Hannover Messe: conferenza sulle infrastrutture per la mobilità elettrica

Con la nuova Conferenza sulle infrastrutture per la mobilità elettrica, che si svolgerà il 19 febbraio 2019, Deutsche Messe rafforza la propria competenza in tema di e-mobility supportando il fabbisogno di informazioni da parte di municipi, aziende municipalizzate e gestori di rete, e anche da parte del commercio e dell’industria.

Grazie ad un’importante industria automobilistica ed energetica, la Bassa Sassonia ha la possibilità di compiere passi significativi nel campo della mobilità elettrica anche grazie a iniziative quali il bonus per l’ambiente, la promozione dei servizi di trasporto pubblico locale o i preparativi in atto per la creazione di un parco veicoli locale a ridotte emissioni.

“È arrivato il momento di occuparsi del tema della mobilità elettrica con una conferenza dedicata a tutti gli aspetti delle infrastrutture come la ricarica, e soprattutto al sistema energetico di cui esse hanno bisogno” ha sottolineato Jochen Köckler, CEO di Deutsche Messe.

La Piattaforma Nazionale tedesca per l’e-mobility (NPE) prevede per l’anno 2020 un fabbisogno di 70.000 punti di ricarica pubblici e di 7.100 colonnine di ricarica rapida.

Per soddisfare questo fabbisogno, il Governo Federale metterà a disposizione 300 milioni di euro per le infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico. Rimane il problema di come la rete elettrica attuale possa fare fronte alla crescente domanda e di come si possano predisporre le necessarie infrastrutture sia negli agglomerati urbani sia nelle aree extraurbane. Saranno necessari investimenti di miliardi per la digitalizzazione delle reti e per nuove soluzioni infrastrutturali.

Proprio la Conferenza sulle infrastrutture per la mobilità elettrica esperti affronteranno queste tematiche e fotograferanno l’evoluzione del nuovo paradigma energetico legato ai trasporti.

Cosa c’è da sapere sulle batterie delle auto elettriche

La batteria è il cuore pulsante dell’auto elettrica. Dal suo sviluppo in termini di migliori prestazioni, affidabilità, sicurezza si gioca molto del futuro degli Electric Vehicle.
Oggi la tecnologia dominante è quella agli ioni di litio, su cui si lavora per approntare soluzioni sempre più avanzate. Tuttavia, solo poche arrivano alla produzione industriale. A rilevarlo è la ricerca “Advanced Li-ion & Beyond Li-ion Batteries 2018-2028”, svolta dalla IDTechEx, società di ricerca di consulenza indipendente inglese.

Lo studio IDTechEx intende illustrare lo stato dell’arte e le prospettive dell’energy storage con un’analisi dettagliata delle batterie agli ioni di litio avanzate e delle tecnologie alternative.

«Le batterie Li-Ion costituiscono la tecnologia che si è imposta come “dominant design” nel campo dei dispositivi elettronici e nei prossimi anni in quello dei veicoli elettrici di massa – spiega il Senior Technology Analyst Lorenzo Grande, autore della ricerca – Le ragioni alla base sono diverse».

Quali sono i motivi del predominio delle batterie per auto elettriche Li-Ion?

Innanzitutto, i processi di manifattura coniati dal mondo delle VHS. Secondo: la scoperta della grafite come anodo affidabile e reversibile. Terzo fattore: il boom di smartphone e altri dispositivi elettronici ad alto consumo di energia. La tecnologia Li-Ion è al momento l’unica in grado di garantire un giorno o più di carica ai nostri telefonini, senza dover sacrificare la loro portabilità e le loro dimensioni. Lo stesso discorso vale per le auto elettriche, dove ogni chilo extra riduce la distanza percorribile.

Nel campo dell’accumulo di energia stazionario, invece, esistono molti validi contender, dato che peso e volume non giocano un ruolo altrettanto importante. Alcune tecnologie di accumulo energetico come le batterie redox-flow, altri tentativi come le batterie zinco-aria ricaricabili, così come super condensatori e celle a combustibile possono offrire un minore total cost of ownership delle Li-Ion, grazie alluso di materiali più economici e meglio distribuiti sulla crosta terrestre.

Le batterie agli ioni di litio, infatti, richiedono elementi poco diffusi come per l’appunto il litio, ma anche nichel, cobalto, e la grafite. Cobalto e grafite in particolare sono quasi esclusivamente estratti nella Repubblica Democratica del Congo e in Cina, rispettivamente.

Si parla molto e bene delle batterie allo stato solido: quali sono i loro benefici? Quando potrebbero entrare sul mercato?

