Smart Readiness Indicator: misurare l’intelligenza degli edifici

L’innovazione tecnologica diventa finalmente asse strategico dell’efficienza energetica negli edifici. Grazie allo Smart Readiness Indicator, alla nuova EPBD IV e alla strategia Europea incentrata sulla Renovation Wave e il Piano RepowerEU
smart Readiness Indicator per valutare intelligenza edifici

Decarbonizzazione, sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale. La strada per raggiungere questi obiettivi è quella dell’integrazione tra tecnologia e costruzioni, realizzando edifici intelligenti e proprio per valutare la loro smartness, è stato introdotto lo Smart Readiness Indicator.

Innovazione e smartness: città ed edifici sempre più intelligenti

Per un futuro sostenibile, la società deve necessariamente porsi obiettivi chiari in termini di risparmio energetico e riduzione dell’impatto ambientale. Proprio per questo, si è scelta la via dell’innovazione e della tecnologia, viste come supporti per trasformare le città e gli edifici di oggi in sistemi intelligenti ed efficienti.

Smart building: come calcorare l'intelligenza degli edifici

Con il paradigma delle smart city e la sfida degli smart building, il comparto edile ha in qualche modo delineato il proprio futuro. Se in un progetto di smart city, la scala è quella urbana, per i nuovi edifici intelligenti si scende nel dettaglio, unendo tecnologia e progettazione. Questi nuovi edifici devono risparmiare energia, ottimizzare il proprio funzionamento e garantire alle persone sicurezza e comfort.

Si tratta di un impegno che riguarda l’Italia così come tutti gli altri paesi, impegnati nel ricercare soluzioni sempre più efficienti e standard per misurare nel migliore dei modi i risultati raggiunti.

Nuova Direttiva per l’efficienza energetica e l’intelligenza degli edifici

Con la conclusione del Trilogo del 7 dicembre 2023 e il raggiungimento di un accordo politico sulla nuova Direttiva della Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD IV), più comunemente conosciuta come Direttiva Case Green, finalmente si è intrapreso un percorso virtuoso in cui le tecnologie digitali di Building Automation and Control Systems (BACS) sono parte integrante.
Già elementi integranti e portanti del sistema “edificio-impianti”, vengono formalmente adottate dalla legislazione europea con una chiara roadmap di implementazione per una migliore prestazione energetica degli immobili.

Lo stesso vale per lo Smart Readiness Indicator (SRI), l’indicatore sulla predisposizione – o meglio, prontezza – all’intelligenza degli edifici che viene anch’esso adottato come uno strumento necessario per raggiungere gli obiettivi riguardanti la sostenibilità degli edifici e che consente di appressare il livello di modernizzazione e il valore degli immobili nel lungo periodo.

Ma cosa si intende con Smart Readiness Indicator? E in particolare da dove proviene?

Smart Readness Indicator: come è nato

Lo Smart Readiness Indicator (SRI) è un indicatore che nel 2018 è stato introdotto dalla Direttiva europea sulla Prestazione Energetica degli Edifici 844/2018, anche chiamata EPBD III. E dal 2020, con la pubblicazione dell’atto delegato 2020/2155/EU e dell’atto esecutivo 2020/2156/EU, è a tutti gli effetti strumento ufficiale dell’Unione Europea.

La definizione e la metodologia di calcolo sono state effettuate e affinate tra il 2017 e il 2020 attraverso due successivi studi tecnici.
Dal 2021 è stata avviata la fase ufficiale di test – su base volontaria e attualmente in corso – da parte di 8 Stati Membri: Francia, Austria, Finlandia, Repubblica Ceca, Danimarca, Croazia, Slovenia e Spagna.

Tappe dello Smart Readiness Indicator con l’accordo del 7 dicembre 2023
Tappe dello Smart Readiness Indicator con l’accordo del 7 dicembre 2023

Lo scopo principale di questa fase è chiaramente quello di effettuare l’assessment dello Smart Readiness Indicator su edifici di diversa destinazione d’uso e settore, oltre a valutare altri aspetti di implementazione dell’indicatore SRI. Ad esempio:

  • esplorare potenziali opportunità per i mercati locali,
  • valutare gli impatti sociali,
  • considerare eventuali adattamenti della metodologia di calcolo,
  • benchmark con metodologie locali.

La fase di test è aperta a tutti gli Stati Membri, senza nessuna preclusione, i quali sono invitati e incoraggiati a partecipare per estenderla nei propri territori.

Smart Readness Indicator: che cosa è

Si tratta di uno schema di valutazione della capacità degli edifici di accogliere e applicare le tecnologie digitali, essenziali per la sostenibilità e la modernizzazione del patrimonio edilizio continentale.
Nella sostanza, classifica la prontezza tecnologica degli edifici sulla base della loro capacità di interagire con gli occupanti, con le reti energetiche e di funzionare in maniera più efficiente e per migliori prestazioni attraverso le tecnologie IoT e ICT.

Per meglio conoscere lo Smart Readiness Indicator nella sua accezione più ampia, è necessario prima di tutto comprendere il contesto:

  • il settore degli edifici,
  • il framework legislativo europeo (influenzato anche da alcuni e significativi impatti geo-politici),
  • la prestazione energetica per gli edifici.

