Sostenibilità: il futuro è nell’economia circolare

Costruire case non basta più, occorre intendere le città con nuove visioni e strategie, capaci di innovare con creatività. Possiamo anche smettere di costruire edifici nuovi e concentrarci di più sul rinnovarli e renderli più efficienti, recuperando spazi inutilizzati, riqualificando aree dismesse e alleggerendo di conseguenza anche l’impatto energetico dell’uomo nell’ambiente.

Domani è il progetto abitativo realizzato dagli architetti Andrea Rinaldi e Roberta Casarini che si propone di cambiare il modo di intendere gli edifici e le città, promuovendo un nuovo concetto di sostenibilità da un punto di vista energetico, economico, sociale e urbano. Vincitore di Eco_Luoghi 2017/18 – il consulto informale indetto dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, dall’Associazione Mecenate 90 e da Unioncamere, in collaborazione con il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri e con il sostegno di FederlegnoArredo – Domani sarà visitabile in scala 1:1 al Mattatoio di Roma, ex Macro Testaccio, fino al 21 ottobre 2018 e le aziende che hanno contribuito alla sua costruzione verranno insignite del “bollino di Eco_Luoghi” del Ministero.

Il progetto

Progetto Domani assemblaggioLa progettazione per strati è la base del progetto: un sistema strutturale che offre la possibilità di intervenire nelle città attraverso addizioni volumetriche che si inseriscono nel costruito con discrezione. Tale sistema è stato concepito come un intervento di recladding che permette sia l’adeguamento sismico, energetico ed estetico delle preesistenze, sia l’addizione di porzioni immobiliari incrementali che aprono scenari in cui architettura ed economia si incontrano. Questi nuovi spazi, chiamati appunto Domani, non solo sono eco-case sostenibili, autonome, energeticamente efficienti ed adattabili nel tempo e alle necessità, ma sono anche strumenti di investimento, poiché con la loro vendita è possibile finanziare l’intera opera di adeguamento strutturale e sismico dell’edificio.

Costruita con tecnologie leggere stratificate a secco, facilmente assemblabili e disassemblabili, è un’architettura semplice e circolare pensata per evolvere in funzione dei flussi di aria, acqua, luce, suono, energia, materie prime e persone. Lo spazio abitativo è articolato in moduli di 1,80 x 4,50 m lineari, costruiti interamente in fabbrica e montati tra loro in cantiere con collegamenti magnetici. La modularità consente variazioni di forma e taglia (S, M, L, XL) per adattarsi a luoghi e necessità, mentre l’altezza ridotta di 2,40 metri è stata studiata per poter incrementare la densità urbana.

Verso un’economia circolare

Domani è un progetto che pensa a un’economia circolare. Gli strati con cui è composto l’involucro sono infatti progettati per avere differente durata nel tempo – la struttura è l’elemento più longevo, l’arredamento quello più temporaneo – e ognuno, al termine del proprio ciclo di vita, potrà essere riconvertito o riutilizzato in un’idea di ciclo economico circolare che minimizza la produzione di rifiuti.

DOMANI - sezione progetto

La redazione ha incontrato l’architetto Andrea Rinaldi.

In che cosa differisce Domani rispetto ad altri progetti simili?

Domani è una casa per il futuro pensata per essere posizionata sui tetti degli edifici come addizione volumetrica, aggiungendosi con discrezione al territorio costruito per ridisegnare il paesaggio urbano, prestando attenzione alle risorse che abbiamo a disposizione. Questo scenario potrebbe rappresentare una rivoluzione comparabile a quella che gli smartphone hanno generato in campo digitale. Lo smartphone è, infatti, un oggetto integrato che racchiude in sè molteplici funzioni. Analogamente, lo strumento dell’addizione volumetrica può racchiudere in sé la risposta a tutte le esigenze che un edificio esistente si troverà ad affrontare domani dal punto di vista energetico, strutturale, economico, sociale.

Quali sono i vostri obiettivi?

Progetto Domani a RomaL’obiettivo è di sviluppare la teoria di una progettazione per strati, individuati dal progettista e riconoscibili dall’utente, semplici, disassemblabili, componibili per funzioni compatibili. Ogni strato è una risposta a una necessità, ha una sua durata nel tempo, ha una sua incidenza economica.
Una progettazione per strati coniuga l’efficacia delle scelte di (ri)composizione architettonica e spaziale con l’efficienza delle scelte di riuso sulle mutanti esigenze della comunità.
Una progettazione per strati può trasformare l’architettura da sistema immutabile e lineare in sistema semplice, esatto, economicamente circolare costruito come un oggetto.
Una progettazione per strati vuol ripensare l’approccio al progetto di architettura in funzione di un suo disassemblaggio, di una sua adattabilità nel tempo, della possibilità di essere costruito per frammenti, uno dopo l’altro.

L’architettura sta davvero andando verso un’economia circolare?

