Tra digital energy e automazione, pensare smart conviene

Cinque anni di trasformazione digitale, 41 Paesi coinvolti, un’ambiziosa missione: offrire al mercato prove concrete del potenziale sprigionato da digital energy e automazione in ambito industriale, commerciale e nel settore pubblico. Riusciranno i vantaggiosi orizzonti tracciati dal Global Digital Transformation Benefits Report 2019 a convincere anche le menti più scettiche?

Digital Transformation Report Schneider ElectricLo scopriremo osservando il mercato nei prossimi mesi, certi del fatto che i risultati ottenuti da Schneider Electric nei 230 progetti di digitalizzazione oggetto di studio non abbiano lasciato indifferente la prestigiosa platea del World Economic Forum di Davos.

A cominciare dal’80% di risparmi in CapEx (spese in conto capitale), grazie all’ottimizzazione dei tempi e dei costi di progettazione, passando per l’85% in meno di consumi energetici – sul fronte OpEx -, fino ai vantaggi relativi a manutenzione, performance e sostenibilità ambientale, le esperienze generate dalla piattaforma EcoStruxure ripongono tutte a favore della convergenza digitale, intesa come integrazione di molteplici aspetti tecnologici di una realtà aziendale. Dal report emerge infatti una visione più ampia della trasformazione digitale, che unisce energy management e automazione. Quando si digitalizzano entrambi, non ci sono più limiti applicativi e strutturali alla diffusione di soluzioni realmente convenienti per tutti gli attori della filiera.

Digital transformation in 4 punti

Lo studio presentato da Schneider Electric abbraccia 4 settori chiave dell’economia globale:

Fattore comune a questi ambiti digitali – grandi “incubatori” di business – il percorso di trasformazione che cambierà radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo e trascorriamo il nostro tempo.

“Fare di più con meno”: perché la digitalizzazione non costa troppo

 vantaggi concreti della Digital TransformationRispondendo alla principale obiezione dell’odierno dibattito su digital energy e Industria 4.0, i dati del Global Digital Trasformation Benefits Report 2019 archiviano il timore di imbattersi in scelte troppo costose in termini di CapEx, adozione di nuovi sistemi e integrazione dei processi esistenti.

I vantaggi concreti della trasformazione digitale per edifici, industria e infrastrutture

Lo studio dimostra infatti che la digitalizzazione dei processi di progettazione può far risparmiare in media il 35%, incidendo sulle spese in conto capitale e sull’ottimizzazione dei tempi. Inoltre, i costi per il commissioning di nuovi sistemi e asset possono ridursi in media del 29%. Senza dimenticare che, grazie alla connettività IoT, le aziende coinvolte da Schneider Electric riferiscono un risparmio medio del 24% sui consumi di energia, unito a ulteriori traguardi di efficienza, affidabilità e sicurezza.

In ambito industriale, la trasformazione digitale permette realmente di “fare di più con meno”: produrre di più con meno energia, materiali e ore lavorative. Una maggiore produttività (fino al 50%) deriva dalle efficienze create in termini di gestione dell’energia e dell’automazione su tutta la catena del valore, con le più diverse applicazioni: dal tracciamento del prodotto basato sull’IoT all’automazione delle linee produttive.

Creare valore digitale con EcoStruxure

“Tecnologie come IoT, intelligenza artificiale, big data e analytics stanno già producendo innovazione, risultati, vantaggio competitivo – commenta Jean-Pascal Tricoire, Presidente e CEO di Schneider Electric -. Questo studio evidenzia che molte organizzazioni hanno bisogno di qualcuno in cui riporre fiducia per gestire questa complessità e liberare il pieno potenziale della trasformazione digitale. Le nostre tecnologie, basate su EcoStruxure, sfruttano il potere della digitalizzazione, permettendo ai nostri clienti di diventare più efficienti, sicuri, affidabili, connessi, sostenibili: in poche parole, i leader della nuova economia digitale”.

Dal 2009, EcoStruxure sfrutta l’evoluzione tecnologica di IoT, mobility, sensorisica, cloud, analytics e cyber security per creare innovazione digitale a tutti i livelli. La piattaforma plug & play, aperta e interoperabile è infatti già impiegata in più di 480.000 siti; gode del supporto di un ecosistema composto da oltre 20.000 sviluppatori e system integrator; connette più di 1.600.000 asset gestiti tramite gli oltre 40 servizi digitali disponibili. Non solo, grazie a EcoStruxure, il 45% delle vendite di Schneider Electric nel 2017 è stato generato da soluzioni legate al mondo IoT.

I risultati del report e le cifre registrate da Schneider Electric riflettono le performance di una piattaforma ottimizzata per sfruttare al meglio il cloud e i servizi digitali, producendo valore aggiunto in termini di sicurezza, affidabilità, efficienza, sostenibilità e connettività.

A questo link è possibile scaricare il report completo.

Impianti fotovoltaici: chiarezza sulla prevenzione incendi

Sostenibilità, efficienza energetica, energia da fonti rinnovabili hanno portato a un incremento di installazioni di impianti fotovoltaici. I Vigili del Fuoco hanno redatto un documento sulla prevenzione incendi e sono state sviluppate procedure standard per gestire l’intervento dei Vigili del Fuoco.

Il documento “Sicurezza antincendio degli impianti fotovoltaici” della Scuola Provinciale Antincendi della Provincia autonoma di Trento, a firma dell’Ing. Daniele Alessandrini, aiuta a fare chiarezza su questo importante aspetto e sottolinea la non obbligatorietà di dispositivi elettronici per il sezionamento per gruppi di moduli FV, ovvero l’ottimizzazione dei moduli.

Il Documento è stato redatto in seguito alla realizzazione di un impianto sperimentale – presso il centro di addestramento di Marco di Rovereto – da 5,7 kWp costituito da 30 moduli da 190 W e sottoposto a varie prove per verificare l’esposizione al rischio degli operatori in caso di incendio di un impianto fotovoltaico.

La normativa relativa agli Impianti Fotovoltaici

La normativa di settore si basa principalmente sulla norma CEI 64-8 relativa impianti elettrici in bassa tensione. A questa si aggiungono la Guida CEI 82-25 “Guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di Media e Bassa Tensione” affronta i principali aspetti elettrici degli impianti fotovoltaici, compresi gli aspetti relativi alla protezione contro i contatti diretti e indiretti e alcune circolari del Ministero degli Interni come quella del 7 febbraio 12 specifica sulla prevenzione incendi degli impianti fotovoltaici.

