Smart Mobility Report: mercato, previsioni, barriere della mobilità elettrica

Quello della mobilità elettrica è un tema molto promettente: minori consumi, sostenibilità, comfort di guida. Ma tante promesse devono andare di pari passo con risposte certe da parte dei costruttori e, altrettanto importante, delle infrastrutture logistiche necessarie.

That’s Mobility, l’elettrico alla (ri)carica

L’evoluzione del mercato della mobilità elettrica a livello mondiale, europeo e italiano e il suo ruolo di spicco nella transizione energetica, sono stati oggetto della seconda edizione dell’evento That’s Mobility (MiCo Milano, 25-26 settembre).

Smart mobility report presentazione dati mobilità sostenibile

“Una manifestazione che ci sta riservando grandi soddisfazioni, nei contenuti come nel lato espositivo – esordisce Massimiliano Pierini, managing director di Reed Exhibitions Italia – That’s Mobility nasce dalla componente energetica che ci compete, siamo leader al mondo sulle energie con MCE – Mostra Convegno Expocomfort, da qui abbiamo deciso di creare questo evento in collaborazione con Energy & Strategy Group. In questi due giorni verrà offerta una panoramica su quanto di più innovativo abbiamo oggi sul mercato: infrastruttura ricarica, storage, leasing, modelli di auto e moto elettriche, sharing e altri accessori”.

Gradita anche la presenza in videoconferenza del Senatore Gianni Girotto, Presidente della 10a Commissione permanente (Industria, commercio, turismo).
Il Senatore Girotto ha confermato l’interesse per i temi trattati a That’s Mobility (“Da circa 3 anni seguo il mercato della mobilità sostenibile”) segnalando alcuni punti chiave per lo sviluppo della mobilità elettrica nel nostro Paese:

Durante la prima giornata sono stati presentati i risultati dello Smart Mobility Report, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano attraverso i principali macro-trend che stanno ridisegnando il mondo della mobilità verso la smart mobility. Perché smart mobility? Risponde Vittorio Chiesa direttore dell’Energy & Strategy Group, “parliamo di evoluzione del mondo della mobilità tradizionale verso un modello più sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale: dall’elettrificazione alla sharing mobility, all’uso dei veicoli elettrici come soggetto attivo all’interno del sistema elettrico (Vehicle-Grid Integration)”.

La mobilità elettrica nel mondo

smart mobility report

Le auto elettriche immatricolate nel 2018 sono state 2,1 milioni (includendo passenger cars e Light Duty Vehicles) sia full electric (BEV) sia ibridi plug-in (PHEV), registrando una crescita del 78% rispetto all’anno precedente. Un risultato che evidenzia gli sforzi messi in atto dai governi e dall’industria automobilistica, sono necessarie strategie politiche di sostegno alla mobilità sostenibile, attività di ricerca e sviluppo per accelerare la transizione verso la mobilità elettrica.

I dati dello Smart Mobility Report evidenziano che la Cina si conferma primo mercato per i veicoli elettrici con 1,2 milioni di nuovi veicoli elettrici (+78%), il triplo dell’Europa, mentre l’Europa mantiene il secondo posto davanti a Stati Uniti e Giappone. Per quanto riguarda l’Europa, al primo posto la Norvegia con oltre 72.000 nuove auto elettriche, segue la Germania con 67.000, poi Gran Bretagna e Francia.

I numeri della mobilità elettrica in Italia

In Italia siamo ancora in attesa del grande boom. Qual è la situazione del mercato e quali ostacoli rallentano la diffusione dei veicoli elettrici?
Nel 2018 sono state immatricolate 9.579 auto elettriche, di cui 5.010 BEV e 4.569 PHEV, pari allo 0,5% del totale delle immatricolazioni (quasi 2 milioni di auto nel 2018). Questo porta a 22.000 auto elettriche in circolazione a fine 2018.

“Il mercato ha visto forte incremento nei primi 7 mesi del 2019, anche grazie a ecobonus sull’acquisto dell’auto elettrica, 6000 auto vendute, 1000 in più rispetto al 2018 e tasso di crescita del 113%. Insomma, il volano è lanciato!” ha aggiunto Pierini.

Certo sono numeri esigui se paragonati ai valori del mercato europeo – 384.000 auto elettriche immatricolate nel 2018 – ma dimostrano che anche in Italia si sta puntando su una mobilità più sostenibile e consapevole.

“E’ ormai chiaro a tutti che non stiamo più parlando di una ‘nicchia’, ma di una componente fondamentale dei trasporti del futuro. – ha sottolineato Chiesa – Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) fissa obiettivi ambiziosi per i prossimi anni”.

La strada dunque è tracciata, ma le difficoltà da superare sono molte. La diffusione della mobilità elettrica è rallentata da alcune barriere di tipo economico (costo di acquisto del veicolo), tecnologico (range della batteria, tempi di ricarica, diffusione dell’infrastruttura di ricarica, interoperabilità…) anche se in misura minore rispetto al report del 2018, ambientale (smaltimento delle batterie).

Tre barriere una più intangibile, ma non per questo meno difficile da abbattere: quella psicologica, il cosiddetto “range anxiety” legato al tempo di ricarica e l’ansia di non trovare una colonnina di ricarica.