L’uso di elettroliti a stato solido può permettere, in teoria, la produzione di batterie più sicure e meno infiammabili. Al momento sono utilizzati elettroliti liquidi a base di carbonati ciclici e lineari, così come sali di conduzione fluorurati. Questo comporta che, se scaldati al di sopra dei 60 °C, possono dare avvio a reazioni avverse con la possibile combustione dell’intera batteria.

Per questo motivo da decenni vengono portati avanti studi sulla sostituzione degli elettroliti liquidi con materiali polimerici o inorganici. I primi sono già commerciali e possono essere trovati in batterie come quelle prodotte da Bolloré in Francia per le proprie minicar elettriche; i secondo sono oggetto di molti studi e abbiamo assistito negli ultimi tre anni a grossi passi in avanti. Tuttavia alcuni problemi di base come la loro produzione e integrazione all’interno dei processi esistenti sono ancora parzialmente irrisolti.

Tra le alternative alle Li-Ion quali sono quelle trattate nello studio?

Il report IDTechEx copre le maggiori innovazioni nel campo dei materiali per batterie agli ioni di litio, come gli anodi in silicio, catodi ad alto voltaggio, e i principali elettroliti solidi inorganici. Allo stesso tempo, vengono analizzate le principali alternative come le batterie sodio-ione, litio-zolfo, litio-aria, supercondensatori, batterie redox flow, e così via, paragonate al riferimento Li-Ion in base al loro livello di maturità tecnologica.

Quali sono le aziende o startup più attive su nuove soluzioni o sul miglioramento delle esistenti?

Molte delle realtà più promettenti si trovano nella East e West Coast americane. Specialmente vanno menzionate SolidEnergy Systems, Enevate, Natron Energy, e Solid Power in Colorado. In Europa e in Asia è difficile ritrovare lo stesso terreno fertile per aziende medio-piccole, motivo per cui di solito sono le grandi imprese a portare avanti progetti di R&D avanzati. In questo senso, BMW si è distinta negli ultimi anni per il fortissimo focus sull’elettrificazione del proprio parco macchine.

Tra 5-10 anni le batterie per auto elettriche quanto saranno più leggere, più performanti, più economiche rispetto al presente?

Questo è l’obiettivo che si sono poste grandi economie pianificate come quella cinese. In Cina i futuri sussidi saranno erogati soltanto a quelle aziende in grado di produrre batterie ad altra densità di energia, lasciando in sostanza al proprio destino quelle che non innovano. L’obiettivo è far scendere il prezzo al di sotto dei 100 dollari per kWh e raggiungere un’energia specifica superiore ai 250 Wh/kg (Wattora per chilogrammo).

Scaricatori di sovratensione SPD: faq e approfondimenti

Gli SPD cosa sono e quando vanno usati? Gli SPD (acronimo di Surge Protection Device), o limitatori di sovratensione, costituiscono la principale misura di protezione contro le sovratensioni sia di origine atmosferica (fulmini) sia originate da altre cause come ad esempio le manovre sulla rete.

Gli scaricatori di sovratensione per impianti in bassa tensione sono suddivisi dalle Norme in 3 classi in funzione dell’intensità e forma d’onda dell’impulso di prova a cui devono resistere.

Come proteggersi dalle sovratensioni?

Le sovratensioni sono classificate in base alla frequenza, al valore di picco e al tipo di perturbazione che provocano sulla rete. In una serie di articoli vengono approfondite:

Approfondimenti su tipologie di SPD

ElettricoMagazine ha realizzato un focus dedicato agli scaricatori di sovratensione con articoli tecnici e prodotti presenti sul mercato.

Norma CEI 64-8: novità sulla protezione contro le sovratensioni di origine atmosferica

Guida alla scelta ed installazione degli SPD (surge protection device)

La corretta installazione degli scaricatori di sovratensione tipo 2

Errori di installazione degli scaricatori di sovratensione tipo 2

protezione da sovratensione

SPD: risposte ai dubbi più frequenti

Lo scaricatore di sovratensione interviene contro le armoniche o sbalzi di tensione ± 10 Volt?

Assolutamente no. Interviene esclusivamente contro le sovratensioni transitorie. In elettrotecnica viene detta sovratensione una condizione in cui un sistema elettrico o parte di esso si trova ad una tensione elettrica superiore a quella per il quale è stato progettato. Si tratta di una condizione indesiderata, temporanea, che a seconda della durata e dell’intensità potrebbe danneggiare il sistema elettrico stesso ed eventuali dispositivi ad esso connessi.

Lo scaricatore di sovratensione può essere collegato con conduttori aventi lunghezze superiori a mezzo metro?

Durante una sovratensione, la corrente impulsiva che attraversa l’SPD provoca una caduta di tensione ΔU tra i morsetti ed I conduttori attivi e di terra. Essa si somma alla tensione residua ai morsetti dello scaricatore di sovratensioni, dando origine a un livello di protezione effettivo Upf maggiore di UP.

