Efficienza energetica: come la vede il progettista?

La “pressione” europea per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica si fa sempre più intensa. I governi degli stati membri legiferano, gli istituti emettono normative, il mondo dell'edilizia e della termotecnica si muove per offrire soluzioni adeguate in tempi brevi, i cittadini, più consapevoli rispetto al passato, vogliono risparmio energetico, tecnologie innovative, abbattimento dei costi in bolletta.

Lo scenario degli ultimi anni vede crescere, in termini di competenze e di responsabilità, la figura del progettista di impianti idraulici e di riscaldamento/raffrescamento negli edifici di nuova costruzione o nelle riqualificazioni

“Siamo tutti d’accordo sull’importanza strategica dell’efficienza energetica – commenta Luca Alberto Piterà, segretario tecnico di Aicarr (al Comfort Tecnology Roadshow) -. L'edilizia la considera uno strumento per rilanciarsi dopo la crisi degli ultimi anni, la politica ne elenca i vantaggi in termini occupazionali e di crescita del sistema Paese, la società sogna un modello diverso e incentivante in tal senso e le associazioni, come nel nostro caso, promuovono la cultura dell'efficienza energetica tra gli operatori del settore”. 

In concreto, a livello europeo, il 40% del consumo finale di energia e il 36% delle emissioni di CO2 provengono dal comparto civile; qui, il settore del riscaldamento e raffrescamento ricopre il 50% di questi consumi, dei quali il 75% è ancora basato su energia generata da combustibili fossili. Di fronte a questi numeri, la Commissione europea alzerà l'obiettivo EE (Efficienza Energetica) per gli stati membri entro il 2030 dal 27% al 30%, percentuale comunque lontana dal 40% chiesto dal Parlamento europeo.

Un costante lavoro normativo

Luca Alberto Piterà intervento su efficienza energeticaMuoversi nel dedalo degli aggiornamenti legislativi e delle revisioni della normativa tecnica non è semplice. Da un lato l'obbligatorietà della legge, dall'altro l'ente che delinea norme per soddisfare questi requisiti, al centro si trova il progettista, chiamato in questo contesto a sforzi non indifferenti. “Il panorama legislativo cambia, quello normativo anche, associazioni e istituzioni devono unirsi per supportare questa figura, lavorando a un testo unico sull'efficienza energetica che semplifichi la progettazione di impianti efficienti” sottolinea Piterà.

Le ultime novità applicate alle direttive europee sull'efficienza energetica (EE, EPBD e RES) alzano ulteriormente l'asticella degli obiettivi al 2030 per ogni stato membro. La modifica alla direttiva EE prescrive due possibili strade: 

  • l'istituzione di regimi obbligatori di efficienza energetica;
  • l'adozione di misure alternative. 

Particolare attenzione viene posta poi al concetto di “fuel poverty”, ai requisiti di finalità sociale; “se consideriamo che le famiglie spendono in media il 10% del proprio reddito nelle spese di riscaldamento e raffrescamento, e l'Istat parla di oltre 4 milioni di persone povere in Italia, il tema è molto importante. Senza dimenticare che l'utilizzo di fonti alternative, oltre che diminuire le spese per le famiglie, comporta un minore impatto ambientale” evidenzia Piterà.

La Commissione europea, sempre tramite la direttiva EE, propone l’introduzione dell’obbligo, per gli stati membri, di investire almeno il 20% delle risorse prese dal fondo sociale europeo (FSE) per finanziare programmi di efficienza per l’inclusione sociale e la lotta alla povertà energetica.

L'aggiornamento della direttiva ribadisce il ruolo centrale della certificazione energetica degli edifici (APE), da non confondere con la diagnosi energetica. Più attenzione anche al consumatore, chiamato a essere conscio dei propri consumi, rafforzando elementi di smart metering e gestione dell'energia.

Quanto all'EPBD (Energy Performance of Building Directive), tra le prescrizioni troviamo: 

  • nuovi obiettivi 2030 e scenari di decarbonizzazione entro il 2050;
  • finalità nZEB (nearly Zero Energy Building) per le nuove costruzioni;
  • “deep renovation”: accelerare e finanziare gli investimenti iniziali per portare la percentuale di riqualificazione del parco edilizio esistente oltre il 2% annuo;
  • riduzione delle emissioni climalteranti del 33% entro il 2030, contro l'attuale 18%;
  • introduzione dello Smartness Indicator (SI) a supporto della building automation.

Integrazione al primo posto

Alla luce di queste precise indicazioni, le tecnologie vincenti sono quelle legate a pompe di calore, elettrificazione, cogenerazione, teleriscaldamento/teleraffrescamento, senza tralasciare gli i sistemi ibridi e l'integrazione tra fotovoltaico e pompe di calore. Attenzione però a non invertire i passaggi di una corretta progettazione integrata, suggerisce Piterà:

“Mai mettere al primo posto la selezione delle tecnologie efficienti, bensì soffermarsi innanzitutto sulla definizione dei fabbisogni termici, delle appropriate misure di efficienza energetica e sulla riduzione di tali fabbisogni. Dopo aver scelto le migliori tecnologie per il contesto applicativo, si passi alla stesura del layout dei sistemi e alla loro ottimizzazione, per valutare, in ultimo, l'adozione di fonti energetiche rinnovabili (FER)”.

Restando in tema di fonti rinnovabili, sebbene il decreto Milleproroghe abbia spostato di un anno l'obbligo del 50% di copertura da FER, rimane il problema economico di trovare le risorse per l'adeguamento di grandi strutture, centri commerciali, spazi pubblici ecc. Per fortuna, sembra essere tornato in partita il concetto della fattibilità tecnico-economica, per valutare una soluzione a supporto dell'adozione di coperture da fonti rinnovabili di dimensioni davvero rilevanti, comunque necessarie a soddisfare l'obbligatorietà legislativa.

 

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Maria Cecilia Chiappani

Copywriter e redattore per riviste tecniche e portali dedicati a efficienza energetica, elettronica, domotica, illuminazione, integrazione AV, climatizzazione. Specializzata nella comunicazione e nella promozione di eventi legati all'innovazione tecnologica.
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