Tra coloro che posseggono un veicolo elettrico, oltre i 2/3 ha dichiarato di ricaricare il veicolo a casa, mentre il restante 30% si ripartisce tra chi ha la possibilità di ricaricare l’auto elettrica al lavoro (20%) e chi invece deve fare esclusivo affidamento alla ricarica pubblica (10%).

L’evoluzione dell’infrastruttura di ricarica

La maggiore diffusione di veicoli elettrici in circolazione non può ovviamente prescindere dall’ampliamento della rete di ricarica accessibile al pubblico. Per quanto riguarda il nostro Paese sono presenti  al 31 luglio 2019 quasi 8.200 punti di ricarica pubblici e privati ad accesso pubblico, di cui il 20% circa di tipo “fast charge”.

Nonostante la crescita rispetto all’anno precedente, è un numero ancora non adeguato a sostenere l’alimentazione di un parco crescente di veicoli elettrici. Inoltre, la diffusione non è omogenea e presenta differenze notevoli anche fra regione e regione, con un divario evidente fra il Sud e le altre aree del Paese.

In particolare, la Lombardia è l’unica Regione con oltre 1.000 punti di ricarica, seguita da Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia con oltre 500 punti di ricarica.

Scenari futuri per credere nella mobilità elettrica

Smart Mobility Report punti di ricarica
Il numero dei punti di ricarica dei tre scenari presentati nello Smart Mobility Report

Smart Mobility Report 2019 traccia 3 possibili sviluppi al 2030 per l’Italia:

Cerchi soluzioni per lo smaltimento RAEE? Ci pensa il portale ExtraRAEE

Lo smaltimento RAEE non è una passeggiata: lo sanno bene gli installatori, spesso alle prese con chiamate agli operatori, attese interminabili e costi elevati. Proprio alla “serenità” degli utenti professionali e dell’ambiente, Ecolamp dedica il nuovo servizio online, il portale ExtraRAEE che unisce la domanda e l’offerta per il ritiro e il trattamento di qualunque tipologia e quantitativo di scarto da apparecchiature elettriche ed elettroniche.

La nuova piattaforma Ecolamp confronta gratis le migliori offerte per lo smaltimento dei RAEE

Cosa significa ExtraRAEE? Una piattaforma digitale, flessibile e intuitiva, direttamente collegata al sito di Ecolamp, che offre a installatori e aziende la possibilità di scovare la migliori offerte da parte degli operatori qualificati al riciclo dei RAEE presenti sul territorio.

Come si utilizza il portale ExtraRAEE?

Semplice, basta iscriversi al portale e richiedere un preventivo, specificando tipologia e quantità di rifiuti elettrici ed elettronici. ExtraRAEE notificherà la richiesta ai fornitori disponibili nella zona per quella tipologia di servizio, per poi inviare entro pochi giorni le migliori offerte elaborate da fornitori qualificati e in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie. Al cliente non resterà che confrontare le proposte ricevute e scegliere direttamente online il preventivo più adatto alle proprie esigenze, avviando il servizio di raccolta e smaltimento dei RAEE.

Quanto costa il servizio Ecolamp? Nulla, ExtraRAEE è completamente gratuito per gli utenti professionali che richiedono un preventivo e non vi è alcuna commissione applicata ai prezzi indicati dai potenziali fornitori.

Insomma, non ci sono scuse: smaltire e riciclare correttamente i RAEE è giustamente un dovere, ma soluzioni digitali come ExtraRAEE ne semplificano realmente il processo.

 

La contabilizzazione del calore sposa l’Internet of Things

La contabilizzazione del calore, la termoregolazione e la ripartizione delle spese di riscaldamento non sono certo concetti nuovi: già nel 1991, con la legge 10 sulle dispersioni termiche, è stato introdotto il concetto della ripartizione delle spese secondo i reali consumi.

Il decreto legislativo 102/2014 di recepimento della direttiva 2012/27/UE ha decretato l’obbligo di termoregolazione e contabilizzazione del calore con ripartitori o altri sistemi su tutto il territorio nazionale. La direttiva 2018/2002/UE dell’11/12/2018 ha modificato la direttiva (2012/27/UE) sull’efficienza energetica stabilendo che i contabilizzatori di calore installati dopo il 25 ottobre 2020 dovranno essere leggibili da remoto. Questo per consentire agli utenti di essere sempre informati sul consumo energetico.

Come realizzare una corretta contabilizzazione del consumo di calore per una ripartizione delle spese conforme alle norme vigenti? Brunata risponde con i ripartitori Brunata M8 con il modulo radio LoRaWAN che consente l’integrazione con qualsiasi altro dispositivo Internet of Things (IoT) presente nell’edificio o all’esterno, come sensori di temperatura e umidità, soluzioni per il risparmio energetico, domotica, sicurezza domestica, tracciamento bambini e anziani, gestione rifiuti, stazioni di noleggio bici e auto, segnaletica digitale.

contabilizzazione del calore con Brunata Minometer M8Tecnologia affidabile a doppio sensore per la contabilizzazione del calore

Brunata M8 è un ripartitore elettronico dei costi del riscaldamento che registra il consumo individuale per ogni radiatore nei condomini e negli edifici polifunzionali alimentati da una fonte centrale di riscaldamento o da un sistema di teleriscaldamento.

