Soluzioni audiovisive innovative per modificare lo spazio con la luce

La tecnologia è in continuo mutamento e sempre più accessibile, tanto che ormai fa parte in vari modi della quotidianità di tutti. Anche la progettazione degli spazi ne viene influenzata e così, elementi come luce e suoni, diventano veri e propri componenti di un luogo. I sistemi audiovisivi, inizialmente, hanno fatto il loro ingresso cambiando il modo di guardare, parlare, collaborare e comunicare.

Ma le immagini e i suoni sono diventati anche strumenti per modellare spazi e luoghi, portando avanti l’abitudine di utilizzare la luce per creare scenografie, illuminare opere d’arte e architetture e caratterizzare un ambiente. I migliori risultati si ottengono combinando conoscenze e principi illuminotecnici e resa estetica.

La luce e il suono: materie prime alternative

Le prime sperimentazioni nell’uso della luce e delle immagini come strumenti per modellare lo spazio sono state possibili grazie all‘evoluzione della tecnologia digitale e dell’informatica. Proiettare immagini, colori e giochi di luce oggi è molto semplice e si possono ottenere risultati davvero eccellenti. Cambia il modo di concepire lo spazio, in quanto si ragiona sul tipo di esperienza che si vuole vivano le persone in quel luogo. In un certo senso, la luce e il suono danno vita ad un’interazione tra il luogo e la persona.

Luce e suono sono, in sostanza, elementi immateriali che, però, vengono considerati alla stregua di altre finiture. Un’immagine proiettata, un video o dei fasci di luce, possono stravolgere la percezione che abbiamo di un ambiente. Ci sono moltissimi esempi in cui questo approccio viene utilizzato per installazioni artistiche e tra questi si trovano le opere di Dan Flavin. Con lampade di diversi colori e dimensioni, questo artista modellava e caratterizzava in modo molto intenso uno spazio, facendo passare in secondo piano ogni altro elemento. A Milano c’è la Chiesa di Santa Maria Annunciata, dove Dan Flavin mescola la luce con l’architettura, partendo proprio dallo studio dell’edificio. Con la luce e i colori suddivide lo spazio e vi fa immergere il visitatore.

Soluzioni audiovisive innovativeper modificare lo spazio con la luce

Che si tratti o no di installazioni artistiche, i prodotti per video e audio utilizzati sono di vario genere, a seconda del risultato che si vuole ottenere. Si possono scegliere videoproiettori e proiettori, fissi o portatili anche in 3D, monitor di varie dimensioni e caratteristiche, telecamere, lavagne multimediali e LEDwall.

Le luci utilizzate, generalmente LED, possono essere di varie forme e colori, oltre a sfruttare sistemi di motorizzazione, effetti sulla luce e dimmer. Per diffondere i suoni, invece, è possibile utilizzare impianti di diffusione sonora e amplificazione, sistemi di controllo audio sia digitali che analogici e mixer. Tutti questi strumenti, utilizzati per realizzare veri e propri progetti audiovisivi, permettono immersioni complete negli ambienti ed esperienze uniche e personali per chi li vive.

Sistemi audiovisivi: esempi di applicazione

sistemi audiovisivi innovativiNegli edifici di oggi, gli spazi sono sempre più flessibili, aperti e tecnologici. In uno smart building è possibile controllare e regolare qualsiasi dispositivo elettronico installato, il che rende ancora più semplice la diffusione di soluzioni audio visive. Ci si allontana dal mondo artistico e luce e suoni vengono messi al servizio delle persone e delle attività che svolgono in un luogo. Ad esempio, in un ambiente di lavoro contemporaneo, dove gli spazi sono inevitabilmente più flessibili, la luce e i suoni possono aiutare a trasformarli, a renderli versatili. Questi fattori incidono sulla produttività, sulla capacità di concentrarsi e anche sulla creatività delle persone.

Con installazioni luminose si possono simulare finestre e lucernari, dando l’impressione che penetri luce naturale, è possibile riprodurre particolari suoni, ad esempio quelli della natura o regolare il colore e l’intensità della luce a seconda dell’uso dell’ambiente e dell’ora del giorno. In ambito alberghiero le installazioni audiovisive possono riguardare spazi comuni, come la hall in cui si accolgono e si fanno aspettare gli ospiti, oppure le camere, creando ambienti a tema e personalizzabili dal cliente.

