Come vanno gli smart meter? In Italia, benissimo

Cosa hanno in comune smart grid, transizione energetica e risparmio in bolletta? Certamente l’installazione di smart meter, ovvero contatori intelligenti. L’Unione Europea prevede che entro il 2020 si conteranno 200 milioni di dispositivi nelle case del 72% degli abitanti europei, con un investimento di circa 45 miliardi di euro.

E l’Italia è tra i protagonisti di questo importante percorso già avviato da 22 stati membri su 28. La conferma viene dallo studio di Selectra, comparatore globale di offerte di energia, sull’attuale situazione degli smart meter in otto Paesi europei: Italia, Spagna, Austria, Regno Unito, Francia, Svezia, Germania e Portogallo.

Mentre Italia, Svezia e Finlandia hanno già completato l’installazione dei contatori di prima generazione, la misurazione intelligente sta guadagnando nuove fette di mercato, accompagnata da offerte e servizi aggiuntivi dedicati ai clienti finali. Vediamo il perché di questo trend e i suoi futuri sviluppi per i cittadini europei.

Smart meter chiama smart grid

Transizione energetica non significa solo produzione da fonti rinnovabili: la modernizzazione della rete elettrica e la riduzione dei consumi di energia, grazie al cambiamento delle nostre abitudini quotidiane, sono altri due aspetti di questo cambiamento strettamente connessi agli smart meter.

I contatori intelligenti intervengono infatti come componente cruciale delle smart grid, per i seguenti motivi:

In pratica, perché installare un contatore intelligente?

Primo, lo smart meter comunica automaticamente le letture dei consumi di energia elettrica al fornitore, che può proporre all’utente delle tariffe più convenienti. La costante verifica – senza bisogno di autolettura -, si traduce inoltre in bollette basate su dati reali, che evitano i tanto temuti conguagli.

L’altro aspetto positivo dei contatori intelligenti risiede nel migliore accesso alle informazioni anche per gli utenti, che possono conoscere i propri consumi effettivi e agire di conseguenza in ottica di risparmio energetico e comportamenti virtuosi.

L’Italia degli smart meter corre veloce

open-meter enel distribuzioneIl nostro Paese, per una volta, sembra essere il trend setter del settore: dal 2011, il 99% della popolazione è dotato di uno smart meter e dal 2017, attraverso il progetto Open Meter, E-distribuzione ha già iniziato a sostituire, gratuitamente, le vecchie tecnologie con contatori intelligenti 2.0.

Nei prossimi quindici anni saranno distribuiti 41 milioni di nuovi dispositivi smart, dei quali 32 milioni saranno installati al posto degli smart meter esistenti, con un investimento vicino ai 4,3 miliardi di euro.

Cosa fanno gli smart meter 2.0? Tra i loro plus, la possibilità di:

Smart meter 2.0: verso nuove offerte energetiche?

L’unica pecca del sistema italiano riguarda l’assenza di nuove proposte tariffarie legate alle diverse funzionalità dei contatori intelligenti 2.0. Ecco perché assume una sempre maggiore importanza il ruolo dell’Authority dell’Energia, che potrebbe aprire la via a soluzioni prepagate, già attive per esempio in Gran Bretagna.

Ma l’Italia sembra ancora lontana da questa prospettiva, frenata dall’eccessiva burocrazia e dallo scarso interesse da parte dei distributori di energia.

I contatori intelligenti nel resto d’Europa

In Spagna i nuovi contatori intelligenti sono noleggiati dai consumatori, come fossero modem internet. Agli smart meter è stata abbinata una nuova tariffa elettrica che prevede la lettura in tempo reale e la fatturazione ora per ora. Il costo dell’energia, che cambia tutte le ore, è stabilito e pubblicato dalla REE (Red Eléctrica de España) con un solo giorno di anticipo in base alle previsioni di domanda e offerta. Non esiste un prezzo minimo o massimo, ma il Governo spagnolo può intervenire se i prezzi restano troppo alti per molti giorni consecutivi.

