batterie: rispetto a quanto avviene con le vetture tradizionali, dove l’autonomia è meno sensibile allo stile di guida, con l’elettrico è buona norma tenere presente la durata del viaggio prima di lasciarsi prendere dall’entusiasmo di una guida sportiva.

Come evidenziato dalla ricerca commissionata da Jaguar Land Rover Italia, infatti, le colonnine di ricarica non sono ancora così diffuse, non tutte sono ad alta capacità e, talvolta, risulta frustrante arrivare e trovarle occupate da altri veicoli in fase di ricarica.

L’esperto: risponde Impianti a Livelli

impianti a livelliAFDD, dispositivi di rilevamento di guasto per arco elettrico

Risponde Impianti a Livelli (Associazione Componenti e Sistemi per Impianti CSI)
Si parla sempre più spesso di AFDD, cosa sono?

Gli AFDD (Arc Fault Detection Devices), in italiano denominati “dispositivi di rilevamento di guasto per arco elettrico”, sono stati introdotti dalla recente normativa di prodotto CEI EN 62606, e il loro scopo è di contenere il rischio di incendio di natura elettrica, in particolare nei circuiti finali di un impianto fisso.

L’arco elettrico è annoverabile tra le potenziali cause d’incendio, i guasti dovuti all’arco si possono distinguere in:

Durante un arco in serie non vi è dispersione di corrente verso terra, di conseguenza le protezioni differenziali non possono rivelarlo. Inoltre, l’impedenza dell’arco in serie riduce la corrente di carico, che manterrà il suo valore al di sotto della soglia di sgancio dei dispositivi di protezione da sovracorrenti (interruttori magnetotermici e fusibili).

Potenziali cause di guasto da arco in serie sono, per esempio, perdite di contatto in prese o morsetti, oppure il danneggiamento dei cavi per schiacciamento.

Nel caso di un arco in parallelo tra il conduttore di fase ed il neutro, la corrente è limitata solo dall’impedenza dell’impianto e dell’arco stesso ed è quindi possibile che la corrente di guasto risultante sia inferiore alla soglia di apertura dei dispositivi di protezione da sovracorrente.

Per quanto riguarda invece la formazione di un arco in parallelo tra fase e terra, il valore efficace di una corrente di guasto verso terra in grado di innescare un incendio, non è legato solo alla frequenza nominale di alimentazione di 50/60 Hz, ma può contenere uno spettro di frequenze più ampio, non previste per le prove degli interruttori differenziali.

L’impiego di dispositivi AFDD va considerato come un’integrazione ai sistemi di protezione tradizionali, in nessun modo questi dispositivi possono sostituire gli interruttori magnetotermici e gli interruttori differenziali.

Quali esecuzioni di AFDD sono disponibili?

Nella CEI EN 62606 sono specificate le caratteristiche degli AFDD, attualmente previsti per la protezione dei circuiti monofase in corrente alternata fino a 240 V e fino a 63 A.

La normativa di prodotto indicata tre possibili esecuzioni:

  1. AFDD PURO, come dispositivo singolo, costituito da un’unità AFD (Arc Fault Detection) e da organi di manovra e previsto per essere collegato in serie con un idoneo dispositivo di protezione dal cortocircuito dichiarato dal costruttore, conforme ad una o più delle seguenti Norme CEI EN 60898-1, CEI EN 61009-1 o alla serie CEI EN 60269;
  2. AFDD COMBINATO come dispositivo singolo, costituito da un’unità AFD integrata e da un dispositivo di protezione conforme ad una o più delle seguenti Norme CEI EN 60898-1, CEI EN 61008-1, CEI EN 61009-1 o CEI EN 62423.
  3. AFDD ASSEMBLABILE costituito da un’unità AFD e da un dispositivo di protezione dichiarato, previsto per essere assemblato sul posto.
AFDDDove andrebbero installati gli AFDD?

I requisiti per l’installazione degli AFDD sono stati previsti nella norma HD 60354-4-42. Da fine 2017 l’installazione degli AFDD è (almeno) raccomandata in tutta Europa.

In Italia, nella Norma CEI 64-8 V3, pubblicata nel marzo 2017, sono stati aggiunti i seguenti requisiti all’interno della sezione 422 “Protezione contro gli incendi”; devono essere adottati provvedimenti contro il pericolo di «guasto serie» nei luoghi:

A tale scopo, si può adottare una delle seguenti misure:

L’utilizzo di AFDD secondo la norma di prodotto CEI EN 62606 costituisce una misura adeguata per la protezione dai guasti arco serie.

Quando impiegati, gli AFDD devono essere installati (art 532.6) nei circuiti monofase o bifase in c.a. non superiori a 240 V all’origine dei circuiti terminali da proteggere.
Il coordinamento degli AFDD con i dispositivi di protezione contro le sovracorrenti, se necessario, deve essere conforme alle istruzioni del costruttore.”

Gli AFDD possono dar luogo a scatti intempestivi?

La CEI EN 62606 prevede che siano effettuate delle prove atte a garantire l’immunizzazione del dispositivo ad alcuni carichi di mascheratura (aspirapolveri, alimentatori elettronici, dimmer, lampade fluorescenti e alogene, trapani), al fine di assicurare una maggiore affidabilità dell’AFDD.

Questi carichi possono generare forme d’onda o archi operativi similari a quelle dei guasti da arco, l’unità AFDD deve essere in grado di discernere queste forme d’onda dai reali guasti da arco potenzialmente pericolosi.

La norma CEI 64-8 V3 riporta un commento dove viene comunque segnalato al progettista di valutare l’impiego di questi dispositivi in alcune situazioni d’impianto dove la mancanza di alimentazione dovuta ad un eventuale intervento possa comportare situazioni di pericolo, danni ingenti o il mancato funzionamento dei sistemi di sicurezza.

 

Nota bene: La rubrica fornisce solo indicazioni informative di carattere generale e le risposte non sono sostitutive di pareri resi da professionisti a clienti.