La domotica, in casa, apre la strada alla creazione di “scenari” ovvero combinazioni di luci, suoni e altre attività che si possono scegliere a seconda del momento. Si tratta, in sostanza, di preimpostare parametri di luci suoni e immagini, che possono poi essere facilmente riprodotti. Luci più o meno intense, proiezioni di immagini, musica e suoni di sottofondo, sono solo alcuni esempi delle variabili che si possono regolare.

Smart living con Alexa negli appartamenti Torre Milano

Il caso di Torre Milano: gli appartamenti con domotica “di serie” non sono certo una novità, ma se la nostra nuova smart home integrasse anche Amazon Alexa? Non ci resterebbe che entrare in casa e interagire con un sistema intelligente già installato e funzionante.

Ed è quello che accadrà agli acquirenti di Torre Milano, la nuova proposta immobiliare da 105 appartamenti nel cuore del capoluogo lombardo: per la prima volta, infatti, ogni unità abitativa avrà in dotazione l’assistente vocale Alexa, integrato nella piattaforma MyHome_Up di BTicino.

I numeri di Torre Milano, tra efficienza e sostenibilità

Lo sviluppo immobiliare di OPM (Impresa Rusconi e Storm.it) firmato dallo Studio Beretta Associati si pone in continuità con lo sviluppo verticale di Milano: 80 metri di altezza per 23 piani fuori terra e un 24esimo piano tecnico con belvedere sulla città. Sono previsti, inoltre, due edifici di due e tre piani ciascuno, indipendenti rispetto alla costruzione principale.
Il tutto per un’operazione da 45 milioni di euro, su una superficie commerciale di circa 10.500 mq, che si concluderà tra il primo e il secondo semestre del 2022.

Torre Milano sorgerà in posizione strategica, prossima ai principali punti di snodo del tessuto urbano milanese, nelle vicinanze delle fermate della metropolitana. Oltre alla domotica, i progettisti hanno posto massima attenzione al lato sostenibile gli appartamenti, tutti in classe energetica A e dotati impianto fotovoltaico, recupero delle acque per l’irrigazione e ventilazione meccanica controllata.

80 metri di altezza e 24 piani per una proposta immobiliare intelligente e sostenibile

La smart home chiama, Alexa risponde

Ma la vera novità di Torre Milano è la dotazione smart: l’integrazione tra comandi vocali e domotica BTicino riflette una nuova concezione dell’abitare nata dalla collaborazione tra Amazon e Impresa Rusconi, prima società immobiliare europea a stringere partnership con il colosso americano.

“L’integrazione di applicazioni e servizi per nuove funzionalità è il fattore chiave per l’affermazione della smart home come vero e proprio sistema – commenta Franco Villani, amministratore delegato di BTicino – La collaborazione tra Impresa Rusconi, Amazon e BTicino, va proprio in questa direzione, con un concreto beneficio per tutte le persone che sceglieranno questo nuovo modo di vivere e di dialogare con la propria casa”.

Luce nei musei: efficienza energetica e smart light

L’illuminazione influisce sulla percezione dello spazio e si mette a disposizione delle funzioni che in esso si svolgono, ponendosi l’obiettivo di rendere un luogo il più confortevole possibile per i suoi occupanti. Nel caso di un museo o di un allestimento, si devono creare le condizioni migliori per la fruibilità delle opere. Senza contare che, molto spesso, la luce fa parte dell’esperienza della visita, impatta sulle reazioni emotive.

Da sempre, si svolgono attenti studi sul tipo di illuminazione più adatta a questi luoghi e, con il passare del tempo, si sono sperimentate soluzioni sempre più innovative ed estrose. Per questo, sempre più spesso, la luce rimane al servizio delle opere esposte, ma diventa anche “complice” e concorre a pari merito nel suscitare emozioni e reazioni nello spettatore.