La prevenzione incendi non è certamente da sottovalutare, ma bisogna sottolineare che la casistica degli incendi generati da impianti fotovoltaici è molto bassa: su 750mila impianti FV installati in Italia, la percentuale di incendi è pari a 0,006% all’anno.

A proposito di dispositivi di sezionamento

Nel documento l’Ing Alessandrini rispetto alle prove di funzionamento dei sistemi di messa fuori tensione evidenzia “Vale quanto riportato nella circolare nr 1324/2012 e ss.mm del Ministero dell’Interno-Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – Si segnala che è stata presa in considerazione l’installazione di dispositivi di sezionamento per gruppi di moduli, azionabili a distanza, ma ad oggi non se ne richiede l’obbligatorietà in quanto non è nota l’affidabilità nel tempo, né è stata emanata una normativa specifica che ne disciplino la realizzazione, l’utilizzo e la certificazione”.

L’Ing Piergiacomo Cancelliere – funzionario presso il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – sottolinea che “Gli interruttori elettronici non potrebbero assumere la funzione di sezionatori secondo la CEI 64-8 art. 537.2.1.3 perché non operano un’interruzione galvanica del circuito, prerogativa dei sistemi elettromeccanici, e nel caso in esame, del sistema ad aria compressa. Inoltre, non si può completamente escludere la possibilità che eventuali disturbi di natura elettromagnetica possano portare in conduzione i semiconduttori, sia pure per brevi istanti, sebbene i moderni sistemi di protezione hanno ridotto le probabilità che si verifichino. Anche in caso di avaria del semiconduttore, questo passerebbe alla completa conduzione, cioè che eventuali guasti nei componenti possano rendere inefficace l’operazione di cortocircuitazione del modulo”.

Litio e chimica per batterie più efficienti

Elevata densità di energia, lunga durata e nessun effetto memoria: le batterie a ioni di litio sono il più diffuso sistema di accumulo di energia per dispositivi mobili e per l’elettromobilità. Il mondo della ricerca sta studiando materiali innovativi in modo da spingere le batterie a ioni di litio a un livello più elevato di prestazioni, sicurezza, durata e per renderle più facilmente utilizzabili in dispositivi su larga scala.

Proprio in questo contesto si inserisce lo studio del Group for Applied Materials and Electrochemistry – GAMELab del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino, svolto in collaborazione con il Dipartimento di Chimica Inorganica e dei Materiali Funzionali dell’Università di Vienna, pubblicato come front cover sulla rivista “Advanced Energy Materials”.

Nuovi materiali per batterie agli ioni di litio

Micrografia ottenuta con microscopio a scansione ad alta risoluzione del materiale attivo a base di ossidi metallici misti e grafene.

“I materiali nanostrutturati per batterie Li-ione potrebbero rappresentare una soluzione ottimale. – spiega Claudio Gerbaldi, coordinatore del gruppo di ricerca GAMELab e autore principale del lavoro insieme al docente dell’Università di Vienna Freddy Kleitz – I materiali compositi a base di nanostrutture di ossidi metallici misti mesoporosi e sottilissimi multistrati bidimensionali di grafene aumentano notevolmente le prestazioni elettrochimiche delle batterie Li-ione. Nei test che abbiamo svolto, il nuovo materiale elettrodico aumenta drasticamente la capacità specifica del dispositivo, a cui si aggiunge una stabilità senza precedenti fino a 3000 cicli di carica e scarica a correnti molto alte, che superano i 1280 milliampere, mentre le attuali batterie Li-ione registrano una caduta delle prestazioni dopo circa 1000 cicli di carica”.

Il nuovo materiale è stato ottenuto tramite la combinazione di ossidi metallici misti e grafene, e ha previsto diverse fasi: partendo dalla miscelazione di rame e nichel, il composto è stato sottoposto a “nanocasting” per renderlo mesoporoso e, in un secondo momento, con il processo di spray drying si sono ottenuti sottili fogli di grafene che si avviluppano strettamente attorno alle nanoparticelle di ossido metallico misto, ottenendo così un notevole aumento della conducibilità elettronica e della stabilità meccanica.

Oggi l’utilizzo delle batterie a ioni di litio per l’e-mobility è considerato problematico dal punto di vista ecologico soprattutto per la produzione intensiva dei materiali attivi, spesso costosi e di difficile reperibilità. Piccole batterie che possono stoccare quanta più energia possibile, che garantiscano la durata più lunga possibile al minor costo possibile di produzione potrebbero garantire la loro rapida diffusione nel mercato dei dispositivi di accumulo su larga scala.

Solarwatt cresce nei moduli fotovoltaici vetro-vetro

In Germania, un impianto residenziale su tetto su dieci utilizza la tecnologia doppio vetro di Solarwatt. Un risultato importante, che indica come il produttore di Dresda abbia triplicato le proprie quote di mercato nel proprio paese negli ultimi 3 anni.

In base ai dati ufficiali della Federal Network Agency dall’inizio del 2016 a fine 2018, Solarwatt ha aumentato la quota di mercato dal 2,3% a oltre l’8% nella fascia di mercato dai 3 ai 10 kWp.
Ai moduli vetro-vetro della famiglia Vision si affiancheranno dal prossimo febbraio i moduli fotovoltaici ECO, pensati per offrire alta qualità a un costo interessante anche per quei clienti particolarmente sensibili al prezzo.

I moduli fotovoltaici ECO

Modulo fotovoltaico Solarwatt Vision

I nuovi moduli fotovoltaici ECO saranno disponibili i due versioni.
La prima, denominata ECO 60 M, sfrutta celle monocristalline con potenza nominale rispettivamente da 280 a 290 Wp, backsheet bianco e cornice d’argento.
La seconda, ECO 60 M Style, dispone di celle monocristalline PERC con potenza nominale rispettivamente da 295 a 305 Wp, backsheet nero e cornice nera.

Tutti i moduli sono ingegnerizzati in Germania e la produzione è realizzata da un OEM presso uno stabilimento certificato ISO 9001 e ISO 14001, che ha superato i test del TUV. Il processo produttivo è vincolato a verifiche periodiche da parte della direzione qualità Solarwatt. I prodotti finiti sono sottoposti ai test affidabilità nei laboratori di Dresda.

