Regole base e normative per l’illuminazione di emergenza

Con il termine illuminazione d’emergenza s’intende l’illuminazione ausiliaria che interviene quando quella ordinaria viene a mancare. Contribuisce a dare sicurezza alle persone in tutte le situazioni di pericolo
Illuminazione di emergenza

Con l’illuminazione di emergenza l’impiantistica illuminotecnica può dare un valido contributo alla cultura della sicurezza. Sono tanti i casi in cui la continuità del servizio reso dalla luce aiuta gli occupanti a mettersi al sicuro individuando le uscite, percorrendo agevolmente e velocemente le vie di esodo, contrastando il panico che spesso si viene a creare. Si pensi agli improvvisi blackout, ai guasti sulle linee elettriche per fenomeni meteorologici, per incidenti, incendi, scosse sismiche. L’illuminazione ordinaria deve permanere; in alternativa un impianto dedicato deve attivarsi automaticamente e nel volgere di pochi istanti.

La normativa per l’illuminazione di emergenza

Illuminazione di emergenza

Figura 1 – Tipologia dell’illuminazione di emergenza secondo la Norma UNI EN 1838

La principale norma europea di riferimento – la UNI EN 1838 “Illuminazione di emergenza” – stabilisce che cosa si debba intendere col termine “emergenza”. La nozione comprende l’illuminazione di sicurezza e l’illuminazione di riserva (Figura 1).

La prima è finalizzata alla mobilità delle persone mentre la seconda, chiamata di “riserva”, consente di svolgere le attività correnti. In quest’ultimo caso il livello di illuminamento deve essere almeno pari a quello dell’illuminazione ordinaria. Si ammette un illuminamento inferiore solo per portare a termine le operazioni in corso.

La luce per la sicurezza deve essere distribuita nelle zone da considerare “critiche”: uscite verso l’esterno, percorsi di evacuazione, gradini, passaggi, dislivelli, scale, luoghi con presenza di ostacoli. Deve garantire un adeguato rischiaramento e, allo stesso tempo, fungere da guida visiva segnalando chiaramente alle persone le vie di evacuazione studiate in fase di progettazione come le più funzionali al fine della loro incolumità e messa in salvo.

Con l’illuminazione di sicurezza si perseguono tre obiettivi:

  • rendere percorribili le vie di esodo,
  • evitare situazioni di panico,
  • garantire la sicurezza di persone impegnate in lavori o situazioni rischiose.

I parametri di valutazione

Per le vie di esodo la UNI EN 1838 prescrive valori minimi degli illuminamenti sulle pavimentazioni. Per vie di esodo di larghezza fino a 2 m (Figura 2), l’illuminamento orizzontale al suolo, lungo la linea centrale del tracciato, non deve essere inferiore a 1 lx e la banda centrale, di larghezza pari ad almeno la metà di quella della via di esodo, deve avere un illuminamento non minore del 50% del precedente valore (0,5 lx).

Figura 2 e 3 Illuminazione per l' emergenza

Figura 2 – Illuminamenti richiesti per le vie di esodo secondo la Norma UNI EN 1838. Figura 3 – Tabella con valori limite dei parametri fotometrici richiesti dalla Norma UNI EN 1838 per le vie di esodo

Il flusso erogato dagli apparecchi deve fornire il 50% dell’illuminamento richiesto entro 5 secondi e l’illuminamento completo entro 60 secondi. Oggi si tende ad utilizzare apparecchi forniti di sorgenti LED (Figure 4, 5 e 6) che, a differenza dei tipi a fluorescenza, erogano il massimo del flusso in un tempo molto ridotto.

Nei casi in cui le vie di esodo abbiano larghezza superiore ai 2 metri si scompone la larghezza del percorso in tante porzioni con larghezze pari o inferiori ai 2 metri, e si segue per ognuna la stessa regola.

luce di emergenza

Figure 4 e 5 –Apparecchio ad incasso a tecnologia LED fornito di batteria ricaricabile con diagramma polare delle intensità luminose (fonte Zumtobel)

 

La Norma UNI EN 1838 considera, oltre agli illuminamenti, il grado di abbagliamento debilitante (disability glare).