Purtroppo manca ancora molto. L’architettura (e tutto il settore delle costruzioni) nell’ultimo mezzo secolo ha compiuto passi minimi nel settore dell’innovazione tecnologica, mentre nel campo del linguaggio pensiamo che si sia addirittura involuta. Questo fa sì che, pur essendo uno dei motori trainanti l’economia, sia tra i settori più arretrati, incapace di affrontare la crisi economica che la circonda.

L’architettura dovrebbe invece anticipare e suggerire nuovi modi di vita, in funzione dei cambiamenti sociali, economici, ambientali. Quello che è un problema va visto come un’opportunità: non possiamo pensare di cambiare le cose se non cambiamo il modo con cui le facciamo.

Domani è una goccia nel deserto, ma il deserto è alle porte e tergiversare, pensare a corto raggio, è un modo di agire che conduce inesorabilmente alla fine. Poiché la conoscenza delle possibilità, specie nel campo dell’architettura, è il primo fattore per la sua innovazione, ben venga Domani, per pensare a una nuova stagione dell’architettura.

L’hypercar del futuro? Elettrica e alimentata dai rifiuti

Provate a immaginare una hypercar sfrecciarvi davanti a 400 km/h… Forte vero? Portatevi avanti con la fantasia e pensate a quel bolide come una fuel electric vehicle alimentata da elettricità ricavata dall’umido domestico. No, non è l’inizio del sequel di Blade Runner, ma uno spezzone di realtà. Una traccia, al confine tra presente e futuro, di quello che in parte già si sta progettando e realizzando.

Un’anteprima l’hanno offerta Daniele Invernizzi e gli altri relatori presenti al convegno “Super ed Hypercar: presente e futuro elettrico”, tenutasi a That’s Mobility.

Emobility e hypercar: una storia ad alta velocità

Lo stereotipo dell’auto elettrica = auto lenta cade molto rapidamente tanto quanto le velocità massime espresse dalle super e hypercar a spina presentate da Walter Vinciotti, ingegnere progettista di veicoli elettrici e amministratore delegato della Privé, specializzata in ricerca e ingegnerizzazione di Electric Vehicle.

Dal 2009 anno della Metropolia Era, frutto di una sinergia tutta statunitense tra università e azienda (in questo caso la Drako Motor, specializzata in piattaforme software per e-car), e dai suoi 252 km/h si è passati anno dopo anno a un’intensa attività. E oggi, tra concept, prototipi e auto prossime alla produzione si è arrivati, per esempio, alla Tesla Roadster, che dovrebbe essere pronta per il 2020: 400 km/h di velocità massima e un valore di coppia dichiarato di 10mila (!) Nm.
Annunci clamorosi a parte, la realizzazione di bolidi di questo genere è solida realtà. Anzi, proprio le attività di sviluppo di vetture di questo genere vanno intese come laboratori di sperimentazione estrema per portare a maturità soluzioni concrete, finanziabili grazie alla vendita di pochi preziosissimi esemplari.

hypercar tesla

Tesla Roadster è dichiarata dal costruttore come l’auto più veloce del mondo, capace di raggiungere i 400 km/h e 1000 chilometri di autonomia. (Foto da www.tesla.com)

Corre la ricerca e sviluppo nell’emobility

Grazie a questa attività di ricerca e sviluppo si caratterizzano quelle che saranno le tendenze prevalenti nella realizzazione delle supercar elettriche del futuro. Macchine con almeno 3 motori, addirittura quattro, alloggiati e dedicati per ogni ruota, opzione già attuata da Mercedes nella AMG elettrica; necessità di un cambio almeno a due velocità; motori sempre più compatti e batterie alimentate in diversi modi, dal titanato di litio alle batterie allo stato solido (SSB). In quest’ultimo caso ci sono studi che comprovano come questo tipo di soluzioni saranno adottate nel prossimo futuro. Audi, come rappresentato anche da un concept di un “missile a quattro ruote” sta ragionando già oggi su questa possibilità. La conferma è l’investimento nella società californiana QuantumScape, specializzata nello sviluppo delle SSB, con un nuovo accordo pari a 100 milioni di dollari.

Convegno hypercar Thats mobilitySarà proprio la batteria l’ago della bilancia nello sviluppo delle electric vehicles: più performanti e più compatte.

Intanto la ricerca prosegue anche in questo senso e il progresso si nota anche nell’esempio della Mercedes: la sua AMG elettrica, stando ai dati della stessa Casa tedesca, dal 2011 al 2020 passerà da una capacità della batteria da 35 a 80 kWh, da una potenza di 420 a 800 kW, vedendo diminuire il peso complessivo dell’auto da 1800 kg a 1200.

Tutto questo apporterà non solo benefici alla fascia più alta delle vetture, ma avrà ricadute positive sulle utilitarie del domani, come già accade nell’automobilismo tradizionale, con lo sviluppo in Formula Uno e le soluzioni poi trasmesse alle auto di tutti i giorni.

Elettricità dai rifiuti organici, il cerchio per l’emobility si chiude

Ma una volta che si passerà alla mobilità elettrica, dove si andrà ad attingere tutta l’elettricità necessaria? Le rinnovabili entrano in gioco, soprattutto il fotovoltaico, ma la stessa vettura elettrica sarà la base per lo sviluppo del concetto di vehicle-to-grid, ovvero la capacità dell’auto di comunicare con la rete elettrica e di restituirle elettricità, sotto forma di energia stoccata dalla batteria.