I moduli Vision, con due lastre di vetro temperato da 2 mm, estremamente resistenti e duraturi, resteranno il top della gamma e con garanzia trentennale.
Fabrizio Limani, country manager Solarwatt Italy, è soddisfatto di questa ulteriore diversificazione dell’offerta.

“L’introduzione dei moduli ECO è una grande opportunità per fidelizzare la nostra rete di vendita, che potrà contare su una soluzione completa per tutte le esigenze. I nostri installatori avranno a disposizione moduli di qualità con diverse fasce di prezzo, batterie d’accumulo modulari e configurabili e l’energy manager per ottimizzare la gestione dei carichi. Tutti i componenti saranno perfettamente compatibili fra loro, semplificando le attività di installazione e con un unico interlocutore per il supporto post-vendita”.

A scuola di trasformazione digitale con le Accademie Schneider Electric

Cosa chiedono le aziende ai giovani? Soprattutto, cosa manca al sistema scolastico italiano per confrontarsi al meglio con l’attuale mondo del lavoro? A queste impellenti domande, in un panorama tecnologico e professionale in continua evoluzione, le Accademie Schneider Electric rispondono con un’innovativa, nonché vincente, interpretazione dei progetti di alternanza scuola lavoro. Mentre la trasformazione digitale corre veloce, aumentando i requisiti di integrazione tra prodotti, processi aziendali e gruppi di lavoro, i tradizionali percorsi formativi spesso faticano a cogliere l’anello di congiunzione tra le esperienze didattiche e le esigenze sempre più trasversali delle aziende e del mercato in generale.

Gianfranco Mereu Schneider ElectricUna carenza prontamente recepita da Schneider Electric, che ha creato e perfezionato, anno dopo anno, progetti formativi volti a far comprendere agli studenti degli istituti tecnici le competenze e le tecnologie che stanno cambiando l’industria, gli edifici e l’energia, puntando oggi soprattutto su Industria 4.0 ed efficienza energetica.

“Le Accademie sono nate ancor prima dell’entrata in vigore della legge sull’alternanza scuola lavoro, con una sperimentazione co-progettata insieme al MIUR e suggellata a dicembre 2017 con la sigla di uno specifico protocollo d’intesa volto a favorire la connessione tra formazione e imprese in ottica digitale – spiega Gianfranco Mereu, Responsabile Relazioni con le Scuole e le Università di Schneider Electric -. L’innovazione dei contenuti ha infatti trasformato le precedenti esperienze in leva sinergica per coinvolgere studenti, docenti e aziende in un efficace percorso di apprendimento sul campo, che genera significative opportunità professionali legate alle tecnologie smart”.

Cosa sono, in pratica, le Accademie Schneider Electric?

Cinque giornate di formazione intensiva presso la sede di Stezzano (BG), dedicate agli alunni più meritevoli delle classi quinte di diversi indirizzi tecnici, ai quali viene riservata un’esperienza interattiva con il mondo del lavoro, accompagnata dalla riflessione sui futuri scenari tecnologici e industriali e da un approfondimento sulle soluzioni che ne abilitano la digitalizzazione.

Questo avviene attraverso tre specifiche Accademie Formative:

Efficienza Energetica: si pone come obiettivo far comprendere agli studenti i benefici dell’efficienza energetica nella sfera personale come in ambito pubblico. Si richiede infatti ai ragazzi, una volta rientrati, di collaborare alla realizzazione di un progetto di efficientamento della propria scuola utilizzando le soluzioni apprese in Accademia.
Industria 4.0: punta ad approfondire la digitalizzazione dell’industria a 360 gradi, simulando un progetto di smart manufacturing basato su soluzioni Schneider (es. un biscottificio). Gli studenti possono capire cosa vogliono le aziende aderenti al piano Impresa 4.0 in qualità di partecipi attori di una maggiore sinergia tra scuola, aziende e istituzioni per lo sviluppo di competenze multidisciplinari.
Progettazione Elettrica: dedicata ai soli studenti di elettrotecnica, prevede un percorso tecnologico applicativo su iQuadro, che insegna a realizzare quadri elettrici intelligenti dalla carpenteria alla messa in opera della soluzione.

Accademie Schneider ElectricTra formazione interattiva e reti di competenze, le Accademie Schneider Electric consentono ai professionisti del futuro di ottenere le soft skills richieste dall’attuale mercato del lavoro.

“Nell’ottica di un approccio formativo multidisciplinare e integrato, chiediamo ai ragazzi di lavorare in team formati, per esempio, da studenti di elettrotecnica, meccanica, informatica e meccatronica, chiamati a realizzare piccoli progetti da presentare al termine dell’Accademia – aggiunge Mereu -. Solo in questo modo i ragazzi possono mettersi in gioco e comprendere davvero cosa significhi lavorare nell’era della trasformazione digitale”. Altrettanto importante, al rientro in sede, il concetto di “dissemination”: Schneider Electric chiede infatti ai partecipanti di divulgare quanto appreso durante l’Accademia al resto della classe, preparando un progetto da condividere con i compagni.

Con le Accademie Schneider Electric, l’alternanza scuola lavoro si trasforma in un’esperienza integrata e multidisciplinare della trasformazione digitale

Un segreto chiamato approccio multidisciplinare

Il successo dei progetti di alternanza scuola lavoro targati Schneider e i riconoscimenti ottenuti sia dal MIUR sia dalle principali associazioni di categoria, nascono dunque dalla scelta di incentrare la didattica sulle innovazioni della convergenza digitale, attraverso percorsi formativi multidisciplinari che integrano professionalità e tecnologie in un approccio concreto.

Le nostre Accademie si fondano sul concetto del “saper fare”, ovvero puntano a offrire strumenti utili nell’immediato, coinvolgendo anche le aziende del territorio”, racconta il responsabile dei progetti. Altro aspetto distintivo delle Accademie Schneider Electric, la presenza durante i cinque giorni di almeno una ventina di dipendenti dell’azienda, dalla dirigenza ai ruoli operativi, che collaborano attivamente alla riuscita del percorso.

“I ragazzi – precisa Gianfranco Mereu -, vengono trattati come professionisti e introdotti al 100% nei meccanismi di una global company come Schneider Electric. Inoltre, durante la settimana intervengono anche alcuni partner e clienti, che illustrano ai partecipanti l’importanza delle competenze trasversali nel loro mercato di riferimento”.