Il dispositivo si compone di un sistema di misura a doppio sensore che assicura registrazioni accurate, disponibile nella versione con sensore di temperatura interno e in quella con sensore esterno (quando non è possibile posizionare il misuratore sulla fonte di calore a causa di copricaloriferi, mobili o tendaggi).

Brunata M8 dispone di un display LCD che visualizza i consumi effettivi dell’anno in corso e dell’anno precedente.

LoRaWAN: i contabilizzatori diventano smart

Una delle opportunità che la tecnologia ha reso possibile è la capacità di far comunicare tra loro diversi dispositivi elettronici, tramite sensori, e connetterli a Internet. Tutto ciò è possibile grazie alla rete Long Range Wide Area Network (LoRaWAN): economica per quanto riguarda il consumo energetico e con un ampio raggio di copertura, collega i contatori del consumo e molti altri dispositivi.

Le reti wireless LoRaWAN operano su distanze maggiori rispetto alle più diffuse tecnologie wireless a basso consumo – distanze comprese tra 2 e 5 km nelle aree urbane e fino a 15 km nelle aree extraurbane, sono più resilienti alle interferenze e sono la soluzione ideale per diverse applicazioni, tra cui sistemi di sicurezza, smart home, smart metering, controllo industriale e smart city.

Consapevolezza dei consumi a vantaggio dell’ambiente e della bolletta

Una volta installati sui radiatori, sono in grado di trasferire all’esterno delle unità immobiliari le informazioni sui consumi termici alla piattaforma WebMon di Brunata, alla quale possono accedere sia gli installatori, i gestori del calore e i manutentori, sia l’amministrazione condominiale, sia gli utenti finali.

Grazie a questa piattaforma, sono disponibili le informazioni e i dati sui consumi ed è possibile analizzare i dati creando tabelle e grafici; inoltre consente di monitorare lo stato di funzionamento dei misuratori e le condizioni dell’intero stabile (perdite, consumi anomali, umidità e muffe).

Visualizzare in tempo reale i propri consumi di calore, migliora la consapevolezza dei consumi permette di controllarli, moderarli e abbatterli fino al 40%.

Grazie alla rete LoRaWAN case, gli edifici, i quartieri e le città saranno sempre più smart, attivi e integrati

La luce giusta per esporre e vendere

La luce deve rendere l’offerta complessiva – il brand, lo spazio vendita, la merce esposta – quanto più attraente, invitante e coinvolgente. Negli ultimi tempi si è manifestata una netta tendenza evolutiva: nuovi tipi di lampade ed apparecchi ad alto grado di sostenibilità (a risparmio energetico, lunga durata di vita, smaltimento e riciclo), insieme ad una impiantistica più performante grazie alle tecnologie elettroniche, hanno dato ai progettisti molteplici occasioni per soluzioni inedite.

In questa direzione ad esempio, la drastica riduzione degli ingombri dei LED è già un requisito che permette di realizzare la completa integrazione delle fonti luminose in elementi architettonici e di arredo. Vediamo, allora, alcune indicazioni per individuare la luce giusta per vendere e esporre.

La luce giusta per esporre e vendere nella libreria Hoepli

Ingresso e sala principale della libreria Hoepli a Milano illuminata con apparecchi a doppia emissione

Soluzioni ad alto impatto visivo

Le informazioni che, attraverso l’illuminazione, la clientela acquisisce in uno spazio vendita sono fondamentali per sostenere le motivazioni all’acquisto. Queste informazioni non sono solo puro trasferimento di dati visivi, bensì messaggi capaci di accendere l’interesse, catturare l’attenzione, esercitare attrazione, creare quella piccola fascinazione utile per l’apprezzamento dell’offerta. La sfera dell’irrazionale entra con pieno diritto in questa prassi della comunicazione visiva orientata alla massima valorizzazione dei prodotti in vendita.

Esistono tanti modi di illuminare quanti sono i caratteri costitutivi dell’offerta commerciale. In un grande magazzino si punta sulla piena esposizione; tutto è in evidenza e alla portata di mano, la mediazione degli addetti alle vendite è minima. In un piccolo negozio di lusso si espone qualcosa che è fortemente rappresentativo di un’offerta che tende ad apparire esclusiva per un pubblico selezionato e il ruolo del venditore assume maggiore rilevanza in ambienti interni progettati per assistere e mettere a proprio agio l’acquirente.

La luce adatta per spazio vendita e spazio espositivo

La prima questione da affrontare riguarda le quantità di luce, ossia quali valori di illuminamento bisogna ottenere dall’impianto. È bene distinguere due zone:

Nel primo caso la luce serve a dare risalto alla merce, nel secondo interviene il rapporto diretto tra l’acquirente, la merce e il venditore. Spesso queste due funzioni si sovrappongono: il luogo in cui si acquista è, in sostanza, lo stesso in cui si espone, anche se non si tratta di una vera e propria vetrina ma di una parete attrezzata o di un banco. Rispetto allo spazio della vetrina l’illuminamento cambia perché al momento dell’acquisto la visione è ravvicinata e il cliente ha bisogno di vedere chiaramente l’articolo in vendita in tutti suoi dettagli.

