La mobilità elettrica? È un concetto olistico

Fabio Bocchiola, direttore Repower Italia offre la sua visione sulla mobilità elettrica e sui fattori che contribuiranno al suo sviluppo, primo tra tutti l’interconessione
Mobilità elettrica Palina Repower

Repower ha una lunga storia che s’intreccia con la mobilità elettrica sin dalla sua nascita, nel 1904, quando la prima centrale del gruppo servì ad alimentare lo storico trenino rosso del Bernina.

A distanza di 115 anni la vocazione del gruppo energetico svizzero per la e-mobility si è rafforzata. In Italia, mercato strategico, si lavora attivamente per lo sviluppo di questo settore, su cui il gruppo si è mosso attivamente dal 2010. È partita con Palina, che oggi trova spazio al Museo dell’Automobile di Torino quale prima torretta per la ricarica delle auto elettriche. Non solo: la prima auto elettrica venduta in Italia era “targata” Powered by Repower. Oggi conta su centinaia di colonnine di ricarica ed è in grado di proporre una gamma completa di electric vehicle che vanno dalla navigazione, con Repowere, la prima barca completamente full electric, ai nuovissimi Cargo Bike Lambrogio e Lambrogino, a firma dall’architetto e designer Makio Hasuike.

È un approccio olistico che va ad abbracciare vari campi, ambiti e competenze. Lo ha evidenziato Fabio Bocchiola, direttore Repower Italia, in occasione della presentazione del Rapporto “La mobilità sostenibile e veicoli elettrici”, giunto alla terza edizione.

È lui a sottolineare come i campi di applicazione del Gruppo ormai non si possano considerare a porte stagne: «sono convinto che mobilità ed energia andranno di pari passo, si sovrapporranno, sono due mondi che sempre più devono rispondere a istanze che non si limitano alla semplice funzionalità dei mezzi ma devono rispondere sempre più a criteri di efficienza energetica, sostenibilità e di migliore qualità della vita di tutti noi».

Intermodalità, il punto chiave del trasporto

Fabio Bocchiola Convegno mobilità elettricaNel suo intervento parte da una riflessione spazio-temporale per giungere al concetto secondo cui nella mobilità «non c’è più bisogno di comprimere tempi di trasporto, ma si deve cogliere la qualità, la fruibilità del mezzo utilizzato in termini di efficienza e di sostenibilità. Siamo convinti che la mobilità non sia più una semplice soluzione tecnologica, sia pure rivoluzionaria, ma un’interazione, un insieme di elementi interconnessi».

Introducendo il white paper, Bocchiola si sofferma sulle soluzioni per l’e-mobility, sulle trasformazioni in atto nel mondo, in Cina innanzitutto, oggi principale mercato delle auto elettriche.
Ma il concetto fondamentale è che in questo mondo in costante evoluzione l’intermodalità diventa il presupposto strategico. Il focus non è più sul prodotto, ma sul servizio.

A proposito di interazione nella mobilità, anche rispetto al mondo dell’energia si sta aprendo un mondo fatto di prosumer, di micro e smart grid, in cui l’auto elettrica potrà svolgere anch’essa un ruolo importante. Che ne pensa?

Siamo molto attenti al tema dei prosumer, all’idea di creare collettività di consumatori che possano intervenire per ottimizzare correttamente i loro consumi. Certo, fare sperimentazione – come oggi avviene – è un compito che spetta ai grandi distributori, che possono farlo su grandi numeri.
Questa fase sperimentale vale anche nel mondo dell’auto. È ancora tutto prematuro, occorre attendere perché si creino opportunità praticabili ed economicamente sostenibili, ma si sta lavorando su questo. In Svizzera hanno sviluppato un sistema che raccoglie i vari utenti produttori fotovoltaici e rivende questa capacità alla rete in determinati momenti. Anche l’opzione collegata “fotovoltaico e accumulo”, purché ancora di nicchia, si sta sviluppando, anche grazie ai costi delle batterie in netto calo.

Quali saranno le soluzioni che avranno maggiore riscontro in tema di infrastruttura di mobilità elettrica?

Avremo tre grandi famiglie di infrastrutture: quella pubblica, anche in termini di fast recharge specie sulle grandi arterie; quella domestica; quella che nasce dalla combinazione pubblico-privato come ristoranti, alberghi o centri commerciali dove le persone possono lasciare le proprie vetture e fare la ricarica temporanea.

In Italia, secondo lei, quali saranno i fattori trainanti che favoriranno il passaggio alla e-mobility?

Sull’Italia sono molto ottimista. Pur essendo un Paese dalle forti luci e ombre, sa esprimere potenzialità importanti. Penso, per esempio, a Milano, città che in termini di varietà di mobilità intermodale non ha nulla da invidiare alle più importanti città mondiale. Credo che l’introduzione di elementi normativi possa essere utile a supporto, è fondamentale anche un cambio culturale, ma siamo ben avviati.

Repower che ruolo potrà avere in questa transizione?

Noi mettiamo tanta passione sul tema, non ci accontentiamo di realizzare soluzioni per la mobilità elettrica solo perché è un tema di tendenza. Per Repower ci deve essere un elemento concettuale dietro a ogni tecnologia. Da Palina a Repowere sono tutte realizzazioni che vanno al di là della semplice funzionalità dell’oggetto. C’è tanto design, ed è un elemento che a noi interessa perché vogliamo dare elementi supplementari alle realizzazioni, intendendoli come veri e propri linguaggi.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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