Requisiti e soluzioni per una corretta illuminazione museale

Oltre a permettere la migliore visione possibile delle opere, l’illuminazione museale deve garantire risparmio energetico, affidabilità degli apparecchi nel tempo, semplicità applicativa e di manutenzione

La corretta illuminazione museale, o di una mostra, è fondamentale sia per permettere la migliore visione possibile di un’opera e la sua divulgazione, sia per valorizzarne l’aspetto. Inoltre, è fondamentale prendere in considerazione fattori quali i costi di mantenimento, l’efficienza energetica, la sostenibilità.

Ma quali requisiti deve avere un prodotto o una soluzione illuminotecnica per garantire una buona illuminazione museale? Per meglio comprendere quali sorgenti luminose utilizzare – in termini di temperatura di colore, resa cromatica ed efficienza energetica – le tipologie di apparecchi in grado di coniugare distribuzione luminosa ed estetica, abbiamo incontrato tre aziende italiane.
La prima azienda a raccontarci la sua idea per una luce museale ideale è Lumen Center Italia e il suo fondatore Augusto Grillo.

Illuminazione museale: i requisiti tecnici

Un apparecchio di illuminazione per Musei deve rispondere a due caratteristiche fondamentali:

  1. deve far vedere l’opera d’arte nel modo migliore possibile, rendendo godibili i dettagli cromatici e di texture dell’opera.
  2. deve proteggere l’opera d’arte dagli eventuali danni derivanti dalla emissione delle onde elettromagnetiche cui la luce, ed in particolare la luce LED, le può esporre.

A corollario di queste due esigenze fondamentali per un Museo, come divulgare e proteggere, stanno altre esigenze quali: il risparmio energetico, l’affidabilità degli apparecchi nel tempo e la loro semplicità applicativa e di manutenzione.

Riguardo al primo punto, per esaltare la cromia la luce deve essere di grande qualità con un CRI e un CQS > 97. Inoltre, lo spettro emesso dalla sorgente deve essere equilibrato in tutte le regioni spettrali, senza picchi e alterazioni rispetto alla normale intensità prodotta dal Sole.

Riguardo al secondo punto, per proteggere l’opera d’arte dai possibili danni provocati dalla luce bisogna calibrare i quattro parametri fondamentali della luce:

  1. quantità di lux che colpiscono la superficie dell’opera;
  2. qualità dello spettro elettromagnetico emesso dalla sorgente di luce;
  3. direzione della luce calibrata in modo tale da non produrre abbagliamenti e/o riflessi dannosi alla visione;
  4. calibrazione dei periodi di “riposo/buio” nella giornata e in totale nell’anno.
LCI Anub 42 Sagomatore

ANUB 42 – Sagomatore con attacco a binario e sorgente luminosa a LED

Ci vuole brevemente raccontare il progetto illuminotecnico adottato per il cartone di Raffaello La scuola di Atene presso la Pinacoteca Ambrosiana?

La sfida è stata enorme, si trattava di illuminare una grande superficie (3m x 8m) protetti da un grande vetro. Nel rispetto dei rigorosi parametri previsti dalla normativa e dalla migliore tradizione nel settore abbiamo illuminato l’opera nel modo più uniforme possibile. Abbiamo usato sorgenti LED ad altissima risoluzione cromatica CQS > 97, con spettro omogeneo e senza picchi di blu, con una temperatura colore di 5000 K.

La direzione della luce angolata in modo opportuno e proveniente dall’alto ha consentito di eliminare completamente ogni abbagliamento o riflesso.

LCI_Cartone Raffaello illuminazione museale

Con una emissione che non supera i 50 lux sulla superficie dell’opera e un accurato calcolo del “timing” espositivo abbiamo salvaguardato l’integrità dell’opera nel tempo. La fruibilità del cartone è stata garantita anche per i cineoperatori e i tanti che amano fotografare le opere con il proprio smartphone. Sono stati impiegati per la prima volta driver senza flicker, il fastidioso veloce moto ondulatorio della luce che compare sugli schermi dei telefonini o delle videocamere, quando si fa una foto o un video. L’emozione generata nello spettatore che vede la grande opera di Raffaello, in una sala volutamente in penombra, è immensa e ripaga degli sforzi fatti.

Canestra_Caravaggio - illuminazione musealeQual è la sfida maggiore nell’illuminazione museale?

Come dicevo prima conciliare il quasi inconciliabile: divulgare e proteggere. Far vedere e godere al meglio le opere alle presenti generazioni e preservarle per farle vedere al meglio anche a quelle future.

Ne è un esempio l’illuminazione custom che abbiamo realizzato per la Canestra di Caravaggio, sempre alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Come procedete per illuminare correttamente una statua? E un dipinto?

Una corretta illuminazione parte da un’analisi approfondita dell’opera e dell’ambiente in cui è posta. La sorgente di luce, la sua posizione, le sue qualità; l’opera, il materiale di cui è composto, il colore, la texture, la grandezza, la sua posizione nell’ambiente e poi l’ambiente, le sue forme, i colori, i materiali. Tutto questo concorre a progettare una buona luce. Illuminare una statua è illuminare un volume con le sue meravigliose inscindibili inevitabili ombre: l’ombra propria, l’ombra riflessa, l’ombra volume. Illuminare un dipinto implica la valutazione della cromia, dei chiaro scuri e la conseguente valutazione della temperatura di colore della luce. Un lavoro complesso, quanto affascinante.

Quale opera vi piacerebbe illuminare? E come lo fareste?

Mi piacerebbe illuminare i capolavori di Raffaello presso i Musei Vaticani. Una grande sfida, un lavoro prestigioso sul quale impegnare tutto il talento e l’esperienza della Lumen Center Italia per arrivare all’optimum.

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Andrea Calatroni

Giornalista freelance specializzato sulla luce, ha diverse collaborazioni attive con riviste di settore, è contributor per blog con contenuti sulla luce decorativa e di design. Come copywriter ha collaborato con aziende d’illuminazione e lighting designer italiani
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