La Smart City in Italia mostra alcuni segnali di risveglio, anche se solo il 36% dei comuni italiani con popolazione superiore ai 15.000 abitanti ha avviato almeno un progetto negli ultimi tre anni (2016-2018) in diminuzione rispetto al triennio precedente. Purtroppo come evidenziato dalla Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, solo una piccola parte dei progetti giunge a buon fine ma emerge finalmente la volontà di adottare soluzioni più innovative, che consentano di ottenere benefici tangibili per la comunità in termini di efficienza ed efficacia.
La mancanza di competenze, la carenza di risorse economiche e la difficoltà nel coordinamento di attori diversi si confermano tra le principali barriere all’avvio di progetti Smart City.
I comuni conoscono poco le novità tecnologiche e non hanno consapevolezza di come poterle sfruttare nell’offerta di servizi di valore: ad esempio, ben il 60% dei rispondenti ha dichiarato di non essere a conoscenza dell’esistenza di reti IoT LPWA (Low Power Wide Area), adatte per le loro caratteristiche a supportare applicazioni per la Smart City.
Inoltre, la governance risulta spesso complessa: l’alternarsi di amministrazioni diverse nell’arco di pochi anni e la presenza di una moltitudine di enti proprietari degli asset presenti sul territorio rendono di fatto ancora più complicata la collaborazione tra attori eterogenei, pubblici e privati.
Con l’obiettivo di comprendere ancora meglio le barriere che impediscono o limitano l’avvio dei progetti, a fine 2018 è stato sviluppato lo Smart City journey che ha coinvolto 43 aziende e 22 comuni italiani con il fine di indagare il loro punto di vista rispetto ad alcuni temi fondamentali e comprendere a che punto siamo del percorso da una città tradizionale a una Smart City, considerando quattro variabili principali: maturità dei comuni, maturità dell’offerta, utilizzo dei dati raccolti e Partnership Pubblico-Privato.
Dai risultati emerge che il livello di maturità dei comuni risulta molto più basso rispetto a quello dell’offerta, mentre per l’utilizzo dei dati e le collaborazioni tra pubblico e privato, i risultati confermano le difficoltà nell’utilizzare le informazioni raccolte sia internamente ai comuni, sia esternamente.
Pubblico e privato devono fare gioco di squadra per rendere le città più intelligenti. La creazione di opportuni ecosistemi che generino valore per l’intera comunità è il vero snodo cruciale su cui fare leva per il rilancio della Smart City in Italia.
La trasformazione delle città in Smart City non è a carico solo della Pubblica Amministrazione. Analizzando le collaborazioni in atto, le aziende municipalizzate risultano sono al primo posto (64%); seguono quelle con altri comuni e con università e centri di ricerca. Guardando al futuro i comuni indicano startup (46%), fornitori di servizi (38%) e forze dell’ordine (34%).
In un quadro più ampio il comune può assumere tre diversi ruoli:
La maggior parte delle amministrazioni cittadine vorrebbe continuare a rivestire un ruolo da promotore, ma la mancanza di competenze e fondi per finanziare i progetti rappresentano un grosso ostacolo. Dall’Osservatorio, emerge che è in crescita il numero dei comuni che vorrebbe ricoprire il ruolo di utilizzatore traendo benefici da quanto portato avanti da attori privati.
Mestre – gestione dei parcheggi con l’installazione di sensori in oltre 2.000 posteggi per monitorare le aree di sosta permettendo agli ausiliari di visualizzare rapidamente se uno stallo è occupato da chi ha regolarmente pagato il ticket, con impatti in termini di efficienza (riduzione del tempo che gli ausiliari impiegano per fare i controlli) e di efficacia (migliore servizio per gli automobilisti che cercano un parcheggio)
Verona – progetto per la gestione del traffico realizzato che prevede l’installazione di 160 impianti semaforici che fanno scattare il verde quando le ambulanze in codice rosso giungono a 100 metri di distanza, grazie alla costante connessione tra le centrali operative comunali e il 118. Tra i benefici, l’efficacia quali la riduzione del tempo di pronto intervento e la possibilità di salvare più vite umane.
Milano – progetto nel campo della raccolta rifiuti che prevede l’installazione di 15.000 cestini intelligenti per il controllo a distanza del livello di riempimento e l’ottimizzazione dei percorso dei camion per la raccolta, con impatti in termini di efficienza (minori tempi e costi necessari per la raccolta) e di efficacia (maggiore attenzione al decoro urbano e minore intralcio al traffico grazie alla riduzione del numero di fermate necessarie)
Nonostante prevalgano ancora progetti portati avanti in modo indipendente e non coordinato, ci sono diversi comuni che hanno avviato i progetti condivisi come Brescia dove 26 comuni hanno aderito a una convenzione finalizzata a promuovere strumenti e servizi innovativi, con l’obiettivo di supportare lo sviluppo di servizi smart attraverso la realizzazione di un’unica infrastruttura tecnologica basata su rete LPWA.