Passando all’Austria, il 95% degli utenti dovrebbe avere un contatore intelligente in casa entro il 2022. Tra gli oltre 140 fornitori del mercato elettrico, aWATTar propone un’offerta dedicata agli smart meter: i prezzi orari variano in base alle condizioni metereologiche e alla quantità di energia rinnovabile disponibile. Anche in Francia l’installazione degli smart meter Linky – con tariffe e sconti ad hoc – procede rapidamente. Nel Regno Unito la distribuzione dei contatori intelligenti dovrebbe terminare nel 2020: qui sono comuni le offerte prepagate, che permettono ai clienti di acquistare in anticipo una certa quantità di energia e di ricaricare online.

Per decidere se installare o meno i contatori intelligenti, ogni Paese europeo ha dovuto effettuare una valutazione costi/benefici. Solo in caso di esito positivo è scattato l’obbligo di procedere con gli smart meter. Germania e Portogallo si trovano per esempio in una situazione indefinita: la prima ha realizzato una valutazione parzialmente negativa, mentre i lusitani hanno ottenuto risultati poco concreti.

Pablo Style: design e funzionalità si incontrano

Hager Bocchiotti presenta la nuova linea di centralini Pablo Style progettati con i migliori accorgimenti tecnici per rendere le fasi di montaggio e manutenzione semplici e veloci. Un prodotto universale che esprime il massimo delle sue funzionalità con gli interruttori Hager.

Al tempo stesso si caratterizza per il look moderno e ricercato, una doppia opzione cromatica – bianca e fumé – da diventare un vero e proprio elemento di arredo.

Pablo Style linea di centralini da incasso La gamma è disponibile in formati da 4 a 72 moduli  (7 dimensioni per pareti in cartongesso e 9 dimensioni per applicazione standard) per soddisfare qualsiasi esigenza installativa nel residenziale e nel terziario.

Inoltre, grazie ad una completa gamma di accessori, si ha la possibilità di allestire e installare due o più centralini affiancati per rispondere alla crescente esigenza modulare dei moderni impianti domotici.

“Pablo Style sintetizza le principali caratteristiche funzionali della famiglia dei centralini per realizzare una perfetta fusione tra tecnologia e qualità estetica – ha sottolineato Maurizio Casole, Commercial Market Manager. – Questo prodotto è l’espressione di un progetto tutto italiano nato per rispondere in modo efficace alle esigenze di integrazione in ogni ambiente. Il gioco di piani e linee conferisce grande personalità”.

Pablo Style: 8 plus che fanno la differenza

1 – Scatola di colore arancione per installazione in muratura e bianca per il cartongesso semplificando il lavoro dell’installatore e fornendo la soluzione ideale per qualsiasi necessità

2 – Prefratture presenti lungo le scatole garantendo una rottura netta precisa in modo da agevolare l’inserimento dei tubi corrugati da 16-20-25-32 e 40 mm

3 – Il sistema di asole per l’inserimento di fascette fornisce un sistema di fissaggio sicuro dei tubi corrugati con la garanzia che rimangano nella loro sede desiderata

Centralino da incasso Pablo Style

4 – I molteplici punti di fissaggio delle fascette sul telaio dei centralini garantiscono un cablaggio pulito e ordinato

5 – Manutenzione facilitata, i pannelli finestrati sono in grado di velocizzare i tempi di intervento senza dover smontare il coperchio del centralino

6 – Guide DIN regolabili, interassi e profondità variabili, la gestione degli spazi interni al centralino risulta totalmente flessibile per agevolare il lavoro dell’installatore

7 – Portella apribile di 180° e ampia possibilità di regolazione del frontale che garantisce il massimo accesso alle apparecchiature

8 – Alla chiusura standard con calamita può essere affiancata una chiusura con chiave metallica per garantire l’accesso alle apparecchiature al solo personale addetto

Con Pablo Style il centralino da incasso non è più un problema estetico, ma una opportunità di arredo

Auto elettrica: ancora troppe differenze fra le nazioni europee

Non solo la domanda è sempre la stessa, ma resterà tale anche negli anni a venire: a che punto siamo nella diffusione della mobilità elettrica nei Paesi dell’Unione Europea? Purtroppo, come sottolinea il rapporto Acea 2019 diffuso recentemente, ad essere sempre la stessa è anche la risposta: siamo ancora agli inizi… Questo in estrema sintesi, il messaggio che si estrapola da un’indagine che è però ben lungi dall’essere generica, piena com’è di tabelle e numeri che vivisezionano il tema della transizione verso una mobilità a zero emissioni. Una pioggia di dati che evidenzia, ed è questo l’altro messaggio forte del rapporto, come le nazioni europee stiano tuttora procedendo in ordine sparso sulle tematiche più importanti, dagli incentivi all’acquisto di auto elettriche all’installazione delle colonnine di ricarica, con risultati diversissimi nei vari territori dell’Unione.