Il progetto illuminotecnico: ci sono normative o regole da rispettare?

colore e luce nei museiProprio per la particolarità di questi luoghi, è fondamentale eseguire un attento e studiato progetto illuminotecnico, generalmente affidato ad architetti o Light Designer con un’esperienza approfondita nel settore. Per elaborare un progetto di illuminotecnica museale, oltre a conoscere lo spazio e possedere opportune competenze tecniche, è indispensabile conoscere le opere esposte e comprendere il significato dell’allestimento.

Senza dimenticare che illuminare un museo significa anche occuparsi di spazi esterni, ingressi, bar e luoghi ricettivi e, talvolta, anche delle facciate. Grazie ad appositi software è possibile simulare tutte le condizioni di illuminazione che si vogliono realizzare in ciascun ambiente, verificando così anche il rapporto che si crea con gli oggetti esposti, le superfici presenti e i materiali che le compongono. Si dovranno decidere aspetti come la temperatura della luce, il livello di illuminamento, la direzione della luce. Inoltre, è imprescindibile prendere in considerazione anche la necessità di conservazione delle opere, che non possono in alcun modo essere danneggiate.

Il visitatore deve anche essere guidato in modo chiaro lungo tutto il percorso museale, senza mai imbattersi in fenomeni di abbagliamento o riflessi (almeno che si ricerchi esplicitamente questo effetto). Un ultimo aspetto da ricordare è quello energetico, ormai importantissimo in qualsiasi settore. Consumi energetici contenuti e una semplice manutenzione, infatti, portano a vantaggi ambientali, ma anche economici.

Consapevoli di tutte queste necessità, tecnici ed esperti del settore, hanno discusso e lavorato per definire un insieme di indicazioni comuni per l’illuminazione museale.

Nel 2014 è stata pubblicata la CEN/TS 16163 “Conservazione dei beni culturali – Linee guida e procedure per scegliere l’illuminazione adatta ad esposizioni in ambienti interni”, che da informazioni per il progetto e la realizzazione degli impianti di illuminazione in ambito museale. La norma internazionale è stata recepita anche in Italia e prende in considerazione anche gli aspetti conservativi e di salvaguardia dei beni culturali, ma è considerata come un punto di partenza, su cui lavorare per definire ulteriori indicazioni.

Studiata, efficiente, intelligente: ecco come è oggi la luce nei musei

luce nei musei - progetto illuminotecnicoOggi, l’illuminazione dei musei è principalmente basata sulla tecnologia LED, particolarmente adatti per la flessibilità che offrono e per la necessità di conservazione delle opere d’arte. I LED non emettono raggi ultravioletti e radiazioni infrarosse, principali responsabili di eventuali deterioramenti, e garantiscono indubbiamente un elevato risparmio energetico.

Le luci LED, inoltre, permettono di scegliere tonalità e intensità adatte, esaltando le opere ed evitando alterazioni cromatiche. Per quanto riguarda, invece, la tipologia di lampada, questa va scelta a seconda del tipo di luce necessaria, che può essere diretta, diffusa, più o meno intensa. Si possono utilizzare, faretti fissi o direzionabili, wallwasher, componenti a incasso sia a parete che a pavimento, proiettori.

Un tema ormai rilevate, però, riguarda l’elevato livello di controllo che ormai è possibile grazie ai sistemi di Smart Lighting. L’illuminazione intelligente, infatti, permette di regolare l’intensità di ogni punto luce, il colore, programmare accendimento e spegnimento, rilevare eventuali guasti o malfunzionamenti. La luce, in sostanza, diventa non solo intelligente, ma anche dinamica. La corretta gestione dell’illuminazione aiuta a risparmiare energia e a ridurre i costi per la manutenzione, controllando tutto da remoto.