Tali elementi conduttivi sono rappresentati dai cavi di collegamento dell’SPD ai conduttori attivi di alimentazione (fasi e neutro) e al conduttore di protezione da dove si diramano i collegamenti all’impianto o alle apparecchiature da proteggere. Considerando che vi sono cadute di tensione dell’ordine di un 1 kV per ogni metro di cavo di collegamento occorre prestare particolare attenzione nel collegamento dei conduttori attivi e di protezione PE. Al tutto va aggiunta anche la caduta di tensione sulla protezione di backup dell’SPD, qualora essa sia installata in parallelo all’impianto da proteggere e non sia integrata nell’SPD stesso. Pertanto, realizzando un collegamento ‘entra-esci’ ai capi dei conduttori di fase ed un tratto il più breve possibile verso terra, l’installazione corretta di un SPD protegge in modo efficace l’impianto sotteso. Ciò nonostante, talvolta non si riesce a realizzare il necessario livello di protezione e quindi si ricorre all’inserimento di ulteriori scaricatori impianellato da proteggere.

La distanza tra SPD e apparecchio da proteggere può influire sull’efficacia della protezione dalle sovratensioni?

Anche la lunghezza del tratto di conduttura compresa tra lo scaricatore e le apparecchiature da proteggere è importante ai fini dell’efficacia della protezione.
Se la lunghezza è eccessiva, la propagazione degli impulsi limitati dall’SPD è soggetta a fenomeni di riflessione, che possono dare origine ad un innalzamento della sovratensione. Tale effetto è trascurabile se la lunghezza della linea tra lo scaricatore e apparecchiature da proteggere (la più lontana) non supera i 10 m.

È corretta l’installazione di un SPD 1+1 o 3+1 a valle di un dispositivo differenziale con Id pari a 0,03 A?

Assolutamente si, in quanto evita aperture intempestive del differenziale in caso di intervento da sovratensione o in presenza di correnti disperse dovute al decadimento dell’SPD. Gli SPD 1+1 (per reti monofasi) e 3+1 (per reti trifasi) utilizzano una combinazione di varistori e di spinterometri in una particolare configurazione che permette di collegare lo spinterometro tra neutro e terra (protezione in modo comune MC) e i varistori tra le fasi e il neutro (protezione di modo differenziale MD). Questa soluzione, tuttavia, non favorisce l’ottimizzazione del livello di protezione.

Un SPD di Tipo 1 protegge di più rispetto al Tipo 2?

No. La classe di un SPD è determinata dalle prove a cui il dispositivo è stato sottoposto per simulare le reali condizioni di impiego.

Gli SPD di Tipo 1 sono costruiti per sopportare correnti di fulmine e quindi le possono gestire, Essi sono quindi utilizzati dove il rischio di fulminazione diretta è elevato: all’ingresso delle linee di alimentazione in strutture dotate di LPS esterno, sulle linee aeree entranti nelle strutture e sui quadri elettrici sia primari che secondari collegati all’LPS esterno.

Gli SPD di Tipo 2 sono provati con una corrente di prova con forma d’onda 8/20 microsecondi, sia per la verifica della corrente nominale di scarica In sia di quella massima Imax. Non sono adatti alla protezione contro le scariche dirette ma possono essere impiegati quando si debbano scaricare correnti provocate da sovratensioni indotte o manovre dall’ente distributore.

Tuttavia, un sovra dimensionamento della capacità di scarica dell’SPD riduce il suo processo d’invecchiamento.


impianti a livelli

Risponde Impianti a Livelli (Associazione Componenti e Sistemi per Impianti CSI)

Nota bene: La rubrica fornisce solo indicazioni informative di carattere generale e le risposte non sono sostitutive di pareri resi da professionisti a clienti.

Articolo aggiornato

Architetture di luce nella Cappella della Sindone

Protagoniste indiscusse della “nuova” Cappella della Sindone, presso i Musei Reali di Torino sono l’architettura e la luce. Quest’ultima, in particolare, rappresenta un elemento di rinascita che incarna appieno il linguaggio architettonico del Guarini, reinterpretato e ravvivato dal ventennale periodo di studi, progetti e lavori che hanno contribuito alla riapertura dell’opera, lo scorso 27 settembre, dopo il drammatico incendio del 1997.

