Le rinnovabili fanno bene all’ambiente, e anche al portafogli. Nel 2050 la spesa energetica mondiale sarà diminuita del 44%, sulla scia di una rapida evoluzione che l’Energy Transition Outlook riconduce ai nuovi scenari di elettrificazione e decarbonizzazione del mix energetico. Se dagli anni della rivoluzione industriale crescita economica e consumi di energia hanno sempre viaggiato in parallelo, il 2035 siglerà un’epocale inversione di trend, registrando l’inizio del “declino” della domanda energetica a fronte di un Pil che continua invece la propria strada positiva grazie alla diversificazione degli investimenti.
La transizione energetica in atto non potrà che influenzare infatti gli investimenti in energia, sempre più orientati alle fonti rinnovabili e alla generazione distribuita, complici le politiche incentivanti, gli obblighi di legge e la crescente sensibilità di cittadini e aziende all’efficienza energetica.
Questo non significa una totale dismissione delle fonti tradizionali, bensì un progressivo calo della loro presenza nel mix energetico, stimata dagli analisti di DNV LG al 50% entro la metà del secolo, sostituita dalle rinnovabili. In particolare, il gas naturale diventerà la principale fonte di energia entro il 2026 e soddisferà il 25% dei bisogni energetici mondiali entro il 2050, mentre il carbone ha già raggiunto il proprio picco massimo e il petrolio lo toccherà nel 2023.
Le simulazioni proposte dal secondo Energy Transition Outlook collocano invece fotovoltaico ed eolico tra i protagonisti dell’ascesa “rinnovabile”, come primi motori di risposta alla futura domanda di energia elettrica.
Tendenza già riscontrabile per esempio nell’elettrificazione del mondo automobilistico: secondo il report, entro il 2027 il 50% delle nuove auto vendute in Europa sarà alimentata a batteria; stesso risultato cinque anni più avanti in Cina, India e Nord America, per una riduzione complessiva del fabbisogno energetico nel settore trasporti dal 27% al 20% grazie alla mobilità elettrica.
Quanto agli investimenti, tornando al 2050 la spesa complessiva in energia scenderà al 3,1% del Pil globale rispetto al 5,5% attuale. Flessione che toccherà naturalmente anche i combustibili fossili, piccola quota di questo “peso” già ridotto, la cui spesa scenderà di circa un terzo. Riduzione compensata dai triplicati investimenti in rinnovabili (2.400 miliardi di dollari) e adeguamento della rete elettrica, con 1.500 miliardi.
Il percorso economico della transizione energetica incrocia il preoccupante incedere del surriscaldamento globale, destinato a superare il limite dei due gradi previsto dall’Accordo di Parigi.
L’Energy Transition Outlook tiene a sottolineare che i risparmi ottenuti dal cambio di paradigma nel sistema energetico renderanno disponibili i capitali necessari a implementare misure straordinarie per ridurre le emissioni di anidride carbonica.
Servono tuttavia soluzioni sinergiche che tengano conto di più fattori da mettere in campo, insieme, nella lotta al cambiamento climatico. Dall’efficienza energetica alla maggiore diffusione delle fonti rinnovabili, senza dimenticare le attività di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (CSS), tutto concorre allo sviluppo di un futuro sostenibile, purché si agisca subito e in comunione d’intenti.
Cala la spesa energetica, cambiano gli investimenti, ma il Pil globale non si ferma: entro il 2050 la svolta prevista dal secondo Energy Transition Outlook