Di cosa è fatto uno smart building? La prima tecnologia impiantistica per sostenibilità ed efficienza, nell’era del full electric, è sicuramente la pompa di calore. Riscaldamento, climatizzazione e produzione di acqua calda sanitaria sono infatti garantiti in ogni contesto da questi sistemi integrati che utilizzano l’energia rinnovabile di suolo, acqua e aria.
Un solo impianto intelligente, meno consumi, meno costi e, soprattutto, meno emissioni inquinanti. Sulla carta, l’arma perfetta per vincere le sfide di decarbonizzazione poste dal nuovo PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) e dagli obiettivi 2030. Nella pratica, in Italia c’è ancora molto da fare per favorire la diffusione delle pompe di calore e la loro integrazione con le fonti rinnovabili verso la realizzazione di edifici nZEB.
Un percorso fatto della sensibilità e delle competenze di ciascun attore della filiera impiantistica: ecco le opinioni emerse dal confronto tra le principali associazioni di categoria sul ruolo delle pompe di calore nella transizione energetica, in occasione dell’assemblea annuale di Assoclima.
La filiera impiantistica intorno a un tavolo per parlare del ruolo della pompa di calore nella transizione energetica italiana
I progettisti sono anche i registi della filiera tecnologica delle pompe di calore: spetta a questa figura coniugare le esigenze di costruttori, installatori, committenza e utente finale. Un ruolo ibrido di tecnico, formatore e informatore spesso “minato” dalla confusione normativa e dal susseguirsi di obblighi difficili da interpretare. Aicarr chiede strategie di filiera che agevolino al progettista il compito di selezionare tecnologie in pompa di calore sia nelle nuove costruzioni sia nelle riqualificazioni.
Se le pompe di calore sono il futuro dell’energia termica nel mondo, siamo sicuri che l’industria riesca a tenere il passo di una diffusione massiccia? Risponde, come ovvio, Assoclima: la disponibilità dei refrigeranti non è più un problema, lo sviluppo delle pompe di calore non ha limiti sia in termini di capacità produttiva sia in termini di fiducia in una tecnologia performante ed efficiente. La sfida, insomma, è quella di quadruplicare la fornitura entro il 2030, pensando in particolare alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti. Purché sussistano incentivi, tariffe elettriche adeguate e norme pronte a supportare professionisti e utenti finali.
Tra gli ostacoli alla diffusione della pompa di calore, ci sono anche le competenze. La conferma viene da Angaisa, che sottolinea il ruolo chiave della distribuzione nella formazione dei professionisti, per far fronte a una conoscenza ancora lacunosa di questa tecnologia, soprattutto per quanto riguarda i sistemi idronici. Spesso, infatti, i professionisti sono restii nel proporre impianti full electric perché non sufficientemente preparati: se la filiera non vede il business con occhio concreto e “compatto”, sarà difficile ottenere risultati entro il 2030.
Sempre in tema di formazione, chi controlla i requisiti dei professionisti? Secondo Confartigianato c’è parecchia confusione anche sul chi fa cosa: gli installatori che rispettano le regole e ottengono determinate certificazioni si trovano a competere in un mercato privo di controlli, che gioca al ribasso.
A ciò si aggiunge la preoccupazione del settore per le novità sulla cessione del credito previste dal Decreto Crescita. Il cliente potrà giustamente avvalersi di questo strumento per “permettersi” un impianto a pompa di calore, ma chi pensa alle difficoltà delle piccole imprese di installazione? Tutti i rappresentanti della filiera sono concordi nel ritenere che il meccanismo di cessione del credito dovrebbe restare nelle mani delle società che normalmente offrono questi servizi, onde evitare distorsioni sul mercato.
La promozione degli impianti termici a pompa di calore interessa dunque tutti i player della filiera, animati dal primario obiettivo di spingere l’Italia sostenibile al traguardo 2030.
Cosa manca per cogliere le sfide del PNIEC? Sinergia, massa critica e azioni di advocacy per indirizzare il legislatore verso punti comuni e adeguatamente coordinati. Ecco le prime 6 proposte emerse dalla tavola rotonda di Assoclima:
Ma la partita delle pompe di calore si chiude solo considerando il reale destinatario di questa tecnologia: l’utente finale. I vantaggi devono raggiungere la sensibilità dei consumatori, sempre più attenti al risparmio, attraverso una comunicazione trasparente ed efficace sugli smart building, sugli scenari full electric e sulla pompa di calore.