Interessanti prospettive che si uniscono alle attività di orientamento riservate all’ultima giornata dell’Accademia, quando i rappresentanti del panorama formativo locale introducono i percorsi ITS e le proposte universitarie. Si chiude in questo modo il cerchio sinergico che consente a Schneider Electric di applicare l’alternanza scuola lavoro alle reali esigenze del mercato e alle attitudini di ogni futuro professionista digitale.

CAME mette in sicurezza la Croisette e la zona balneare

Mettere in sicurezza le vie principali di accesso pedonale alla Croisette di Cannes e il litorale di Boccacabana, tutelando gli ambienti urbani e le persone, è stato l’obiettivo di CAME che ha fornito dissuasori ad alta sicurezza della gamma ONE EVO e fissi G6 EVO.

Il progetto di sicurezza sviluppato da CAME promuove la pedonalizzazione e garantisce il controllo dei flussi veicolari nel passaggio del “quadrato d’oro” verso la Croisette durante gli eventi. La zona è stata così dotata di dissuasori ad alta sicurezza della gamma ONE EVO, in grado di resistere a scontri contro veicoli “ariete” e certificati secondo le più recenti normative internazionali, e di dissuasori fissi G6 EVO.

Tutti gli accessi messi in sicurezza dai dissuasori retrattili sono connessi al software Sygma 3, il sistema per il controllo accessi che consente la gestione generale di tutte le parti delle componenti di accesso remoto.

“Questo progetto mostra la capacità di CAME di saper gestire la sicurezza e il controllo di grandi opere e contribuire alla pianificazione degli spazi urbani al fine di renderli “safe and smart” come richiedono le attuali dinamiche delle metropoli internazionali. – ha dichiarato Paolo Menuzzo, Presidente di CAME Group – Il nostro obiettivo è assicurare contesti di vita più vivibili e fruibili grazie a soluzioni tecnologiche intelligenti e personalizzate”.

Il progetto CAME

CAME_CANNES dissuasori sicurezzaDavanti all’accesso della spiaggia Macé sono stati installati 6 dissuasori retrattili ONE 50 EVO con entrata e uscita controllate e 2 dissuasori fissi ONE 50 EVO. L’autorizzazione al passaggio dei veicoli è ottenuta tramite un sistema di interfono presente su un totem City 6 EVO che consente l’integrazione di tutti gli elementi di funzionamento, come la piastra di montaggio PLC, i dispositivi di comando e le componenti di segnalazione, ed è collegato alla polizia municipale.

La sfida è controllare l’accesso dei veicoli che caricano e scaricano le attrezzature nel Palazzo dei Festival. Il modello ONE 50 EVO, concepito per proteggere i santintrusione Came, iti sensibili e garantire livelli di protezione elevata, è in grado di arrestare 2 camion da 7,5 tonnellate lanciati a 80 km/h. I dissuasori sono personalizzati con il logo della città e sono dotati di corone luminose così da integrarsi in maniera armoniosa con il contesto urbano.

La croisette-Serbes – uno dei viali più famosi del lungomare francese – necessitava di soluzioni in grado di mettere in sicurezza i pedoni e gli utenti della strada, ma anche i commercianti nel periodo degli eventi organizzati. Sui due accessi del viale sono stati installati 6 dissuasori retrattili ONE 40 EVO, in grado di resistere all’impatto di un camion di 7,5 tonnellate alla velocità di 64 km/h. I dissuasori sono controllati da due totem City 6 EVO dotati di un sistema di interfono collegato direttamente alla polizia municipale. Completano la sicurezza di questi accessi 4 terminali G6 EVO fissi.

L’accesso alla strada Cdt-André è stato dotato di 2 dissuasori retrattili ONE 40 EVO e da 2 dissuasori fissi G6 EVO, gestiti da un totem City 6 EVO e dal sistema per il controllo accessi SYGMA 3. Trattandosi di un asse di uscita dalla Croisette, il controllo dell’accesso di questa strada è fondamentale per la sicurezza dei pedoni durante gli eventi.

Nella promenade di Boccacabana, inaugurata nell’estate 2017, sono stati installati 115 dissuasori fissi G6 EVO rinforzati per mettere in sicurezza la passeggiata di 700 metri lungo il litorale.

Quanta CO2 produci? Scopri la tua impronta

Migliorare l’impatto delle proprie azioni per salvaguardare l’ambiente è fondamentale, ma è necessario esserne consapevoli: Vaillant ha presentato – presso la sede dell’Università degli Studi di Milano – “La tua impronta”, un importante progetto riguardante il tema delle emissioni quotidiane di CO2.

Sviluppato in collaborazione con il Prof. Maurizio Maugeri dell’Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, La tua impronta permette di calcolare la quantità di CO2 che ognuno di noi, con le proprie azioni e scelte quotidiane, contribuisce inconsapevolmente a emettere nell’atmosfera, con il trasversale obiettivo di promuovere l’adozione di comportamenti virtuosi.

conferenza stampa la tua improntaVaillant è fortemente impegnata sul versante dell’eco sostenibilità e, come ha sottolineato Gherardo Magri amministratore delegato dell’azienda, il futuro sarà sempre più orientato verso l’uso di pompe di calore a impatto zero. A riprova della sensibilità che Vaillant da sempre riserva alla problematica ambientale, sono stati anche apportati sostanziali cambiamenti all’interno della storica sede aziendale: dal rinnovo dei serramenti alla copertura con fotovoltaico, fino alla sostituzione della flotta aziendale con auto elettriche e l’installazione di colonnine per il relativo ricarico.

Calcola la tua impronta

Il progetto La tua impronta nasce da un’indagine promossa presso i consumatori da Vaillant Italia, che ha evidenziato come la popolazione sia consapevole della gravità del problema, ma non sia a conoscenza degli strumenti e delle modalità da utilizzare per poter concretamente contribuire a ridurre l’emissione di CO2 nell’atmosfera.
E La tua impronta si pone proprio con l’obiettivo di fornire al consumatore tutte le indicazioni necessarie.

“Amare la Terra e salvaguardarla”: con queste parole Gherardo Magri ha esordito per sottolineare l’importanza del rispetto ambientale e per illustrare, nel dettaglio, come si sviluppa il progetto e le sue finalità.