Il monumentale cantiere è giunto al termine nel 2018 dopo la sostituzione di oltre 1400 elementi di marmo, il consolidamento e l’integrazione materica di 4000 componenti, l’inserimento di nuove catene in acciaio inox a supporto di quelle storiche, il consolidamento delle murature, il rifacimento delle coperture e dei serramenti e, elemento non meno importante, l’installazione di sistemi di illuminazione a LED efficienti e perfettamente integrati nel contesto artistico dell’opera torinese.

cappella sindone Performance in LightingNel progetto di illuminazione interna ed esterna della Cappella della Sindone, infatti, le fonti di luce artificiale rimangano completamente nascoste alla vista del visitatore, confermando e preservando la centralità accordata dallo stesso Guarini a luce e architettura.

I 66 corpi illuminanti combinati all’illuminazione naturale assumono così, nel complesso intervento realizzato da Performance in Lighting, Iren Energia e GMS Studio Associato di Milano, una funzione altamente caratterizzante e capace di esaltare l’idea progettuale di origina barocca. “Collocare gli apparecchi in modo non visibile allo spettatore è stato il criterio ispiratore di una soluzione illuminotecnica capace di enfatizzare le linee definite da Guarini, direzionando il flusso in modo degradante verso l’alto – spiega Marco Montani, partner dello studio GMS di Milano -. Grande attenzione è stata posta inoltre al fatto che abbiamo di fronte una cupola singola, che si staglia in un cielo aperto e senza costruzioni nell’intorno; era importante impedire un’eccessiva dispersione della luce”.

A illuminare il capolavoro di architettura barocca torinese, un sofisticato sistema di illuminazione a LED con diverse temperature di colore

Le 6 zone del progetto illuminotecnico smart

Salendo dal basso verso l’alto, ogni postazione è composta da lampade con caratteristiche fotometriche diverse e con valori di illuminamento in aumento, evidenziando un metaforico percorso ascensionale dalle tenebre alla luce.

Scopriamo i dettagli dell’impattante cammino luminoso nelle 6 zone individuate dagli autori del progetto illuminotecnico torinese:

Tutti i componenti del sistema di illuminazione integrano driver digitali con protocollo DALI (apparecchi a luce bianca) o DMX (punti luce cambiacolore), che garantiscono estrema flessibilità nel creare scenari luminosi artistici e suggestivi, anche in relazione agli eventi di volta in volta ospitati nella Cappella della Sindone.

Esperienze di luce digitale e smart lighting

La luce è viva e la luce è vita… soprattutto quando si tratta di luce digitale. Parafrasando il tema di uno dei più apprezzati convegni di Illuminotronica 2018, quello dedicato alle ultime frontiere dell’illuminazione IoT, la nostra rassegna sulle novità tecnologiche viste in fiera inizia proprio dal pensiero dinamico e integrato che consente di progettare sistemi di smart lighting a misura d’uomo.

Un contesto professionale dove cambia il compito dei lighting designer, così come cambiano le proposte del mercato – confermando il ruolo primario delle soluzioni a LED – e i desideri del cliente finale, oggi più attivo nella definizione dei requisiti progettuali. L’Internet of Things e le nuove tecnologie per l’integrazione impiantistica permettono infatti di realizzare sistemi di smart lighting efficienti ed economicamente convenienti, perfettamente connessi agli altri “organi” dei moderni edifici intelligenti. Il tutto senza dimenticare l’universale missione dell’home & building automation, il benessere delle persone, declinata in sistemi di illuminazione IoT tanto sofisticati dal punto di vista tecnologico quanto semplici da utilizzare per i quotidiani fruitori di ambienti domestici, professionali e urbani.

Connettere LED di ultima generazione, sistemi di smart lighting e building management: ecco l’illuminazione IoT

Cosa significa luce digitale? Scopriamolo in alcune interessanti soluzioni per la gestione wireless della luce, associate nell’area espositiva dell’appuntamento bolognese ad altrettanto innovative idee di LED lighting.

Smart lighting a portata di clic

casambi luce dinamicaConnettere impianti di illuminazione a ecosistemi IoT è più facile di quanto si possa pensare. Basta scegliere un sistema di smart lighting controllabile in modalità wireless da un dispositivo mobile (smartphone o tablet), che consenta a utenti, installatori e building manager di gestire diversi scenari luminosi anche da remoto. Esperienza possibile grazie alla pioneristica tecnologia Casambi, che dal 2011 segue l’evoluzione dei sistemi di luce digitale connessi via Bluetooth Low Energy (BLE).

Tecnologia senza fili ideale per applicazioni IoT, la comunicazione BLE garantisce basso consumo di energia, compatibilità con tutti i moderni smart device e ulteriori vantaggi economici rispetto alle normali applicazioni ZigBee o Wi-Fi.

Per accedere alle molteplici funzionalità delle reti Casambi è sufficiente scaricare l’app gratuita, ma la flessibilità installativa della soluzione ne consente il controllo anche tramite pulsanti, interruttori, sensori o tastiera wireless.