Emissioni inquinanti delle nuove vetture in risalita

Ad indicare quanta strada ci sia ancora da percorrere ci sono innanzitutto i dati di vendita relativi al 2018 che indicano come soltanto il 2% dei veicoli venduti nell’Unione europea aveva propulsione elettrica (nel 2014 la percentuale era dello 0,6). Cifre insufficienti, anche e soprattutto ragionando nel contesto, come sottolinea Acea, degli obiettivi generali fissati dall’Unione Europea per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di anidride carbonica da parte dei nuovi veicoli. Infatti, la direttiva Ue approvata nell’aprile 2019 prevede un taglio delle emissioni pari al 15% per il 2025 mentre cinque anni dopo si dovrà arrivare ad un -37,5%.

A complicare le cose, poi, c’è un ulteriore problema. Nel biennio 2017-2018, il motore a benzina si è ripreso lo scettro del più venduto nei confronti del gasolio, con una crescita complessiva dell’1,8% delle emissioni di CO2 da parte delle nuove automobili. Un dato che deve far riflettere perché segna un’importante e negativa inversione di tendenza dopo che nel decennio precedente (2006-2017) le emissioni complessive di CO2 da parte delle vetture di nuovo acquisto erano andate sempre in calando.

Il rapporto indica nel dettaglio l’andamento delle vendite di nuove automobili sul territorio dell’Unione nel quinquennio 2014-2018. In particolare, i veicoli a benzina sono passati da 5,358 milioni di unità fino agli 8,532 milioni segnati l’anno scorso. Marcata flessione delle vendite, invece, per le macchine a gasolio, dai 6,599 milioni di unità nel 2014 ai 5,406 milioni del 2018. Quanto alle elettriche, si è passati da 37.517 unità (2014) a 149.737 (2018). Andamento simile per le ibride plug-in (da 32.441 a 151.844), mentre le vendite di modelli ibridi si sono più che triplicate (da 176.525 unità fino a 578.620).

Rapporto Acea 1

In Italia resta molto bassa la quota di mercato delle auto elettriche

Numeri complessivi che però, come sottolineato in apertura, sono frutto di dinamiche assai diverse a seconda delle nazioni prese in considerazione. Se in grandi Paesi quali Francia, Germania e Gran Bretagna la quota di mercato delle auto elettriche nel 2018 è risultata pari o superiore al 2%, l’Italia ha segnato un preoccupante 0,5%. In linea con la media europea, invece, il 4,3% di market share relativo ai modelli ibridi venduti l’anno scorso nel nostro Paese.

Rapporto Acea 2 - marker Share mobilità a emissioni zero

Le stesse marcate differenze territoriali si ritrovano ragionando in termini di infrastrutture. Nel complesso dell’Unione Europea i punti di ricarica per le auto elettriche sono passati dai 34.448 del 2014 ai 143.589 del 2018, con un incremento del 316,8%. Leader assoluto, sottolinea il rapporto Acea, è un “piccolo” Paese come l’Olanda con i suoi 37.037 punti ricarica pari al 25,8% del totale Ue. Seguono Germania (27.459 e 19,1%), Francia (24.850 e 17,3%) e Gran Bretagna (19.076 e 13,3%).

Rapporto Acea 3 -diffusione colonnine di ricarica elettrica

Incentivi all’acquisto soltanto in 12 Paesi dell’Unione Europea

Distanziatissima l’Italia che con le sue 3.562 colonnine di ricarica (2,5% del totale Ue) viene ampiamente battuta anche dalla confinante Austria (4.975 e 3,5%). Una posizione arretrata che viene ribadita anche ragionando in termini di estensione territoriale: il nostro Paese ha il 2,5% dei punti di ricarica nonostante occupi il 6,9% della superficie complessiva dell’Unione Europea.