La luce non deve disturbare e deve essere abbastanza intensa da consentire la corretta e comoda visione anche dei particolari minuti. In termini di lux si consiglia di adottare valori compresi nell’intervallo 300 – 500 lux sui piani orizzontali e verticali.

Ben diverso è il caso delle zone adibite all’esposizione. Qui l’obiettivo è quello di rendere visibili le merci a differenti distanze, considerando la frequente interposizione di un cristallo protettivo, per persone che sono sia all’interno, sia all’esterno del punto vendita, I valori dei lux sono ben maggiori; ci si attesta generalmente intorno valori tra 700 e 2000 lux.

Scegliere la tonalità della luce

Zara Home luce giusta per esporre e vendere

Profili luminosi integrati nelle scaffalature espositive di un punto vendita Zara Home rappresentano la luce giusta per esporre e vendere

La questione del colore merita grande attenzione. È noto che la luce in grado di dare risalto a tutti i colori e alle loro sfumature è quella ben bilanciata, ossia quella che risulta da una miscela di radiazioni che contiene tutta la gamma dei colori cosiddetti naturali, ossia i colori dell’arcobaleno: rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, blu, violetto.

Con la grandezza fisica chiamata temperatura di colore si identificano le composizioni tipiche dei colori fondamentali che vanno a costituire delle tonalità identificabili, le cosiddette tonalità del bianco. Ad esempio, una temperatura di colore pari a 2800, 3000 o 3200 K (kelvin), corrisponde a una tonalità calda perché le radiazioni cromatiche relative al rosso, arancio, giallo e giallo-verde, hanno più energia delle rimanenti all’interno dello spettro elettromagnetico. Quando è necessario dare risalto ai colori freddi (verde, azzurro, blu, violetto) si innalza la temperatura di colore (3500, 4000, 4500, 5000, 6500 K).

La percezione dei colori cambia col variare della tonalità della luce. Nel progetto si selezionano le sorgenti luminose in base alle gamme cromatiche degli oggetti o delle componenti dello spazio espositivo che devono risaltare maggiormente.

Flessibilità degli impianti

Un’altra caratteristica impiantistica importante, quella della flessibilità, ossia l’adattabilità dell’impianto alle differenti esigenze che si presentano nella gestione di qualsiasi esercizio commerciale. Flessibilità vuol dire possibilità di variare la dislocazione delle fonti luminose nell’ambiente insieme ai loro orientamenti, alle loro potenze e alle prestazioni fotometriche e colorimetriche.

Un impianto flessibile permette di intervenire sugli illuminamenti (anche in funzione del contributo della luce naturale), controllare le luminanze (per evitare abbagliamenti e riduzione dei contrasti per riflessioni disturbanti), avere diverse aperture dei fasci luminosi in modo da coprire aree più o meno estese. Sfruttando tutte queste variazioni è possibile dare evidenza al singolo oggetto in vendita, a un gruppo, oppure rischiarare un elemento di richiamo (marchio, logo, fotografia).

Come vanno gli smart meter? In Italia, benissimo

Cosa hanno in comune smart grid, transizione energetica e risparmio in bolletta? Certamente l’installazione di smart meter, ovvero contatori intelligenti. L’Unione Europea prevede che entro il 2020 si conteranno 200 milioni di dispositivi nelle case del 72% degli abitanti europei, con un investimento di circa 45 miliardi di euro.

E l’Italia è tra i protagonisti di questo importante percorso già avviato da 22 stati membri su 28. La conferma viene dallo studio di Selectra, comparatore globale di offerte di energia, sull’attuale situazione degli smart meter in otto Paesi europei: Italia, Spagna, Austria, Regno Unito, Francia, Svezia, Germania e Portogallo.

Mentre Italia, Svezia e Finlandia hanno già completato l’installazione dei contatori di prima generazione, la misurazione intelligente sta guadagnando nuove fette di mercato, accompagnata da offerte e servizi aggiuntivi dedicati ai clienti finali. Vediamo il perché di questo trend e i suoi futuri sviluppi per i cittadini europei.

Smart meter chiama smart grid

Transizione energetica non significa solo produzione da fonti rinnovabili: la modernizzazione della rete elettrica e la riduzione dei consumi di energia, grazie al cambiamento delle nostre abitudini quotidiane, sono altri due aspetti di questo cambiamento strettamente connessi agli smart meter.

I contatori intelligenti intervengono infatti come componente cruciale delle smart grid, per i seguenti motivi:

In pratica, perché installare un contatore intelligente?

Primo, lo smart meter comunica automaticamente le letture dei consumi di energia elettrica al fornitore, che può proporre all’utente delle tariffe più convenienti. La costante verifica – senza bisogno di autolettura -, si traduce inoltre in bollette basate su dati reali, che evitano i tanto temuti conguagli.

L’altro aspetto positivo dei contatori intelligenti risiede nel migliore accesso alle informazioni anche per gli utenti, che possono conoscere i propri consumi effettivi e agire di conseguenza in ottica di risparmio energetico e comportamenti virtuosi.