La tua impronta è un semplice questionario, accessibile all’indirizzo www.thegreenevolution.it, che fornisce in modo preciso l’indicazione di come le nostre scelte quotidiane, abitudini e stili di vita influiscono sul clima e sull’ambiente e cosa fare per modificarli.

La collaborazione al progetto da parte del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali (ESP) dell’Università degli Studi di Milano, che ha curato la parte scientifica dei questionari e sviluppato una serie di algoritmi mirati a calcolare l’impronta di carbonio, ha consentito a Vaillant, che ha messo a punto quelli per le emissioni relative al riscaldamento domestico e produzione di acqua calda, di realizzare uno strumento di facile fruizione e semplice comprensione.

4 sezioni per scoprire l’impatto sull’ambiente

Il questionario è articolato in quattro sezioni:

Le domande presenti nel questionario sono relative all’abitazione e al sistema di riscaldamento previsto, all’impianto di illuminazione, al tipo di elettrodomestici presenti e alla loro frequenza di utilizzo, per poi passare ai mezzi utilizzati per gli spostamenti, le abitudini alimentari e lo smaltimento dei rifiuti. Le domande prevedono inoltre degli approfondimenti che consentono di comprendere meglio le varie dinamiche di impatto ambientale.

Il flusso delle domande è così immediato che permette di verificare velocemente quanto le nostre scelte e le nostre singole attività quotidiane possono incidere sul clima.
Al termine della compilazione, è poi possibile scoprire direttamente la propria impronta di carbonio totale, confrontandola con la media italiana ed europea e valutare quanto incide sul valore complessivo rilevato ogni singola area di attività.

la tua impronta risultati test

Gli obiettivi del progetto

La tua impronta ha un duplice e importante obiettivo. Da un lato, sensibilizzare i consumatori sulla necessità di modificare le abitudini per preservare il pianeta dal riscaldamento globale, creando così una vera e propria “cultura” dell’eco sostenibilità. Dall’altro, mediante la rielaborazione dei dati emersi a livello nazionale, creare una mappatura delle abitudini e stili di vita della popolazione italiana, suddivisibili per regioni, province e comuni, utilizzabile in un momento successivo per la messa a punto di ulteriori iniziative mirate. Uno strumento statistico davvero importante, impiegabile ad ampio raggio e per diverse finalità.

La salvaguardia ambientale è un tema di estrema attualità e un obiettivo irrinunciabile per ognuno di noi. È quindi davvero importante, partendo proprio dalle individuali scelte quotidiane, consapevolizzarsi su come e quanto è possibile fare per preservare questa nostra meravigliosa Terra.

Vaillant Italia con La tua impronta mette a disposizione di ogni consumatore uno strumento semplice ma efficace per poter dare ogni giorno un piccolo ma prezioso contributo nel perseguire una reale politica ecologica.

La casa connessa vale di più?

La casa del futuro non è più un “semplice” insieme di pareti, impianti e arredo: progettare una casa connessa significa mettere al centro la persona, con tutto quell’ecosistema di bisogni e desideri che caratterizzano i moderni abitanti della trasformazione digitale. Se, oggi, le aspettative di benessere psico-fisico degli acquirenti di un immobile sono di gran lunga più complesse rispetto al passato, quanto può essere importante giocare d’anticipo, interpretando il boom della smart home come una grande opportunità di crescita per il mercato immobiliare italiano?

Ce lo spiega Regina del Albertis, presidente di Ance Giovani: “Mediamente, un impianto di domotica incrementa il valore dell’immobile del 5-8%, a fronte di un aumento del costo complessivo di realizzazione della struttura pari all’1% circa. Dalla semplice automazione di luci, tapparelle e comfort termico a ogni livello superiore di integrazione, quando le nuove costruzioni incontrano la tecnologia digitale in sistemi aperti e scalabili si realizza esattamente quello che intendiamo per progettazione focalizzata alle esigenze del cliente e alla sua quotidianità, a fronte di un forte aumento di redditività della struttura”. Senza dimenticare che la casa connessa garantisce ai proprietari anche una gestione più intelligente dei sistemi di sicurezza, unita all’efficienza energetica e al risparmio economico derivanti dal monitoraggio dei consumi domestici.

Ma il valore della smart home, secondo la rappresentante del mondo edile, non si ferma al nuovo: anche gli interventi di ristrutturazione possono beneficiare di soluzioni intelligenti utili ad aumentare il livello di integrazione impiantistica e, di conseguenza, il prestigio della casa.

Il fatto, poi, che il mercato della casa intelligente sia destinato a toccare quota 550 milioni di euro entro il 2020 (fonte: Osservatorio del Politecnico di Milano), contribuisce a gettare le basi di un pensare connesso ancor più vicino al mercato dell’edilizia, da un lato, e dell’integrazione di sistemi, dall’altro.

Questione di software, cosa conta nella vera casa connessa

evento Home and Me Ed eccoci al cuore dell’evento “Home and Me”, organizzato da Easydom al Museo della Scienza e delle Tecnologie di Milano per approfondire gli ultimi sviluppi strategici e tecnologici della casa intelligente, in occasione del lancio del nuovo sistema operativo Easydom HoMe.

Il potenziale economico delle soluzioni immobiliari intelligenti e sostenibili rischierebbe infatti di rimanere inespresso se non adeguatamente ricondotto – anche sul fronte tecnologico – alla centralità del cliente, che vive e “giudica” gli ambienti smart. Spetta a Fabio Santini, direttore divisione Partner & Pmi di Microsoft Italia, il compito di spostare la riflessione sul futuro, non troppo lontano, della casa connessa e, più in generale, degli ecosistemi digitali.

“Quando vogliamo innescare una tecnologia normalmente ci muoviamo verso essa, decidiamo in sostanza di utilizzarla – esordisce il manager – D’ora in avanti, invece, sarà l’innovazione digitale a venirci incontro, instaurando una relazione molto più spontanea. Gli oggetti connessi entreranno a far parte della quotidianità di ognuno di noi in maniera fluida e “invisibile”. Basti immaginare la complessità nascosta dietro il nostro semplice dialogo con un assistente vocale!”. Il valore commerciale e funzionale degli smart device risulta dunque strettamente legato allo scambio e alla gestione dei dati, dunque al software, fattore chiave per la loro interconnessione a dispositivi mobili, app e piattaforme.