Sicuramente più lusinghiera la performance dell’Italia in tema di incentivi all’acquisto. Con l’attuale contributo statale fino a 6.000 euro per l’acquisto di un auto elettrica, il nostro Paese si colloca al terzo posto europeo per ammontare dell’incentivo insieme con la Francia, preceduto da Romania (fino a 11.500) e Slovenia (fino a 7.500 euro). Da notare come meno della metà delle nazioni Ue, 12 su 28, prevede attualmente degli incentivi economici per il passaggio all’elettrico, mentre più diffusi sono i benefici fiscali previsti per i possessori di veicoli ad emissioni zero.

La rete elettrica nelle Smart City: come cambia l’infrastruttura

Le città di tutto il mondo continuano a crescere in tempi rapidi e sono oggetto di riflessioni e sperimentazioni per trovare un nuovo e più efficiente modello urbano. Le sfide che le città devono affrontare sono molte e tra queste c’è quella energetica, soprattutto considerando che sono responsabili del consumo del 70% dell’energia prodotta in tutto il mondo. Proprio in questo contesto si colloca il paradigma delle Smart City.

Grazie anche allo sviluppo tecnologico, una Smart City offre servizi efficienti, integrati e interconnessi. Una città intelligente sviluppa anche politiche per la salvaguardia del territorio e la riduzione del proprio impatto ambientale e per fare tutto ciò è necessario dar vita a una nuova economia, a un nuovo modello di governance, ma anche a nuove e adeguate infrastrutture.

L’energia nelle Smart City

rete elettrica intelligenteLa città del futuro, oltre che intelligente, non può che essere sostenibile. Il risparmio energetico è promosso a vari livelli, dall’edificio all’intera città, e si accompagna all’utilizzo sempre più diffuso di fonti rinnovabili. Questo comporta nuove abitudini energetiche e la produzione si fa diffusa, grazie all’installazione diffusa di impianti a fonti rinnovabile, come il fotovoltaico.

Questo scenario si svilupperà ulteriormente e la direzione è quella che vede la nascita di sistemi decentrati, diffusi in una città in cui l’energia sarà prodotta dallo stesso consumatore, sulla base delle proprie esigenze, facendo ricorso a fonti rinnovabili e a dispositivi che garantiscano la miglior efficienza possibile, così da ridurre al contempo i consumi.

Proprio da questa idea nasce, infatti, la parola prosumer, che unisce in un unico soggetto il produttore e il consumatore, in quanto ciascuno consuma energia e ne produce, immettendo in rete quella non utilizzata. Inoltre, anche nel settore energia entra in gioco il tema del “digitale”, perché sono proprie le nuove tecnologie e lo sviluppo dei sistemi informatici e delle telecomunicazioni ad aprire la strada alla raccolta di dati, monitoraggi continui, ricerca dell’efficienza e sistemi di regolazione e controllo.

Risulta chiaro che una trasformazione del mondo energetico di questo calibro, non può funzionare se non avviene un cambiamento anche a livello di infrastrutture. La rete elettrica attuale non è in grado di supportare questi cambiamenti e di conseguenza deve trasformarsi.

La rete elettrica delle Smart City: cosa ci aspetta

Nelle Smart City, la rete elettrica si trasforma per supportare nuovi servizi ed esigenze, degli utenti e della stessa rete.

Si parla di Smart Grid, ovvero di una rete intelligente, che raccoglie e scambia informazioni, monitora la distribuzione di energia e la gestisce in modo più razionale.

Le Smart Grid supportano la produzione di energia distribuita e, raccogliendo costantemente informazioni, riescono a gestire la distribuzione di energia secondo le reali necessità e rilevando in anticipo i picchi di domanda. Questo è possibile perché la rete elettrica si combina con l’informatica e l’elettronica: la Smart Grid può essere pensata come un insieme di più microreti, che raccolgono informazioni e le scambiano tra loro, mettendo in relazione produttori e consumatori.

I vantaggi delle Smart Grid

Le reti elettriche intelligenti, oltre a garantire lo sviluppo di un nuovo modello energetico, si contraddistinguono per una sere di caratteristiche vantaggiose. Innanzitutto le Smart Grid sono più affidabili rispetto alle reti elettriche tradizionali, grazie anche ad un costante monitoraggio dell’intero sistema, che permette interventi e manutenzioni veloci e mirati. Inoltre, si presentano più efficaci, grazie ad un elevato grado di flessibilità e alla capacità di gestire differenti picchi di domanda di energia.