Ma c’è un altro scenario che si sta mettendo in luce: la produzione energetica dal rifiuto organico.

Bucce di banana, fondi del caffè, scarti alimentari e tutto quello che viene conferito come umido domestico può essere già oggi trasformato in combustibile per le auto elettriche. Come?

La risposta l’ha offerta Marco Baudino, presidente di Future Power. L’ingegnere, che vanta un curriculum vitae nell’industria automotive con ruoli in Fiat/Diesel e Common Rail, ha presentato un concetto di biogas a ciclo anaerobico, a solido o a liquido, per co-generazione di energia elettrica e calore che funzionano soprattutto con alimentazione basata sugli scarti organici disponibili e, a fine ciclo forniscono compost utilizzabile come fertilizzante naturale. Lo sta portando avanti proprio la sua azienda, ma già in Europa ci sono realtà che stanno sviluppando tecnologie di questo genere. Sono soluzioni in grado di generare rese energetiche notevoli: Baudino ha segnalato che con 2000 tonnellate di umido si possono produrre 800mila kW elettrici.

Quindi il futuro sorride agli electric vehicles, anche perché dalla loro parte hanno diversi benefici rispetto ai veicoli con motore endotermico: un rendimento decisamente superiore, meno parti in gioco e quindi minori costi di manutenzione e risparmio netto anche in termini di componenti, oltre a una alimentazione green.

Infrastrutture elettriche e digitali per l’edificio 4.0

Dal 17 al 20 Ottobre BTicino partecipa all’edizione 2018 del Saie di Bologna con diverse novità che interessano la casa connessa, l’automazione dell’edificio e l’IoT:

Gestione digitale del suono

Al Saie saranno presenti i sistemi Nuvo, il brand statunitense del gruppo Legrand specializzato nella gestione digitale del suono di alta fedeltà, con innovativi player modulari per guida Din, player da tavolo con diffusori incorporati, soundbar per televisori, diffusori da incasso con qualità professionale.

Soluzioni FTTH

BTicino risponde alle richieste di predisposizione di punti di accesso dell’edificio e terminazioni in fibra ottica delle unità abitative, come richiesto dalla Legge 164/2014, con le soluzioni FTTH (Fiber To The Home). L’offerta garantisce semplicità e qualità alla terminazione.

Non solo architettura, storie di smart building a Venezia

L’ambiente non può più aspettare, l’efficienza energetica nemmeno: la partita principale, quanto a cambiamenti climatici e sostenibilità, si gioca sul campo degli smart building. Con quali mezzi? Rinnovabili, energy management, ricarica veicoli elettrici, integrazione impiantistica, Internet of Things… affiancando al progresso tecnologico una mentalità orientata a investimenti e attitudini green, supportati dalla visione di aziende storicamente rivolte all’ottimizzazione dei consumi energetici.

Su questa “cultura” dello smart building si fonda la missione di Delta, confermata anche il 10 ottobre a Venezia, location d’eccezione per un evento che ha unito tendenze tecnologiche, social responsability e suggestioni architettoniche legate alla Biennale 2018 e al suo Taiwanese Pavilion.

smart building evento DeltaIl nostro scopo è quello di promuovere un futuro migliore, fatto di soluzioni green, pulite ed efficienti – esordisce Jesse Chou, AVP & Spokesperson di Delta Electronics -. Come? Supportando nuove realizzazioni e riqualificazioni a elevato risparmio energetico, grazie alle comprovate competenze di Delta in termini di elettronica di potenza, automazione e infrastruttura”.

Un ecosistema integrato di prodotti e soluzioni che vede nell’edificio una cellula fondamentale per lo sviluppo di un tessuto urbano sostenibile, che passa attraverso microgrid, accumulo e mobilità elettrica, da un lato, e interconnessione intelligente tra EV charger e fabbisogno energetico di case, edifici e reti, dall’altro.

Fare smart building in 3 step

Parlando di tecnologia e integrazione, Delta ha scelto lo storico “gioiello” architettonico di Venezia per gettare le basi della propria idea di smart city, già concretizzata presso alcuni grandi operatori del settore telecom, aziende energivore per eccellenza. Come confermato da Jackie Chang, President & General Manager di Delta EMEA e dal General Manager di Delta Buildings EMEA Idilio Ciuffarella, il decennale rapporto con queste grandi realtà del settore si è recentemente evoluto in supporto alla progettazione di sistemi di building automation volti a ottimizzarne le performance energetiche attraverso l’integrazione di tutte le componenti strategiche della struttura.

Cosa significa, dunque, Delta Building? Scopriamolo nei 3 step che portano agli edifici integrati:

smart building evento Delta 1Pensando al mondo telecom, e ai tanti altri edifici italiani che “reclamano” efficienza, significativo il caso di TIM, che ha avviato un corposo programma di efficientamento energetico delle proprie strutture che comprende l’implementazione di sistemi di monitoraggio dei consumi, il LED retrofit dell’illuminazione esistente, l’installazione di impianti fotovoltaici e più efficienza nel condizionamento dell’aria dei data center.