La nuova tecnologia e l’intelligenza degli impianti, hanno favorito anche l’ingresso di altri strumenti multimediali, che completano il progetto illuminotecnico. Sempre più spesso si utilizzano disegni luminosi, sistemi audiovisivi, pannelli luminosi, videomapping o, ancora, installazioni per le facciate. La luce con la nuova tecnologia, estendono i confini del museo, oltre le sale espositive e anche al di fuori del museo stesso.

sistemi multimedialie luce nei musei e allestimenti

Fruibilità delle opere, conservazione, efficienza energetica smartness: alcune delle caratteristiche necessarie per la luce nei musei

Clima perfetto per la Glass House Monferrato

Nel cuore del Monferrato nasce la prima Glass House italiana. La struttura – riconosciuta come il più piccolo “Hotel” 5 stelle del mondo, ha completato la propria proposta wellness.  Non solo benessere, ma un progetto sostenibile realizzato da Dream&Charme, nato con l’obiettivo di trasformare un’antica limonaia in residenza di lusso dotata di ogni comfort che vanta un clima perfetto curato da Mitsubishi Electric.

Glass House: 100% ecosotenibile

La struttura, oltre a essere trasparente per il massimo contatto con la natura circostante, è ecosostenibile al 100% e da quest’anno è anche una SPA completa di sauna, bagno turco, vasca idromassaggio con cromoterapia riscaldata anche in inverno. Dotata di ogni comfort, i clienti che soggiornano nella struttura possono interagire con “la casa trasparente” chiedendo ad esempio di accendere la luce, abbassare le tende, ascoltare una canzone o cercare notizie sui motori di ricerca.

I materiali che la compongono non hanno alcun impatto sulla natura.

Glass House Monferrato gli interni

Il comfort perfetto in ogni stagione

Il sistema per il riscaldamento e raffrescamento d’aria e la produzione di acqua calda sanitaria sono stati realizzati con tecnologia Mitsubishi Electric.

Fil rouge, l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale.

L’azienda giapponese ha equipaggiato la nuova Glass House con l’avanzata tecnologia della pompa di calore idronica Ecodan che è in grado di coniugare comfort, efficienza energetica e risparmio per rispondere alle diverse esigenze degli edifici moderni.

L’innovativa tecnologia della linea di prodotti e soluzioni Ecodan, che migliora il comfort, abbinandosi perfettamente con lo stile della Glass House e nel massimo rispetto dell’ambiente, sintetizza tutte le soluzioni per il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione di acqua calda sanitaria, unite a un elevato risparmio energetico ed economico. La pompa di calore idronica Ecodan si integra con il sistema a espansione diretta a flusso di refrigerante variabile (VRF) City Multi per fornire simultaneamente riscaldamento, raffreddamento e acqua calda sanitaria.

Efficienza energetica e sostenibilità ambientale per la città del futuro

In Trentino-Alto Adige – regione all’avanguardia per efficienza energetica e sostenibilità ambientale – nasce il progetto di città del futuro green che rappresenta un modello virtuoso replicabile per tutto il resto del Paese. Una Merano Verde dove ogni spazio si integra con il paesaggio circostante creando un nuovo modo di abitare ecosostenibile in cui le architetture storiche si mescolano con gli innovativi edifici progettati in ottica ecologica.

Edifici green per la città del futuro

Primo tassello della città del futuro, la nuova sede del Gruppo Alperia, il provider di servizi energetici che in Alto Adige rifornisce oltre 280 mila clienti con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.

Un edificio pensato per integrare nella propria architettura elementi essenziali del paesaggio come l’acqua e gli spazi verdi che rappresentano anche una parte fondamentale della filosofia aziendale di Alperia che mette la tecnologia al servizio dell’ambiente.

Il nuovo edificio – pronto nel 2023 – ospiterà circa 300 collaboratori di varie società del Gruppo Alperia, aree tecniche e magazzini di Edyna, la società di distribuzione del Gruppo.

Cardine del progetto, l’efficienza energetica dell’edificio che punterà agli standard internazionali come LEED Platinum o Gold e nazionali come CasaClima, oltre alle certificazioni volte al benessere dei  collaboratori che lavoreranno nella nuova sede (certificazioni internazionale WELL e CasaClima Work and Life).

Particolare attenzione sarà rivolta anche alla sostenibilità dell’edificio, alla domotica, alle soluzioni di Smart living e alla flessibilità degli spazi per una perfetta integrazione della nuova struttura nel contesto urbanistico esistente e futuro della città di Merano, con ampi spazi dedicati al verde.