Infine, le reti elettriche intelligenti sono sostenibili e permettono anche agli utenti di diventare consapevoli dei propri consumi e delle proprie abitudini, con lo scopo di renderle più efficienti e razionali.

Energy manager FIRE: quanto manca alla svolta sostenibile delle imprese?

Gli energy manager FIRE sono una figura chiave nel percorso di efficientamento energetico di imprese ed enti. Ciò che veniva inizialmente percepito come un ruolo “designato” sulla carta per fronteggiare crisi energetica e finanziaria, cambiamenti climatici e altre preoccupazioni dei nostri tempi, affonda oggi sempre più solide radici di concretezza nel tessuto imprenditoriale italiano. Un po’ meno nella pubblica amministrazione, ma la direzione sembra comunque quella giusta.

Conferenza presentazione Rapporto Energy Manager Fire

Lo conferma l’ultimo “Rapporto sugli energy manager in Italia – Indagine, evoluzione del ruolo e statistiche” di FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), che evidenzia una crescita dell’8% degli energy manager nominati dai soggetti obbligati negli ultimi cinque anni rispetto all’anno precedente.

Per meglio comprendere i successivi dettagli di questo risultato, ecco un breve excursus pratico sul ruolo degli energy manager FIRE.

Cosa fa un energy manager?

La figura nasce negli Stati Uniti ai tempi della prima crisi petrolifera del 1973 e arriva per la prima volta in Italia con la legge 308/1982. La “consacrazione” istituzionale degli energy manager viene tuttavia dalla legge 9 gennaio 1991 n. 10 (art. 19), che introduce il ruolo di Responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, obbligatorio per le realtà industriali con consumi superiori ai 10.000 tep/anno e per le imprese dei settori civile, terziario e trasporti con soglia di consumo superiore a 1.000 tep/anno.

La nomina annuale, interamente gestita da FIRE, consente alle aziende di scegliere il proprio energy manager tra i dipendenti o di affidarsi a un consulente esterno.

Ma cosa fa, esattamente, un energy manager? Ecco le attività più comuni:

Il 2018 degli energy manager FIRE: bene le imprese, male la Pubblica Amministrazione

Tornando con più consapevolezza al report FIRE, nel 2018 le nomine sono state 2.353: 1.589 relative a energy manager nominati da soggetti obbligati e 764 da soggetti non obbligati. Capofila tra i settori è sempre il terziario, con 483 nominati, seguito a ruota dall’industria (432 energy manager); fanalino di coda la Pubblica Amministrazione, addirittura in calo sul 2017.

Meno della metà delle città metropolitane ha inviato la nomina, mentre i capoluoghi di provincia che hanno nominato un energy manager sono solo 31 su 116. Il tasso regionale è pari al 35% e le province si fermano al 20%.

“La crescita complessiva delle nomine – spiega Dario Di Santo, direttore FIRE -, testimonia una maggiore attenzione al tema energetico-ambientale da parte delle imprese, che possono migliorare la competitività attraverso un uso più efficiente delle risorse, migliorando al contempo altri aspetti quali valore degli asset, produttività, sicurezza e comfort. Confidiamo che nel tempo possa crescere anche il numero di energy manager nominati nella pubblica amministrazione”.

Energy manager Fire - andamento nomine per settore
Andamento delle nomine (soggetti obbligati e non) per settore 2003–2017. Fonte FIRE

Competenze e certificazioni contano

L’ultimo tassello del quadro FIRE riguarda le competenze: su 1.613 energy manager interni all’azienda, sia obbligati sia volontari, 296 hanno conseguito la certificazione in Esperto in Gestione dell’Energia (EGE), mentre per quanto riguarda i consulenti esterni siamo a 525 su 740 nomine. In percentuale, gli energy manager interni certificati coprono il 18% del totale e quelli esterni il 71%.

La maggiore attenzione di imprese ed enti alle competenze degli energy manager si riflette anche nella crescita (+24% sul 2017) dell’adesione a sistemi di gestione dell’energia ISO 50001, perfettamente integrabili con il ruolo di energy manager FIRE.

elexon: in prima linea nella crescita della mobilità elettrica

Mobilità elettrica e infrastruttura di ricarica: elexon è la nuova joint venture per la progettazione, l’installazione e l’assistenza di sistemi di ricarica elettrica personalizzati per stazioni di ricarica e flotte di veicoli.