Tra gli interventi attuati insieme a Delta, spicca infine la gestione intelligente degli impianti HVAC nella sede di Telecom Italia a Padova, che frutta ogni anno il 12% di risparmio energetico. Protagonisti dell’evento veneziano, inoltre, i green building di Vodafone in Grecia e le esperienze rinnovabili spagnole di Telefónica, che vanta oltre 4.000 base station alimentate da impianti fotovoltaici off-grid.

Automazione, energy management e IoT sono la chiave di un futuro più sostenibile

Social Responsability votata alla sostenibilità

Il cambio di rotta verso gli smart building non si ferma alle partnership tecnologiche, ma abbraccia l’intero universo Delta in processi di Corporate Social Responsability (CSR) incentrati sulla sostenibilità ambientale. Ideali espressi tramite la partecipazione attiva alle conferenze ONU sul clima, la realizzazione di green building da donare a contesti scolastici e nel costante aggiornamento di head quarter e impianti produttivi, per trasferire il massimo dell’efficienza anche ai propri processi aziendali.

La filosofia green a 360 gradi, che ha fruttato a Delta il riconoscimento come Industry Leader del settore nel Dow Jones Sustainability Indices’ (DJSI) World Index 2018, si riflette inoltre su iniziative di natura artistico-culturale come la partnership tecnica con il Taiwanese Pavilion, esposizione collaterale alla Biennale di Architettura promossa dal Circolo Artistico di Venezia.

“Abbiamo scelto uno scenario unico al mondo come Venezia per promuovere i nostri ideali di edifici “smarter” e “greener” anche nel contesto espositivo incentrato dall’architetto taiwanese Sheng-Yuan Huang e dallo studio Fieldoffice sul rapporto tra uomo e natura – spiega Shan-Shan Guo, Chief Brand Officer di Delta Electronics ed Executive Director della Delta Electronics Foundation -. Le soluzioni per il risparmio energetico Delta si sposano perfettamente con lo spirito green di questa installazione, dove tecnologia e natura diventano opportunità per professionisti, arte e città del futuro”.

LG gira l’Italia con la pompa di calore aria acqua Therma V

Oggi inizia il road show di LG Electronics per presentare i vantaggi di Therma V, la prima pompa di calore aria-acqua monoblocco dotata di gas refrigerante R32.

Un viaggio di circa un mese in diverse tappe lungo la penisola – Perugia (13 ottobre), Roma (20 ottobre), Napoli (27 ottobre) – per far conoscere a installatori, professionisti e utenti finali le soluzioni efficienti, innovative e performanti offerte da LG.

Il truck firmato LG trasporterà una showroom mobile allestita e promuoverà presso il largo pubblico le tecnologie e i vantaggi offerti dai pannelli fotovoltaici, dai sistemi di accumulo integrati per solare fotovoltaico, ma soprattutto da Therma V.

La pompa di calore aria-acqua monoblocco Therma V è in grado di offrire elevate prestazioni di riscaldamento e grazie all’utilizzo del gas refrigerante R32 migliora efficienza e prestazioni, raggiungendo un coefficiente di prestazione stagionale di riscaldamento (SCOP) pari a 4,45 e la classificazione energetica A+++ (Erp).

User experience per Therma V

Il nuovo comando a filo RS3 in dotazione migliora la user experience, grazie al display LCD a colori da 4,3 pollici, al design elegante e ai tasti a sfioramento. Inoltre, grazie alle funzioni di controllo smart è possibile effettuare il monitoraggio dei consumi energetici, programmazione e le operazioni di emergenza. Tutte queste funzionalità si gestiscono tramite un’interfaccia utente intuitiva, che consente una facile programmazione e un rapido e semplice controllo dello stato di funzionamento. Ogni utente può controllare visivamente il funzionamento del sistema, regolare i livelli di consumo di energia per ridurre gli sprechi e i costi operativi.

Therma V può essere gestita attraverso la App LG SmartThinQ e avere tutto sotto controllo con un semplice touch sullo smartphone: accensione/spegnimento, gestione avanzata delle operazioni, monitoraggio dei consumi energetici, temperatura e selezione della modalità operativa.

Tecnologia connessa ed efficienza energetica: le sfide del mercato immobiliare

A quanto pare, la nuova sfida del mercato immobiliare si gioca sul terreno delle innovazioni tecnologiche. Le ultime tendenze dell’architettura contemporanea infatti, ci mostrano una crescente attenzione al tema della sostenibilità intesa in termini di performance energetiche, sia dell’involucro edilizio che del comparto abitativo.

Sempre più utenti – dai grandi player del Real Estate ai cittadini – sono alla ricerca di soluzioni che ottimizzino i consumi energetici, garantendo non solo risparmi in bolletta ma anche, finalmente, verso l’ambiente. In poche parole: l’edificio, che sia residenziale e non, piace soprattutto se è nuovo ed efficiente.

