Energie rinnovabili, smart city, auto elettrica. Nel Regno Unito questi tre fattori stanno crescendo sensibilmente, prefigurando un orizzonte sempre più sostenibile e affrancato dalle fonti fossili.
Innanzitutto soffia forte il vento del cambiamento nel mix energetico. Le fonti low-carbon hanno prodotto nel 2017 per la prima volta la maggior quota di fornitura di energia elettrica nel Regno Unito.
Lo evidenzia un rapporto segnalato dalla testata Independent, secondo cui l’eolico ha offerto un contributo maggiore al fabbisogno elettrico del paese rispetto al carbone dal 2008 a oggi. Nel Paese simbolo della Rivoluzione industriale e tra i più ricchi di carbone (coal), che assicurava fino al 2012 la fetta più consistente dell’energia elettrica della Gran Bretagna, col 43,2% (dati MyGridGB), già l’anno scorso fece sensazione la notizia di una giornata intera di produzione di elettricità senza l’impiego del combustibile fossile; va ricordato che il governo si è impegnato affinché siano chiuse entro il 2025 le centrali a carbone ancora attive.
Sempre secondo i dati MyGridGB con una quota superiore al 20%, le rinnovabili (eolico, solare, biomasse e idroelettrico) hanno prodotto lo scorso anno elettricità in quantità tre volte superiore rispetto al carbone (7%).
Accennavamo poco sopra al vento del cambiamento: non è solo quello che spira forte. L’energia eolica è, infatti, quella su cui puntano maggiormente gli inglesi: il colosso Dutch ha fatto sapere che sta progettando una grande isola nel Mare del Nord per produrre energia eolica. La Scozia ha fatto meglio lo scorso anno: a giugno 2017 le pale eoliche hanno immesso nella rete nazionale 1,09 milioni di MWh di energia elettrica, una quantità sufficiente a soddisfare i consumi del 118% delle abitazioni scozzesi. Sono solo alcuni esempi del trend che sospinge le rinnovabili.
In questo senso, anche il fotovoltaico offre il suo contributo, seppure più ridotto, ma gli investimenti non mancano. Secondo Solarplaza, nella top 10 dei fondi di investimento solari europei, ben 4 sono targati UK, conquistando il vertice sia per la dimensione (con 2887,4 MW) sia della classifica individuale dei fondi. E anche nella top 10 degli impianti fotovoltaici galleggianti nel mondo, sono ben due quelli UK.
Ma il sole potrebbe entrare in gioco anche nel contribuire a coprire i fabbisogni energetici dei trasporti ferroviari: un report dell’Energy Futures Lab dell’Imperial College di Londra evidenzia i benefici attesi installando pannelli fotovoltaici ai treni. Pannelli e dispositivi di accumulo integrati potrebbero fornire circa il 10% dell’energia necessaria per alimentare ogni anno i treni sulle rotte elettrificate del Regno Unito. Che è stato ed è uno dei Paesi più attenti a ridurre il proprio impatto sull’ambiente.
Un policy paper redatto dal Department for Business, Energy & Industrial Strategy del governo britannico, intitolato “Clean Growth Strategy”, ricorda che: “Dal 1990 abbiamo ridotto le emissioni del 42% mentre la nostra economia è cresciuta di due terzi. Ciò significa che abbiamo ridotto le emissioni più velocemente di qualsiasi altro paese del G7”.
Non solo: per proseguire quest’azione ha deciso di investire sull’innovazione e sulle tecnologie “pulite” stanziando più di 2,5 miliardi di sterline (oltre 2,8 miliardi di euro) per sostenere l’innovazione a basse emissioni di carbonio dal 2015 al 2021. Più in generale, il Fondo di investimento nazionale per la produttività fornirà ulteriori 4,7 miliardi di sterline, con un extra budget di 2 miliardi di sterline l’anno tra il 2020 al 2021, rappresentando il più grande aumento della spesa pubblica per scienza, ricerca e innovazione nel Regno Unito dal 1979.
Un bel passo in ottica smart city, tema anch’esso che trova positivi riscontri nel Regno Unito. Londra, innanzitutto: secondo il report “Global interconnection index 2017”, la capitale nel 2020 raggiungerà una capacità di banda pari a 500 terabit per secondo e a un tasso di crescita annuo del 44%.
Ma quello londinese non è certo l’unico esempio d’innovazione e sostenibilità in chiave smart: secondo lo UK Smart City index sono diverse le città che stanno crescendo in questo senso in maniera rapida: certo, in questa corsa verso le città intelligenti ha contribuito l’Unione Europea. Basti pensare che negli ultimi tre anni la BEI, Banca Europea per gli investimenti, ha stanziato per le smart city inglesi oltre 23 miliardi di euro e quindi sarà interessante capire gli effetti che produrrà la Brexit nella capacità di sostenere i progetti smart avviati.
Infine, un altro elemento si aggiunge al quadro generale green del Regno Unito. È la posizione sul mercato automobilistico: il Governo sta lavorando per mettere al bando le immatricolazioni di auto con motore a combustione dal 2040.
Non solo: l’intenzione è il blocco della circolazione, dal 2050, di tutti i veicoli che non siano a emissioni zero, ovvero elettriche e a idrogeno.
Già oggi è uno dei principali mercati per vendite di auto “a presa di corrente” con più di 10mila auto vendute in un semestre (dati 2017).
Il colosso petrolifero anglo-olandese Shell ha inaugurato qualche mese fa proprio nel Regno Unito la sua prima colonnina di ricarica veloce per veicoli elettrici.
Presto ne sorgeranno altre, in un Paese dove si prevede che entro il 2020 ce ne saranno di più rispetto ai distributori di benzina. D’altronde serviranno visto che nel 2016 le auto elettriche immatricolate tra gennaio e giugno erano più di 19mila, contro le 14mila circa dell’analogo semestre 2015 (Dati: Go Ultra Low).