Un’integrazione efficace e semplice da utilizzare, che i visitatori di Illuminotronica hanno visto concretamente all’opera nel nuovo Targetti LMS (Lighting Management System), frutto della partnership tra il noto produttore di corpi illuminanti e Casambi.

Sempre in tema di illuminazione sostenibile e luce digitale, anche Aura Light ha presentato a Bologna il proprio concetto di smart lighting efficiente e “human-centric”, pensando soprattutto a contesti commerciali e professionali. La combinazione tra LED lighting, tecnologia IoT e consulenza all’avanguardia, consente infatti di mixare esperienza fisica e digitale, coinvolgendo clienti e ospiti in relazioni interattive di proximity marketing che vanno ben oltre la fruizione di un servizio. Funzionalità smart alle quali associare tutta l’efficienza e il risparmio energetico garantiti dal controllo wireless dei sistemi di illuminazione – non a caso integrando gli apparecchi con tecnologia Casambi -, per creare diversi scenari di luce e diminuire costi di manutenzione. Vantaggi rivolti anche ai contesti lavorativi, dove la gestione smart della luce può davvero fare la differenza, riducendo spese ed emissioni inquinanti con un occhio di riguardo alla produttività e al benessere dei dipendenti.

Luce digitale: questione di wireless

Il nostro “viaggio” nell’illuminazione IoT prosegue allo stand di Arditi, con il nuovo sistema di gestione wireless Ljòs – che in islandese significa, appunto, luce -, incentrato sulla realizzazione di scenari luminosi dalle differenti finalità e componenti tecnologiche. Una luce digitale “su misura” che consente di accendere, spegnere, dimmerare, regolare la temperatura di colore e, addirittura, gestire diverse configurazioni nello stesso ambiente, soddisfacendo ogni esigenza di comfort, risparmio energetico e gradevolezza estetica di un determinato contesto.

Scaricando l’app dedicata, si accede a un’interfaccia user-friendly, attraverso la quale cercare i dispositivi Bluetooth Arditi nelle vicinanze, salvarli e raggrupparli in reti o ambienti. Il software consente infatti di riunire le luci salvate in ambienti da gestire tramite un unico comando, valido solamente per quello specifico gruppo.

Design e flessibilità nel LED lighting

led italy a illuminotronicaDopo tanto parlare di smart lighting e IoT, ci sembra corretto chiudere con qualche cenno ai protagonisti di questi sistemi connessi, i corpi illuminanti. Dal “matrimonio” tra illuminazione e architettura nasce l’idea di inserire strip LED in dinamiche applicazioni di digital signage presentata da LED Italy.

L’innovativa collezione di strip LED flessibili trova nel modello Linea Luce Flex DOT RGB Flex High Line, disponibile con gradi di protezione IP65 o IP68, uno strumento ideale per personalizzare ogni contesto professionale senza rinunciare a performance ed efficienza energetica. I diodi LED DOT FULL RGB, cuore di queste strisce a emissione frontale, sono inseriti in una custodia PVC (che ne garantisce robustezza e affidabilità in ogni condizione d’esercizio) e possono essere gestiti da sistemi di controllo esterni e programmati da software o controller specifici.

Quando l’innovazione passa dalle infinite combinazioni di colore alla semplicità “minimale” del nero, troviamo il nuovo diffusore Plastic Cover Black di Proled, che insieme al profilo in alluminio permette inedite possibilità di lighting design. Grazie a questa soluzione, se la luce dell’ambiente è spenta l’apparecchio appare totalmente nero, quindi invisibile; al momento dell’accensione, invece, la cover di plastica nera si illumina trasformandosi in una classica soluzione lineare.

Il mercato della luce digitale ha ancora molto da dimostrare, ma le potenzialità dell’integrazione tra LED di ultima generazione e sistemi di smart lighting in scena a Illuminotronica tracciano la via di un futuro certamente più connesso.

Le smart city del futuro: più sicure e intelligenti

Tre quarti dell’energia prodotta al mondo viene consumata nelle città, nonostante occupino soltanto il 2% della superficie terrestre: le nuove tecnologie permettono di ridurre il consumo energetico, di abbassare i costi operativi, rendere le città intelligenti, sicure, energeticamente efficienti e in grado di soddisfare le nuove esigenze di connettività tra veicoli, edifici e dispositivi.

La chiave per superare la crescente urbanizzazione e di sicurezza, efficienza energetica e accessibilità ai servizi è avere città “smart”: intelligenti e connesse.