Questo significa, in pratica, che la richiesta di case smart è sempre più forte, che le case nuove o riqualificate con questi criteri si vendono meglio e i prezzi mostrano una migliore tenuta in un panorama generale di compravendite in aumento. Si è cioè disposti a spendere di più se consapevoli che a fronte di un maggiore costo iniziale, l’investimento in tecnologie smart consente enormi benefici, sia in termini economici che di benessere ambientale.

La sostenibilità – dentro e fuori l’abitazione – è finalmente diventata un fattore che incide sul bilancio familiare.

Le abitazioni del futuro, infatti, devono consumare e inquinare meno, permettendo di migliorare sia la salute di chi le abita che la vivibilità generale delle città.

Innovazione tecnologica per migliorare la qualità dell’abitare

Il mercato dell’home automation offre, oggi, un ampio spettro di soluzioni, che non si limitano ai comandi per gestire la casa, ma spaziano dal recupero delle acque piovane agli orti urbani sui tetti. Sofisticati sistemi domotici, controllo da remoto, accessi tramite smartphone, estrattori d’aria intelligenti, specchi wi-fi e diffusori acustici wireless, ma anche rilevatori sismici, antincendio, anti allagamento. Tutti integrati in una centralina. Insomma, una casa intelligente, dentro e fuori, che dialoghi con chi la vive.

Utilizzare un qualsiasi dispositivo per controllare e comandare la tua casa grazie allo smartphone o a un’interfaccia web è sicuramente un vantaggio non da poco.

Occorre però anche una vera e propria progettazione sostenibile che parte dall’involucro, che punti sulle energie rinnovabili, su soluzioni di ventilazione meccanica controllata… fino alla possibilità di ricaricare la propria vettura elettrica.

Mercato immobiliare: alcuni esempi, in Italia e nel mondo

Il mercato immobiliare è pronto a rispondere a questa sfida? Sicuramente sì, sono moltissimi gli esempi recentemente realizzati in ambito architettonico a far riferimento a questa direzione di attenzione ambientale. Dal Long-Plan, il progetto (italo-cinese) di edificio sostenibile che ha vinto il Solar Decathlon 2018 al Bosco Verticale di Studio Boeri, a Milano, due torri verdi nelle quali i tradizionali sistemi di rivestimento in facciata sono sostituiti da vegetazione che aiuta a contribuire alla rigenerazione della biodiversità urbana.

Oppure, il quartiere Citylife, sempre a Milano, dove gli edifici sono pensati in ottica Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), standard di costruzione americano basato su alcuni principi fondamentali quali il contenimento dell’energia impiegata, l’uso di materiali riciclati e riciclabili e il controllo delle fonti inquinanti, sia in fase di costruzione, sia in quella di utilizzo dell’immobile.

O anche, Mario Cucinella, che realizza nel mondo edifici ad emissioni zero per un futuro sostenibile, progetti che contribuiscono alla rigenerazione urbana, al cambiamento sociale e a ridurre la domanda di energia.

Planet Idea, invece, è una società specializzata nella progettazione smart di edifici, complessi residenziali, quartieri o interi ecosistemi urbani, che sta realizzando la prima social smart city al mondo. «Per vendere bene nel Real Estate – dice il fondatore e presidente Gianni Savio – è necessario distinguersi proprio attraverso l’efficiente uso delle risorse, i servizi digitali ai cittadini e l’innovazione tecnologica per migliorare la qualità dell’abitare».

L’esperto: risponde Impianti a Livelli – Differenziali RCD

Conformemente all’art. 531.3.4.2 della CEI 64-8; V3:2017-03, negli impianti dove gli interruttori differenziali (RCD – Residual Current Protective Device – dispositivo di sicurezza a corrente residua) sono accessibili solo alle persone avvertite o alle persone esperte, essi possono essere costituiti da RCD a toroide separato (MRCD) conformi alla norma di prodotto CEI EN 60947-2 (Allegato M) oppure da “Interruttori con protezione differenziale incorporata (CBR)” conformi alla stessa norma di prodotto CEI EN 60947-2 (Allegato B).

Nella maggior parte dei casi, si tratta di dispositivi regolabili dall’installatore durante la messa in servizio secondo le indicazioni del progetto: si tratta di regolare la corrente differenziale di intervento IΔn e il ritardo di intervento, al fine di soddisfare le condizioni relative alla protezione delle persone contro i contatti indiretti.

Secondo la norma CEI EN 60947-2, il ritardo regolato sull’RCD è per convenzione il tempo di non apertura a 2 IΔn (i tempi di apertura corrispondenti devono essere dichiarati sulla documentazione del fabbricante).

Come regolare la corrente differenziale di intervento IΔn?

In un sistema TT, un guasto tra una fase ed una massa collegata a terra provoca la circolazione di una corrente di guasto limitata dall’impedenza costituita essenzialmente dalla somma della resistenza del dispersone di terra dell’impianto utilizzatore e di quella del neutro in cabina (parecchi ohm).