L’Italia degli smart meter corre veloce

open-meter enel distribuzioneIl nostro Paese, per una volta, sembra essere il trend setter del settore: dal 2011, il 99% della popolazione è dotato di uno smart meter e dal 2017, attraverso il progetto Open Meter, E-distribuzione ha già iniziato a sostituire, gratuitamente, le vecchie tecnologie con contatori intelligenti 2.0.

Nei prossimi quindici anni saranno distribuiti 41 milioni di nuovi dispositivi smart, dei quali 32 milioni saranno installati al posto degli smart meter esistenti, con un investimento vicino ai 4,3 miliardi di euro.

Cosa fanno gli smart meter 2.0? Tra i loro plus, la possibilità di:

Smart meter 2.0: verso nuove offerte energetiche?

L’unica pecca del sistema italiano riguarda l’assenza di nuove proposte tariffarie legate alle diverse funzionalità dei contatori intelligenti 2.0. Ecco perché assume una sempre maggiore importanza il ruolo dell’Authority dell’Energia, che potrebbe aprire la via a soluzioni prepagate, già attive per esempio in Gran Bretagna.

Ma l’Italia sembra ancora lontana da questa prospettiva, frenata dall’eccessiva burocrazia e dallo scarso interesse da parte dei distributori di energia.

I contatori intelligenti nel resto d’Europa

In Spagna i nuovi contatori intelligenti sono noleggiati dai consumatori, come fossero modem internet. Agli smart meter è stata abbinata una nuova tariffa elettrica che prevede la lettura in tempo reale e la fatturazione ora per ora. Il costo dell’energia, che cambia tutte le ore, è stabilito e pubblicato dalla REE (Red Eléctrica de España) con un solo giorno di anticipo in base alle previsioni di domanda e offerta. Non esiste un prezzo minimo o massimo, ma il Governo spagnolo può intervenire se i prezzi restano troppo alti per molti giorni consecutivi.

Passando all’Austria, il 95% degli utenti dovrebbe avere un contatore intelligente in casa entro il 2022. Tra gli oltre 140 fornitori del mercato elettrico, aWATTar propone un’offerta dedicata agli smart meter: i prezzi orari variano in base alle condizioni metereologiche e alla quantità di energia rinnovabile disponibile. Anche in Francia l’installazione degli smart meter Linky – con tariffe e sconti ad hoc – procede rapidamente. Nel Regno Unito la distribuzione dei contatori intelligenti dovrebbe terminare nel 2020: qui sono comuni le offerte prepagate, che permettono ai clienti di acquistare in anticipo una certa quantità di energia e di ricaricare online.

Per decidere se installare o meno i contatori intelligenti, ogni Paese europeo ha dovuto effettuare una valutazione costi/benefici. Solo in caso di esito positivo è scattato l’obbligo di procedere con gli smart meter. Germania e Portogallo si trovano per esempio in una situazione indefinita: la prima ha realizzato una valutazione parzialmente negativa, mentre i lusitani hanno ottenuto risultati poco concreti.

Pablo Style: design e funzionalità si incontrano

Hager Bocchiotti presenta la nuova linea di centralini Pablo Style progettati con i migliori accorgimenti tecnici per rendere le fasi di montaggio e manutenzione semplici e veloci. Un prodotto universale che esprime il massimo delle sue funzionalità con gli interruttori Hager.

Al tempo stesso si caratterizza per il look moderno e ricercato, una doppia opzione cromatica – bianca e fumé – da diventare un vero e proprio elemento di arredo.

Pablo Style linea di centralini da incasso La gamma è disponibile in formati da 4 a 72 moduli  (7 dimensioni per pareti in cartongesso e 9 dimensioni per applicazione standard) per soddisfare qualsiasi esigenza installativa nel residenziale e nel terziario.

Inoltre, grazie ad una completa gamma di accessori, si ha la possibilità di allestire e installare due o più centralini affiancati per rispondere alla crescente esigenza modulare dei moderni impianti domotici.

“Pablo Style sintetizza le principali caratteristiche funzionali della famiglia dei centralini per realizzare una perfetta fusione tra tecnologia e qualità estetica – ha sottolineato Maurizio Casole, Commercial Market Manager. – Questo prodotto è l’espressione di un progetto tutto italiano nato per rispondere in modo efficace alle esigenze di integrazione in ogni ambiente. Il gioco di piani e linee conferisce grande personalità”.

