L’esperto: risponde Impianti a Livelli – Differenziali RCD

Rubrica di approfondimento tecnico-normativo realizzata dagli esperti Impianti a Livelli – Oggi si parla di interruttori differenziali (RCD - Residual Current Protective Device): regolare corrente differenziale e ritardo di intervento
Impianti a Livelli

Conformemente all’art. 531.3.4.2 della CEI 64-8; V3:2017-03, negli impianti dove gli interruttori differenziali (RCD – Residual Current Protective Device – dispositivo di sicurezza a corrente residua) sono accessibili solo alle persone avvertite o alle persone esperte, essi possono essere costituiti da RCD a toroide separato (MRCD) conformi alla norma di prodotto CEI EN 60947-2 (Allegato M) oppure da “Interruttori con protezione differenziale incorporata (CBR)” conformi alla stessa norma di prodotto CEI EN 60947-2 (Allegato B).

Nella maggior parte dei casi, si tratta di dispositivi regolabili dall’installatore durante la messa in servizio secondo le indicazioni del progetto: si tratta di regolare la corrente differenziale di intervento IΔn e il ritardo di intervento, al fine di soddisfare le condizioni relative alla protezione delle persone contro i contatti indiretti.

Secondo la norma CEI EN 60947-2, il ritardo regolato sull’RCD è per convenzione il tempo di non apertura a 2 IΔn (i tempi di apertura corrispondenti devono essere dichiarati sulla documentazione del fabbricante).

Come regolare la corrente differenziale di intervento IΔn?

In un sistema TT, un guasto tra una fase ed una massa collegata a terra provoca la circolazione di una corrente di guasto limitata dall’impedenza costituita essenzialmente dalla somma della resistenza del dispersone di terra dell’impianto utilizzatore e di quella del neutro in cabina (parecchi ohm).

In base all’art. 413.1.4.2 (o all’art. 531.3.5.3.2) la corrente differenziale di intervento IΔn deve essere regolata in modo da non superare il rapporto UL / RE, ove UL è la tensione di contatto limite convenzionale (pari a 50 V negli ambienti ordinari, e 25 V in alcuni ambienti speciali), e RE è la resistenza del dispersore di terra. In questo modo, l’interruzione dell’alimentazione avviene non appena le masse raggiungono una tensione di contatto pericolosa. Per esempio, la regolazione di IΔn pari a 0,3 A è sufficiente a garantire la protezione dai contatti indiretti negli ambienti ordinari in caso di una resistenza di terra sino a 166 ohm (un valore non difficile da ottenere, ma che va comunque verificato).

In un sistema TN (solo TN-S), l’anello di guasto non comprende i dispersori di terra ma solo conduttori metallici, quindi la corrente differenziale di guasto è in pratica la corrente di corto circuito. Qualunque valore ragionevole della Idn è idoneo a garantire la protezione dai contatti indiretti dato che la norma chiede solo che l’interruzione dell’alimentazione avvenga nei tempi indicati (art. 413.1.3.3).

Come regolare il ritardo di intervento?

Nei circuiti terminali di un sistema TT (cioè nei circuiti direttamente collegati agli apparecchi utilizzatori o alle prese a spina), la norma CEI 64-8 non fornisce esplicitamente i tempi massimi di interruzione da rispettare (a differenza della corrispondente norma internazionale IEC 60364 dalla quale è tratta).

Tuttavia, il commento all’articolo 413.1.4.2 precisa che i tempi massimi di intervento previsti per i tipi generale (non ritardati) ed S (selettivi) delle norme degli interruttori differenziali per uso domestico e similare, sono tali da permettere di soddisfare le condizioni relative alla protezione contro i contatti indiretti. Inoltre, precisa che sono idonei anche i tempi previsti per i tipi “corrispondenti” della norma CEI EN 60947-2. Quindi, qualora non sia indicata la regolazione “tipo S” sull’RCD, si può regolare il ritardo pari a 0,06 s in quanto, secondo la norma di prodotto, esso corrisponde ai medesimi tempi massimi di apertura dei tipo S (0,5 s @ IΔn; 0,2 s @ 2IΔn; 0,15 s @ 5 IΔn; 0,15 s @ 10 IΔn). Per ritardi oltre 0,06 s è necessario verificare sulla documentazione del fabbricante dell’RCD l’idoneità dei tempi di interruzione.

Nei circuiti terminali sino a 32 degli impianti TN-S, i tempi massimi di interruzione sono un po’ meno restrittivi e sono indicati alla Tab. 41A della CEI 64-8 (0,4 s a 230 V). Si devono usare le informazioni fornite dal fabbricante dell’RCD tenendo conto che i tempi di interruzione della Tabella 41A si riferiscono a correnti differenziali di guasto significativamente più elevate della IΔn dell’RCD (per esempio, se il costruttore dichiara per il ritardo regolato di 1 s, un tempo di interruzione pari a 0,4 s a 5 IΔn, questa regolazione è idonea).

• Negli altri circuiti, sono ammessi tempi di interruzione maggiori: 1 secondo per il sistema TT, 5 secondi per il TN.

• Anche in questo caso come per gli altri sopra esposti e come già precedentemente ricordato, il fabbricante ha l’obbligo secondo la norma di prodotto CEI EN 60947-2 di dichiarare la curva di intervento corrente/tempo per il prodotto utilizzato così da garantire tempi massimi di interruzione.

Avvertenze generali

• Le regolazioni di cui sopra si riferiscono alla sola protezione dai contatti indiretti. Qualora la protezione differenziale svolga funzioni diverse, per esempio la protezione addizionale dai contatti diretti, esse non sono accettabili. In questi casi la protezione deve essere non regolabile in corrente (Idn=30mA) ed in tempo (istantaneo)

• E’ essenziale che l’RCD non sia accessibile a persone comuni non addestrate le quali potrebbero modificare le corrette regolazioni creando situazioni di pericolo.

Gli MRCD (differenziali a toro separato) vanno installati in combinazione con gli apparecchi di interruzione indicati dal fabbricante al fine di garantire effettivamente i tempi d’intervento totali del sistema associato (MRCD + l’apparecchio di interruzione).

Risponde Impianti a Livelli (Associazione Componenti e Sistemi per Impianti CSI)impianti a livelli

Nota bene: La rubrica fornisce solo indicazioni informative di carattere generale e le risposte non sono sostitutive di pareri resi da professionisti a clienti.

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