In base all’art. 413.1.4.2 (o all’art. 531.3.5.3.2) la corrente differenziale di intervento IΔn deve essere regolata in modo da non superare il rapporto UL / RE, ove UL è la tensione di contatto limite convenzionale (pari a 50 V negli ambienti ordinari, e 25 V in alcuni ambienti speciali), e RE è la resistenza del dispersore di terra. In questo modo, l’interruzione dell’alimentazione avviene non appena le masse raggiungono una tensione di contatto pericolosa. Per esempio, la regolazione di IΔn pari a 0,3 A è sufficiente a garantire la protezione dai contatti indiretti negli ambienti ordinari in caso di una resistenza di terra sino a 166 ohm (un valore non difficile da ottenere, ma che va comunque verificato).

In un sistema TN (solo TN-S), l’anello di guasto non comprende i dispersori di terra ma solo conduttori metallici, quindi la corrente differenziale di guasto è in pratica la corrente di corto circuito. Qualunque valore ragionevole della Idn è idoneo a garantire la protezione dai contatti indiretti dato che la norma chiede solo che l’interruzione dell’alimentazione avvenga nei tempi indicati (art. 413.1.3.3).

Come regolare il ritardo di intervento?

Nei circuiti terminali di un sistema TT (cioè nei circuiti direttamente collegati agli apparecchi utilizzatori o alle prese a spina), la norma CEI 64-8 non fornisce esplicitamente i tempi massimi di interruzione da rispettare (a differenza della corrispondente norma internazionale IEC 60364 dalla quale è tratta).

Tuttavia, il commento all’articolo 413.1.4.2 precisa che i tempi massimi di intervento previsti per i tipi generale (non ritardati) ed S (selettivi) delle norme degli interruttori differenziali per uso domestico e similare, sono tali da permettere di soddisfare le condizioni relative alla protezione contro i contatti indiretti. Inoltre, precisa che sono idonei anche i tempi previsti per i tipi “corrispondenti” della norma CEI EN 60947-2. Quindi, qualora non sia indicata la regolazione “tipo S” sull’RCD, si può regolare il ritardo pari a 0,06 s in quanto, secondo la norma di prodotto, esso corrisponde ai medesimi tempi massimi di apertura dei tipo S (0,5 s @ IΔn; 0,2 s @ 2IΔn; 0,15 s @ 5 IΔn; 0,15 s @ 10 IΔn). Per ritardi oltre 0,06 s è necessario verificare sulla documentazione del fabbricante dell’RCD l’idoneità dei tempi di interruzione.

Nei circuiti terminali sino a 32 degli impianti TN-S, i tempi massimi di interruzione sono un po’ meno restrittivi e sono indicati alla Tab. 41A della CEI 64-8 (0,4 s a 230 V). Si devono usare le informazioni fornite dal fabbricante dell’RCD tenendo conto che i tempi di interruzione della Tabella 41A si riferiscono a correnti differenziali di guasto significativamente più elevate della IΔn dell’RCD (per esempio, se il costruttore dichiara per il ritardo regolato di 1 s, un tempo di interruzione pari a 0,4 s a 5 IΔn, questa regolazione è idonea).

• Negli altri circuiti, sono ammessi tempi di interruzione maggiori: 1 secondo per il sistema TT, 5 secondi per il TN.

• Anche in questo caso come per gli altri sopra esposti e come già precedentemente ricordato, il fabbricante ha l’obbligo secondo la norma di prodotto CEI EN 60947-2 di dichiarare la curva di intervento corrente/tempo per il prodotto utilizzato così da garantire tempi massimi di interruzione.

Avvertenze generali

• Le regolazioni di cui sopra si riferiscono alla sola protezione dai contatti indiretti. Qualora la protezione differenziale svolga funzioni diverse, per esempio la protezione addizionale dai contatti diretti, esse non sono accettabili. In questi casi la protezione deve essere non regolabile in corrente (Idn=30mA) ed in tempo (istantaneo)

• E’ essenziale che l’RCD non sia accessibile a persone comuni non addestrate le quali potrebbero modificare le corrette regolazioni creando situazioni di pericolo.

Gli MRCD (differenziali a toro separato) vanno installati in combinazione con gli apparecchi di interruzione indicati dal fabbricante al fine di garantire effettivamente i tempi d’intervento totali del sistema associato (MRCD + l’apparecchio di interruzione).

Risponde Impianti a Livelli (Associazione Componenti e Sistemi per Impianti CSI)impianti a livelli

Nota bene: La rubrica fornisce solo indicazioni informative di carattere generale e le risposte non sono sostitutive di pareri resi da professionisti a clienti.

Joinon: la mobilità elettrica targata Gewiss

Gewiss lancia Joinon, il nuovo sistema completo per la ricarica dei veicoli elettrici che comprende sia l’infrastruttura tecnologica di prodotto sia la totale gestione, inclusi assistenza tecnica e manutenzione.

La mobilità elettrica sta cambiando definitivamente il modo di spostarsi e di immaginare i viaggi di ogni giorno e Gewiss propone una soluzione sicura e affidabile in conformità alle vigenti normative internazionali, sia per gli ambienti privati sia per quelli pubblici.