Nata dall’esperienza SMA nell’ambito della gestione energetica e delle energie rinnovabili e dalle competenze di aixACCT nel campo della mobilità elettrica, ha come obiettivo quello di favorire l’espansione dell’infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici in tutta Europa, offrendo soluzioni per parchi di ricarica e grandi flotte.

Le aziende con grandi flotte sulla mobilità elettrica per ridurre le emissioni di CO2 e i costi. Le prestazioni richieste ai parchi di ricarica sono diverse:

elexon offre le due tipologie di ricarica e il collegamento a sistemi fotovoltaici dotati di tecnologia di accumulo per sfruttare al meglio la potenza della connessione alla rete disponibile e minimizzare gli investimenti per l’ampliamento della rete.

Una gestione dinamica della ricarica garantisce l’alimentazione ottimale di tutti i carichi collegati all’infrastruttura.

Grazie alle diverse competenze dei partner, elexon potrà offrire la soluzione di ricarica adeguata per ogni esigenza, compresa la progettazione e l’installazione dei componenti di sistema elexon, tutto da un unico fornitore.

Il servizio di assistenza e manutenzione è garantito 24 ore su 24, 7 giorni su 7 da una capillare rete locale di partner specializzati, per garantire lo sfruttamento ottimale della mobilità elettrica.

Per un’illuminazione d’ufficio flessibile e connessa

Come definire un nuovo livello di flessibilità nella progettazione illuminotecnica di moderni ambienti lavorativi? Erco, azienda specializzata nell’illuminazione delle architetture con tecnologia LED, e Casambi, pioniere nei sistemi di controllo dell’illuminazione senza fili con Bluetooth Low Energy (BLE), hanno stretto una partnership per offrire un’illuminazione d’ufficio moderna, flessibile e soprattutto connessa.

Grazie alla tecnologia Casambi integrata, i prodotti Erco sono regolabili tramite smartphone, tablet e smart watch, senza la necessità di installare altre apparecchiature. Inoltre, gli apparecchi di illuminazione di Erco sono già dotati di connettività senza fili Bluetooth.

Creative soluzioni per l’illuminazione d’ufficio

ERCO_Casambi illuminazione di uffici

© ERCO GmbH, www.erco.com, Gavriil Papadiotis

Jilly di Erco è un downlight innovativo per binario elettrificato con tecnologia Casambi offre comfort visivo elevato, flessibilità e un’infrastruttura versatile e digitalmente collegata per l’ufficio moderno.

Adattare il layout illuminotecnico è molto semplice: gli apparecchi di illuminazione possono essere facilmente spostati in una nuova posizione del binario e il controllo senza fili consente ndi creare nuovi scenari luminosi con semplici tocchi sul tablet.

Grazie a questa soluzione, il montaggio e la messa in funzione sono molto più semplici e veloci, rispetto ai sistemi di controllo dell’illuminazione statici e cablati in maniera fissa.

I rilevatori di presenza e i sensori per la gestione della luce diurna possono adattare automaticamente il livello di illuminazione, risparmiando energia elettrica e adattare le variazioni di luce dovute al meteo.

Con il sistema di controllo dell’illuminazione Casambi è possibile comandare un intero ufficio in maniera centralizzata. La messa in funzione e la manutenzione possono anche essere effettuate in remoto, inoltre è anche possibile adattare facilmente l’illuminazione localizzata su postazioni di lavoro, agire sui timer e sulle impostazioni per scenari.

La combinazione tra gli apparecchi di illuminazione Erco e la connettività intelligente di Casambi consente di creare design illuminotecnici per creare l’ufficio moderno dove l’illuminazione è in grado di adattarsi alle esigenze di ogni ambiente e/o postazione.

European Battery Alliance: cosa farà l’Italia per la filiera delle batterie

Parola d’ordine elettrificare: l’Italia batte finalmente un colpo a sostegno della filiera europea delle batterie, all’interno del percorso intrapreso dalla European Battery Alliance (EBA) per promuovere la transizione al trasporto elettrico.