Gli edifici di Alperia ed Edyna sono separati anche se comunicanti tra loro nel piano interrato destinato a parcheggio. Questo sostiene una grande vasca d’acqua, poco profonda, dove gli edifici si specchiano e sembrano “galleggiare”. Gli uffici di Alperia sono posti al centro, in un edificio alto 22 metri con pianta ellittica che fa da perno a tutta la composizione mediante una passerella che attraversa lo specchio d’acqua.

L’edificio di Edyna è più basso e parzialmente interrato, con entrata pedonale dalla “strada parco” che ha una copertura “a verde”, un giardino pensile ad uso collettivo, con i tipici arbusti della fascia subalpina come il ginepro e il pino mugo, alternati alla prateria e al giardino roccioso. Un giardino botanico “sospeso” che permette di apprezzare la ricchezza della vegetazione alpina.

Softeco, pronta per la mobility r.evolution

La gestione intelligente ed efficiente della mobilità di persone, merci e informazioni ed il controllo puntuale delle infrastrutture tecnologiche sono fattori chiave per l’espansione e lo sviluppo della società in cui viviamo. A That’s Mobility 2019, Softeco con un’ampia gamma di soluzioni e prodotti innovativi, semplici, flessibili e adattabili in ambito mobilità elettrica.

Mobility R.evolution

“Per le aziende come la nostra, che hanno investito ed ancora investiranno sulla mobilità elettrica in termini di risorse ed idee, alla fine quel che conta veramente è lo scenario futuro. Uno scenario al quale non si può che guardare con ottimismo, come confermano anche le previsioni più recenti”. Marco Boero guida la divisione Green Mobility di Softeco, la società del gruppo TerniEnergia specializzata in soluzioni tecnologiche digitali innovative e con elevato contenuto di sostenibilità.

“Tutti gli scenari – prosegue il manager – concordano nell’indicare per il nostro Paese il 2025 come l’anno della svolta per la Green Mobility. Fino ad allora ci sarà una crescita moderata, poi l’accelerazione decisiva verso la diffusione capillare della mobilità sostenibile. Dunque, abbiamo davanti un orizzonte di cinque anni per continuare a lavorare ed investire per affrontare al meglio la fase successiva”.

Marco Boero Divisione Green Mobility di Softeco a That's MobilityCome nasce la vocazione di Softeco, azienda di soluzioni digitali, per quella che definite la mobility r.evolution?

“Si è trattato di uno sbocco se vogliamo naturale, visto che nei decenni passati la società si è evoluta con sempre maggiore solidità nel mercato dell’energia e nel mercato dei trasporti. Poi da quando, a fine 2016, siamo entrati a far parte di TerniEnergia la nostra mission è diventata quella di contribuire alla trasformazione del gruppo mettendo a punto servizi digitali per il settore dell’energia tout court ma in particolare anche per il settore della mobilità”.

In quest’ambito qual è il valore aggiunto delle soluzioni Softeco?

“Intanto abbiamo fatto tesoro di tutta l’esperienza sviluppata nelle tecnologie per la gestione della mobilità tradizionale – controllo flotte, dei flussi d’informazione, ecc. – per mettere a punto delle soluzioni digitali ad hoc per la mobilità elettrica. In particolare, curiamo la parte software per la gestione ed il controllo generale delle infrastrutture per la ricarica, che è cosa diversa dal software di gestione delle singole colonnine, che viene fornito dai produttori delle stesse insieme con l’hardware”.

In cosa consiste questo controllo generale delle infrastrutture di ricarica?

“Ci sono vari aspetti. Da una parte il sistema deve gestire l’interazione con i clienti, pagamenti, abbonamenti, ecc. Dall’altra c’è la comunicazione con le colonnine sparse sul territorio che implica, ad esempio, la gestione dei processi di ricarica e la contabilizzazione dell’energia fornita. Un’altra parte della nostra attività riguarda invece la gestione dei processi di mobilità”.

Al riguardo quali soluzioni tecnologiche vengono offerte da Softeco?

“Con il nostro software le flotte di veicoli, in questo caso elettrici, vengono monitorate grazie al ricevitore satellitare e comunicano dati alla centrale attraverso un collegamento wireless. Nel caso del trasporto pubblico questo sistema si rivela prezioso per controllare la qualità del servizio offerto, oltre che per fornire informazioni utili all’utenza, come la comunicazione dei ritardi previsti”.