Pablo Style: 8 plus che fanno la differenza

1 – Scatola di colore arancione per installazione in muratura e bianca per il cartongesso semplificando il lavoro dell’installatore e fornendo la soluzione ideale per qualsiasi necessità

2 – Prefratture presenti lungo le scatole garantendo una rottura netta precisa in modo da agevolare l’inserimento dei tubi corrugati da 16-20-25-32 e 40 mm

3 – Il sistema di asole per l’inserimento di fascette fornisce un sistema di fissaggio sicuro dei tubi corrugati con la garanzia che rimangano nella loro sede desiderata

Centralino da incasso Pablo Style

4 – I molteplici punti di fissaggio delle fascette sul telaio dei centralini garantiscono un cablaggio pulito e ordinato

5 – Manutenzione facilitata, i pannelli finestrati sono in grado di velocizzare i tempi di intervento senza dover smontare il coperchio del centralino

6 – Guide DIN regolabili, interassi e profondità variabili, la gestione degli spazi interni al centralino risulta totalmente flessibile per agevolare il lavoro dell’installatore

7 – Portella apribile di 180° e ampia possibilità di regolazione del frontale che garantisce il massimo accesso alle apparecchiature

8 – Alla chiusura standard con calamita può essere affiancata una chiusura con chiave metallica per garantire l’accesso alle apparecchiature al solo personale addetto

Con Pablo Style il centralino da incasso non è più un problema estetico, ma una opportunità di arredo

Auto elettrica: ancora troppe differenze fra le nazioni europee

Non solo la domanda è sempre la stessa, ma resterà tale anche negli anni a venire: a che punto siamo nella diffusione della mobilità elettrica nei Paesi dell’Unione Europea? Purtroppo, come sottolinea il rapporto Acea 2019 diffuso recentemente, ad essere sempre la stessa è anche la risposta: siamo ancora agli inizi… Questo in estrema sintesi, il messaggio che si estrapola da un’indagine che è però ben lungi dall’essere generica, piena com’è di tabelle e numeri che vivisezionano il tema della transizione verso una mobilità a zero emissioni. Una pioggia di dati che evidenzia, ed è questo l’altro messaggio forte del rapporto, come le nazioni europee stiano tuttora procedendo in ordine sparso sulle tematiche più importanti, dagli incentivi all’acquisto di auto elettriche all’installazione delle colonnine di ricarica, con risultati diversissimi nei vari territori dell’Unione.

Emissioni inquinanti delle nuove vetture in risalita

Ad indicare quanta strada ci sia ancora da percorrere ci sono innanzitutto i dati di vendita relativi al 2018 che indicano come soltanto il 2% dei veicoli venduti nell’Unione europea aveva propulsione elettrica (nel 2014 la percentuale era dello 0,6). Cifre insufficienti, anche e soprattutto ragionando nel contesto, come sottolinea Acea, degli obiettivi generali fissati dall’Unione Europea per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di anidride carbonica da parte dei nuovi veicoli. Infatti, la direttiva Ue approvata nell’aprile 2019 prevede un taglio delle emissioni pari al 15% per il 2025 mentre cinque anni dopo si dovrà arrivare ad un -37,5%.

A complicare le cose, poi, c’è un ulteriore problema. Nel biennio 2017-2018, il motore a benzina si è ripreso lo scettro del più venduto nei confronti del gasolio, con una crescita complessiva dell’1,8% delle emissioni di CO2 da parte delle nuove automobili. Un dato che deve far riflettere perché segna un’importante e negativa inversione di tendenza dopo che nel decennio precedente (2006-2017) le emissioni complessive di CO2 da parte delle vetture di nuovo acquisto erano andate sempre in calando.

Il rapporto indica nel dettaglio l’andamento delle vendite di nuove automobili sul territorio dell’Unione nel quinquennio 2014-2018. In particolare, i veicoli a benzina sono passati da 5,358 milioni di unità fino agli 8,532 milioni segnati l’anno scorso. Marcata flessione delle vendite, invece, per le macchine a gasolio, dai 6,599 milioni di unità nel 2014 ai 5,406 milioni del 2018. Quanto alle elettriche, si è passati da 37.517 unità (2014) a 149.737 (2018). Andamento simile per le ibride plug-in (da 32.441 a 151.844), mentre le vendite di modelli ibridi si sono più che triplicate (da 176.525 unità fino a 578.620).

Rapporto Acea 1

In Italia resta molto bassa la quota di mercato delle auto elettriche

Numeri complessivi che però, come sottolineato in apertura, sono frutto di dinamiche assai diverse a seconda delle nazioni prese in considerazione. Se in grandi Paesi quali Francia, Germania e Gran Bretagna la quota di mercato delle auto elettriche nel 2018 è risultata pari o superiore al 2%, l’Italia ha segnato un preoccupante 0,5%. In linea con la media europea, invece, il 4,3% di market share relativo ai modelli ibridi venduti l’anno scorso nel nostro Paese.

Rapporto Acea 2 - marker Share mobilità a emissioni zero

Le stesse marcate differenze territoriali si ritrovano ragionando in termini di infrastrutture. Nel complesso dell’Unione Europea i punti di ricarica per le auto elettriche sono passati dai 34.448 del 2014 ai 143.589 del 2018, con un incremento del 316,8%. Leader assoluto, sottolinea il rapporto Acea, è un “piccolo” Paese come l’Olanda con i suoi 37.037 punti ricarica pari al 25,8% del totale Ue. Seguono Germania (27.459 e 19,1%), Francia (24.850 e 17,3%) e Gran Bretagna (19.076 e 13,3%).

Rapporto Acea 3 -diffusione colonnine di ricarica elettrica

Incentivi all’acquisto soltanto in 12 Paesi dell’Unione Europea

Distanziatissima l’Italia che con le sue 3.562 colonnine di ricarica (2,5% del totale Ue) viene ampiamente battuta anche dalla confinante Austria (4.975 e 3,5%). Una posizione arretrata che viene ribadita anche ragionando in termini di estensione territoriale: il nostro Paese ha il 2,5% dei punti di ricarica nonostante occupi il 6,9% della superficie complessiva dell’Unione Europea.