Creare un ecosistema IoT significa integrare tutti gli scenari domestici in una casa connessa che ascolta le necessità dell’utente

I 4 trend del futuro digitale

casa connessa evento home and MeDalla connettività al software, anche Davide Bigoni, project manager Product and Solutions di Samsung Italia, ha voluto sottolineare i driver di ricerca del proprio team, impegnato nello sviluppo di elettrodomestici smart.

Il futuro digitale targato Samsung, altro storico partner di Easydom, segue 4 trend tecnologici:

Intelligenza artificiale: innovazione tecnologica e algoritmi volti a migliorare la user experience del cliente nell’utilizzo di smart device;
IoT: significa realizzare oggetti dotati di sensori, in grado di scambiare informazioni e di interconnettersi, anche “delocalizzando” l’intelligenza;
Living service: le applicazioni IoT superano le aspettative dell’utente con servizi digitali evoluti, in grado di apprendere e adattarsi in tempo reale alle sue necessità;
5G: il suo avvento aumenterà sensibilmente i dispositivi IoT connessi e le possibilità di integrazione soprattutto nei mercati mission critical (Industrial IoT).

“Il tutto – aggiunge Bigoni -, declinato nelle caratteristiche fondamentali nostra smart home, ovvero semplicità, flessibilità e sicurezza, applicate a ogni livello di integrazione. Dal comfort alla security, dall’intrattenimento all’efficienza energetica, Samsung offre alla casa connessa un insieme di prodotti e sistemi smart pienamente interfacciabili con il software Easydom”.

La casa connessa ti ascolta

A questo punto, se ogni singolo oggetto è dotato di intelligenza, come può l’utente gestire efficacemente la “babele” di app, dati e protocolli di comunicazione chiamati in causa?

Salvare l’experience della casa connessa – nonché la sicurezza fisica e logica dei suoi occupanti e dei sistemi integrati – è l’obiettivo della proposta Easydom.

“Il nuovo software HoMe unisce la robustezza di un sistema professionale alla flessibilità degli smart device, integrando anche i tanto amati assistenti vocali di Google e Alexa, pur offrendo un altro tipo di ascolto, che contempla l’interazione tra sistema, servizi e oggetti connessi” – spiega Sergio Tucci, fondatore e presidente di Easydom, che sottolinea anche la libertà di scegliere marchi, quantità e dimensioni – il volto e l’anima della nostra smart home – interconnettendone ogni aspetto in una sola interfaccia Microsoft semplice e aperta.

La casa connessa mostrata “live” a Milano ascolta l’utente in una reciproca interazione che non “regala” dati sensibili a innumerevoli app proprietarie, bensì centralizza le informazioni in un unico grande cervello.

“Questo ci permette di aumentare il valore delle case e il benessere degli individui – conclude Tucci, tornando all’argomento iniziale -, aiutando il mercato immobiliare a emergere dal periodo di crisi che tutti abbiamo vissuto. Continueremo a lavorare insieme a questi partner d’eccellenza per creare reti di imprese votate all’integrazione”.

Con il software HoMe, Easydom coniuga efficacemente la robustezza di un sistema professionale alla flessibilità degli smart device e dei comandi vocali

GOfredo: monitoraggio IoT delle temperature

GOfredo di Sensor Chain for Business è un dispositivo semplice autoinstallante per monitorare temperatura e umidità nei frigoriferi e nelle celle frigorifere, in grado di compilare automaticamente i registri HACCP per la catena del freddo.

Composto da sensori autoinstallanti, indipendente da collegamenti elettrici, telefonici, centralini e altri ausili, GOfredo misura e trasmette in tempo reale – attraverso il sito e sulla app dedicata – i dati delle aree refrigerate monitorate rendendole disponibili on-line, conservando il registro giornaliero delle temperature.
In caso di anomalie o guasti invia un allarme sotto forma di mail o sms al contatto fornito in fase di registrazione.

La conformità del sistema è validata dall’Università di Trieste, Laboratorio Merceologico del DEAMS, che svolge ricerca sui nutrienti presenti negli alimenti e sulla loro corretta conservazione.

GofredoPensato per il mercato dell’Ho.Re.Ca per garantire trasparenza e limitare i rischi legati alla catena del freddo e al deperimento degli alimenti, le applicazioni di GOfredo sono molteplici, dal settore farmaceutico ed ospedaliero fino alla conservazione dei beni culturali.

Sensor Chain for Business – che si occupa dello sviluppo, della produzione e della commercializzazione di soluzioni tecnologiche e piattaforme digitali per la realizzazione e la gestione di reti di sensori – ha ideato GOfredo per supportare la necessita, di un gruppo di professionisti, di avere un costante e sicuro monitoraggio degli ambienti refrigerati e dall’esigenza di semplificare la gestione dei dati nel rispetto della normativa HACCP.

Il punto di partenza è stato la presenza nel team di riferimento di un Executive Chef che, grazie alla sua professionalità e alle competenze tecniche nel settore alimentare, ha dato l’input alla realizzazione di un sistema semplice, innovativo e risolutivo di monitoraggio e trasmissione dati nell’ambito della normativa HACCP.

Per la realizzazione sono state individuate realtà italiane – dalla produzione del dispositivo fino al confezionamento – così da realizzare un prodotto interamente Made in Italy.

Quali vantaggi garantisce GOfredo?

La tutela del cliente/consumatore grazie al controllo continuo della catena del freddo• La conformità alla normativa vigente in termini di HACCP
Il controllo dei consumi energetici
L’incremento del livello di soddisfazione oltre che di fidelizzazione del cliente finale.
L’abbattimento dei costi assicurativi sul rischio del mancato freddo e conseguente deperimento delle merci
Il contatto diretto e automatico con il proprio tecnico frigorista per un ancor più rapido intervento

Lampada a induzione magnetica vs led: chi vince la sfida?

Esaminiamo i parametri caratteristici per una lampada a induzione magnetica selezionata tra quelle migliori sul mercato e li confrontiamo con quelli relativi alla tecnologia LED. Nel primo articolo si è parlato di come sono fatte le lampade a induzione magnetica.

Lampada a induzione magnetica e led

Sono stati considerati solo valori relativi a lampade standard, cioè di lampade comunemente vendute. Ogni tecnologia, con versioni dedicate, potrà anche proporre specifiche caratteristiche per specifici problemi, ma non è questo il caso che si vuole analizzare.