Risale infatti ad agosto l’approvazione, da parte della X Commissione Industria del Senato, di una risoluzione italiana al piano strategico d’azione sulle batterie lanciato dall’Unione Europea nel 2017. Al centro del programma, lo sviluppo di un vero e proprio ecosistema di economia circolare che punti alla sostenibilità ambientale e alla competitività dell’Europa nella filiera dei veicoli elettrici.

I 6 obiettivi della European Battery Alliance

L’iniziativa nasce dalla necessità di aumentare il peso dell’Europa nella produzione globale di celle per batterie, investendo innanzitutto in ricerca e innovazione, per testare materiali alternativi e nuove forme di riciclo, per una green economy efficace e competitiva.

In concreto, il piano strategico d’azione della European Battery Alliance persegue 6 obiettivi:

Il tutto a beneficio sia dell’economia dei Paesi Ue sia dell’ambiente, pensando soprattutto agli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi sulla riduzione delle emissioni inquinanti.

Prospettive italiane nella green economy delle batterie

batterie - riciclo e recupero

Che ruolo spetta all’Italia nella filiera europea della mobilità green? Tra le analisi e gli obiettivi della risoluzione, che contempla anche i pareri di importanti player italiani del settore come Enel, Terna e Cobat, spicca la vocazione industriale del nostro Paese.

“Le attività produttive impegnate nella filiera della green energy sono chiamate a svolgere un ruolo di fondamentale importanza – si legge nel documento -, realizzando un modello di transizione energetica che coniughi innovazione tecnologica e rispetto dell’ambiente, con i benefici occupazionali, economici e di salute conseguenti”.

Insomma, la lunga tradizione industriale italiana nella filiera della produzione di accumuli di energia non può che essere un trampolino di lancio per promuovere la mobilità sostenibile.

Innovazione, sostenibilità ed etica nella filiera green delle batterie

Riciclo batterie: perché l’Italia può fare la differenza nella European Battery Alliance

Il secondo pilastro della EBA fa riferimento al riciclo delle batterie: anche qui, l’Italia potrebbe ritagliarsi un ruolo importante nel recupero degli apparecchi a fine vita, come fornitore di materia prima seconda, in quanto leader nel recupero delle batterie.

Serve investire a livello europeo nello sviluppo di attività correlate alla “seconda vita” di queste tecnologie, come le applicazioni di accumulo stazionario. Una strada percorribile solo dopo aver predisposto uno specifico quadro normativo per i diversi sistemi di storage, che ne consideri produzione, utilizzo, riutilizzo e riciclaggio.

Garantire sicurezza, sostenibilità ed etica nella mobilità elettrica

Sempre in tema regolatorio, la X Commissione Industria del Senato auspica l’adozione di norme che garantiscano lo sviluppo sicuro, sostenibile ed etico delle batterie, mentre ritiene necessario promuovere modelli di mobilità alternativi (es. car sharing) a sostegno dei veicoli elettrici. Fondamentale, in questo passaggio, la sinergia tra mezzi privati e pubblici, sulle brevi come sulle lunghe distanze.

Un ultimo ma rilevante passaggio riguarda l’infrastruttura di ricarica dei veicoli elettrici: visto il ritardo dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei, servono nuove misure che ne agevolino l’implementazione.

Ecco la ricetta italiana per guadagnarsi un posto da titolare nella “squadra” della European Battery Alliance: il futuro della mobilità elettrica passa anche dall’esito di questo piano strategico d’azione.

L’Italia è pronta a dire la sua nel panorama della mobilità elettrica sostenuto dalla European Battery Alliance

Riscaldamento intelligente con il sistema ibrido

Per sostituire la caldaia a gas di casa, o per nobilitare qualsiasi caldaia esistente abbinandola alla pompa di calore, Daikin propone la soluzione ad alta efficienza Altherma H Hybrid, un sistema ibrido che offre elevati livelli di comfort avvalendosi in modo ottimale del perfetto equilibrio tra caldaia a gas e pompa di calore elettrica.

Perché scegliere un sistema ibrido per il riscaldamento

I plus del sistema ibrido targato Daikin

Daikin_Altherma H Hybrid sistema ibridoAltherma H Hybrid è costituito da una pompa di calore idronica da 4 kW e una speciale caldaia a gas da 28 o 32 kW (metano o GPL) a doppia condensazione, sia in riscaldamento sia per la produzione di acqua calda sanitaria.