Fotografia del settore degli edifici

Il settore degli edifici in Europa è responsabile, in media, del 40% dei consumi finali di energia e del 36% delle emissioni di CO2.

La responsabilità degli edifici in termini di energia ed emissioni
La responsabilità degli edifici in termini di energia ed emissioni

Per quanto riguarda l’Italia, la situazione non è di certo migliore. Il 60% dello stock immobiliare ha un’età superiore ai 47 anni (ante 1976), l’80% è stato costruito prima del 1990 secondo normative che non garantiscono né i livelli di sicurezza e connettività richiesti agli edifici moderni né tantomeno una performance energetica realmente sostenibile. Questo vale sia nella componente pubblica sia in quella privata.

Dal punto di vista dei consumi energetici e delle emissioni, secondo il documento di Strategia per la Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale (STREPIN), i nostri edifici sono “responsabili del 43% del consumo finale di energia e del 17,5% delle emissioni dirette di CO2”. Il 62% circa è afferente al settore residenziale con oltre 12.400.000 edifici e approssimativamente il 38% al settore terziario (non residenziale) con circa 450.000 edifici.

Anche per quanto riguarda il tasso di ristrutturazione profonda la situazione non è certamente ottimale. Infatti, il tasso virtuale di ristrutturazione profonda è – ante-Superbonus 110% – dello 0,85%. Secondo lo STREPIN, servirebbe un tasso annuale di riqualificazione di circa l’1%-1,2% per il settore residenziale e di circa il 3,7%-4% per il settore terziario (non residenziale) nel periodo compreso tra il 2020 e il 2050.

Il framework legislativo europeo

Per promuovere fortemente la transizione energetica ed ecologica del settore immobiliare nel 2020 viene approvata da parte della Commissione Europea la strategia Renovation Wave, che letteralmente significa “Ondata di ristrutturazioni.

Due parole che stanno ad indicare il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici con un primo obiettivo, sul territorio dell’Unione europea, di raddoppiare i tassi di ristrutturazione nei prossimi dieci anni per ridurre il consumo di energia e risorse degli immobili. Questo significa promuovere la ristrutturazione profonda di oltre 35 milioni di edifici.

Le priorità della Renovation Wave
Le priorità della Renovation Wave

L’iniziativa Renovation Wave principalmente si basa:

  • sulle strategie nazionali di ristrutturazione degli edifici a lungo termine;
  • su aspetti inerenti la Direttiva sulla Prestazione Energetica nell’edilizia;
  • su aspetti relativi al settore dell’edilizia inclusi nei Piani Nazionali per l’Energia e il Clima di ciascun paese dell’UE.

Questa strategia europea, oltre a favorire la riqualificazione energetica degli edifici esistenti, in particolare, introduce il Digital Building Logbook, con l’intento di includere tutti i dati forniti da:

Circa due anni dopo, febbraio 2022, alcuni eventi di matrice geo-politica con implicazioni dirette sul nostro continente hanno fortemente contributo ad aumentare il senso di urgenza e fatto emergere la necessità di rivedere l’intero framework legislativo in ambito energetico.

A tale scopo a maggio 2022 è stato approvato da parte della Commissione Europea il Piano REPowerEU per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili e accelerare la transizione verde.

Il piano REPowerEU si basa sul pacchetto di proposte Fit for 55, con l’obiettivo di renderle più stringenti, e su determinate azioni inerenti la “sicurezza energetica dell’approvvigionamento e dello stoccaggio”. Inoltre, definisce una serie di azioni aggiuntive strutturate su quattro assi di cui il primo è Risparmiare energia!

Principali risultati RepowerEu

Agendo insieme l’UE:

Infografica RepowerEu
  • ha ridotto la sua dipendenza dai combustibili fossili russi
  • ha ridotto i propri consumi energetici quasi del 20%
  • ha introdotto un tetto al prezzo del gas e un tetto globale al prezzo del petrolio
  • ha raddoppiato l’ulteriore diffusione delle energie rinnovabili

Migliorare la prestazione energetica per gli edifici

Per la prima volta, o comunque con toni più fermi e decisi, si parla di migliorare drasticamente gli standard minimi di prestazione energetica per gli edifici con lo scopo di potenziare le ristrutturazioni. Ovviamente attraverso un percorso di riqualificazione degli edifici con prestazioni peggiori: da classe G sino a classe D. Oltre a rafforzare i requisiti energetici nazionali (e di efficienza delle risorse) dei nuovi edifici attraverso l’introduzione di standard a emissioni zero (ZEB) a partire dal 2028 e dal 2030.

A supporto dell’asse Risparmiare energia, la Commissione europea ha reso disponibile un “Non-exclusive tool-box”, ossia un elenco di misure atte ad ottenere risparmi energetici, oltre che emissivi, immediati e quantificati (in Mtep). Vengono indicati:

  • Elettrificazione
  • Smart Control & Monitoring
  • Building Automation & Energy Management Systems

con il fine di monitorare e adattare automaticamente il funzionamento degli impianti dell’edificio per un uso sempre più razionale dell’energia.

Approfondimento a cura di Nicola Badan – Country Standardization & Regulation Europe Operation Schneider Electric

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