All’evento Smart City Expo World Congress 2018 a Barcellona, Bosch ha presentato soluzioni per migliorare la vita di chi vive in città: parcheggi connessi, centrali elettriche virtuali, sistemi di riscaldamento, acqua calda e sistemi di raffreddamento ad elevata efficienza energetica, e accumulo energetico, controllo degli accessi e videosorveglianza…fino ai sistemi ed elettrodomestici connessi in rete.

Trasformare le città in smart city oggi è possibile grazie a un utilizzo consapevole delle nuove tecnologie

Gestione intelligente della folla

Dal 2018 Bosch ha implementato a Siviglia, in Spagna, un sistema di gestione intelligente della folla, con l’obiettivo di aumentare la sicurezza. Utilizzando le funzioni di analisi video delle telecamere Bosch, il sistema raccoglie informazioni in tempo reale su flusso, rilevando gli oggetti che si muovono velocemente o veicoli di grandi dimensioni all’interno delle zone pedonali. Il sistema include l’illuminazione intelligente, una funzione per il conteggio delle persone e dei veicoli, e meccanismi per il controllo della folla in occasione di grandi eventi nei centri storici delle città.

Accumulo per la fornitura energetica decentralizzata

A Kelsterbach, città tedesca nel Land dell’Assia, si sta testando una microrete comprensiva di batterie per sistemi di accumulo storage per alimentare 180 case. L’obiettivo è quello di individuare soluzioni locali basate sull’integrazione di un sistema fotovoltaico, un impianto di cogenerazione e una soluzione di accumulo centrale in grado di fornire energia elettrica delle zone residenziali prodotta in loco.

energia decentralizzata x smart city

Introdurre le persone anziane nella digitalizzazione

Nella città portuale svedese di Helsingborg, Bosch sta collaborando per introdurre le persone anziane alla digitalizzazione: la App Bosch Vivatar funge da angelo custode digitale negli spostamenti, consente agli utenti di contattare amici e familiari e di farsi “scortare” virtualmente fino a casa via. Questa App intelligente aumenta il senso di sicurezza degli utenti, permettendo di vivere più a lungo senza dover ricorrere ad aiuti esterni.

Una smart city basata su Cloud

Un unico Cloud per tutta la città: a Ludwigsburg, vicino Stoccarda, nei prossimi anni la vita delle persone diventerà più connessa grazie a servizi digitalizzati per la richiesta di documenti tramite web, l’accesso online ai servizi rivolti ai bambini … I cittadini potranno accedere tramite account e password personali.

EnGenius, l’access point per le piccole e medie imprese

EnGenius Networks Europe B.V., uno dei principali fornitori di soluzioni di connettività wireless lan, presenta il primo access point sul mercato conforme allo standard 802.11ax 2×2: il modello EWS357AP. Il nuovo membro della famiglia di prodotti Neutron di EnGenius mette a disposizione delle piccole e medie imprese una tecnologia di comunicazione evoluta per sfruttare i vantaggi offerti dalle tecnologie wireless disponibili sul mercato:

Equipaggiato con il più recente chipset di Qualcomm, l’access point EWS357AP utilizza la tecnologia 11ax, che rafforza ed espande le capacità di una rete Wi-Fi, oltre e fortificare le reti tipicamente utilizzata nelle piccole e medie imprese. La nuova tecnologia 802.11ax (Wi-Fi 6) rappresenta la prossima evoluzione dell’attuale 802.11ac. Come soluzione di nuova generazione per realizzare reti Wi-Fi, la tecnologia 11ax non solo permette di aumentare la velocità massima, ma permette anche di garantire connessioni wireless più robuste, più efficienti e più resilienti.

Il nuovo access point Engenius consente di utilizzare i canali radio in modo più efficiente, ridurre il tempo di latenza tra access point e dispositivi client, oltre ad offrire altre caratteristiche come l’attivazione temporizzata dei dispositivi con il meccanismo Target Wake Time, per ridurre il consumo energetico dei client di rete.

Con il suo stile curato e la forma sottile, l’access point è ricco di funzionalità di gestione tipiche delle soluzioni di classe Enteprise, come la possibilità di configurazione di massa degli access point, per facilitare la sua installazione rapida e semplice nelle reti già esistenti. Realizzato con i più recenti componenti elettronici, l’access point funziona in modo più efficiente e consuma meno energia; inoltre, può anche essere immediatamente integrato in un’infrastruttura di switch esistente.

Vaillant premiata per il servizio Caldaie

La ricerca dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza – dall’ente indipendente, specializzato nell’analisi e comparazione di prodotti, servizi e prodotti finanziari – ha assegnato a Vaillant il sigillo Migliori in Italia, N°1 nel Servizio Caldaie.