Sicuramente più lusinghiera la performance dell’Italia in tema di incentivi all’acquisto. Con l’attuale contributo statale fino a 6.000 euro per l’acquisto di un auto elettrica, il nostro Paese si colloca al terzo posto europeo per ammontare dell’incentivo insieme con la Francia, preceduto da Romania (fino a 11.500) e Slovenia (fino a 7.500 euro). Da notare come meno della metà delle nazioni Ue, 12 su 28, prevede attualmente degli incentivi economici per il passaggio all’elettrico, mentre più diffusi sono i benefici fiscali previsti per i possessori di veicoli ad emissioni zero.

La rete elettrica nelle Smart City: come cambia l’infrastruttura

Le città di tutto il mondo continuano a crescere in tempi rapidi e sono oggetto di riflessioni e sperimentazioni per trovare un nuovo e più efficiente modello urbano. Le sfide che le città devono affrontare sono molte e tra queste c’è quella energetica, soprattutto considerando che sono responsabili del consumo del 70% dell’energia prodotta in tutto il mondo. Proprio in questo contesto si colloca il paradigma delle Smart City.

Grazie anche allo sviluppo tecnologico, una Smart City offre servizi efficienti, integrati e interconnessi. Una città intelligente sviluppa anche politiche per la salvaguardia del territorio e la riduzione del proprio impatto ambientale e per fare tutto ciò è necessario dar vita a una nuova economia, a un nuovo modello di governance, ma anche a nuove e adeguate infrastrutture.

L’energia nelle Smart City

rete elettrica intelligenteLa città del futuro, oltre che intelligente, non può che essere sostenibile. Il risparmio energetico è promosso a vari livelli, dall’edificio all’intera città, e si accompagna all’utilizzo sempre più diffuso di fonti rinnovabili. Questo comporta nuove abitudini energetiche e la produzione si fa diffusa, grazie all’installazione diffusa di impianti a fonti rinnovabile, come il fotovoltaico.

Questo scenario si svilupperà ulteriormente e la direzione è quella che vede la nascita di sistemi decentrati, diffusi in una città in cui l’energia sarà prodotta dallo stesso consumatore, sulla base delle proprie esigenze, facendo ricorso a fonti rinnovabili e a dispositivi che garantiscano la miglior efficienza possibile, così da ridurre al contempo i consumi.

Proprio da questa idea nasce, infatti, la parola prosumer, che unisce in un unico soggetto il produttore e il consumatore, in quanto ciascuno consuma energia e ne produce, immettendo in rete quella non utilizzata. Inoltre, anche nel settore energia entra in gioco il tema del “digitale”, perché sono proprie le nuove tecnologie e lo sviluppo dei sistemi informatici e delle telecomunicazioni ad aprire la strada alla raccolta di dati, monitoraggi continui, ricerca dell’efficienza e sistemi di regolazione e controllo.

Risulta chiaro che una trasformazione del mondo energetico di questo calibro, non può funzionare se non avviene un cambiamento anche a livello di infrastrutture. La rete elettrica attuale non è in grado di supportare questi cambiamenti e di conseguenza deve trasformarsi.

La rete elettrica delle Smart City: cosa ci aspetta

Nelle Smart City, la rete elettrica si trasforma per supportare nuovi servizi ed esigenze, degli utenti e della stessa rete.

Si parla di Smart Grid, ovvero di una rete intelligente, che raccoglie e scambia informazioni, monitora la distribuzione di energia e la gestisce in modo più razionale.

Le Smart Grid supportano la produzione di energia distribuita e, raccogliendo costantemente informazioni, riescono a gestire la distribuzione di energia secondo le reali necessità e rilevando in anticipo i picchi di domanda. Questo è possibile perché la rete elettrica si combina con l’informatica e l’elettronica: la Smart Grid può essere pensata come un insieme di più microreti, che raccolgono informazioni e le scambiano tra loro, mettendo in relazione produttori e consumatori.

I vantaggi delle Smart Grid

Le reti elettriche intelligenti, oltre a garantire lo sviluppo di un nuovo modello energetico, si contraddistinguono per una sere di caratteristiche vantaggiose. Innanzitutto le Smart Grid sono più affidabili rispetto alle reti elettriche tradizionali, grazie anche ad un costante monitoraggio dell’intero sistema, che permette interventi e manutenzioni veloci e mirati. Inoltre, si presentano più efficaci, grazie ad un elevato grado di flessibilità e alla capacità di gestire differenti picchi di domanda di energia.

Infine, le reti elettriche intelligenti sono sostenibili e permettono anche agli utenti di diventare consapevoli dei propri consumi e delle proprie abitudini, con lo scopo di renderle più efficienti e razionali.

Energy manager FIRE: quanto manca alla svolta sostenibile delle imprese?