Una soluzione per ogni applicazione

Dalle stazioni di ricarica alla distribuzione dell’energia, dalle App per smartphone e tablet alla gestione intelligente delle unità di ricarica:

Joinon Gewiss per il residenzialeAlle colonnine, Gewiss affianca un servizio di comunicazione in cloud, che consente di gestire le infrastrutture di ricarica tramite APP o sito web dedicati.
Grazie a questa soluzione è possibile:

Joinon offre un servizio completo di energia, inclusi l’assistenza e la manutenzione.

Proteggere gli impianti di riscaldamento: Vortex200, il più piccolo filtro Sentinel

I detriti circolanti negli impianti di riscaldamento possono danneggiare pompa, valvole e scambiatori di calore, facendoli guastare prematuramente. Sentinel presenta Vortex200, un filtro molto piccolo da installare sottocaldaia e in grado di proteggere l’impianto da tutti i tipi di detriti.

Il modello – da soli 200 ml – è adatto per spazi ristretti, come armadietti e ripostigli dove non trovano spazio i filtri tradizionali.

Vortex200Vortex200 grazie a un’accurata progettazione intercetta una notevole quantità di detriti: test indipendenti hanno dimostrato che la raccolta su passaggio continuo è superiore di almeno il 60% alla capacità filtrante dei filtri sottocaldaia più conosciuti già sul mercato. La tecnologia di Vortex200, per quanto riguarda il potente gruppo di magneti di alta qualità e i materiali avanzati, è la stessa del modello Vortex300.

Vortex200 richiede pochissimo spazio aggiuntivo per l’installazione e la pulizia periodica. Inoltre, è a prova di perdite e i materiali avanzati con cui è costruito lo rendono robusto e affidabile, permettendo di offrire una garanzia di 10 anni.

Vortex200 si può installare in pochi minuti, ma protegge l’impianto a lungo in assoluta sicurezza grazie a:

Vortex300 resta la scelta ottimale per tutte le installazioni che offrono abbastanza spazio, mentre Vortex200 è in grado di garantire protezione ottimale per quegli impianti che hanno pochissimo spazio per l’installazione di dispositivi aggiuntivi.

Perché usare Vortex200?

Installazione ovunque

Manutenzione semplice

Sicurezza

Consumare meglio per spendere meno con l’energy manager

Consumare meglio per spendere meno è un obiettivo possibile per aziende attraverso il digital management. La gestione dell’energia e l’ottimizzazione dei consumi si raggiunge attraverso una serie di azioni e interventi mirati all’efficienza energetica e alla consapevolezza di chi opera nelle imprese.

L’innovazione tecnologica fa parte degli strumenti che l’esperto di gestione energetica adotta per centrare l’obiettivo e la digital management è parte integrante del processo di digitalizzazione delle imprese.

Andrea Angelini esperto di digital management

Lo sa bene Andrea Angelini, consulente di efficienza energetica ed innovazione tecnologica per Jump Facility, un network di professionisti ed imprese che lavorano insieme per supportare le aziende nell’aumento delle performance e l’ottimizzazione dei costi in tutto il comparto servizi (no-core aziendale). Tematica che verrà affrontata e approfondita a Illuminotronica 2018.

Fare efficienza energetica in azienda

Il punto di partenza è risparmiare energia sì, ma a parità di capacità produttiva. Fare efficienza energetica è un concetto valido tanto alla grande azienda quanto alla PMI. Una miglior resa energetica ottenuta contando su un minor costo della produzione è il fine cui devono tendere le imprese. Ma questo passa da una consapevolezza sulle azioni che permettono di centrare questo scopo; l’ottimizzazione è legata prima di tutto a conoscere bene ciò che si sta facendo e avere un parametro utile per migliorare lo stato dell’arte.

In pratica, come si traduce? Più che tradursi, passa dalla volontà del titolare d’azienda di avere una conoscenza precisa dell’origine di tutti i suoi consumi. Ciò è possibile installando un sistema di monitoraggio, senza il quale non potrà mai fare un ragionamento scientifico mirato al risparmio energetico consapevole. Occorre investire un po’ di tempo e risorse per conoscere ciò che accade in azienda e mettere in pratica azioni per l’efficienza energetica avendo una piena consapevolezza di come e quanto si consuma per quanto si sta producendo.

Casa si intende per digital management

Le soluzioni per riuscirci sono molte, grazie all’aiuto offerto dall’innovazione tecnologica. Le migliori sono quelle che hanno in sé la possibilità di apprendimento, offrendo dei parametri di riferimento rispetto ai quali ci si può regolare per questo. Si parla così di digital management, ovvero la gestione di un flusso di informazioni che riguardano i consumi dei motori, dei componenti elettromeccanici utilizzati. Chi conosce il processo produttivo, con questi dati ha in mano elementi utili per intervenire in maniera ottimale.

Nei consumi complessivi vi sono anche, per esempio, quelli relativi a una singola unità, che può essere il compressore dell’impianto di climatizzazione, rimasto acceso inavvertitamente nel weekend, producendo così sprechi inutili. Questo vale per l’illuminazione come per i servizi accessori al comparto produttivo.