L’indagine, svolta in cooperazione con l’Università Goethe di Francoforte, ha riguardato 900 imprese di oltre 100 settori e ha coinvolto un campione di 200mila consumatori, che è stato invitato a esprimere un giudizio sul servizio dell’azienda, basato sulla propria esperienza personale diretta.

La sezione Caldaie, che ha visto Vaillant classificarsi al primo posto, fa parte della più vasta area Casa, introdotta quest’anno nella ricerca.

L’indagine dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza è importante per le aziende per comprendere al meglio se il livello di servizio offerto soddisfa le esigenze dei clienti o se sia necessario proporre soluzioni diverse.

“Questo riconoscimento ci riempie di orgoglio, in particolar modo perché assegnatoci sulla base del grande apprezzamento espresso da chi ha scelto i nostri prodotti e servizi, contando su di noi per godere in tranquillità del comfort e del calore della propria casa – ha dichiarato Gherardo Magri, l’AD di Vaillant Group Italia. – Un premio che è frutto di un lavoro di squadra che coinvolge noi come azienda, i nostri centri assistenza tecnica ufficiali, i nostri canali di customer care, dal numero verde ai social media e comincia già dagli installatori, con la consulenza che forniscono nello scegliere la soluzione più adatta alle singole esigenze. A tutti questi protagonisti va il mio più sentito ringraziamento, perché questo premio è per loro”.

Emobility, l’eccellenza italiana muove il popolo delle due ruote

Innovazione tecnologica, design, qualità costruttiva, attenzione all’ambiente: l’emobility made in Italy incarna il meglio in termini di prestazioni ed ecosostenibilità. Un esempio? Anche due: NITO e FIVE.

NITO, dal design all’emobility

Nuova Industria Torino: ecco svelato l’acronimo dietro cui si cela una startup molto ambiziosa. NITO nasce tre anni fa dall’idea di Cesar Mendoza, ex presidente dello IED – Istituto Europeo del Design di Torino, che è il fondatore e attuale Ceo. Produce prevalentemente motociclette e monopattini elettrici. Ha fatto bella mostra di sé a Eicma, in uno stand in cui era presente un concept di motard pieghevole.

Cesar Mendoza NITO emobility due ruote Una delle tante, decisamente originali e caratterizzate dalla qualità del design, un tratto tipico del miglior made in Italy: allo studio c’è anche una bici anch’essa pieghevole, ma le idee non mancano davvero, dallo scooter elettrico da 50cc – almeno, comparato a un cinquantino tradizionale – già in vendita. Ama definirsi come realtà della smart mobility, dallo stesso Ceo che ha diretto lo IED per 12 anni. Galeotta fu, nel 2008, una collaborazione con Tesla «con cui abbiamo seguito il modello Sedan, presentato al Salone di Ginevra», ma anche la vocazione al design applicato all’automotive e al settore dei trasporti porta Mendoza a pensare a una metodologia di trasporto più agile di un’auto.

«L’obiettivo principale è stato quello di muoversi con un mezzo dieci volte più leggero di una vettura, ma soprattutto consapevole che le città scontano problemi di mobilità che causano perdite di tempo e abbassano la qualità stessa della vita. Da lì abbiamo voluto abbinare una posizione etica legata all’ambiente che conciliasse la necessità di muoversi al design. I veicoli elettrici permettono, grazie alle caratteristiche del motore, una libertà creativa decisamente più ampia rispetto ai veicoli endotermici».

A livello motoristico, il cuore è prodotto in Cina, ma l’insieme è curato in Italia. Una scelta indotta anche dalle dimensioni del mercato della Repubblica Popolare, spiega lo stesso Mendoza: «il mercato elettrico in Europa rappresenta 15-20mila motoveicoli; quello cinese conta su 20 milioni di moto. L’idea di NITO è la combinazione del made in Italy per design e cura nell’assemblaggio con un partner cinese che sapesse garantire eccellenti standard qualitativi e grandi numeri. Ormai occorre sdoganare l’idea che i produttori cinesi siano sinonimo di bassa qualità; pensiamo, per esempio, cosa accade nel comparto degli smartphone con Huawei».

Tutta la filiera legata alla componentistica, alla selleria, è esclusivamente italiana, «mentre la parte industriale, “pesante”, viene realizzata in Cina, dove è bene dirlo si costruiscono moto elettriche da vent’anni». Ci tiene a precisare che in Italia viene svolto il 32% della realizzazione dei prodotti NITO, il resto nel continente asiatico: «questo ci permette prezzi abbordabili per prodotti di media-alta gamma, permettendo di poter vendere 20mila scooter l’anno, con benefici per tutta la supply chain» spiega.

Il risultato è un motorino decisamente sprint, a 4 kW, limite tra ciclomotore e motociclo «in grado di salire in due sulle colline torinesi; sfido a trovare un rivale elettrico con queste caratteristiche», ammette e rilancia con orgoglio il Ceo NITO. Il supermotard arriverà sul mercato accreditato a 11 kW, quindi una moto vera.

