Smart lighting, un asse importante per le smart city

L’illuminazione pubblica è fondamentale per attuare servizi per la smart city. Serve fare rete, creare modelli di business e fare cultura
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Il lighting è l’asset privilegiato per attuare servizi per la smart city. È attraverso il sistema d’illuminazione pubblica che si possono creare opportunità per rispondere alle esigenze dei cittadini e migliorare la qualità della vita. Ed è questo il fine delle città intelligenti: ma a che punto siamo oggi in Italia? Quali sono le sfide da affrontare?

Il miglior punto d’osservazione per comprendere lo stato dell’arte dello smart lighting per smart city è offerto dal progetto Lumière, di Enea, nato dieci anni fa inizialmente per fare efficienza energetica e ridurre di oltre il 30% le emissioni legate all’illuminazione pubblica italiana. Ai programmi di formazione hanno già aderito 800 Comuni, ma il merito di Enea con Lumiere è stato quello di aver creato un network di esperti e parti interessate, pubblici e privati, e di aver poi attivato PELL, Public Energy Living Lab, piattaforma informatica che attraverso la realizzazione di un censimento degli impianti ha avviato un processo mirato al “recupero, raccolta, organizzazione, gestione, elaborazione e valutazione dei dati tecnici e consumi degli impianti di pubblica illuminazione”. Di questo ne ha parlato Nicoletta Gozo, coordinatrice del network Lumière, in occasione del convegno “smart lighting in smart cities” durante IoThings.

Smart city, i nodi da sciogliere

smart city«La situazione rispetto a dieci anni fa è migliorata, oggi esistono progetti gestionali che hanno migliorato la situazione e hanno favorito un percorso verso la smart city». Resta, però, il nodo della gestione e integrazione dei dati per creare servizi, presupposto essenziale per la generazione di un’infrastruttura smart.

Lo conferma anche Paolo di Lecce, coordinatore del focus group Assil dedicato alla digitalizzazione nato per facilitare la digital transformation e per fare cultura e formazione. È lui a rilevare in questo punto nevralgico del dato l’importanza delle Energy Service Company «come naturale punto di convergenza» dei dati. Da una parte le ESCo, dall’altra i cittadini che richiedono di accedere ai servizi. «Spesso le ESCo si concentrano sulle esigenze di fare efficienza energetica», ammette, segnalando però che per sviluppare la cultura digitale occorrono infrastrutture in grado di raccogliere dati e di elaborarli per trasformarli in servizi. C’è un problema di non sapere che dati usare.

I modelli di business

Ed è qui che sorge un altro limite, ovvero le opportunità che possono nascere dallo sviluppo di servizi e dei conseguenti modelli di business da sviluppare. Lo sottolinea Angelo di Gregorio, direttore Criet. «Per certi versi siamo ancora in una fase con diverse aree grigie», rileva. «L’attività di efficienza energetica non termina con la sostituzione dei sistemi illuminotecnici tradizionali» con i LED «ma è più articolata e che consegue un’attività di regolamentazione dei criteri ambientali minimi di illuminazione pubblica», che prevede un progetto illuminotecnico ad hoc «e risorse per fare business plan omnicomprensivi».

La questione del business model diventa centrale: «serve far convergere una pluralità di soggetti, prevalentemente privati, in grado di sviluppare servizi verticali per mezzo dei dati sviluppati». Qui sta il punto focale, come sottolineato da Di Gregorio: «occorre una pluralità di business model che devono convergere sotto lo stesso denominatore comune: la smart city».

E, a proposito, Roberta Pezzetti, direttore del Centro di ricerca Smarter dell’Università dell’Insubria, ricorda “Convergenza Smart City and Communities” di Enea per promuovere il passaggio dalla discussione teorica all’applicazione pratica della città intelligente nei Comuni italiani, mediante lo sviluppo di progetti concreti.

Un’iniziativa mirata a fare della convergenza un punto fondamentale, lavorando sull’efficientamento energetico delle infrastrutture strategiche e sull’efficienza dei modelli gestionali, ma anche sulla sostenibilità ambientale ed economica dei processi e sulla loro replicabilità. In questo senso erano stati concepiti modelli di finanziamento con opportunità sia da parte nazionale che dell’Unione Europea.

I progetti smart lighting e smart city, dal grande al piccolo

Tra i progetti che hanno visto la luce, ideati da privati a beneficio della Pubblica amministrazione, è stato citato da Assil LIFE-Diademe. Si tratta di un progetto coordinato da Reverberi Enetec in partenariato con Agire e cofinanziato dalla Commissione Europea, per l’introduzione di un sistema di regolazione adattativo dell’illuminazione stradale, grazie a una rete capillare di sensori ambientali e mirato al risparmio energetico e a ridurre l’inquinamento luminoso e le emissioni di CO2 del 30% rispetto allo stato dell’arte dei sistemi di regolazione esistenti.

Il test è stato messo in atto al quartiere EUR di Roma, dove sono stati posizionati un migliaio di sensori low cost su punti luce, acquisendo dati utili su rumore, traffico e inquinamento atmosferico.

La sostenibilità dei progetti in tema di smart lighting e smart city, in termini economici, non sono una prerogativa esclusiva delle grandi città. Nel convegno è stato anche citato il progetto che vede il piccolo Comune di Pegognaga (Mantova), 7mila abitanti, che ha avviato un percorso in logica smart city basato su tre punti saldi:

  • l’adesione al Patto dei Sindaci,
  • lo sviluppo di servizi su misura dei propri cittadini,
  • lo sviluppo digitale, con l’introduzione della fibra ottica, grazie all’impiego delle reti dell’illuminazione pubblica e dell’acquedotto che coprono la zona urbana e industriale, consentendo una diffusione capillare della fibra grazie a una partnership tra pubblico e privato.

Un modello di smart city in piccolo che ha saputo guardare in grande: Pegognaga è riconosciuta e finora unico partner italiano di Morgenstadt, il cluster tedesco delle Smart Cities & Communities, grazie alla valutazione svolta dal prestigioso Fraunhofer Institut, responsabile del cluster.

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Andrea Ballocchi

Giornalista freelance, si occupa da anni di tematiche legate alle energie rinnovabili ed efficienza energetica, edilizia e in generale a tutto quanto è legato al concetto di sostenibilità. Autore del libro “Una vita da gregario” (La Memoria del Mondo editrice, prefazione di Vincenzo Nibali) e di un manuale “manutenzione della bicicletta”, edito da Giunti/Demetra.
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