Indice di resa cromatica

Le radiazioni solari che raggiungono la superficie terrestre sono caratterizzate, nel campo del visibile – cioè tra i 400 e i 750 nm – da un particolare spettro di lunghezze d’onda che comprende i colori dal violetto al rosso.
Abbinando questo spettro alla sensibilità della retina, l’essere umano vede luce bianca, o meglio neutra.

In un ambiente illuminato artificialmente, la condizione per vedere al meglio i colori e i più piccoli dettagli è che la sorgente utilizzata possa riprodurre al meglio lo spettro solare.

Per classificare la qualità di una sorgente luminosa si è definito l’Indice di Resa Cromatica IRC.
Il suo valore massimo è 100 (IRC del sole). Più la sorgente di luce artificiale si avvicina a questo valore, migliore è la qualità della sua luce.
La lampada a induzione magnetica ha IRC >87, quindi garantisce una qualità di luce ben superiore al confronto di sorgenti che hanno IRC normalmente di valore >80.

Abbagliamento (Glaring)

CAMPANA INDUSTRIALE lampada a induzione magnetica

L’abbagliamento può produrre danni alla retina e può limitare la capacità visiva per qualche tempo. E’ quindi un elemento molto importante anche per la sicurezza.
Il suo valore è definito in unità “UGR”. La norma UNI 12193 definisce i valori massimi consentiti di UGR in base a definiti parametri legati all’ambiente in cui le lampade devono essere installate.
Ogni progetto d’illuminazione deve quindi rispettare il valore massimo di UGR previsto della norma per quella specifica applicazione.
Le lampade a induzione magnetica non hanno particolari problemi perché l’effetto abbagliante è quasi inesistente.
Nel caso di LED, la conformità di UGR alla norma è sicuramente più impegnativa.

Percezione di luminosità

L’intensità della radiazione luminosa su una superficie è normalmente letta da uno strumento che si chiama luxmetro.
Questo strumento – usando la curva CIE del 1921 – si limita a fare la media dei valori di intensità delle varie lunghezze d’onda che incidono su una superficie. Quindi indica una quantità di luce.

Dato che l’occhio umano è selettivo, questa media non riflette correttamente la reale percezione dell’occhio.
Bisognerebbe allora usare strumenti in grado di fare la misurazione della luce non solo in ragione della quantità, ma anche in ragione della sensibilità visiva dall’occhio nei confronti dello spettro di lunghezze d’onda misurate. In questo modo alla quantità viene abbinata la qualità della luce, che riflette come l’occhio vede realmente.

Lo strumento da adottare è lo spettrofotometro.
Questa misurazione non è prevista dalle norme vigenti, ma è raccomandata dalla Lighting Authority statunitense l’IES (Illuminating Engineering Society) nel paperback IES TM 24-13 del 2013.
In questo caso l’illuminamento effettivamente percepito dall’occhio umano si misura in Lumen E.V.E. (Equivalent Visual Efficiency).

Nelle schede tecniche delle sorgenti luminose sarebbe quindi utile avere informazioni sul flusso emesso non solo attraverso i lumen tradizionali, ma anche attraverso i lumen E.V.E.

Per le lampade a induzione magnetica i lumen E.V.E. sono sempre superiori dei lumen tradizionali in quanto lo spettro di questa lampada è più ricco di lunghezze d’onda che si trovano nel campo del visivo.
È probabilmente per questo motivo che attualmente questa indicazione si può trovare solo nei data sheet della lampade a induzione magnetica.

Durata di vita

lampade a induzione magnetica proiettore 2

In Italia e a livello internazionale si può definire fine vita di una lampada LED il momento in cui il flusso è calato del 30% (variazione percepibile), quando almeno il 50% delle lampade mantiene un flusso superiore rispetto questo calo. Questa diminuzione di flusso è codificata rispettivamente in L70 oppure LLMF=0,7.

È importante tener presente che le ore di vita della lampada prescindono dalle ore di vita del dispositivo che alimenta la lampada stessa, cioè dal ballast.

Se lampada e ballast formano un unico corpo indivisibile, chi determina il fine vita della lampada è il componente meno longevo. Ne deriva che è sempre prudente verificare l’attesa di vita anche del ballast, perché frequentemente questo componente ha una durata di vita inferiore rispetto alla lampada.

Nel caso della lampada a induzione magnetica la durata di vita è fissata tra 90.000 e 110.000 ore, mentre quella del relativo ballast è per la maggior parte dei produttori fino a 100.000 ore di utilizzo, e nel caso del produttore selezionato fino a 330.000 ore di durata.

Le lampade a induzione hanno inoltre la caratteristica di avere lampada e ballast separati, quindi singolarmente sostituibili.
Nel caso della tecnologia alternativa si trovano dati anche abbastanza differenti tra vari fornitori, quindi va fatta una comparazione caso per caso.

Decadimento

Dal momento in cui la lampada viene accesa la prima volta al momento di fine vita, il flusso emesso della lampada cala più o meno velocemente.
Per un corretto dimensionamento, secondo le norme di “buona tecnica” definite dal CIE 154:2003, nel calcolo illuminotecnico va considerato un “fattore di manutenzione”, che indica il valore di deprezzamento del flusso emesso a causa di diversi fattori.
Vengono considerati principalmente due parametri:

L’insieme dei valori di questi parametri dà in pratica la misura del fattore di manutenzione riferito a un tempo pari alla durata di vita della lampada, e ovviamente questo fattore sarà sempre minore di 1.

Dando per scontato che i progetti siano eseguiti secondo le norme di buona tecnica, per garantire a fine vita il livello d’illuminazione richiesto dalle specifiche iniziali, si dovrà sempre installare una potenza maggiore rispetto a quella che si calcolerebbe utilizzando il valore nominale del flusso emesso a inizio vita dalla lampada utilizzata.
Questa maggior potenza comporterà non solo l’uso di un numero superiore di lampade, ma per il cliente comporterà dover pagare da subito e per tutta la vita dell’impianto, il relativo costo per l’energia.

Per la lampada a induzione magnetica selezionata è normale avere un fattore di manutenzione L90B05.