Gli energy manager FIRE sono una figura chiave nel percorso di efficientamento energetico di imprese ed enti. Ciò che veniva inizialmente percepito come un ruolo “designato” sulla carta per fronteggiare crisi energetica e finanziaria, cambiamenti climatici e altre preoccupazioni dei nostri tempi, affonda oggi sempre più solide radici di concretezza nel tessuto imprenditoriale italiano. Un po’ meno nella pubblica amministrazione, ma la direzione sembra comunque quella giusta.

Conferenza presentazione Rapporto Energy Manager Fire

Lo conferma l’ultimo “Rapporto sugli energy manager in Italia – Indagine, evoluzione del ruolo e statistiche” di FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), che evidenzia una crescita dell’8% degli energy manager nominati dai soggetti obbligati negli ultimi cinque anni rispetto all’anno precedente.

Per meglio comprendere i successivi dettagli di questo risultato, ecco un breve excursus pratico sul ruolo degli energy manager FIRE.

Cosa fa un energy manager?

La figura nasce negli Stati Uniti ai tempi della prima crisi petrolifera del 1973 e arriva per la prima volta in Italia con la legge 308/1982. La “consacrazione” istituzionale degli energy manager viene tuttavia dalla legge 9 gennaio 1991 n. 10 (art. 19), che introduce il ruolo di Responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, obbligatorio per le realtà industriali con consumi superiori ai 10.000 tep/anno e per le imprese dei settori civile, terziario e trasporti con soglia di consumo superiore a 1.000 tep/anno.

La nomina annuale, interamente gestita da FIRE, consente alle aziende di scegliere il proprio energy manager tra i dipendenti o di affidarsi a un consulente esterno.

Ma cosa fa, esattamente, un energy manager? Ecco le attività più comuni:

Il 2018 degli energy manager FIRE: bene le imprese, male la Pubblica Amministrazione

Tornando con più consapevolezza al report FIRE, nel 2018 le nomine sono state 2.353: 1.589 relative a energy manager nominati da soggetti obbligati e 764 da soggetti non obbligati. Capofila tra i settori è sempre il terziario, con 483 nominati, seguito a ruota dall’industria (432 energy manager); fanalino di coda la Pubblica Amministrazione, addirittura in calo sul 2017.

Meno della metà delle città metropolitane ha inviato la nomina, mentre i capoluoghi di provincia che hanno nominato un energy manager sono solo 31 su 116. Il tasso regionale è pari al 35% e le province si fermano al 20%.

“La crescita complessiva delle nomine – spiega Dario Di Santo, direttore FIRE -, testimonia una maggiore attenzione al tema energetico-ambientale da parte delle imprese, che possono migliorare la competitività attraverso un uso più efficiente delle risorse, migliorando al contempo altri aspetti quali valore degli asset, produttività, sicurezza e comfort. Confidiamo che nel tempo possa crescere anche il numero di energy manager nominati nella pubblica amministrazione”.

Energy manager Fire - andamento nomine per settore
Andamento delle nomine (soggetti obbligati e non) per settore 2003–2017. Fonte FIRE

Competenze e certificazioni contano

L’ultimo tassello del quadro FIRE riguarda le competenze: su 1.613 energy manager interni all’azienda, sia obbligati sia volontari, 296 hanno conseguito la certificazione in Esperto in Gestione dell’Energia (EGE), mentre per quanto riguarda i consulenti esterni siamo a 525 su 740 nomine. In percentuale, gli energy manager interni certificati coprono il 18% del totale e quelli esterni il 71%.

La maggiore attenzione di imprese ed enti alle competenze degli energy manager si riflette anche nella crescita (+24% sul 2017) dell’adesione a sistemi di gestione dell’energia ISO 50001, perfettamente integrabili con il ruolo di energy manager FIRE.

elexon: in prima linea nella crescita della mobilità elettrica

Mobilità elettrica e infrastruttura di ricarica: elexon è la nuova joint venture per la progettazione, l’installazione e l’assistenza di sistemi di ricarica elettrica personalizzati per stazioni di ricarica e flotte di veicoli.

Nata dall’esperienza SMA nell’ambito della gestione energetica e delle energie rinnovabili e dalle competenze di aixACCT nel campo della mobilità elettrica, ha come obiettivo quello di favorire l’espansione dell’infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici in tutta Europa, offrendo soluzioni per parchi di ricarica e grandi flotte.

Le aziende con grandi flotte sulla mobilità elettrica per ridurre le emissioni di CO2 e i costi. Le prestazioni richieste ai parchi di ricarica sono diverse:

elexon offre le due tipologie di ricarica e il collegamento a sistemi fotovoltaici dotati di tecnologia di accumulo per sfruttare al meglio la potenza della connessione alla rete disponibile e minimizzare gli investimenti per l’ampliamento della rete.

Una gestione dinamica della ricarica garantisce l’alimentazione ottimale di tutti i carichi collegati all’infrastruttura.

Grazie alle diverse competenze dei partner, elexon potrà offrire la soluzione di ricarica adeguata per ogni esigenza, compresa la progettazione e l’installazione dei componenti di sistema elexon, tutto da un unico fornitore.

Il servizio di assistenza e manutenzione è garantito 24 ore su 24, 7 giorni su 7 da una capillare rete locale di partner specializzati, per garantire lo sfruttamento ottimale della mobilità elettrica.