Nell’ambito dell’ottimizzazione delle risorse è parte integrante la manutenzione degli impianti delegati alla produzione, sotto forma di monitoraggio da remoto o di manutenzione predittiva, rese entrambe possibili grazie all’adozione di sistemi intelligenti. Ciò che permette di evitare, per esempio, interventi scorretti e dispendiosi.

Si possono quantificare i risparmi ottenuti?

Digital mamagement

Dove si introduce un sistema di monitoraggio che consente di ragionare sul ciclo produttivo, le informazioni acquisite e analizzate hanno permesso di produrre un risparmio minimo del 3-4%, che su consumi pari a qualche centinaio di MWh diventa importante.

Ci sono poi sistemi impiegati indipendentemente dal ciclo produttivo e che intervengono sull’alimentazione generale e su questa riescono a ridurre gli sprechi.
L’utilizzo di energia in uno stabilimento è infatti dovuto a consumo di energia “funzionale”, necessaria ai carichi per lavorare, e di energia “non funzionale”, inutile e generata dalle perdite e dalle distorsioni presenti sulla rete di alimentazione. Sono armoniche, picchi di corrente, sovratensioni, micro-interruzioni, generazione di energia reattiva, ecc.. Maggiore è quest’ultimo tipo di energia, peggiore è la Power Quality, cioè la qualità della potenza, e più gravose diventano le condizioni di lavoro dei vari carichi elettrici.

Uno studio recente di Leonardo Energy condotto in 8 paesi su 16 settori industriali, ha concluso che il costo industriale della bassa qualità della potenza è di non molto inferiore al 4% del fatturato.
Introducendo specifici dispositivi che lavorano sulla riduzione delle perdite conseguenti, mediante appunto sistemi smart, e gli analytics generati su un determinato lasso di tempo, si riescono ad attuare risparmi variabili dal 4 al 7%».

In termini di risparmi, l’illuminazione ha la sua importanza. In base alla sua esperienza, c’è una soluzione tecnologica innovativa in questo senso?

Un’alternativa ai LED che garantisce risultati altrettanto ottimali in termini di prestazioni e di risparmio energetico a parità di luce emessa, sono le lampade a induzione magnetica. La tecnologia non è nuova, ma è oggi all’attenzione per i suoi innegabili vantaggi, il primo dei quali è la vita media davvero lunga: si parla di 90/110mila ore.

Ciò è permesso dalle caratteristiche costruttive, che garantiscono per esempio anche un più elevato indice di resa cromatica, e un’efficienza che si mantiene costante alle varie temperature di colore. Oltre alla durata, offre vantaggi anche per il benessere: infatti, è perfettamente rispondente alla norma EN 62471 sulla sicurezza fotobiologica, in quanto appartiene al Gruppo di Rischio RG0, cioè “assenza rischi”. Inoltre non causa problemi di abbagliamento, un indubbio vantaggio. Oltre all’indubbio vantaggio di garantire livelli di luce con almeno il 50% in meno di potenza consumata rispetto alle lampade a scarica di gas.

La consapevolezza dei consumi

Non come si dovrebbe. Quello che noto è la mancanza di convinzione sugli obiettivi raggiungibili tramite pratiche di efficienza.

C’è bisogno di maggiore conoscenza sulla necessità di adottare determinati sistemi di monitoring in grado di analizzare e intervenire in maniera mirata.

È aumentato invece il ricorso a un professionista che intervenga per fare efficienza energetica, anche se in questo caso c’è ancora molto da fare. Manca a mio avviso la sensibilità che permetta di far capire all’imprenditore che grazie ai sistemi di controllo è possibile ridurre consumi e spese e che tali risparmi consentono di ripagare ampiamente l’investimento in efficienza».

iotL’Internet of Things e la sua capacità di far comunicare gli oggetti, integrando soluzioni e processi, come contribuirà a migliorare la possibilità di fare efficienza energetica in ottica digital management?

Certamente. Aiuterà anche nel passaggio del monitoraggio sinottico a quello intelligente, attraverso determinati software che recepiscono tutte le informazioni utili ad ampio raggio e che, grazie anche alla loro capacità di auto apprendimento, permettono di andare ad agire su più fronti e consentire risparmi sensibili, migliorando il ciclo produttivo e anche il benessere aziendale.

C’è un aneddoto utile a far comprendere meglio il ruolo di un professionista di energy management all’interno dell’azienda?

Penso che il miglior esempio sia quello di un’impresa bolognese che si è rivolta a me per migliorare l’efficienza energetica. Una volta adottati determinate soluzioni e interventi mirati, e potendo cogliere i benefici ottenuti, il titolare dell’azienda mi ha ringraziato e si è pentito di non aver approfittato prima di quanto permetta la tecnologia di fare.

Andrea Angelini sarà uno degli esperti chiamati a dialogare su efficienza energetica e digital management a Illuminotronica al talk show “Energy management: consumare meglio per spendere meno”.