Figura 6 illuminazione di emergenza

Figura 6 – Apparecchio di segnalazione a forma di cubo per installazione a parete o a filo soffitto (fonte Zumtobel)

La Norma prescrive il controllo delle intensità emesse dagli apparecchi per le vie di esodo e in funzione antipanico. Se le vie di esodo sono su uno stesso livello orizzontale (Figura 7) la loro intensità luminosa, nell’area compresa tra gli angoli di 60° e 90° rispetto all’asse verticale, non deve superare i valori indicati nella tabella (Figura 3) per varie altezze di installazione.

Per tutte le altre vie di esodo o aree con diversa configurazione (Figura 8), i valori limite delle intensità non devono essere superati per qualunque valore dell’angolo sopra indicato.

L’illuminazione antipanico ha lo scopo di evitare che le persone siano colte da timore o sgomento, cioè reazioni che impediscono o riducono la risposta logica e razionale al pericolo. Si deve evitare che il panico ostacoli o disturbi il raggiungimento di un luogo o la pronta individuazione di una sicura via di esodo.

 

figura 7-8 illuminazione di emergenza

Figura 7 – Apparecchi e zone di possibile abbagliamento per le vie di fuga allo stesso livello. Figura 8 – Apparecchi e zone di possibile abbagliamento per le vie di fuga a differenti livelli.  Nelle aree in grigio (entrambe le figure) le intensità luminose devono rispettare i valori limite riportati nella Tabella di Figura 3

 

Sull’intera area l’illuminamento al suolo deve essere almeno pari a 0,5 lx, con l’unica eccezione di una fascia di 0,5 m posta sul perimetro dell’area considerata. L’illuminazione deve avere i seguenti requisiti:

  • illuminamento mantenuto sul piano di riferimento pari al 10% dell’illuminamento in condizioni normali, e comunque mai inferiore ai 15 lx;
  • rapporto tra illuminamento massimo e illuminamento minimo non superiore a 10;
  • tempi di intervento al massimo di 0,5 secondi.

Le soluzioni impiantistiche

Attualmente apparecchi e dispositivi per l’emergenza sono proposti in varie tipologie e modelli. In sintesi le principali tipologie sono le seguenti:

  • apparecchi autonomi equipaggiati con sorgenti luminose, sistema di alimentazione, batteria ricaricabile ed eventuali dispositivi di prova e segnalazione. Le componenti al servizio della sorgente devono essere all’interno dell’apparecchio; se si trovano all’esterno devono distare non oltre il metro.
  • kit di trasformazione, ossia insiemi di componenti ausiliari di alimentazione in condizioni di emergenza alloggiati all’interno di normali apparecchi di illuminazione con lampade LED o fluorescenti.
  • soccorritori statici di continuità e gruppi elettrogeni per impianti di emergenza centralizzati, vale a dire generatori autonomi di energia elettrica.

L’apparecchio autonomo è provvisto di tutti gli elementi funzionali: la sorgente luminosa, la batteria ricaricabile, l’unità di comando e di ricarica della batteria, i dispositivi di controllo, prova e segnalazione. L’apparecchio di sicurezza ad alimentazione centralizzata è invece alimentato da un sistema di emergenza esterno in grado di alimentare una serie di apparecchi.

In linea generale, le soluzioni impiantistiche per interni di piccola o media estensione basate sugli apparecchi autonomi sono più semplici ed economiche, offrono ampie garanzie di affidabilità e sono adatte per una grande varietà di ambienti.

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Gianni Forcolini

Architetto e designer, docente in Lighting Design alla Facoltà del Design, Politecnico di Milano. Autore di libri, saggi e articoli. Si occupa di progettazione di oggetti e installazioni luminose, impianti, apparecchi e sistemi di illuminazione per ambienti interni ed esterni.
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