Altherma H Hybrid può funzionare in tre modalità diverse:

Impostando il costo al kWh di energia elettrica e quello al m3 del gas, il sistema sceglie la modalità di funzionamento più conveniente, in base alla temperatura interna richiesta e alle temperature esterna e interna rilevate massimizzando il risparmio in bolletta ma anche ecosostenibile per ridurre al minimo il consumo di energia primaria e le emissioni di CO2.

In sostituzione di una caldaia, consente di accedere al Conto Termico per un rimborso di massimo 1.300 €, direttamente sul conto corrente entro 2 mesi (informazioni su www.daikincontotermico.it).

Soluzione ideale senza sostituire la caldaia

Se non è necessario sostituire la caldaia esistente, è possibile aggiungere la pompa di calore elettrica esterna di Daikin Altherma H Hybrid e creare un sistema ibrido con un semplice collegamento idraulico.

Anche in questo caso grazie a un controllo evoluto di semplice installazione, il sistema sceglie la tecnologia utilizzare, condensazione o pompa di calore.

Inoltre il collegamento tra pompa di calore e caldaia è di facile installazione perché il refrigerante si trova in un circuito sigillato all’interno dell’unità esterna, quindi l’abbinamento si risolve in un semplice allacciamento idraulico (all’installatore non è richiesto il possesso del patentino F-Gas).

Altherma H Hybrid è anche Bluevolution, funziona con refrigerante R32

Infine, la pompa di calore Altherma H Hybrid di Daikin è dotata della funzione di protezione antigelo, permettendo il funzionamento fino a -15 ° C.

Daikin_Altherma H Hybrid sistema ibrido 2

Riscaldamento intelligente

Altherma H Hybrid garantisce un riscaldamento intelligente sia grazie al controllo evoluto che ottimizza l’efficienza energetica sia per la possibilità di controllare il comfort con lo smartphone.

L’app Daikin Online Control Heating è un programma multifunzione che consente di controllare e monitorare lo stato dell’impianto di riscaldamento anche fuori casa.

Sonepar Automation PRO per il controllo di macchine e processi

Sonepar Italia presenta la nuova APP Sonepar Automation PRO – per installatori e specialisti del settore- nata per configurare funzionalità di automazione su macchine o linee produttive.

La app è in grado di dialogare con qualsiasi sistema PLC (Programmable Logic Controller), analizzatori di rete e schede elettroniche, utilizzando una rete wi-fi o UMTS consente all’utente finale il monitoraggio ed il controllo delle funzionalità della macchina o dell’impianto direttamente da smartphone o tablet, con sistema operativo Android.

Tanti vantaggi in una APP

Grazie a questo tool è possibile sviluppare facilmente progetti, configurando impianti, macchine e processi con funzioni di automazione industriale, ma anche impostare e gestire sistemi di domotica complessa.

3 versioni APP Sonepar Automation ProL’app, in italiano e inglese, e permette di impostare contemporaneamente fino a 9 tipologie di progetti, scegliendo tra diverse interfacce grafiche e widget semplici ed intuitivi per configurare diverse funzionalità.

L’utente finale avrà a disposizione informazioni utili ai fini della previsione di consumi, della pianificazione delle manutenzioni, nonché per prevenire blocchi di produzione o malfunzionamenti.

Disponibile in tre versioni, Sonepar Automation Pro è scaricabile da Play Store:

Perché Sonepar Automation PRO

“Sonepar Automation PRO è stata sviluppata internamente, valorizzando le competenze e gli skill presenti nel team della divisione automazione di Sonepar Italia – dichiara Gennaro Pennone, Referente Nazionale di Sonepar Italia Automazione industriale –. Si tratta di uno strumento semplice ed immediato che mettiamo a disposizione di tutti i nostri clienti e degli operatori del settore che vorranno scaricarla e attivarla sul proprio smartphone o tablet”.

“Questa applicazione è pensata per aiutare l’installatore nella programmazione e l’utilizzatore finale che solitamente non possiede competenze tecniche specifiche per la gestione di macchine e linee produttive automatizzate – commenta Giovanni Tosin, Responsabile Mercato Automazione Divisione Nord di Sonepar Italia e sviluppatore dell’APP -. Sonepar Automation PRO cerca di rivoluzionare e semplificare la gestione dei sistemi di automazione industriale”.