Nel caso dei LED dipende dal fornitore, quindi va verificato caso per caso.
Per avere un’idea comparativa, utilizzando per i LED valori abbastanza diffusi, quali un decadimento del flusso a fine vita del 20% e una mortalità raggiunta a fine vita del10%, si ha un fattore di manutenzione L80B10.
Con questi dati, il fattore di manutenzione per la lampada a induzione magnetica individuata è 0,90×0,95=0,855, mentre per i LED è 0,80×0,90=0,720.
Nel primo caso si dovrà incrementare la potenza prevista del 17,0%. Nel secondo caso si dovrà incrementare la potenza prevista del 38,9%, quindi un maggior incremento del 21,9%.

Non va comunque dimenticato che quanto indicato per il decadimento è riferito alla durata di vita della lampada, parametro che può essere anche significativamente diverso fra lampade a induzione magnetica e i LED.

Lampada a induzione AGE - RL 080 4000k - 4026k
Lampade a induzione magnetica – spettro di emissione a 4000°K.

Regolazione del flusso (Dimmeraggio)

Per risparmiare sui costi d’illuminazione quando è possibile utilizzare il contributo della luce solare, si può ridurre opportunamente quella prodotta dall’impianto d’illuminazione sempre facendo in modo di mantenere i lux richiesti per l’ambiente.
L’operazione è normalmente definita di dimmeraggio.
Le lampade a induzione magnetica hanno l’opzione dimmeraggio, e la funzione di regolazione è sempre lineare.
Anche i LED hanno l’opzione dimmeraggio, ma va verificato se la relativa modalità di regolazione è lineare.

Sfarfallio (Flickering)

Questo problema, che sia o non sia presente, non è mai visibile in quanto i nostri occhi hanno una velocità di acquisizione dell’informazione visiva più lenta rispetto alla velocità del fenomeno di flickeraggio.
Il flickering, se presente, può dare origine a mal di testa e a stanchezza, per cui, specie negli ambienti di lavoro potrebbe causare danni economici indiretti e difficilmente quantificabili.

La lampada a induzione magnetica non ha questo problema, né in condizioni di alimentazione normale, né nel caso di dimmeraggio.

Per la tecnologia LED va verificato caso per caso, in particolare a seguito di dimmeraggio.

Temperature di esercizio

In relazione a queste temperature, la lampada a induzione magnetica ha come temperatura minima -35°C, mentre per la temperatura massima si va da 65°C a 80°C.
Per la tecnologia LED la gamma dei limiti ammessi va verificata caso per caso.

Sensibilità ai disturbi elettrici

A causa di una cattiva Power Quality, sulla linea di alimentazione possono entrare dei disturbi elettrici, per esempio sovratensioni.
Le lampade a induzione magnetica sono protette alle sovratensioni fino a 10 KV e nel caso di rottura la sostituzione è coperta da garanzia.
Nel caso dei LED va verificato caso per caso il livello di protezione a questi disturbi, e soprattutto se la rottura per sovratensione rientra in garanzia.

Manutenzione

Nel caso di apparecchiature a induzione magnetica, le campane, i proiettori e le armature stradali possono avere il ballast posizionato fino a 45 mt di distanza dalla lampada – distanza può anche essere portata anche a 70 mt – e questo può rappresentare una agevolazione delle operazioni di manutenzione.
Nel caso di LED il ballast è sempre contiguo alla lampada.

Rischi fotobiologici

ARMATURA STRADALE lampada a induzione

Le radiazioni luminose colpiscono il corpo e in particolare l’occhio, quindi è bene che non siano causa di affaticamento o peggio di danno per l’essere umano.
E’ documentato che le radiazioni presenti nello spettro del blu possono essere all’origine di problemi.

A questo scopo sono state definite delle classi di rischio fotobiologico, codificate nel par. 6.1 della norma EN 62471:2010, e ogni sorgente luminosa va associata a una di queste.
Le lampade a induzione magnetica appartengono alla classe RG0, che è associata a tutte le lampade il cui rischio fotobiologico è nullo.

Per le altre tecnologie va verificata la classe di rischio. Qualora non fosse RG0, un’altra normativa fissa le distanze minime da rispettare per evitare problemi.
Le lunghezze d’onda del blu possono anche essere origine di turbativa del ritmo biologico umano in quanto contrastano la produzione di melatonina, che è l’ormone del sonno.
Nelle lampade a induzione magnetica, per tutte le temperature di colore la componente blu è ridotta e non implica conseguenze.
Nelle lampade a LED, in particolare sopra i 4000°K, la componente blu e il suo effetto possono non essere più trascurabili.

Garanzie lampada a induzione magnetica

La garanzia va verificata non solo in relazione al numero di anni di validità, ma va accertato se sono previsti dei limiti alla sua validità applicativa. A volte queste eccezioni possono evidenziare dei corrispondenti limiti tecnici non sempre verificati in precedenza.
Questi limiti sono definiti solitamente da clausole accessorie. Un esempio di clausola può essere quello di una cattiva Power Quality sulla rete di alimentazione, o che la temperatura ambiente superi una massima temperatura ammessa. A queste condizioni si possono aggiungere delle franchigie.
La franchigia può indicare che non si considerano difettosi un numero di prodotti fino a raggiungere la percentuale di guasto pari a un a X% di quelli forniti, oppure che non sarà sostituita una certa percentuale di lampade ogni mille ore di lavoro.

In quest’ultimo caso, se per esempio questa percentuale fosse lo 0,2%, su mille lampade non verrebbero sostituite le prime 2 lampade ogni 1000 ore si lavoro, che in un anno diventano 18, e in 5 anni diventano 90. In sintesi, in 5 anni può non essere sostituito in garanzia fino al 9% della fornitura.
Bisogna verificare anche se e cosa si prevede nella garanzia per il ballast, che potrebbe essere l’elemento debole della catena.
Per la lampada a induzione magnetica selezionata viene fornita una garanzia di 10 anni, che è incondizionata per i primi 5 e legata ai difetti di fabbricazione per gli ultimi 5 anni.
Per le lampade LED va verificato quanto previsto da ogni fornitore.

Più le condizioni di lavoro paiono gravose, più le temperature sono alte, più c’è il pericolo di sbalzi di tensione, più le condizioni di garanzia diventano un elemento d’importanza primaria per tutelare l’affidabilità economica del proprio acquisto.


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Articolo redatto per ElettricoMagazine da Ing. Andrea Angelini
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