Fotovoltaico e accumulo per l’autosufficienza energetica

Alberto Pinori, direttore generale Fronius, delinea il mercato del fotovoltaico con l’accumulo e segnala limiti e opportunità per l’Italia

Il fotovoltaico legato all’accumulo apre a prospettive che valorizzano sempre più il ruolo dell’utente finale come prosumer. È una potenzialità notevole, anche guardando alla necessità di aumentare sempre più la produzione da rinnovabili e accrescere l’efficienza energetica.

Ma in Italia a che punto siamo? Quali soluzioni e misure ci sono a favore dell’utente residenziale, ma anche alle piccole e medie imprese o ad altre figure che avrebbero solo da beneficiare nell’adozione di fonti rinnovabili e di energy storage? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Pinori, direttore generale Fronius, azienda che sta portando avanti l’idea “24 ore di sole” che, spiega l’azienda: “richiede la distribuzione e il consumo intelligenti dell’energia rinnovabile a livello di rete. L’approvvigionamento energetico interamente basato sul rinnovabile è possibile anche per le strutture lontane dagli insediamenti senza accesso all’accumulatore comunale.”

Tutto questo è possibile con la tecnologia di cui Fronius dispone e propone.

L’opzione fotovoltaico e accumulo pare una formula che sta prendendo piede anche in Italia. Qual è la situazione attuale?

Alberto Pinori FroniusIn Italia contiamo 500 MW circa di fotovoltaico installato nel 2018, gran parte costituita da nuovi impianti. Stiamo parlando di 45mila impianti di cui 40mila sul residenziale, fino a 10 kW. Le soluzioni di energy storage nella stragrande maggioranza riguardano quest’ambito. I motivi sono legati al fatto che le batterie al litio sono ancora piuttosto costose e per i grandi impianti è difficile proporre soluzioni commercialmente valide.

A oggi circa un quarto del totale fotovoltaico residenziale dispone di una soluzione ad accumulo, ovvero circa 10mila. Parliamo di stime, in quanto non ci sono dati ufficiali.

Abbiamo però riscontri numerici grazie ad alcuni bandi avviati da alcune regioni, che hanno agito come acceleratori. Anche le detrazioni fiscali hanno aiutato lo sviluppo. È però un mercato che può arrivare almeno a 20-25mila prodotti l’anno ed è quindi un potenziale piuttosto interessante.

A proposito di “24 ore di sole” è un’idea che va proprio incontro a questa esigenza. Che risposta avete avuto dal mercato a questa proposta?

La nostra visione è fornire una risposta alla necessità di coprire le ore in cui il sole non può fornire energia.

Attualmente riusciamo a garantire l’80-85% di autosufficienza e una percentuale molto elevata di auto-consumo. Abbiamo diverse soluzioni di accumulo: siamo partiti con opzioni trifase, quindi per i mercati di lingua tedesca quindi Germania, Austria e Svizzera dove si è affermata anche a livello residenziale, non così in Italia dove è una soluzione minore. In ogni caso abbiamo raggiunto percentuali di market share elevati, per cui è stata finora una soluzione di successo.

Tra l’altro siamo tra le poche aziende a fornire una soluzione globale, ovvero inverter più batteria Fronius, con supporto tecnico proprio. In più abbiamo stabilito partnership con diverse aziende per la fornitura di batterie a fase singola, indirizzata a una parte del mercato residenziale più diffuso in Italia. Anche in questo caso il riscontro di mercato è molto positivo.

La vostra proposta comprende anche la possibilità di una sorta di project financing con l’utente finale?

Noi da qualche tempo abbiamo posto in essere un nuovo sistema di business che è un noleggio operativo proposto da Fronius alle imprese e, presto, anche alle amministrazioni pubbliche dove in un arco di 10-15 anni possiamo fare servizio di noleggio dell’impianto fotovoltaico al proprietario dello stabile con un vantaggio sensibile in termini di riduzione del costo della bolletta. A fronte di una rata che si ripaga con una parte del risparmio ottenuto, ha la possibilità di contare su energia pulita e un vantaggio in termini energetici ed economici fin dal primo anno d’installazione. Dopo un certo numero di anni può anche decidere se riscattare o meno il bene, prolungare il noleggio oppure farlo rimuovere.

Al momento è una possibilità aperta per le aziende, vedremo poi se aprire questa opportunità anche ai condomini. Finora sta dando riscontri lusinghieri e attendiamo uno sviluppo ancora più marcato nel prossimo futuro.

solarweb froniusCome stanno reagendo gli installatori a questo cambio di paradigma?

Oggi in Italia operano circa 60mila installatori elettrici. Di questi un decimo opera in maniera continuativa nelle energie rinnovabili, in particolare sul fotovoltaico. Si tratta di professionisti sono preparati, costantemente aggiornati e molto competenti. Personalmente la reputo un’ottima notizia, specie dopo la stagione del boom fotovoltaico del 2010-2011 in cui moltissimi si sono avventurati, realizzando numerosi impianti che ancora oggi richiedono interventi di repowering o di revamping.

Nel pacchetto è previsto anche un collegamento virtuoso con la mobilità elettrica? Se sì, è possibile pensare a un eventuale sviluppo vehicle-to-grid?

Su questo tema sono critico. L’equazione “fotovoltaico + auto elettrica” è molto comune. Tuttavia, non sono così convinto sia così diretta, anche contando su un una soluzione di storage, ma anche in questo caso ho dei dubbi. Perché servirebbe un sistema molto più grande rispetto ai bisogni del residenziale in modo da generare energia solare sufficiente e poi caricare di giorno la batteria e scaricarla a favore dell’auto.

Quindi si dovrebbe investire una somma decisamente superiore sia per il fotovoltaico sia per lo storage, dovendo poi pensare di investire una somma ancora alta per l’acquisto di una vettura elettrica. Stiamo parlando di una spesa ingente, difficilmente fattibile per molti. Vedo certamente più realizzabile l’ipotesi di un impianto fotovoltaico aziendale a servizio anche delle auto elettriche dei propri dipendenti.

Da operatore di mercato, ma anche come presidente ANIE Rinnovabili, come giudica il momento del mercato e quali sono le possibili leve per un ulteriore sviluppo?

Per quanto riguarda l’accumulo converrebbe creare un’incentivazione, come avviene in Germania, a livello residenziale. I bandi regionali occasionali, pur virtuosi, non possono rendere sistemico lo sviluppo. Servono misure a livello nazionale e con una visione temporale di 2/3 anni.

Per quanto riguarda il fotovoltaico andrebbero supportate le piccole e medie imprese, che scontano bollette tra le più elevate d’Europa, a installare impianti da 50 kW a 1 MW in modo da soddisfare le loro esigenze. Questa è la fascia che va aiutata e che in questo momento conta su un parco solare esiguo.

Servirebbe mantenere l’iperammortamento com’era prima per le Pmi oppure prevedere dei crediti d’imposta o comunque detrazioni fiscali.
Altra misura, su cui come ANIE stiamo lavorando insieme ad ARERA, per favorire lo sviluppo del fotovoltaico a livello condominiale, ma anche nei centri commerciali.
A fronte degli obiettivi da raggiungere da qui al 2030 occorre incentivare lo sviluppo in questi tre soggetti.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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