L’attività digitale di Softeco non potrà che avvantaggiarsi dal diffondersi del vehicle to grid, la tecnologia che permette di avere un flusso di elettricità a due vie tra auto e colonnina…

“Il vehicle to grid in Italia è ancora allo stato embrionale ma offre potenzialità enormi anche per l’aspetto dei servizi digitali connessi. Attualmente la ricarica è ancora una cosa un po’ stupida, nel senso che ci si collega alla colonnina unicamente per alimentare la batteria del veicolo elettrico. In un prossimo futuro, invece, ci sarà la possibilità di farla in modo intelligente, modulando la carica a seconda dello stato delle rete, o addirittura cedendo energia alla rete stessa da parte del veicolo. Un’evoluzione sulla quale stiamo già lavorando portando avanti insieme ad un partner importante un’approfondita sperimentazione”.

Le diverse soluzioni Mobility R.evolution

Il binomio digitalizzazione energetica e Smart Metering

Il processo di digitalizzazione energetica è iniziato e gli smart meter sono i primi a sfruttare questa evoluzione. L’adozione delle tecnologie digitali consente miglioramenti dell’efficienza operativa per le Utility e dei servizi offerti.

Proprio il binomio digitalizzazione-smart metering è stato il focus della settima edizione del convegno Smart Utility Open Meter – promosso dal Gruppo Smart Meter di ANIE CSI (Componenti e Sistemi per Impianti).

L’innovazione tecnologica e la digitalizzazione sono strategici per l’abilitazione di nuovi modelli di business basati sul dato.

L’importanza strategica dello smart meter

La digitalizzazione ha assunto un’importanza strategica per l’intero settore e al centro di questo processo di trasformazione ci sono gli strumenti di comunicazione e di misurazione, in particolare gli smart meter.

“La digitalizzazione, attraverso il WiFi, l’IoT, il 5G consente oggi di condividere informazioni che fino a qualche tempo fa erano impensabili anche solo da valutare – ha sottolineato Filippo Girardi, Presidente ANIE CSI -. Le tecnologie di misurazione danno la possibilità di portare l’informazione con puntualità e precisione non solo a monte, agli operatori, ma anche a valle, agli utenti finali. Le tecnologie IoT, inoltre, costituiscono l’elemento abilitante del nuovo modello di business basato sul dato. Dare alle persone la consapevolezza di quanto si utilizza l’acqua, il gas, l’energia è fondamentale per ottenere efficienza energetica con una conseguente riduzione dei consumi energetici.”

Gli smart meter, infatti, sia la funzionalità di telelettura, sia di diagnostica da remoto e quindi di rilevare i consumi effettivi in modo molto puntuale e totalmente automatico; inoltre consentono di identificare tentativi di manomissione e malfunzionamenti.

I trend per la digitalizzazione energetica

Per quanto riguarda il carattere digitale degli smart meter, è bene sottolineare che in questi anni sono migliorati i prodotti e le soluzioni sia sotto l’aspetto di misura sia sotto quello della comunicazione. Tra le criticità, la durata delle batterie e i relativi consumi di energia del modulo di trasmissione: rispetto alle prime versioni, quelle attuali sono dotate di hardware e software sempre più ottimizzati, in grado di ridurre i consumi. Sotto il profilo del principio fisico di misura, si osserva come i produttori di smart meter statici si rafforzano sul mercato tramite l’offerta di nuovi modelli che completano la gamma dei prodotti (ad esempio nel settore acqua vengono offerti sia misuratori magnetici sia ad ultrasuoni).

La digitalizzazione permette nuove possibilità di comunicazione attraverso l’internet of Things riportando l’attenzione sull’architettura di sistema punto-punto (alternativa a quella punto-multipunto ovverosia “a concentrazione”).

Le Utility hanno la possibilità di spingersi verso l’informatizzazione delle bollette e grazie alla digitalizzazione supportare gli utenti nell’attuare comportamenti virtuosi per un uso sostenibile delle risorse energia, acqua e gas.