FIVE, ebike 100% italiane in una fabbrica NZEB

Fabio Gatti Five emobility due ruote italianaFare bici elettriche in Italia, non solo telai ma anche motore, è possibile: lo conferma la storia della Fabbrica Italiana Veicoli Elettrici, azienda bolognese che ha riportato in Italia la produzione inizialmente lasciata in Cina, per dedicarsi alla realizzazione di biciclette di qualità.

Fin dallo stesso “cuore”, presentato in anteprima mondiale proprio al Salone del ciclo e del motociclo dove abbiamo incontrato l’amministratore delegato, Fabio Giatti: «abbiamo iniziato seguendo la produzione della bici elettrica per quanto riguarda montaggio e verniciatura; da quest’anno abbiamo completato l’attività assemblando il motore centrale FIVE F90» capace di assicurare una coppia massima di 90 Nm «e soprattutto gestendo in toto la produzione di batterie», in modalità robotizzata all’insegna dell’Industry 4.0, che garantisce precisione e uniformità senza pari, grazie alla saldatura gestita dal robot. Lo stesso Giatti segnala che se il presente è positivo, il futuro si preannuncia ancora più interessante: «dal prossimo anno tutti i nuovi prodotti FIVE saranno completamente realizzati in Italia e ci aspettiamo un raddoppio della produzione rispetto al 2018».

Tra l’altro, la fabbrica bolognese FIVE è un vero gioiello non solo per quanto riguarda la produzione, con un magazzino automatizzato, ma anche nell’attenzione alle direttive della migliore edilizia: è infatti un edificio nZEB che, segnala con un giustificato orgoglio la stessa azienda, è il primo stabilimento presente in Italia in grado di garantire l’energia necessaria alla propria produzione.

L’attenzione all’ecosostenibilità va oltre: FIVE è parte del Gruppo Thermal, fra le cui aziende c’è Ferrari, espressamente dedicata agli Zero Energy Building, ed entrata a far parte della compagine con l’obiettivo di creare, sul panorama edile nazionale, come spiega la stessa sul proprio sito: “la prima filiera in grado di integrare costruzioni ed energia in maniera completa: dalla progettazione alla gestione energetica degli edifici.”

In Italia l’impianto produttivo di celle a combustibile

Evolvea, società del Gruppo Filippetti focalizzata sull’innovazione tecnologica di processo in ambito Industry 4.0 e IoT, è stata scelta da SOLIDpower, azienda attiva nella tecnologia di celle a combustibile ad alta temperatura (SOFC, Solid Oxide Fuel Cells), per la costruzione di un nuovo stabilimento a Cirè di Pergine Valsugana (Trento) che diventerà il più grande impianto produttivo di celle a combustibile d’Europa.

Nella prima fase, lo stabilimento occuperà un’area di 6500 m2 e produrrà 25 MW di fuel cell l’anno, a completamento potrà produrre fino a 50 MW l’anno.

Verrà inoltre realizzata una palazzina dedicata alla ricerca e sviluppo per realizzare sistemi di potenza ancora superiori, in modo da estendere le applicazioni tecnologiche anche a sistemi ibridi per la

Evolvea è stata coinvolta come general contractor fornendo un progetto “chiavi in mano” che non riguarda solo la realizzazione del building ma anche tutti i processi di ingegnerizzazione, system integration e integrazione tecnologica.

Il Gruppo-SOLIDpower – nei diversi stabilimenti in Italia, Germania, Svizzera e Australia – sviluppa e produce sistemi di celle a combustibile per la cogenerazione di elettricità e calore per abitazioni, aziende di piccole e medie dimensioni ed edifici pubblici. SOLIDpower fornisce soluzioni a utenti finali, a ESCo (Energy Service Company) per progetti di Smart-Grid o innovativi modelli contrattuali. SOLIDpower sviluppa, inoltre, ulteriori prodotti basati sulla tecnologia SOFC per differenti applicazioni e mercati internazionali.

“Siamo molto fieri di essere stati coinvolti in questo straordinario progetto nato dalla collaborazione tra SOLIDpower e Trentino Sviluppo, un cantiere orientato al futuro del valore di 20 milioni di euro tra macchinari produttivi e lavori di costruzione. Un progetto molto importante dal punto di vista tecnologico, che porterà anche una ricaduta in termine di occupazione sia per quel che riguarda le maestranze e gli artigiani locali sia in termini di figure altamente specializzate che verranno impiegate sul territorio provinciale”, ha commentato Emanuele Bolzonaro, General Manager di Evolvea.