Protezione dagli agenti chimici con MEWA Dynamic Elements

La nuova linea MEWA Dynamic Elements di abbigliamento di protezione dagli agenti chimici si compone di giacca, pantaloni e salopette nei colori antracite, blu mare o grigio malachite/antracite.

Con le certificazioni EN 1149-3 e -5 (Abbigliamento protettivo – Proprietà elettrostatiche) e EN 13034, Tipo 6 (Protezione chimica contro agenti chimici liquidi), la nuova linea protegge il personale che opera nell’industria chimica e nel commercio/distribuzione di prodotti chimici: le proprietà antistatiche impediscono la formazione di scintille e uno speciale trattamento impregnante protegge la pelle dagli spruzzi di acidi e altre sostanze chimiche.

La linea si caratterizza per gli elementi rifrangenti, gli automatici e cerniere lampo sono coperti e garantiscono così la sicurezza richiesta nel settore chimico.

Servizio noleggio per MEWA Dynamic Elements

La nuova linea MEWA Dynamic Elements di abbigliamento di protezione dagli agenti chimiciDopo l’utilizzo grazie al servizio a noleggio , gli indumenti vengono ritirati e riconsegnati, o sostituiti se danneggiati. Speciali metodi di lavaggio garantiscono il mantenimento delle funzioni protettive.

Responsabile per la protezione dagli agenti chimici è, ad esempio, un rivestimento idrorepellente in fluorocarbonio estremamente sottile, la cui superficie può essere tuttavia danneggiata dall’azione meccanica durante l’utilizzo.

Per garantire che il capo mantenga inalterate le caratteristiche protettive, nell’ultimo ciclo di lavaggio vengono aggiunti speciali prodotti chimici e successivamente l’indumento viene asciugato a temperature di 130°-140° C.

Certificazione EN ISO 11612 a fine 2019

A fine 2019 la linea Mewa Dynamic Elements sarà disponibile anche nella versione “Plus”, ideale per chi lavora nella produzione di materie plastiche, nell’industria petrolchimica e per gli autisti di autocisterne grazie alla certificazione EN ISO 11612 per la protezione dal calore e dalle fiamme.

Edge computing: portare il calcolo dove serve davvero

L‘aumento dei dispositivi IoT sta producendo un’enorme quantità di dati da elaborare nei data center, spingendo al limite i requisiti di larghezza di banda della rete. Nonostante i miglioramenti della tecnologia di rete, i data center non possono sempre garantire velocità di trasferimento e tempi di risposta accettabili

Cosa si intende per Edge computing?

Il cosiddetto Edge computing, diventato molto popolare con l’avvento di Industria 4.0, è un concetto di calcolo distribuito che avvicina il calcolo stesso e l’archiviazione dei dati alla posizione in cui sono necessari. Ciò riduce al minimo la necessità di comunicazioni a lunga distanza tra client e server, migliorando la latenza (quindi le prestazioni della rete) e permettendo di risparmiare larghezza di banda.

In particolare, elaborando i dati più vicino alla fonte e riducendo la distanza fisica che devono percorrere, l’Edge computing (o elaborazione al margine) ottimizza i dispositivi Internet (IoT) e le applicazioni Web.

Una rete di micro data center

Secondo una ricerca di IDC, l’Edge Computing è una “rete di micro data center che elaborano o memorizzano localmente i dati critici in una zona molto limitata”.

Per i dispositivi IoT, il ‘margine della rete’ è il punto in cui il dispositivo, o la rete locale che contiene il dispositivo, comunica con Internet. Il limite è un po’ sfocato: per esempio, il computer di un utente o il processore all’interno di una videocamera IoT possono essere considerati il margine della rete, ma anche il router dell’utente, l’ISP o il server periferico locale possono rappresentare il limite. L’importante è che il margine della rete sia geograficamente vicino al dispositivo, a differenza dei server tradizionali, che possono essere molto lontani dai dispositivi con cui comunicano.

…a livello di edifici

Prendiamo in considerazione un edificio protetto da videocamere IoT ad alta definizione. Si tratta normalmente di telecamere ‘stupide’ che trasmettono continuamente a un server cloud un segnale video non elaborato. Sul server cloud, il segnale video di tutte le telecamere viene filtrato da un’applicazione di rilevamento del movimento per fare in modo che solo le parti contenenti attività siano salvate nel database del server. Ciò significa che c’è un’attività costante e significativa sull’infrastruttura Internet dell’edificio, perché l’elevato volume di riprese video trasferite consuma una notevole larghezza di banda. Inoltre, c’è un carico molto pesante sul server che deve elaborare contemporaneamente le riprese video da tutte le telecamere.

Immaginiamo ora che i calcoli eseguiti dai sensori di movimento siano spostati sul margine della rete. Se ogni telecamera utilizzasse il proprio processore interno per eseguire l’applicazione di rilevamento del movimento e inviare i clip al server secondo necessità l’uso della larghezza di banda si ridurrebbe in modo significativo, perché molte delle riprese non verrebbero più trasmesse. Inoltre, il server dovrebbe memorizzare solo i clip importanti, quindi potrebbe comunicare con un numero più elevato di telecamere senza sovraccaricarsi.

Edge Computing e la sicurezza

Per quanto riguarda gli aspetti di privacy e sicurezza, la natura distribuita dell’Edge Computing modifica gli schemi tradizionalmente utilizzati nel cloud computing: non solo i dati dovrebbero essere crittografati, ma dovrebbero essere adottati diversi meccanismi di crittografia, poiché i dati possono transitare tra diversi nodi distribuiti collegati tramite Internet.

D’altra parte, mantenendo i dati sul margine è possibile spostare la proprietà dei dati raccolti dai fornitori di servizi agli utenti finali.

L’Edge Computing può tuttavia presentare anche alcuni svantaggi, come l’aumento dei potenziali attacchi alla sicurezza. Con l’aggiunta di più dispositivi ‘intelligenti’ in rete, come i dispositivi IoT dotati di processori integrati, ci sono nuove opportunità per i malintenzionati. Un altro svantaggio è la richiesta di più hardware locale. Per esempio, mentre a una telecamera IoT occorre un processore integrato per inviare i dati video non elaborati a un server, per poter eseguire i propri algoritmi di rilevamento del movimento essa richiederebbe un computer molto più sofisticato con una maggiore potenza di elaborazione.

Identificare malfunzionamenti delle connessioni elettriche con la termocamera TG267

La termocamera TG267 di Flir è stata pensata per supportare installatori elettrici, tecnici di impianti di climatizzazione, ispettori edili e ingegneri meccanici nel ridurre i tempi diagnostici e le riparazioni.

Questa soluzione entry level offre sensibilità e risoluzione e consente ai professionisti di ispezionare le apparecchiature e identificare i problemi a distanza di sicurezza, visualizzando i punti caldi e freddi che possono indicare problemi più estesi.

Flir TG267 consente di diagnosticare i mal funzionamenti dei sistemi, dalle connessioni elettriche ai guasti meccanici in un intervallo di temperatura tra -25 °C e +380 °C e permette di creare rapporti completi di immagini per documentare le riparazioni. E’ possibile eseguire anche le misurazioni di temperatura a contatto con una sonda a termocoppia di tipo K.

Come funziona la termocamera TG267

termocamera FLIR_TG267La termocamera si basa su un sensore termico Flir Lepton 160×120 e utilizza algoritmi di elaborazione immagine proprietari, per ottenere immagini di altissima qualità.

La tecnologia brevettata Flir Multi Spectral Dynamic Imaging (MSX) sovrappone i dettagli dell’immagine catturata con la fotocamera integrata sull’immagine termica per una nitidezza e prospettiva ottimali.

Inoltre, TG267 è dotata di:

È possibile caricare immagini e dati su un dispositivo mobile per la condivisione e la generazione di report grazie alla tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE) di cui è dotata.

La termocamera memorizza fino a 50.000 immagini riproducibili sul display a colori da 2,4 pollici, mentre la batteria ricaricabile agli ioni di litio consente cinque ore di utilizzo continuo.

Flir TG267 è disponibile online e presso i distributori autorizzati FLIR nel quarto trimestre 2019.